Una storia così anonima – parte trentaseiesima

Questa è l’ultima puntata del 2015 della storia di Pietro, Luca e Vanessa. Loro, i vostri beniamini, vi danno appuntamento nel 2016 e vi augurano delle serene festività

dal web
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Atax, 23 novembre 1307, vespro – anno secondo di Clemente V

Louis, arrivato a metà strada tra Atax e Limos, ha un ripensamento. Decide di ritornare al villaggio di frontiera con la marca catalana. Lascia libero Quinou, la sua guida, e inverte la marcia. Il compagno di viaggio alza le spalle e se ne va senza dire una parola. Louis forza l’andatura, rischiando più volte di azzoppare il cavallo. Vuole arrivare al villaggio prima che l’oscurità impedisca di viaggiare. Non ricorda di avere incontrato case, quando è passato nella mattinata. ‘Sarebbe un bel guaio’ si dice pensieroso, ‘se dovessi fermarmi per strada a trascorrere la notte’.

É ormai buio, quando arriva ad Atax. ‘Mi fermo qui o proseguo al di là del ponte?’ pensa Louis, indeciso sul cosa fare. Poi prende la decisione di passare a Couiza, nella marca catalana. ‘Se resto in paese, quel malefico frate potrebbe sgusciarmi di nuovo tra le mani. Di là dal fiume mi sarà più facile tenere d’occhio le strade, qualora avesse deciso di puntare su Rhedae o verso la costa’.

Passato il ponte si sistema nella locanda Le Château, che è posta proprio nel punto strategico da dove le vie si diramano. Louis è soddisfatto della scelta e si prepara a mangiare.

Pietro sta godendosi la zuppa calda dopo l’estenuante marcia verso questo villaggio. ‘Ci voleva per riscaldare il corpo’ pensa, mentre la assaggia a piccoli sorsi con lentezza. É rilassato ma tiene d’occhio la porta e la finestra, che danno sulla via principale. Qualcosa gli dice che il suo inseguitore potrebbe essere ritornato sui suoi passi, perché il suo sesto senso ha suonato un campanello d’allarme. Quindi sta all’erta, pronto a defilarsi, se per caso lo vede comparire. Ha quasi finito la scodella, quando intravvede nella strada una sagoma che ben conosce. L’ultimo sorso sta per andargli di traverso, quando lo vede proseguire senza degnare di uno sguardo la locanda. Non si sente tranquillo, perché potrebbe apparire dalla porta, dopo avere messo al riparo il cavallo. Paga la modesta cena e fa scivolare una moneta d’argento nelle mani dell’oste.

Se qualcuno entra e chiede notizie, non dite nulla della mia presenza” dice Pietro.

L’oste fa scivolare velocemente la moneta sotto il grembiule, una volta bianco.

Voi siete un templare” mormora l’uomo, perché ne ha riconosciuto le insegne.

Il frate annuisce. Trova inutile negare l’evidenza. L’oste sorride compiaciuto e mette due dita incrociate sulle labbra per confermare che nessuna notizia uscirà di lì.

Un’ultima informazione” dice Pietro facendo comparire una nuova moneta d’argento, che finisce per fare compagnia alla precedente. “Mi devo recare a Rhedae ma vorrei evitare villaggi e borghi”.

Capisco” fa sornione l’oste. “Se siete generoso, un mio conoscente vi potrà condurre là per vie sicure”.

Lo sarò” promette il frate, facendo comparire diverse monete d’argento.

Domani mattina, al primo albore, vi sveglio e troverete pronta la guida” conclude l’oste.

Notte” dice Pietro, avviandosi verso la stanza. ‘Sarà un’altra notte di tensione’ pensa il frate, sistemando un sedia sotto la maniglia. ‘L’oste mi dà delle buone sensazioni. Non credo che vorrà fare il delatore. Ma è meglio stare con gli occhi aperti’. Il frate dorme vestito o almeno è quello che tenta di fare. Ha un sonno leggero e qualsiasi rumore o movimento esterno gli fanno spalancare gli occhi e tenersi pronto a balzare giù dalla finestra. Non è un gran salto e sotto c’è neve fresca.

Al primo albore sente un discreto bussare alla porta. “Frère” sussurra una voce femminile, “è ora di andare”. Poi dei passi leggeri, felpati si allontanano dalla porta. Pietro indossa sopra la tonaca il mantello pesante bianco, infila i calzari pesanti, foderati di capretto. Si mette nel centro della stanza, volgendosi a levante per ringraziare Gesù, Maria e Maria Maddalena per la notte passata e chiedere la loro protezione per il nuovo giorno che sta per iniziare. Apre la porta in silenzio, osserva se il corridoio sia sgombro da insidie e si avvia verso il basso.

Volete fare colazione?” gli chiede premuroso l’oste. “Latte fresco ancora caldo e una pagnotta fragrante di pane dolce”.

Un movimento della testa del frate gli fa capire che accetta volentieri l’offerta.

Pietro, bevuto la scodella di latte, mette nella bisaccia il pane, ancora caldo. Nota un uomo basso e tarchiato, vestito di pelli di montone, che è appoggiato al bancone. Immagina che sia la sua guida. Si muove verso di lui. “Pietro” dice allungando la mano. “Marcel” risponde, stringendola con vigore. Il suo intuito non l’ha tradito. Escono da una uscita sul retro per prendere i cavalli.

É ancora buio e il cielo biancastro per le nubi basse rende meno evidente l’oscurità. Proseguono in silenzio, uscendo dal villaggio. Marcel punta verso occidente, mentre Pietro lo segue tranquillo. Non teme imboscate, perché tra i due è scoccata empatia. Il viso rugoso e severo della sua guida trasmette una sensazione di sincera lealtà, che il frate ha riconosciuto immediatamente. La pista innevata appare immacolata, mentre il cielo va schiarendo sempre di più. Intuisce che attraverseranno il fiume molto lontano dal ponte che collega Atax a Couiza. Pietro prende dalla bisaccia una pallina dolce che mette in bocca al suo bardo, mentre gli accarezza la testa. Sente sotto il mantello il tepore della pagnotta. La mangerà un po’ per volta durante il viaggio, di cui ignora la durata.

Marcel si ferma e scende da cavallo, invitandolo a fare altrettanto. Lasciano la pista ed entrano in un boschetto spoglio. “Tra poco” dice la guida. “raggiungiamo un punto dove il fiume è guadabile. Quasi sicuramente è ghiacciato. Dobbiamo fare attenzione a dove posiamo i piedi”.

Pietro annuisce, confermando di avere capito l’avvertimento. Lo segue con fiducia. ‘É un montanaro di poche parole’ si dice. ‘Esattamente come quelli del nostro Appennino’. Il frate affonda i calzari sulle orme lasciate da Marcel. Se non fosse per quelle dei cavalli, un osservatore poco attento potrebbe pensare a una persona sola. Attraversano il fiume con cautela, perché le lastre di ghiaccio sembrano solide, mentre in realtà si frantumano sotto il loro peso.

Qui siamo in terra di Catalogna” lo informa Marcel. “Non dovreste temere nulla. La lunga mano del re capetingio si ferma al fiume”.

Pietro ringrazia per l’informazione ma dentro di sé sa che il suo viaggio è per altri scopi, che non vuole rivelare.

La guida prende una pista, che è sepolta sotto la neve, diretta a mezzogiorno. Solo chi conosce bene questi luoghi non si sbaglia nel seguirla. É faticosa perché nei tratti più ripidi devono scendere da cavallo. Ogni tanto fanno delle brevi soste per fare riposare le due cavalcature.

Pietro non sa quale ora sia. Gli sembra di essere in cammino da molto tempo ma non si lamenta, perché è consapevole che la strada è lunga ma sicura. Non osa chiedere tra quanto arriveranno a Rhedae. ‘Quando arriviamo’ pensa, ‘arriviamo’.

All’ora nona” dice Marcel durante una sosta per mangiare qualcosa e fare riposare i cavalli, “siamo in paese”. Sembra che l’uomo abbia letto il pensiero di Pietro. “In primavera è piacevole percorrere questo sentiero” aggiunge la guida, “ma d’inverno è faticoso”.

Sì” conferma il frate, che ha mangiato un terzo della pagnotta. “La strada è faticosa ma sicura. Non desidero incrociare paesi o villaggi”.

Couiza, 24 novembre 1307, ora terza – anno secondo Clemente V

Louis fa colazione. ‘Devo essere ben rifocillato, prima di affrontare nuovamente la strada’ si dice il cavaliere, che aspetta notizie da chi ha messo di guardia al ponte. Spera che siano positive. Dopo avere indugiato un po’, decide di recarsi al posto di guardia.

Nessun straniero è transitato stamani” dice un capitano delle guardie. “E dopo di voi non è passato nessuno”.

Louis impreca sottovoce, mentre allunga all’uomo diverse monete d’argento. “Grazie” borbotta incerto. Poi gli viene un pensiero. “Ci sono altri punti per attraversare il fiume?” chiede, colto dal sospetto che ancora una volta il frate è stato più furbo di lui.

Sicuramente” replica il capitano, che spera di estorcere un’altra moneta. “Andando verso occidente per diverse leghe e poi puntando a mezzogiorno ci sono dei punti, dove il fiume è guadabile”.

Ma da lì dove si arriva?” domanda Louis.

Ci sono due sentieri” dice l’uomo. “Uno punta a Rhedae e l’altro a Montsegur”.

Ma voi dove andreste con questo tempo?” lo incalza il cavaliere, che intuisce la destinazione del frate.

Certamente a Rhedae, più facile da raggiungere” risponde il capitano.

Louis gli allunga un’altra moneta, mentre si gira per prendere la strada per Rhedae. Impreca sottovoce. ‘Quel maledetto frate mi è sgusciato da sotto il naso ancora una volta’ si dice, bestemmiando. ‘Di certo avrà avuto degli appoggi tra questi fetenti di catari’.

Di buon passo prende la strada per Rhedae. É convinto che non abbia raggiunto ancora il paese e che con ogni probabilità arriverà prima di Pietro. ‘Ma perché si dirige verso questo villaggio fortificato di poche anime?’ si chiede Louis. ‘Quale missione deve compiere?’ Ormai sono da più di due settimane che Louis dà la caccia al frate, che pare inafferrabile. Gli sembra di inseguire un fantasma che attraversa muri e pareti.

All’ora nona è davanti alla porta fortificata del paese.

Avete visto arrivare uno straniero?” chiede alla guardia che presidia l’ingresso.

Questa alza le spalle come se non avesse capito le parole di Louis, che estrae due monete d’argento. Le fa tintinnare. Quel suono scioglie la lingua alla guardia. “Nessuno è entrato o è uscito” dice la guardia, allungando la mano, che si racchiude avida sui due scudi d’argento.

‘Questo suono’ si dice Louis, che non riesce a trattenere il riso, ‘sveglia anche un morto. Dunque il frate non è ancora arrivato’.

Si pone in una posizione defilata ma tale da consentirgli di tenere d’occhio la porta di ingresso alla cittadella fortificata.

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0 risposte a “Una storia così anonima – parte trentaseiesima”

  1. L’anno si conclude con il cammino di Pietro, frate a me caro in questo racconto.
    Il nuovo anno seguirò quelle orme certa che porteranno ad una verità ancora da scoprire.
    Buon Natale Gian Paolo, un forte abbraccio 🙂

  2. Il nuovo anno sta arrivando, ed è bello sapere che saremo ancora in compagnia di frate Pietro
    Il nostro Templare , ne sono certa, ci sorprendrà ancora con la sua saggezza e astuzia a discapito di coloro che lo vogliono ostacolare, sempre
    Grazie, caro Gian Paolo
    Auguri di Buon Natale appena passato, e delle prossime feste in arrivo
    Un abbraccio caro e festivo
    Mistral
    PS: bravo bravo bravo

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