Una storia così anonima – parte trentesima

Les Auberiaux, 16 novembre 1307, primo albore – anno secondo di Clemente V

Pietro ha dormito vestito, tenendo sempre un occhio aperto. Ha sistemato dietro la porta una sedia con sopra una brocca d’acqua. ‘Se qualcuno tenta di entrare’ ragiona il frate ‘il fragore della brocca che cade mi sveglierà di sicuro’. Manca poco al primo albore quando viene destato da un fracasso infernale nel corridoio. Si chiede cosa stia succedendo. Porte che sbattono, passi concitati, parole confuse e irate, strepiti femminili. ‘É un buon momento che sgattaiolare via senza essere notato’ si dice, infilando il mantello e raccogliendo la sacca da viaggio già pronta dalla sera. Apre la porta e osserva un grosso assembramento di persone qualche piede di liprando più avanti. In silenzio infila le scale buie ed esce nella strada illuminata da una pallida luna. Non gli interessa cosa sia avvenuto nella locanda. ‘Non sono egoista’ pensa ‘ma devo mettere molta strada tra me e il mio angelo custode, se voglio raggiungere l’obiettivo. La presentazione di Maria al tempio è fra cinque giorni. Non conosco la strada e devo prestare molta attenzione a non smarrirmi’.

Raggiunto il maniscalco, dove ha lasciato il suo bardo, lo chiama, si fa aprire e lo ringrazia per avviarsi a lasciare il villaggio. Sommariamente si è fatto spiegare quale strada prendere. Fatte poche miglia, si ferma ai margini di un boschetto per le orazioni del mattino che non ha ancora recitato.

Locanda de I tre cervi, 15 novembre 1307, ora seconda – anno secondo di Clemente V

Come vi chiamate?” chiede Louis de Chevalier alla donna, che giace sotto di lui.

Agnes” risponde col respiro affannato per il peso dell’uomo.

Bel nome, Agnes” dice l’uomo, che non le concede tregua.

La donna trattiene a stento le lacrime. Non si diverte per nulla, sopraffatta dal dolore al basso ventre. É da diverse ore che subisce senza fiatare, senza emettere un lamento. ‘Pare che le sue risorse fisiche siano inesauribili’ pensa Agnes, che riflette a come mettere fine al supplizio. ‘Il mio Claude dopo una volta crolla addormentato. Questo no. Continua, continua come un martello sull’incudine’. I cinque denari d’argento sono al sicuro a casa. Insieme agli altri risparmi consentirà loro di andare a Poitiers per aprire una piccola attività. ‘Certo se riuscissi a mettere le mani sulle due monete d’argento, sarebbe meglio’ si dice. Rimpiange che il suo Claude non l’abbia fermata, quando ne ha parlato con lui della notte. Le sembra che l’uomo abbia rallentato e si stia spostando per riprendere fiato. Trattiene il respiro e si sposta leggermente. Il dolore è acuto.

Dove credete di andare?” esclama irato Louis, mentre la afferra saldamente. “La notte non è nemmeno cominciata”.

Agnes capisce che sarà difficile uscire integra dalla stanza. “Da nessuna parte” afferma docile “volevo svuotare la vescica che mi duole”.

L’uomo ride, mentre la penetra con violenza. “Tra un po’ la svuoterete. Ora la riempiremo per bene” esclama Louis, che scarica dentro di lei i suoi liquidi.

Ad Agnes scivola una lacrima di dolore e di rabbia. ‘Questo mostro sta abusando di me’ ragiona ‘senza sosta e ritegno’. Sopporta, stringe i denti, non si lascia scappare un lamento. Deve fingere, se vuole avere una chance per fuggire da Louis. Stremata, dolorante in ogni parte del corpo aspetta che l’alba si presenti per farlo. Manca poco al primo albore, quando l’uomo cade addormentato, stanco per la maratona notturna. La donna silenziosamente e con destrezza si sfila dal corpo del suo aguzzino seminudo. Infila la veste rimasta sul pavimento. A tentoni cerca la borsa coi soldi, che afferra saldamente. Apre la porta che cigola con violenza e si lancia nel corridoio buio.

Dove volete andare?” urla Louis, alzandosi dal letto. Inciampa nel pitale, che produce un frastuono incredibile. Spalanca la porta semi aperta e cerca di capire dove si è diretta dal rumore dei passi. “Sgualdrina. Ladra” urla, mentre rovina rumorosamente a terra, inciampando nei mutandoni non trattenuti dai legacci. Si aprono le porte delle altre camere. “Cosa succede?” grida un uomo. “Dov’è la ladra?” chiede un altro, mentre Louis faticosamente si rimette in piedi, tirando su le braghe. “Non lo so” risponde. “Mi ha derubato, prendendo il sacchetto dei denari”.

Che succede?” dice la locandiera, svegliata dal rumore delle urla degli ospiti. Regge un moccolo acceso per far luce, mentre si avvia verso le stanze del piano superiore.

Hanno derubato questo cavaliere” fa una voce nel buio. “Quale cavaliere?” domanda stupita la donna, che illumina debolmente il corridoio. “Questo” indica un altro uomo immerso nell’oscurità. La locandiera si avvicina a qualcuno che sta bestemmiando. Lui continua a urlare frasi sconnesse.

Siete voi il cavaliere derubato?” fa la donna alzando la bugia per rischiarare il viso della persona. Riconosce in quel viso la persona che ha trescato con Agnes nella sala da pranzo. ‘Ben vi sta!’ pensa la locandiera con una smorfia di disgusto.

Sì” risponde Louis. “Se mi fate luce, corro a prenderla”.

La donna si mette di fronte minacciosamente. ‘Lui sarà grande e grosso. Ma io so dove ha il punto debole’ ghigna silenziosa. “Intanto spiegatemi chi vi ha derubato” fa lei.

La vostra serva” risponde sgarbatamente l’uomo.

Come potete affermarlo?”

Era nella mia stanza” replica Louis infuriato, perché la donna gli sta facendo perdere tempo prezioso.

E come mai era lì?” chiede inflessibile la locandiera. ‘Quella sgualdrina farà poi i conti con me’ riflette.

Doveva farmi un certo servizio. Ma ora spostatevi che la vado ad agguantare” dice l’uomo, cercando scostarla.

La donna non si sposta. Con decisione toglie la sua mano dal braccio. “Voi da qui non vi muovete, se non rispondete con umiltà alle mie domande”.

Louis è interdetto. Per la prima volta una donna gli tiene testa e lo mette in difficoltà. “Cosa volete sapere?” sbotta irosamente. “L’ho pagata per tenermi compagnia durante la notte. E lei cosa fa? Mi deruba e scappa!”

Una sonora risata si ode alle spalle dell’uomo. L’ilarità pare contagiosa. “Volevate pagarla in natura” esclama un altro, suscitando un nuovo scoppio di risa sguaiate.

Agnes non è una donna di malaffare. É onesta e pulita. Tornate nella vostra stanza e raccogliete le vostre cose. Andatevene al diavolo” gli urla la locandiera, che si avvia verso la sua stanza, lasciando al buio gli uomini. ‘Quella zoccola è l’ultima volta che tresca coi clienti per arrotondare la paga’ ragiona con fredda e lucida ira la donna. ‘Domani la caccio via’.

Agnes, lasciata la locanda, si precipita nella sua abitazione. “Claude, svegliati. Vestiti e raccogliamo le nostre cose” dice la ragazza, che infila un una sacca tutto quello che è a portata di mano. “Dobbiamo andarcene dal villaggio. Subito”.

Perché?” domanda Claude, che sta prendendo i suoi oggetti. “É ancora notte”.

Non perdere tempo. Ti racconto tutto, mentre camminiamo” replica Agnes, che aggiunge alla borsa sottratta a Louis, i loro risparmi.

Dopo poco escono dal villaggio, dirigendosi a piedi verso Poitiers.

Louis de Chevalier, infuriato per essere stato derubato e scornato per la figura misera che ha fatto, si veste e raccoglie tutti i suoi oggetti e lascia la stanza.

Se mi aprite, me ne vado” urla rabbiosamente l’uomo.

Un attimo” dice una voce poco femminile. “Tempo di scendere”.

Louis non vuole rinunciare ai suoi denari. ‘Non erano molti, per fortuna’ si dice, mentre impaziente aspetta la locandiera. ‘Il grosso è cucito dentro il farsetto’.

Con calma la donna si presenta e si avviano alla porta di uscita, che trovano curiosamente aperta.

Dove abita questa Agnes?” chiede Louis con scortesia.

Non sono tenuta a dirvelo” replica seccamente la locandiera, che si chiede il motivo che la porta sia aperta. É sicura di averla chiusa per bene la sera precedente.

Bestemmiando, il cavaliere esce nel buio della notte e si guarda spaesato intorno. ‘Non so dove abiti quella lurida ladra, né a chi chiedere’ riflette. Mentre ragiona sul da farsi, ha una visione che lo lascia basito. Tra gli uomini che si sono precipitati fuori dalle loro camere non ha riconosciuto il frate che deve seguire. ‘Per Giove, quel malefico monaco mi è sgusciato ancora un volta tra le mani’ pensa adirato. ‘Ha colto l’occasione di quella baraonda per fuggire indisturbato’. Lo scorno è doppio. Una nuova figuraccia nei confronti del cardinale e l’umiliazione patita per colpa di una donna. ‘Quella Agnes ricorderà per tutta la vita il piacere che le ho dato’ si dice, ridendo amaro. ‘Quelle poche monete d’argento se le è guadagnate’. Cerca di orientarsi per raggiungere la stalla dove ha il cavallo. Tra poco l’alba illuminerà la strada. Poi si metterà sulle tracce di Pietro. Non gli importa nulla di Agnes e dei denari rubati.

Louis arriva alla stalla, dove ha ricoverato il suo cavallo. Bussa alla porta con violenza per farsi aprire. Il maniscalco si affaccia alla finestra. “Chi è l’insolente che mi butta giù dal letto?” domanda, mentre cerca di mascherare l’ira sul viso.

Aprite. Mi serve il mio cavallo” replica il cavaliere con la voce alterata dalla collera. “E fate in fretta, se non volete finire appeso a quest’albero”.

Il maniscalco, un uomo grande e grosso, avvezzo a picchiare sull’incudine, non ha timore di quel villano. Apre, mostrando la mano armata con una pinza di generose proporzioni. Louis si calma a quella vista. Sa che finirebbe male, se continua le intemperanze. Sellato il cavallo, si informa sul frate.

É passato un monaco a ritirare la sua cavalcatura?” chiede con tono più dimesso.

Sì” replica il maniscalco.

Sapete dov’è diretto?” fa Louis, che gli allunga un denaro d’argento nella speranza che risponda.

No. Ha pagato e se ne è andato” dice l’uomo, chiudendo il portone alle spalle del cavaliere.

‘É andato verso oriente oppure verso il meridione?’ ragiona, mentre arrivato al fiume lo attraversa, puntando verso est.

Terminate le orazioni, Pietro sprona al galoppo il bardo, seguendo le indicazioni del maniscalco. Prosegue a tentoni, facendo lunghe deviazioni per evitare città e grossi villaggi, che possono costituire un pericolo per lui. Passano i giorni, senza avere la percezione se Rhedae sia vicino oppure lontana. il 21 novembre arriva in prossimità dei primi contrafforti dei Pirenei. La zona è avvolta nella nebbia.

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0 risposte a “Una storia così anonima – parte trentesima”

  1. Ancora una volta Pietro riesce a far perdere le proprie tracce ,la nebbia novembrina gli darà un aiuto?il,racconto sempre avvincente e interessante!
    Buona domenica ☀️☀️☀️☀️☀️

  2. Eccomi ancora a leggere te, carissimo e le avventure di frate Pietro e dei suoi inseguitori
    E’ presto per calare il sipario su questo splendido racconto medievale
    Mi piacerebbe vedere questa tua storia in un film: sarebbe molto bello
    Un grande abbraccio
    Mistral

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