Una storia così anonima – parte ventisettesima

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Paris, 23 febbraio 2015, ore ventuno

Luca e Vanessa dopo la cena a Le Sarah Bernhardt passeggiano verso il ponte Pont au Change. Il ragazzo sa che dietro di loro si muove un uomo, sempre meno pronto a nascondersi. Non ha paura. ‘Perché dovrei averne?’ si dice sicuro di sé. ‘Ho l’impressione che ci segua per capire le nostre mosse. Cosa sappiamo del tesoro dei templari bolognesi. Non immagina come brancoliamo nel buio’.

Luca sorride al pensiero appena formulato, mentre cinge le spalle di Vanessa, che lo guarda in malo modo,

“Calma, giovanotto!” esclama la ragazza, che si sottrae alla presa. “Quello che è avvenuto stanotte è un episodio isolato, che non si ripeterà. Quindi niente atteggiamenti di possesso”.

Il ragazzo sottolinea la fine dell’affermazione dell’amica, battendo la mani. “Nessun possesso” afferma Luca “ho pensato che potesse darti sicurezza”.

“Hai pensato male” replica stizzita Vanessa, già pentita di essersi lasciata andare con l’amico.

Luca alza le spalle e si discosta dalla ragazza. ‘Meglio così. Nel caso che Henri voglia compiere qualche gesto strano, ho entrambe le mani libere’ ragiona, mentre arrivano sulla Ile de Cité. In silenzio arrivano davanti alla cattedrale di Notre-Dame, illuminata a giorno.

“Non si respira la stessa aria di quando Pietro era da queste parti” dice Luca, mentre osserva uno specchio che riflette chi sta alle loro spalle. Lo vede, disposto nell’ombra. ‘Non demorde Henri’ pensa con una punta di apprensione.

I due ragazzi girano per un po’ in silenzio, prima di fare ritorno all’hotel, dove alloggiano. Sono stanchi per le notti insonni a Bologna e per quella di follia a Lione, il lungo viaggio in macchina. Stremati si gettano nel letto e si addormentano subito.

Luca sogna in maniera convulsa gli avvenimenti nel quale si è trovato coinvolto. Osserva Henri vestito da templare, come gli era apparso a Bologna. Ha una strana voce. La stessa della telefonata. Lo ammonisce: “Rinunciate alle vostre ricerche”. Lui vorrebbe chiedergli il motivo ma cambia lo scenario. Si sente sussurrare qualcosa in un orecchio. “Luca, c’è qualcuno nella stanza”. Sta per dire qualcosa, quando una mano femminile gli tappa la bocca. “Sta calmo e non parlare. Vediamo cosa fa” continua quella voce familiare, bisbigliando con un filo di voce.

Luca si sveglia. Non è un incubo ma realtà, quando apre gli occhi e avverte il corpo caldo di Vanessa, appiccicato al suo. La mano della ragazza continua a premere sulle labbra. Si sta abituando al buio della camera, mentre avverte dei rumori, come se qualcuno stesse rovistando alla ricerca di qualcosa. Una figura indistinta sta esaminando il contenuto dei loro bagagli. Poi, come se fosse rimasto soddisfatto, furtivamente esce dalla stanza. Il ragazzo sa chi è. ‘É Henri, che ci ha fatto visita’ pensa, mentre avverte che il corpo teso di Vanessa si rilassa e si discosta.

“Mi piaceva” dice Luca, allungando una mano verso di lei, che pronta gli rifila un buffetto.

“Tieni le mani a posto” ringhia la ragazza, soffiando minacciosamente. “La prossima volta è un sonoro ceffone. Sono pronta a rifilartelo anche per meno”.

“Come sei permalosa” replica il ragazzo. “Potevo farlo mentre c’era Henri”.

“É meglio che tu non ci abbia provato” esclama Vanessa per nulla accondiscendente. “Va a controllare, se ha preso qualcosa”.

Luca mugugna qualcosa, accende la luce e ispeziona che tutto sia presente e in ordine. “Subcomandante Van, roger” afferma divertito il ragazzo. “Se cercava pc, chiavetta, scanner, è capitato male. Sono al sicuro nella cassaforte della stanza. Nelle nostre sacche ha trovato calzini e mutande e neppure puliti”.

Vanessa non è convinta del tutto. Era troppo soddisfatto, quando è uscito. ‘Qualcosa ha trovato’ si dice. ‘Ne sono certa’.

“Hai guardato bene?” fa la ragazza, che si solleva dal cuscino. “Ha rovistato a lungo. Però sembrava soddisfatto, uscendo”.

Luca sbuffa e scuote la testa. ‘Se non ci crede, San Tommaso’ pensa ‘ci guarda lei’. Ricontrolla con meticolosità tutto. Nella sua sacca non manca nulla. Nel trolley della ragazza non lo sa. “Non conosco cosa avevi preso con te. Per me è tutto in ordine” afferma Luca, leggermente infastidito. “Potrebbe averti sottratto delle mutandine. Ci sono dei depravati che collezionano mutande da donna, specialmente se usate”. Lui ridacchia per la battuta.

“Dai, brontolone. Vieni sotto le coperte a scaldarmi” dice Vanessa addolcita.

Il ragazzo rapido si infila nel letto, spegnendo la luce. “Però dovresti scaldarmi tu, dopo che mi hai costretto a raffreddarmi” esclama Luca, mentre si abbracciano.

Lo smartphone mette fine ai loro sogni. “Ma è ancora notte” esclama il ragazzo, che tiene la ragazza rannicchiata sul suo petto. Vanessa mugugna qualcosa, senza spostarsi di un millimetro dalla sua posizione. Lui è ormai sveglio e ha sbirciato l’ora. Sono le otto di mattina. ‘C’è tempo per alzarsi’ si dice, mentre riflette sull’incursione di Henry. ‘Apparentemente non ha preso nulla. Però ci credo poco che abbia corso questo rischio solo per la curiosità di esaminare i nostri bagagli’ pensa, mentre accarezza i capelli di Vanessa. ‘Se per caso ha messo una cimice con GPS per registrare le nostre conversazioni e monitorare i nostri spostamenti?’ Luca si ripromette di verificare, non appena si alza. Poi si ricorda di avere un’app sullo smartphone che permette di verificare la presenza di cimici. Lo afferra e la lancia. ‘Se c’è, emette un bip’ riflette.

Muove con lentezza il braccio in tutte le direzioni. Sente un suono acuto e due grevi. ‘Ci siamo’ si dice ‘qualcosa ha trovato’. Punta lo smartphone in altra direzione. La segnalazione cessa. Ritorna al riferimento che ha preso mentalmente. Il suono riprende. Stringe gli occhi per vedere cosa c’è in quella posizione. Il chiarore non gli permette di osservare con chiarezza l’oggetto. Intuisce solo che sono i loro bagagli. ‘Dunque ha messo qualcosa nelle nostre cose’ fa soddisfatto, chiudendo l’app.

Ricorda che avevano chiesto la colazione in camera. ‘Tra non molto la femme de chambre farà la sua comparsa’ ridacchia il ragazzo al pensiero della mattina precedente. Non ha finito di pensare a questo che sente un discreto bussare alla porta. Con delicatezza Luca sposta Vanessa, che appare immersa in un profondo sonno. Si alza, indossa un paio di jeans e apre la porta.

“Buongiorno” dice lui in italiano.

Bonjour, messieurs. Voici votre petit-déjeuner” risponde lei in francese, deponendo sul tavolo il vassoio.

Uscita la cameriera, il ragazzo si avvicina al trolley della ragazza per verificare quello che l’app ha segnalato. Con delicatezza passa la mano all’interno, scorrendo alla ricerca della cimice. In un angolo, ben nascosto avverte l’oggetto, che toglie con delicatezza e precauzione. É una piccola scatolina nera, facilmente occultabile. Un vero gioiello. ‘Devo fare attenzione’ si dice, mentre lo ripone sulla valigia ‘non deve credere che l’abbiamo individuata’.

Prende dal tavolo un blocco di carta dell’hotel e la biro. Scrive un messaggio per Vanessa. Lei continua a dormire. ‘Ci vuole delicatezza’ si dice, avvicinandosi. La scuote con dolcezza. “Van, la colazione è pronta” fa Luca, tenendo in bella vista il foglio.

Lei si gira, voltando le spalle. ‘Le maniere dolci non hanno effetto’ pensa ma non osa svegliarla bruscamente. ‘Il caffè freddo non mi piace ma berlo da solo ancora meno. Pazienza’ borbotta il ragazzo, che estrae il computer dalla cassaforte. Deve agire con prudenza. Ricorda che questi oggettini sono molto sensibili e captano anche i sospiri. Riprende lo smartphone per scoprire altro sullo scatolino. Sente Vanessa mugugnare. ‘Era ora che ti svegliassi!’ si dice, avvicinandosi a lei.

“Ciao! Buon giorno, Van” fa Luca, mostrando il biglietto.

“Azz!” borbotta, drizzandosi a sedere.

“Dormito bene?” chiede il ragazzo, vergando qualcosa d’altro sul foglio.

“Sì, un sonno lungo e senza interruzioni” replica la ragazza, che legge sul foglio ‘Brava! Ottima risposta’.

“Ti servo la colazione a letto?” fa il ragazzo, muovendo il capo per diniego.

“No. Mi alzo. La facciamo comodi al tavolo” risponde la ragazza, scendendo agilmente dal letto.

Chiacchierano, danno informazioni imprecise e banali, mentre quelle più importanti sono scritte sul blocco. Fatta la doccia, decidono di fare una giornata da turisti a Parigi. Louvre, i medaglioni del meridiano di Parigi, qualche bistrot e molto relax. Luca, usando vetrine e specchi, verifica se Henri li sta seguendo nelle loro scorribande parigine. Per prudenza hanno lasciato gli smartphone nella macchina. Ne hanno acquistato uno con una sim francese. Il computer è con loro.

La mattina seguente partono per Chartes, non prima di avere ispezionato la macchina, che appare pulita. Appena fuori Parigi, in una stazione di servizio, infilano la cimice nell’auto di un ignaro turista italiano e fanno un lungo giro prima di prendere la strada giusta.

“Ci scommetto che tra qualche giorno sarà alle nostre calcagna” dice Luca sorridendo “quando scoprirà che l’abbiamo beffato”.

“Dove pensi, che lo ritroveremo?” chiede Vanessa, che canticchia allegra.

“Credo a Poitiers” risponde il ragazzo.

“E se noi puntiamo subito lì?”

“Ma il labirinto di Chartres non me lo voglio perdere” afferma Luca. “Poi possiamo puntare subito su Poitiers, anche se si viaggia di notte”.

“La tappa successiva?” fa Vanessa, cercando una stazione sull’autoradio.

“Non lo so” risponde il ragazzo. “Dobbiamo leggere il seguito della storia”.

Alle nove della sera i due ragazzi sono in hotel a Poitiers, stanchi e affamati. Una veloce cena e poi la lettura del racconto di Pietro.

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