Sens, 10 novembre 1307, ora terza – anno secondo di Clemente V
Il chierico Philippe è nella stanza del segretario dell’arcivescovo di Sens e attende di essere ricevuto. Il segretario, il monaco benedettino, Alphonse de Mullins, insiste per farsi consegnare il messaggio ma il chierico è irremovibile.
“Sua santità, Clemente V” mente Philippe “si è raccomandato. Devo consegnarlo di persona. Nelle mani di Monseigneur Roland de Bernard”.
“Ma Monseigneur Roland è impegnato con le orazioni mattutine. E poi…” continua ostinato il monaco.
“Aspetterò tutto il tempo necessario. Anche l’intera giornata” tronca di netto il chierico, inginocchiandosi davanti all’effigie della Madonna per pregare.
Passano le ore e il chierico è sempre lì, genuflesso davanti all’effigie di Maria. Non demorde, è paziente. Sa che la sua costanza sarà premiata.
Il segretario lo osserva, non pronuncia parola. Gli ordini sono precisi e categorici: tutta la corrispondenza per l’arcivescovo deve essere intercettata, letta e copiata per essere trasmessa a Paris. L’ostinazione di questo giovane prelato lo sta innervosendo ma non può con la forza costringerlo a consegnare il messaggio. Rischia di scoprire il suo gioco e sa che nessuno verrebbe in suo aiuto. Chiamare un sicario per assassinarlo sarebbe la soluzione peggiore. Spera che il chierico, persa la pazienza, si rassegni ma vista la cocciutaggine di non voler cedere alle sue richieste dubita che riesca nel suo intento.
É l’ora nona e la situazione non si è sbloccata, quando un evento inaspettato sconvolge tutto.
Paris, Châtelet, 10 novembre 1307, ora terza, anno secondo di Clemente
Pietro da Bologna è di nuovo davanti a Guillaume de Nogaret e non ha perso la baldanza iniziale. Risponde e controbatte. Puntualizza e fa rettificare i verbali. Mette a dura prova la tenuta nervosa del guardasigilli, che pensava a una passeggiata, mentre si trova spesso in difficoltà.
“Spero che nella notte abbiate avuto modo di riflettere sulle questioni di ieri. MI auguro che finalmente diciate la verità” afferma in modo sibillino Guillaume.
“Ho sempre detto il vero. Se giuro sulla Bibbia, sono conscio che lo spergiuro sia un peccato capitale” ribatte senza abbassare la vista Pietro.
“Eppure non siete sincero sulla cerimonia di iniziazione degli aspiranti monaci” insiste il guardasigilli.
“Non credo. Quello che ho descritto è quanto conosco” replica con tono fermo il templare.
Guillaume capisce di essere in un vicolo cieco. Più si ostina a crederlo un mentitore, più Pietro si arrocca nella sua versione, che non ha modificato di una virgola rispetto alla prima volta. Deve trovare il modo per scardinare quella difesa tanto ostinata quanto efficace. Chiama il segretario per farsi consegnare un documento. Spera che sia l’arma finale per mettere fine a questo interrogatorio che non lo porta da nessuna parte.
“Perché siete venuto a Paris?” gli chiede il guardasigilli, sapendo che non è vero.
“Io non avevo nessuna intenzione di venire a Paris. Mi hanno costretto con la forza i suoi sgherri” risponde con pacatezza il frate, che non è caduto nel tranello.
“Veramente non mi risulta così” esclama Guillaume, mostrando una sorpresa che non ingannerebbe neppure un bambino.
Pietro ride e pensa che trappole così infantili sarebbero scansate da chiunque. A volte mi sembra un ingenuo, altre un furbacchione maldestro, altre volte un misero idiota, si dice ma per contro non lo ritiene uno sprovveduto ma un abile commediante.
“Ho forse fatto una battuta comica?” fa Guillaume visibilmente infastidito dal comportamento di Pietro.
“No. Ma ho sorriso perché la ritengo una persona intelligente, dotata di una capacità cognitiva superiore alla media” dice il frate, riacquistando la seria compostezza che ha adottato dal giorno precedente.
De Nogaret accusa il colpo e sta per replicare velenosamente, quando entra nella stanza il segretario con diverse pergamene legate con un nastro di raso rosso. Rompe il sigillo di ceralacca che le sigillava.
“…Una cosa amara, una cosa deplorevole, una cosa certamente orribile a pensarsi..” così comincia Guillaume a leggere con tono grave.
Pietro immagina che si tratta di un interrogatorio di un confratello ma non ne conosce l’autore. Si fa attento per cogliere ogni minima inflessione della voce.
“…un crimine detestabile, un delitto esecrabile contro Dio e contro la natura. I fratelli del Tempio hanno operato come lupi, travestiti da agnelli. Abbiamo insultato sciaguratamente la religione e la nostra fede. Abbiamo tradito la veste che indossiamo e il giuramento che abbiamo fatto prendendo i voti. Abbiamo costretto i novizi, che aspiravano di entrare nelle Militiae Christi a sputare sulla croce…”. Guillaume fa una pausa di effetto per vedere le reazioni di Pietro. Lui è impassibile, attento e concentrato ma senza dare segni di scandalo. ‘Dunque è vero. Anche lui concorda con quanto ho letto’ si dice il guardasigilli soddisfatto.
“Osservo che voi non negate quanto sta scritto in questo verbale di interrogatorio” esordisce Guillaume.
“Ascolto con attenzione quello che state leggendo ma non sono d’accordo con quanto sta scritto” risponde con calma il frate.
De Nogaret trasale incredulo. Tutte le sue ipotesi sono smentite dalle parole che ascolta.
“Pertanto negate che i novizi siano sottoposti a simili trattamenti?” esclama il guardasigilli visibilmente adirato.
“Nego con fermezza che i novizi della provincia di Lombardia siano costretti a subire queste imposizioni” afferma Pietro con la calma dei forti.
“Dunque negate tutto questo?” dice de Nogaret, che ha riacquistato la compostezza che il ruolo gli assegna. “Sapete chi ha firmato questo verbale?”
“Immagino uno dei nostri confratelli. Se mi sforzassi di comprendere chi è, non lo capirei mai” conclude il frate.
Il guardasigilli ride. É convinto di averlo in pugno. Fa un cenno al segretario di avvicinarsi. “Consegnate questo al frate qui dinnanzi” fa con tono sprezzante.
Pietro legge. Alza un sopracciglio di sorpresa ma nasconde immediatamente lo stupore che lo pervade. Dubita però che la firma sia autentica. Se lo fosse, è certo che queste dichiarazioni siano state estorte con la tortura. Lui non conosce Jacques de Molay ma quello che è giunto alle sue orecchie è di tutt’altro genere. Duro, inflessibile e profondamente legato al giuramento fatto, entrando nell’ordine.
“So chi ha firmato ma non conosco quale sia la sua firma” dice Pietro, soppesando le parole.
Guillaume de Nogaret trattiene a stento la collera. Quel frate dall’aria indifesa l’ha insultato con sottigliezza. Non mi ha dato esplicitamente del mentitore ma ha insinuato che potrei esserlo, pensa, mentre chiama il capitano delle guardie. “Accompagnatelo nella sua cella”.
Sens, 10 novembre 1307, ora nona – anno secondo di Clemente V
“Chi aspettate, Philippe de Laurent?” dice una voce familiare alle spalle del chierico.
“Nessuno. Attendo di consegnare un dispaccio urgete e riservato a sua eminenza, il vescovo di Sens” risponde il chierico, voltandosi.
Il prelato sorride. Sa quanto sia difficile consegnare di persona un messaggio per Monseigneur Roland, specialmente negli ultimi tempi da quando Alphonse de Mullins ha assunto il ruolo di segretario personale dell’arcivescovo.
“Se me lo consegnato, proverò a metterlo alla sua attenzione” fa Bertrand de Mullon, tendendo la mano.
“Grazie per l’offerta ma non posso tradire la fiducia del Santopadre” dice il chierico, che saluta con deferenza il nuovo arrivato.
“Se non sono indiscreto, perché?” chiede Bertrand, che conosce bene, quanto Philippe sia ligio agli ordini ricevuti.
Il chierico si eleva per i suoi quasi quattro piedi di liprando, prima di iniziare a parlare.
“Il Santopadre mi ha fatto giurare sulla Bibbia che avrei consegnato di persona queste pergamene, di cui ignoro il contenuto. Quindi la mia anima sarebbe dannata per sempre, se venissi meno al giuramento prestato”.
Bertrand sorride e prende per un braccio Philippe.
“Siete troppo leale per rompere un giuramento” dice il prelato, che si avvia col chierico verso le stanze dell’arcivescovo sotto lo sguardo atterrito del segretario. “Venite con me. Vi accompagnerò di persona al suo cospetto”.
I due spariscono inghiottiti dai lunghi corridoi dell’arcivescovado.
…e poi? Bello il tuo racconto. Aspetto la prossima puntata. Marisa
Il poi tra diversi giorni.
Felice domenica pomeriggio
Un sorriso
riesci sempre a tenere col fiato sospeso : una storia antica che affascina!!! Aspetto la prossima 🙂
Grazie. La prossima? tra diversi giorni
Ma il tasto per “mipiaciare” il tuo racconto dov’è finito? Buona domenica, Gian Paolo 🙂
Non lo so. Evidentemente il solleone fa male al tasto.
Felice domenica pomeriggio, Lucia
Mi piace Philippe, dal carattere forte e tenace. Un uomo di cui ci si può fidare.( a quanto pare…)Non ci saranno sorprese vero ? O sì ? ora sono curiosa.Un abbraccio. Isabella
Le sorprese possono essere dietro l’angolo 😀
Sì, Philippe è forte e tenace ma in particolare affidabile.
Sereno pomeriggio domenicale
Un grande abbraccio
Gian Paolo
Alla prossima Gian Paolo dolce sera 🙂
Grazie, Franca. Dolce sera anche a te
Buona Settimana Gian Paolo ABBRACCI!
Serena settimana, Simona
Un abbraccio
Amigo! buena semana! yo… muy resfriada, tipo gripe, y mal!!!!Tu historia sigue atrapando mi imaginación!Philippe es casi el único en quien se puede confiar! Abrazos enfermitos!!!!
Espero a sanar rápidamente! Gracias, Lili, por sus palabras.
Un fuerte abrazo para ànimo. Besos
Un altro ottimo capitolo.
Un caro abbraccio.
Grazie e ricambio il caro abbraccio
Se il chierico Phillipe è devoto e rispettoso, l’ arguzia e la foza d’animo di Pietro non è da meno
Ti seguo, un po’ accaldata ma ti seguo
Sempre bravo, complimenti
Un abbraccio caro
Mistral
Mistral accaldata 😀 Non sei quella dell’amollo?
Grazie per l’attenta lettura. Si il chierico è tenace, Pietro è arguto.
Serena serata
baci
Gian Paolo
ambisco alla calma dei forti.
un altro capitolo interessante.
buona notte Gian Paolo 🙂
Grazie e serena giornata, Lud
Buona giornata Gian Paolo ! 🙂
Aliosa.
spariscono inghiottiti, una bella immagine ..
Grazie!
Ciao
E ‘una storia che mi ricorda il libro di Umberto Eco, ¨Il nome della rosa¨
Ben scritto, questo episodio! … Grazie mille… un abbraccio. Aquileana: star:
L’accostamento è lusinghiero ma la mia scrittura non è quella di Eco.
Grazie per le tue generose parole.
Ecco che si giunge al duello. Una tenzone giocata sul peso di ogni singola parola, che Pietro riesce a gestire con abilità e fermezza. Bellissimo questo dialogo sul filo del rasoio, segnato da un’accorta gestione del ritmo e dei tempi, al quale fa da contrappunto la stoica ostinazione del chierico Philippe, che però sembra un agnello circondato dai lupi. La cosa positiva di essere mancato per un po’ è che ora posso leggermi ben tre capitoli tutti insieme! E che capitoli!
Ma io ne ho pubblicati pochi nel mentre 😀
Philippe appare un agnello ma riesce a districarsi per bene.
Sono felice e soddisfatto delle tue parole, che mi danno coraggio e spinta a proseguire.
Prosegui per carità, che ora DEVO sapere come vanno a finire le due storie, quella medievale e quella attuale.
Certo che proseguo. Ha rallentato il ritmo di pubblicazione 😀
Carne a cuocere ce n’è…ma devo dire che trovo intrigante pure i nomi che hai scelto…
Insomma la pazienza di Philippe ha vinto…o no?
Sì, carne da cuocere ce ne è. Philippe forse. I nomi? ho cercato i toponimi latini di quei posti. Mi sembravano più adatti di quelli moderni.