Poitiers, 9 novembre 1307, primo albore, anno secondo di Clemente V
“Questa missiva va consegnata personalmente al vescovo di Sens. A nessun altro. Aspettate che vi riceva in privato. Siate paziente, finché non lo farà” fa il cardinale Caetani, porgendola al chierico Philippe.
“Sarà fatto, vostra eminenza” risponde con ossequio il chierico, un po’ infastidito da questa nuova missione. Se da un lato gli fa piacere essere il delegato di lettere riservate, dall’altro ne prova fastidio. Il precedente incarico per poco non si è tramutato in una disgrazia. Solo l’acume di Pietro da Bologna ha evitato guai maggiori. Capisce che anche questo ha come oggetto il frate bolognese ma il guardasigilli, Guillaume de Nogaret, è un osso ben più duro per i suoi denti. ‘Salvacondotti, lettere o altro in questo momento del regno di Filippo IV valgono meno di un pugno di terra, come osservava giustamente Pietro’ si dice il chierico, mentre si avvia a uscire dalla curia papale.
Philippe prende la strada per Paris. Lo attendono due giornate di viaggio, se tutto va bene. E non ha smaltito la stanchezza del giorno precedente.
Paris, Châtelet, 9 novembre 1307, ora terza, anno secondo di Clemente V
Pietro ha trascorso il resto della giornata precedente in una cella, da dove ha potuto osservare il lento fluire delle acque, intorpidite dalle piogge recenti, del fiume che scorre sul lato sinistro del castello. L’acqua e la neve sono stati gli elementi che hanno accompagnato il suo viaggio da Bologna alla terra dei Franchi. Il frate ha riflettuto su questi due elementi, che sono stati una costante compagnia senza giungere a particolari conclusioni. ‘In effetti siamo in autunno e le condizioni del tempo sono state rispettate’ si dice osservando il cielo che si inscurisce per la notte. Seduto sul pancone, ha esaminato la sua condizione attuale. É stato trattato bene come se fosse un ospite di riguardo ma è stato limitato nei movimenti, perché alla fine di prigione si tratta. Non è riuscito a formulare una linea difensiva per proteggersi dalle accuse, perché non conosce le motivazioni per le quali si trova rinchiuso in una cella. ‘Aspetto le domande e poi organizzerò la mia difesa’ pensa, mentre mangia una zuppa di cipolle e pane nero. Il giaciglio di paglia gli è sembrato pulito. Gli hanno messo a disposizione un bacile di acqua fresca con la quale ha fatto le abluzioni, che non faceva da due giorni. Inginocchiato verso est, verso Gerusalemme, ha pregato e chiesto perdono al Signore, invocando l’aiuto di Maria Maddalena.
Alle prime luci dell’alba, quando il cielo plumbeo, che minaccia pioggia da un momento all’altro, diventa più chiaro. Pietro si sveglia e va verso quell’apertura stretta e bloccata da una solida inferriata, che dà luce e aria alla sua cella. L’aria è pungente e umida per la notte. Si chiede, se il suo bardo sia stato trattato bene e se ha avuto nutrimento a sufficienza. La sua è una domanda senza risposta, mentre si accinge alle lodi del primo albore. Sente la mancanza della sua chiesa, del sacramento della comunione. Prega, osservando una cattedrale ancora in costruzione sull’isola che sta al di là di quel braccio di fiume. Si domanda come si chiama e perché sia incompiuta.
É immerso nelle preghiere e nelle sue fantasticherie, quando ode cigolare il chiavistello di apertura della cella. Non si volge per vedere chi entra. Non ha bisogno di sapere chi è, perché riconosce i nuovi entrati. Lo sferragliare delle armature fornisce la risposta ai suoi pensieri. Continua a salmodiare sottovoce, ignorando i nuovi arrivati, che restano interdetti.
“Messere vi attendono nella sala dei velluti cremisi” dice una voce alle sue spalle.
Pietro continua a pregare rivolto verso Gerusalemme, ignorando l’invito. Si sente toccare con il piatto della spada sull’omero.
“Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix; nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedica” recita il frate, non mostrando impazienza di andare con loro.
Il capo degli armati comincia a spazientirsi per questo templare che disattende le sue sollecitazioni, quando lo sente cominciare una nuova preghiera.
“Anguláris fundaméntum
lapis Christus missus est,
qui paríetum compáge
in utróque néctitur,
quem Sion sancta suscépit,
in quo credens pérmanet.”
“Messere Guillaume de Nogaret non ama attendere. O ci seguite senza perdere ulteriore tempo o sono costretto a trascinarvi con la forza” ordina al frate, che però non pare molto intenzionato a seguirli.
Lo sente ansare, non per una corsa improvvisa ma perché non riesce indurre Pietro a cessare le sue preghiere. Si mette ritto, tuttavia resta in silenzio in piedi. Prima di ricevere un nuovo avvertimento, si volta e scandisce con calma un’unica frase ‘Sono pronto’. Percorrono un lungo corridoio e salgono le scale che portano al primo piano. Nel silenzio risuonano i passi degli armigeri che scortano il frate, che rimane impassibile come una sfinge.
“Messere Pierre de Bologne” annuncia con enfasi il capo del gruppo.
Guillaume de Nogaret, seduto su uno scranno, appoggiato su una pedana, che costringe chi è al suo cospetto a guardare verso l’alto, lo fissa pensieroso. Non muove un muscolo della faccia con gli occhi, ridotti a fessure, che non promettono nulla di buono. Pare assiso sul trono.
Pietro avanza senza timori reverenziali verso quella piccola messinscena, guardandolo fisso negli occhi.
“Buongiorno, Messere” lo saluta il frate, tenendo il busto ben eretto, avvolto nella tunica bianca, dove spicca chiara la croce rossa della Militia Christi.
Rimane in silenzio, aspettando che il guardasigilli parli. É in atto un sottile gioco psicologico per misurare le capacità dei due contendenti. Non si sente volare una mosca, mentre Pietro non distoglie lo sguardo da Guillaume. É una sfida lanciata dal frate senza timori reverenziali. Aspetta e riflette. ‘Non capisco il senso di mandare Henry de Caron a Bologna e poi inseguirmi, finché non sono stato arrestato dagli uomini di quest’uomo. Dunque conosceva che sarei venuto in questa terra, tanto pericolosa per i miei fratelli francesi. Ma quale missione devono impedirmi?’ Resta immobile sempre con gli occhi fissi sul guardasigilli, senza mostrare né timori, né spavalderia.
Guillaume cede per primo e comincia a parlare.
“Mi hanno detto che voi conoscete bene le usanze della Militia Christi. Per questo motivo vi convocato al mio cospetto” inizia con tono insolitamente cortese il guardasigilli.
Pietro lo osserva e trae un profondo respiro.
“É forse un interrogatorio quello a cui mi state sottoponendo?” dice il frate con voce calma e appena sussurrata.
Guillaume sobbalza. Non immaginava che il frate iniziasse a parlare in questo modo senza rispondere alla sua domanda. Si guarda intorno nel silenzio del salone. Oltre a loro c’è il capitano De Vaillard, che ha condotto il templare al suo cospetto. Era sua intenzione condurre un interrogatorio senza testimoni e poi fargli firmare un verbale, prima di consentirgli di proseguire fino a Poitiers, dove l’aspetta il papa e la curia papale. Il suo progetto è ben articolato. Da un lato accumulare prove e testimonianze per inchiodare Jacques de Molay e il suo gruppo nel processo che stava preparando. Dall’altro lato era capire le motivazioni di questa inconsueta convocazione papale. Il cardinale Colonna gli ha riferito che era rimasto sorpreso e non ne conosceva il motivo. ‘Una decisione improvvisa e urgente. Pochi di noi sanno chi sia questo frate. Un’unica certezza è stato compagno di studi di Bertrand de Got a Bologna‘ gli aveva comunicato con un messaggio in codice.
Dunque cosa c’era di tanto urgente, affinché compisse questo lungo viaggio, oltremodo pericoloso per lui? Si dice Guillaume prima di rispondere.
“No, non è un interrogatorio. É una semplice chiacchierata” afferma in maniera subdola il guardasigilli.
“Se era così, perché questa fretta di comparire al vostro cospetto?” gli domanda Pietro.
Guillaume comprende che rischia di finire in un vicolo cieco e cambia strategia.
“Messer de Vaillard, faccia entrare il segretario de Hostome, affinché si possa verbalizzare l’interrogatorio con messere Pierre de Bologne” ordina il guardasigilli.
E cominciano le domande per Pietro.
parte diciassettesima
No ma tu non sei un umano ingegnere…pure il latino! Sei proprio speciale, come lo sono i tuoi racconti
Il latinorum? Reminiscenze liceali. Ai miei tempi al liceo scientifico si svolgeva lo stesso programma di latino del classico. Dopo cinque anni, qualcosa mi è rimasto attaccato 😀
ennesima puntata che non delude le aspettative, una pagina che acchiappa. Dovresti farne un libro secondo me, ti sta venendo proprio bene. Ciao
Grazie, Rosario. Ci penserò
Buongiorno, Gian Paolo!
Complimenti per questo articolo ! 🙂
Un fresco settimana e fortunato,
con tutto il cuore si desidera
e voglio confessare al fuoco
Rispetto e apprezzo! 🙂
Con sincera amicizia,
Aliosa.
Grazie, Aliosa per le tue parole.
Spero che la settimana sia serena e fresca
Un caro saluto
Il racconto è intrigante e, come sempre, scorrevole. Ho letto le puntate! precedenti, ora aspetto il seguito.
Buona giornata!
Grazie per il tuo commento positvo.
Sereno pomeriggio
Pietro non perde la sua proverbiale calma e si sottopone alle domande di Guillaime. Cosa si diranno? La prossima puntata svelerà l’arcano, almeno mi auguro 😉
Una buona giornata Gian Paolo 😀
Porta pazienza!
Sereno pomeriggio
Un abbraccio
Anche il latino…Sei davvero sorprendente anche se debbo dirti che per una tale storia ci sta davvero bene. Complimenti. Un caro abbraccio con sorriso. Isabella
Siamo nel 1300 e il latino, soprattutto in chiesa era usatissimo
Grazie per le tue belle parole.
Un sorriso 🙂 e un abbraccio
Gian Paolo
Infatti, per quello ho detto che usato nella tua storia va benissimo. Un bacino pomeridiano. Isabella
Ricambio il bacino
Un episodio atrapante!!! grandioso!!! debes escribir un libro, sigo pensando que debes hacerlo! Un beso gigante!”
Muchas gracisa, Lili. Si usted escribe un libro, te inviarè una copia.
Besos
aspetto sempre la prossima puntata, bello, no?
arriva Bello? Non sta a me dirlo
Il racconto è sempre più interessante!
Buona serata di ….caldo! ☀️☀️☀️☀️
Caldo? Chi era costui?
Si, si boccheggia … serena serata
leggo in silenzio..
Però si sente
Ti ho nominato per un premio se ti va 😉 https://sonomammadiunapeste.wordpress.com/2015/07/08/237/
Ciao, Gian Paolo!
La ringrazio molto per i commenti fatti su pertinentele
http: //aliosapopovici.wordpress/com/2015/07/08/
Una serata piacevole nel cuore vi auguro! 🙂
Con amicizia e rispetto,
Aliosa.
grazie,Aliosa. Serena serata. un caro saluto
Un altro eccellente capitolo.
Un caro abbraccio.
grazie.
un caro abbraccio
Caro Gian Paolo fai un salto da me, sei stato taggato. Isabella
Passerò. Grazie in anticipo.
Bene. Un abbraccio. Isabella
un abbraccio, Gian Paolo
Ciao
Wunderschön liebe Grüße mal von mir Gislinde
Willkommen, Gislinde! Ich freue mich dass du unter uns wiederkommst.
Liebe Grüße
Episodio interlocutorio ma sempre interessante, con i duellanti che affilano le armi prima dello scontro. Ottima la gestione dell’intrigo politico tra le maglie del quale Pietro si trova invischiato, con la dovuta dose di mistero e di suspense.
Mi fa piacere che anche le parti di raccordo risultino interessanti.
Bravo sempre e condivido il pensiero di Sarino: dovrersti davvero farne un libro
Ti leggo…
Baci
Mistral
Adesso è prematuro, perché la storia è all’incirca a metà. Primo devo finirla.
Grazie per la lettura
Bacini
Gian Paolo
L’ho letto una prima volta e dopo cena rileggo..
Ma una domanda mi corre: perchè il font appare così grande da un certo punto in poi??
Non saprei ma controllo.