Una storia così anonima – parte settima

dal web

Bologna, Placentia, Torino, 1 novembre 1307, primo albore – 2 novembre 1307, vespro, anno secondo di papa Clemente V

Pietro si reca da frate Giovanni per prendere congedo.

“Maestro, il frutto dei nostri sforzi è al sicuro. Per il momento riposa tranquillo. Io parto per Poitiers. Al mio ritorno lo sistemeremo in modo definitivo” dice Pietro, inginocchiato di fronte al precettore.

“Bene. Alzatevi pure” gli dice Giovanni.

L’anziano frate sospira. Non avrebbe desiderato che partisse per la Francia. Pietro è predestinato a reggere la magione, quando lui se ne andrà. Avverte che la fine non è molto lontana. Tuttavia il messaggero papale è stato categorico. ‘Deve partire senza indugiare oltre

“Avete avuto buon intuito con quel falso cavaliere che nel marasma attuale ha cercato di derubare la nostra commenda” afferma Giovanni.

“Fin dal primo istante ho capito che era un impostore ma erano solo delle sensazioni. Un formicolio alle punte delle mani, che si è rivelato giusto” replica Pietro, che freme di partire al più presto. Vuole tornare in fretta. La Francia per un templare non è posto sicuro. Il viaggio è lungo e l’attraversata delle Alpi potrebbe essere difficoltosa, se il tempo peggiora.

“Se voi non avete altro da aggiungere, io mi recherei nella mia cella per recuperare quanto mi serve per il viaggio” dice Pietro, mostrando impazienza per la partenza.

“Vi congedo e vi auguro che possiate ritornare presto tra noi” fa Giovanni, accompagnando le parole con un gesto della mano. Una sorta di benedizione.

Pietro si ferma nella chiesa della commenda a pregare e ricevere il sacramento della comunione. Sta albeggiando e il cielo è coperto da un sottile strato di nuvole bianche che diventano rosate, quando lui e il messo papale escono sulla strada Maestra. Devono aggirare la cerchia muraria più interna, ancora chiusa prima di prendere la via consolare Emilia. Il viaggio è lungo, molte centinaia di miglia e per nulla agevole. Sa che deve attraversare le Alpi e che le nevicate sono in agguato. Poi ci saranno le strade e le città francesi, che non promettono nulla di buono.

Non appena raggiungono la via consolare i due cavalieri lanciano al galoppo le loro cavalcature. Pietro conosce la strada e i pericoli del fondo dissestato e fangoso. Predica prudenza.

“Dobbiamo fare attenzione. La strada è infida. Non dobbiamo sfiancare i nostri cavalli e perdere qualche ferro, se vogliamo essere a Placentia prima del vespro. Quando siamo a Sce Domnine o a Floricum facciamo una sosta per rifocillarci e far riposare le nostre cavalcature” dice il frate al chierico.

Tuttavia una curiosità cresce in Pietro. ‘Chissà per quale motivo il papa ha pensato a me per avere notizie sui nostri confratelli francesi‘ pensa il frate, mentre galoppa verso Placentia. ‘Il chierico afferma di non conoscere il perché. E ci posso credere. Lui è un semplice messaggero. Tuttavia la curiosità è molta. Mi farà piacere rivedere il vecchio compagno di studi, diventato papa‘.

Ha chiesto al chierico, se conosce un cavaliere di nome Henry de Caron oppure lo ha incrociato durante il tragitto verso Bologna. La risposta non lo sorprende. ‘No. Non ho conosciuto un cavaliere con quel nome, né l’ho incrociato lungo la strada‘ ha replicato pronto. Il chierico ha mostrato sorpresa per questa domanda. ‘Gli ho spiegato che un cavaliere con quel nome ha bussato alla nostra porta, affermando di essere stato a Poitiers col gran Maestro, Jacques de Molay. Ha negato di aver mai conosciuto un templare con quel nome. Dunque sono certo che fosse un impostore‘.

Arrivati a Placentia, Pietro e il chierico trovano riparo nella commenda piacentina, da dove al primo albore avrebbero passato il Padus diretti a Torino.

“Chierico Phillipe, che strada avete preso per venire a Bologna?” chiede il frate per programmare la tappa successiva, dopo che si sono riposati.

Il giovane fa un lungo giro di parole per descrivere il suo viaggio.

“Quando sono partito da Poitiers erano giornate terse e limpide, fredde di notte ma tiepide di giorno. Sono sceso più a sud, sperando che il tempo si mantenesse buono. E così è stato. Ho attraversato le Alpi al colle del Monginevro. La strada era buona. Non ho trovato la neve né il ghiaccio. Le cime circostanti erano già bianche, innevate. Da lì ho raggiunto Torino. Da lì sono arrivato a Placentia e poi a Bologna” risponde il messo papale.

Pietro riflette sulla prima parte del viaggio del chierico. ‘Se prendiamo la strada del Mont Cenis, abbiamo due punti di riferimento in caso di maltempo. Novalesa con la sua abbazia e l’ospizio in prossimità della sommità della sommità del colle. La via del Monginevro non è praticabile, perché più rischiosa per la neve e perché si resta troppo in quota. Resterebbe la strada di Sigerico ma si allunga troppo. Arrivati nella magione di Torino, valutiamo quale strada prendere‘ si dice Pietro nel silenzio della cavalcata.

C’è qualcosa che non gli dà tregua da quando sono partiti da Bologna. Un sensazione inquietante che non è riuscito mai a dissipare. ‘Ho l’impressione che ogni nostro passo sia controllato, che qualcuno si segua con discrezione. Nonostante abbia più volte cercato di intercettare la misteriosa ombra che sta alle nostre spalle, non sono venuto a capo di questa situazione sinistra. Il chierico cavalca senza avvertire i pericoli che percepisco‘ ragiona quando ormai sono prossimi alla fine del viaggio.

Con sollievo vede le mura arcigne della commenda torinese che si trova all’imbocco della valle di Segusium. É una posizione strategica, perché due dei tre possibili itinerari del pellegrini diretti alla Terrasanta passano da lì. I cavalli sono allo stremo delle forze. Il frate decide di fermarsi un giorno intero per far riprendere fiato sia alle cavalcature che a loro. La traversata delle Alpi richiede che siano freschi e riposati.

Il precettore della magione, frate Bartolomeo, li accoglie con calore e dopo i convenevoli di rito si apparta con Pietro per discutere sulla convenienza di andare in Francia.

“Siete proprio certi di proseguire il vostro cammino nella terra dei Franchi?” gli chiede il precettore.

“Assolutamente sì!” risponde Pietro senza tentennamenti.

“Le notizie, che i viandanti e pellegrini in transito portano, non sono confortanti. Tutti i cavalieri del Tempio in Francia sono stati imprigionati e messi sotto tortura. Qualcuno, pare, ha confessato colpe gravissime. Solo pochi cavalieri sono riusciti a sfuggire alla cattura” insiste Bartolomeo.

“Lo so. Un certo Henry de Caron ci ha illustrato quello che è avvenuto nel mese di ottobre. Vi risulta che un cavaliere con questo nome sia transitato da queste parti?” replica il frate, sperando in una risposta positiva atta a fugare i suoi timori.

“No. Nessun cavaliere con quel nome ha trovato ospitalità presso di noi” dice il precettore di Torino.

Pietro, senza mostrare all’esterno quello che bolle nel suo interno, annuisce e domanda come sono le condizioni delle strade.

“Proprio ieri ha soggiornato un pellegrino che ha attraversato le Alpi al colle del Mont Cenis lungo la Via Mediolanensium, la Francigena del Moncenisio. Ha riferito che la strada è fangosa e viscida nelle ore centrali della giornata ma al mattino e al vespro diventa pericolosa per il ghiaccio che la ricopre”.

Pietro riflette su queste parole.

“Da qui per raggiungere il valico che strada devo seguire?” chiede il frate.

“Uscendo dalla commenda, tenete la via di destra che porta a Segusium. Arrivati a Venaus, prendete la strada che in mezzo ai boschi di lecci e frassini va verso nord ovest. Arrivati all’Abbazia di Novolesa proseguite il cammino per la ripida mulattiera che, attraverso Ferrera e costeggiando un lago, porta al valico e di qui potete scendere verso Lens-le-Bôrg, al di là delle Alpi, fino a Modane” lo informa il precettore.

“Ma come prevedete che sia il tempo nella giornata di domani?” domanda Pietro, interessato più alle condizioni meteo che allo stato della strada.

“Se volete, chiamo frate Dolce, che sa leggere il vento e le nuvole” risponde Bartolomeo.

“Sì” fa asciutto Pietro.

Il frate afferma, che secondo lui il tempo rimane buono per almeno la giornata seguente ma che potrebbe guastarsi tra qualche giorno. Niente cielo pulito ma sarà coperto di nuvole basse e compatte.

Dopo la giornata di riposo per le cavalcature, la mattina seguente Frate Pietro e il chierico Phillipe riprendono il cammino. Il cielo grigio e nuvoloso non promette nulla di buono come la sensazione di essere seguiti.

parte ottava

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0 risposte a “Una storia così anonima – parte settima”

        1. PS ! 🙂
          Eri sera a Santiago Bernabe, alla presenza di oltre 80.000 spettatori,
          Real Madrid (Spagna) -Juventus Torino (Italia)
          1-1 !!! 🙂 🙂 🙂
          Nella prima partita di Torino, la Juventus ha battuto il Real Madrid per 2-1! 🙂 e Madrid, la partita termina con un pareggio, i campioni d’Italia si sono qualificati per la UEFA Champions League che si terrà a Berlino nel giugno iunie.ac in compagnia della squadra catalana, Barcellona! 🙂
          Come mio nipote italiano EMANUEL
          https://aliosapopovici.wordpress.com/2013/09/13/
          è fervente sostenitore della Juventus, i campioni d’Italia vogliono vincere! 🙂
          Forza Juventus !!! 🙂 🙂 🙂
          Felice giornata ! 🙂
          Aliosa.

  1. Immagino Vanessa e Luca intenti a studiare quale sia delle quattro la chiesa giusta per la loro ricerca, il racconto in questo momento sembra mettere in evidenza i personaggi del periodo precedente, in particolare concentro l’attenzione sul cavaliere Henry de Caron, non so perchè ma m’ispira …. 🙂
    Seguo con interesse 😉
    Un caro saluto
    Affy

  2. Episodio concentrato sugli spostamenti di Frate Pietro e Phillipe ma soprattutto sulle certezze che stanno prendendo il posto dei dubbi sull’ impostore Henry de Caron.
    Continua così, Gian Paolo…La storia si fa ancora più attraente
    Bravissimo, grazie
    Un mega abbraccio
    Mistral

  3. Una storia affascinante in cui tutto appare ben delineato. E la curiosità in questo caso non può non esserci ti pare? Un abbraccio con in più il bacino della buonanotte ,sperando di non lasciare a te così il mio raffreddore…etccì. Isabella

  4. Stupito, oltre che dalla qualità della scrittura, dall’accuratezza delle ricerche in ambito storico e geografico. La storia si fa interessantissima, con questo viaggio avventuroso in cui si trova un nuovo mistero a ogni tappa. E la figura di questo templare-detective è davvero affascinante e ben delineata. Ribadisco la proprietà del titolo di scrittore vero e l’insandacabilità dell’ attribuzione! Complimenti!

    1. Quoto quanto ha scritto Giovanni.
      Non poteva commentare meglio di così!
      Sai che amo ritenermi più uno storico che un giornalista e queste escursioni nella geografia italiana del 1300 condiscono la suspense e la fanno lievitare.
      Notte serena!

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