“Mi dispiace che la tua vita sia diventata un inferno. Inseguita da paparazzi e giornalisti. Non sono riuscito a bloccare la pubblicazione” ammise con dispiacere Marco, durante una telefonata con Deborah.
“Non mi pare di essere una celebrità da prima pagina” ribadì la ragazza, che non ne poteva più di quell’assedio.
Le due settimane di relax si erano trasformate in un incubo mediatico. Giornali, tv, fotografi erano un’orgia alla quale stentava sottrarsi. L’unica speranza era che alla ripresa degli allenamenti le attenzioni, delle quali godeva, in maniera non voluta, fossero cessate.
“Il vero bersaglio sono io” disse l’uomo. Era la pena del contrappasso per il direttore di un settimanale, che viveva proprio su queste non-notizie per la gioia di qualche migliaio di lettori e lettrici, che si beavano nel leggere le disavventure amorose di personaggi più o meno celebri.
Marco e Deborah da quando erano stati immortalati non si incontrarono più di persona. Troppe persone li rincorrevano e volevano rubare qualche attimo di intimità, che in effetti era inesistente. Si parlavano per telefono in lunghe chiacchierate. La ragazza pensò a quello che Sajana le aveva detto l’ultima volta che si erano viste ‘molte persone vorranno conoscerti e cercheranno di salire nella tua casa. Tu lasciale fuori‘ e ammise che aveva ragione.
Le compagne di squadra furono importunate in maniera analoga. Tutti ambivano di conoscere qualche dettaglio della vita privata di Deborah per pubblicare qualche pezzo a effetto. L’unica che poteva aggiungere qualcosa di più era Anna, che però rimase sul nebuloso, vendendo fumo e non dicendo nulla. Per tutto il mese di settembre squadra e giocatrici furono al centro dell’attenzione mediatica, finché i risultati sportivi fecero notizia e misero a tacere qualsiasi tipo di gossip. Il coach era furibondo, perché tutto questo trambusto minava la serenità dell’ambiente e la concentrazione delle ragazze. Una sera al termine di un duro allenamento, che lo aveva visto diventare paonazzo per richiamare le giocatrici a un maggior impegno, prese in disparte Deborah.
“Cosa ti è saltato in mente di mettere in moto tutto questo casino “ l’aggredì verbalmente.
“Veramente non ne posso più” replicò seccamente la ragazza. “Stavo prendendo un aperitivo col giornalista conosciuto a Rio, quando si è scatenato il diluvio”.
“Dovevi evitarlo!” disse con acrimonia il coach.
“Perché è vietato prendere un aperitivo con qualcuno che si conosce?” rispose risentita Deborah.
“No. Ma se” cominciò l’allenatore, subito interrotto dalla ragazza.
“Nessun ma. Ero in vacanza. Non lo dimentichi. Era giorno e un po’ di relax dopo la lunga tournée ci stava tutta” sbottò Deborah, raggiungendo le docce.
Il coach masticò amaro ma doveva ammettere che il ragionamento della ragazza non faceva un grinza. ‘Se il casino fosse nato da una notte folle, allora potrei chiedere provvedimenti. Ma col sole, il giorno dopo il rientro da una tournée faticosa e impegnativa, aveva tutto il diritto di sedersi a un tavolo a bersi un aperitivo con chi voleva’ si disse, raggiungendo gli spogliatoi.
“É diventata famosa la EX’ fece Gaia sarcastica.
“Uffa” sbottò Simone, che non amava queste stilettate pungenti. La sua ex era su tutte le pagine dei rotocalchi, dove si leggeva di tutto. Qualche giornalista più intraprendente aveva bussato alla sua porta per estorcergli qualche parola su Deborah. Però avevano battuto in ritirata, vista la grinta che ci aveva messo nel cacciarli via. Non era così determinato nemmeno, quando gioca a basket.
“É strano che nel gossip mostruoso che è stato montato il tuo nome o il tuo viso non compaia mai. Mi domando il perché?” continuò la donna con tono ironico nel punzecchiarlo.
“Chi vuoi che si interessi a me? É lei la regina delle prime pagine” mentì Simone con molto verismo.
Il ragazzo, fatta un breve pausa, continuò il ragionamento.
“Forse pensavi che qualche giornalista o reporter TV accostasse il tuo nome al mio?” disse Simone, restituendo la facile ironia su Deborah.
Gaia lo guardò in malo modo. ‘Ma che vuole questo nano?’ si disse, mentre si staccava da lui.
“Non mi va di essere polemico su una persona che appartiene al passato. Ora ci sei tu e questo mi basta” affermò con decisione per chiudere questo argomento, che era sempre stato fonte di battibecchi tra loro.
Gaia ammise con se stessa che soffriva di un complesso di inferiorità nei confronti di Deborah da quella notte famosa, quando era comparsa all’improvviso con quel malefico gatto nero. L’impressione di essere spiata, osservata era molto forte, quando stava in atteggiamenti intimi con Simone. Doveva trovare il modo di chiudere questa avventura col ragazzo, perché lo stress diventava sempre più forte e destabilizzante giorno dopo giorno. Nonostante si fosse imposta questa soluzione, la rimandava a dopo, senza riuscire a venirne a capo.
Marco stava approntando il numero speciale con Deborah in prima pagina in occasione del ‘Opening day‘ di Pescara del 13-14 ottobre. Non era mai stato un appassionato di sport, anzi aveva sempre evitato di immergersi in qualsiasi agone sportivo. Per Deborah aveva fatto un’eccezione. Si era documentato, aveva raccolto informazioni, aveva visionato tanti video di YouTube. Insomma aveva colmato quella lacuna che durava da una vita.
La popolarità raggiunta dalla ragazza e dalla sua squadra sarebbe stato un battage pubblicitario del tutto gratuito e un traino non indifferente per le vendite. Voleva farle una sorpresa in occasione del debutto nella massima serie. Avrebbe distribuito gratuitamente a tutte le signore una copia di ‘Gossip Girl‘ all’interno del PalaElettra nelle due giornate di gare.
Mentre discuteva con la giornalista, che aveva curato il reportage, e il grafico, che doveva dare il tocco definitivo al tutto, Marco ebbe un’idea. ‘Ne devo parla con Carlo’ si disse. Se andava a buon fine, gli avrebbe permesso di seguire Deborah durante il campionato. In definitiva era una specie di sponsorizzazione alla squadra, sia pure atipica, perché cercava di catturare la tifoseria a leggere la rivista. Aveva pensato di dedicare le pagine centrali della rivista alla formazione ‘Aquile Rosa‘, dove oltre alla presentazione delle giocatrici con interviste e foto e dello staff tecnico ci sarebbe stata ‘la posta del cuore‘ con le lettere e le domande dei tifosi rivolte alle loro beniamine.
“Se ho il via libera, ne parlo con” fece Marco, inceppandosi sul nome del general manager delle ‘Aquile Rosa‘. “Non fa nulla, come si chiama lo scoverò di certo”.
Deborah nelle due ultime settimane, prima del debutto a Pescara, si sentiva inquieta. Non era il timore di steccare la prima a renderla ansiosa ma una sensazione che avvertiva nella mente e nel corpo. Un qualcosa che non riusciva a quantificare. Era come se fosse tornata a quei giorni di San Giovanni a Cattolica, quando viaggiava nel tempo e nello spazio, quando percepiva quello che gli altri pensavano. Di questo aspetto se ne era resa conto durante le ultime partitelle di allenamento o le amichevoli per preparare il debutto il 13 ottobre. Era in grado di leggere la partita con molto più acutezza del solito e di anticipare le intenzioni delle compagne e delle avversarie. Se da un certo punto di vista questo la favoriva, da quello psicologico la inquietava. Lei voleva essere concentrata sulla sua attività di giocatrice e non essere distratta da eventi esterni.
Un’altra spia del suo malessere era Miao, che appariva più nervoso e sfuggente del solito. Il suo rapporto col gatto era sempre ottimo ma aveva notato che soffiava più minacciosamente del solito, quando qualcuno ronzava intorno. Questo aspetto la preoccupava, e non poco, perché temeva che potesse fare danni senza che lei potesse giustificarli.
Il due di ottobre, mentre era intenta nel solito rito della candela e della lucidatura della teca, il teschio aveva brillato sinistramente, molto di più di quanto ricordava. Nei giorni successivi la luminosità era cresciuta e gli occhi parevano mobili, come ricordava di aver ascoltato in un colloquio durante quella notte magica.
Insomma pareva che dopo una relativa calma, durata circa tre mesi, qualcosa si fosse messo in moto.
“Cosa?” si chiese, mentre preparava il trolley con quanto serviva per Pescara.
Ho abitato un’estate di tanti anni fa a San giovanni in Marignano. Il mio ex marito lavorava allora nell’azienda GILMAR della famiglia Gerani. Io andavo in spiaggia a Cattolica con il mio bambino Riccardo che all’epoca aveva 5 anni. L’anno dopo ci separammo, mi è comunque rimasto nel cuore il paesino, Cattolica e tutta quella costa adriatica a due passi da casa mia. Però a Cattolica ho troppi brutti ricordi, troppe lacrime ci ho versato e non ci tornerò più.Anche se nostra costa è sempre piena di vita e di calore umano. resta il fatto che scrivi molto bene, articoli molto bene le frasi e dovresti provare anceh tu a proporre una futura pubblicazione ad un serio editore. Buon sabato pomeriggio amico mio dolce! Faby.
Cattolica per te ricordi spiacevoli, per me piacevoli. L’ho frequentata da bambino, poi ci sono andato con moglie e figlia (piccola) e infine ho abitato 6 anni a Cesena, E quindi conosco bene la zona. A Cesena la festa di San Giovanni durava sette giorni come a San Giovanni a Marignano, che ho conosciuto quando lavoravo a Cesena per via di Aeffe, allora una piccola griffe di moda.
Per quanto riguarda l’invio a qualche editore. L’ho fatto timidamente. Nel senso di avere mandato qualcosa a qualcuno senza risultati apprezzabili.
Sereno sabato sera.
Gian Paolo
Quando ero una ragazzina e ci andavo con il mio povero cognato (Gianpaolo per l’appunto!) e mia sorella Giulianam mio nipote che allora era piccino le cose erano ben diverse! Alloggiavamo all’hotel San Marco, i titolare erano romani e cucinavano benissimo! I bagni erano praticamente di fronte BAGNI DA FRANCESCO, che era amico per la pelle di mio cognato, ma anche lui non c’è più! Il gelato nelal gelateria PIMPI può essere? Quella di fronte alle fontane che danzano! Quelli sì che erano bei tempi! Terrò nel mio cuore solo quel bel periodo, spensierato ed allegro, pieno di sogni che poi non tutti si sono purtroppo avverati! Buona domenica.
Pimpi? Certamente! Era mitica quella gelateria e c’era sempre coda. Credo, che esista ancora come la piazza con la fontana e le tartarughe, anche se qualcosa è cambiato.
Quando ci andavo da bambini alloggiavo in una casa vicino al porto, la parte di Cattolica vecchia. Ci satovo da giugno a settembre. Con mia figlia andavo in un Hotel vicino alle navi, le ex colonie dismesse. (credo che siano state rimesse in ordine) Il nome mi sfugge (sto diventando vecchio).
Comunque altri tempi e purtroppo lontani.
Serena domenica
E’ piacevole leggerti… un caro saluto
un buon weekend Franca
Grazie, Franca. Una serena domenica
Gian Paolo
Espero que está relación
con Deborah y Marcos ***siga
Felicitaciones por su narración es excelnte como escribe y cuenta
con detalles e imginacón****
Buen fin de semana***querido amigo!!!!
besos y cariños*******
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Gracias Mirta.
Buen fin de semana
Besos y un abrazo
“Cosa?”
Questa è la domanda fondamentale.
Altra prova assai brillante!
Un caro abraccio.
Grazie!
Un caro abbraccio
Ops… abbraccio 🙂
Un caro saluto
Sono stata un po’ lontana dal mio blog per troppo tempo, ma ho letto i tuoi aggiornamenti e le varie evoluzioni della vicenda della Notte di S. Giovanni, sospesa tra realtà e magia…un abbraccio e un grazie per l’apprezzamento così generoso per i miei versi
Non sono generosi. Sono reali gli apprezzamenti.
Grazie e una serena domenica
Cattolica mi ricorda un anno di tanti fa, la bipede era piccola e siamo stati lì una settimana a giugno. Sempre bellissimo leggerti
Pare che Cattolica sia stata molto trafficata.
Bacino
Brillante narrativa! atrapa su lectura!!! Un enorme abrazo mi brillante escritor y amigo. Buen fin de semana!!!
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Buen fin de semana, Lili
Besos
Quando Miao soffia vuol dire che qualcosa d’importante bolle in pentola.
Per saperlo occorrerà attendere una nuova puntata del racconto 😉
Una felice domenica, un abbraccio Gian Paolo
Affy
Qualcosa bolle in pentola. Spero che non fuoriesca troppo in fretta.
Felice domenica pomeriggio
Un abbraccio
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Wunderschön wieder wünsche einen schönen ersten März lieber Gruß von mir Gislinde
Ein schöner Sonntag. Gislinde Lieber Gruß
Il ritmo si fa più concitato, forse in attesa di una nuova, inaspettata svolta. Che progressione ben articolata, dalla calma relativa dei precedenti capitoli. Un’ottima gestione dei tempi, che poi è il cuore di ogni narrazione avvincente.
Il racconto si avvia alla conclusione e il ritmo deve crescere per forza.
Grazie per i generosi commenti.
BUONA GIORNATA G:PAOLO abbracci!
Dolce pomeriggio, Simona. Abbraccio
Buona sera, Gian Paolo !
http://youtu.be/fnsuJwxSceI
Una bella settimana ! 🙂
Con amicizia,
Aliosa.
Felice searata, Aliosa.
Un serena settimana
Buongiorno gianpaolo, quando ha itempo e voglia passa dal mio salotto: un piccolo dono ti aspetta! Fabiana.
Passerò Fabiano con molto piacere
Cosa si sta muovendo? Mi hai incuriosito. Tra Miao nervoso e il teschio dagli occhi che sembrano mobili mi aspetto novità importanti caro il mio Gian Paolo.Sempre un piacere leggerti.Ti abbraccio forte. Isabella
Qualcosa bolle in pentola. Non anticipo nulla.
E’ sempre un piacere leggere i tuoi commenti acuti e incisivi.
Un abbraccio
Gian Paolo
E’ ciò che leggo che mi stimola mio caro amico. A te il bacino di quasi mezzogiorno. Isabella
Ricambio il bacino di mezzo pomeriggio
Gian Paolo
bacino della sera, osservando che i coach sono quasi sempre super antipatici 😉
Sì, sono sempre antipatici
Ahaahah! Lasciamo la possibilità del non proprio sempre sempre ; ) buon week end!
Sereno fine settimana, Lud
Quanti ricordi… Noi sul divano a guardare la nazionale italiana femminile di palla a volo!!!!
Anch’io la guardavo e la guardo tutt’ora
Cosa bolle in pentola? Nella mia patate 😀 …. scherzo, anche se nella mia ci sono patate sul serio!!! Sono tornata, non potevo certo perdermi le battute finali e poi e’ cosi’ tanto che non ti sentivo che cominciavo a preoccuparmi 😉
Cosa? Il gatto dorme sul fuoco 😀 Al momento niente. Domani sicuramente qualcosa.
E’ strano ma sono sempre stato presente.