La notte di San Giovanni – parte ventinovesima

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La settimana passò in fretta tra allenamenti e partitelle varie. Marco era sempre tra i piedi col fotografo a cogliere immagini e parole. Tutte si sentivano a disagio, perché dovevano porre attenzione nel parlare, come si muovevano. Insomma la tensione era palpabile e il coach furioso. Più di una volta cercò di far ragionare Alberto sull’inopportunità della presenza di quel giornalista tanto ingombrante, senza riuscire a farlo recedere dalla posizione presa.

Finalmente Marco prese il volo di ritorno e la serenità tornò tra le ragazze. L’unica dispiaciuta era Deborah, anche se non lo manifestava apertamente. Marco l’aveva colpita fin dal primo istante ma non osava mostrarlo palesemente. Aveva già qualche problema in squadra e non intendeva aggravarli. Miao rimaneva indifferente e l’aiutava solo a raggiungere Milano per il rito della candela alle ventuno. La ragazza avvertiva giorno dopo giorno la fatica e lo stress del gesto e il suo rendimento non era all’altezza delle aspettative.

Ti vedo strana” disse Anna una sera al termine di una partita. Deborah era rimasta praticamente in panchina, dopo che era stata inserita nel quintetto iniziale per pochi minuti senza combinare nulla di buono.

Mi sento stanca” ammise la ragazza, cercando di dissimulare la grande debilitazione fisica, che ne condizionava il rendimento.

Qualcosa che non va?”

No. Però da quando siamo partite, non sono riuscita a recuperare nel fisico una condizione accettabile. Pare che il mio orologio biologico voglia rifiutare i nuovi orari”.

Però ho visto il coach alquanto irritato per questo”.

Lo so ma non riesco a rendere più di così”.

Lo sai che rischi grosso?” disse Anna, terminando di vestirsi. Non voleva spaventarla con certe voci captate di straforo tra il coach e il general manger. La volevano mettere sul mercato e prendere un’ala piccola più prestante. Tuttavia nicchiavano, perché di italiane libere migliori di Deborah non ce ne erano. Lei poteva giocare indifferentemente in posto 2 come guardia tiratrice o come playmaker. Erano dell’idea che fosse folle rinunciare a una delle due pivot americane per far posto a una straniera con le sue medesime caratteristiche.

Deborah fece spallucce. Era conscia che il momento era delicato ma quel volo a Milano la stava prosciugando. Non era in grado di recuperare fisicamente tra i duri allenamenti, le partite e il rito della candela. Rimaneva nel bilocale solo il tempo strettamente necessario all’accensione per non sprecare troppe energie. Tuttavia faceva sempre più fatica a riprendersi e il rendimento sportivo calava giorno dopo giorno.

Un fatto le rimaneva strano. Dopo molte volte che era volata nella sua casa non aveva mai intravisto Alex né ne aveva percepito la presenza. ‘Di certo c’è, perché altrimenti non avrei trovato tutto pronto. Fiammiferi compresi. Mi domando perché non l’ho mai incontrato?’ si domandò un paio di giorni prima di prendere il volo di ritorno. Non era questo tuttavia un mistero che l’appassionava più di tanto e accantonò ogni pensiero su questo punto.

Dopo l’ultima amichevole la squadra tornò a Milano per godere due settimane di riposo. Un ‘rompete le righe’ salutare per affrontare gli impegni che tra qualche settimana le avrebbero tenute in tensione per otto mesi. Il dieci settembre si sarebbero ritrovate tutte in palestra per preparare la prima partita di campionato, prevista per i primi di ottobre.

Alex era dispiaciuto al pensiero che domani Deborah sarebbe tornata definitivamente a Milano e che lui avrebbe dovuto traslocare. Si chiedeva dove sarebbe finito. ‘Nella grotta oppure sarò perdonato e potrò tornare libero?’ Questa era l’ultima sera che avrebbe dormito lì. Passò in rassegna i vari locali per eliminare le tracce della sua permanenza. Sistemò i libri che aveva preso esattamente dove erano collocati prima del suo arrivo. Preparò un biglietto, anonimo, col suggerimento di modificare la serratura e la porta blindata.

Per Deborah. Ti suggerisco di cambiare la serratura con una più moderna a prova di ladro. Questa si apre senza nessuna difficoltà. Controlla la solidità della porta blindata, che non pare adeguata al ruolo che deve svolgere.

Mise per l’ultima volta un cero rosso sul candelabro e aspettò con impazienza l’arrivo della ragazza.

La relazione fra Simone e Gaia stentava a decollare. Adesso lei lo trovava inadeguato al suo schema mentale. Nemmeno la settimana trascorsa a S. Moritz a cavallo di ferragosto era riuscita a ricreare lo spirito del mese di giugno. Gli oltre dieci anni di differenza adesso si facevano sentire ma non trovava il pretesto per chiudere. Non aveva trovato un valido sostituto e per questo si accontentava per non rimanere sola.

Simone avvertiva il clima di freddezza che gli usava Gaia. Aveva compreso che qualcosa si era inceppato nel meccanismo in quella notte di San Giovanni. Stentava ancora a credere, quanto lei aveva affermato. Gli sembrava inspiegabile che Deborah avesse potuto essere in contemporanea in due posti lontani centinaia di chilometri.. Nonostante tutti i suoi tentativi percepiva che la crepa anziché chiudersi si allargava.

Marco era tornato a Milano con un bel po’ di materiale fotografico e informativo. Avrebbe potuto scrivere un bel articolo di gossip, descrivendo rivalità e gelosie negli spogliatoi di una squadra femminile. Tuttavia era frenato dal pensiero verso Deborah, che l’aveva colpito per il suo modo di porgersi, sempre pronta a sorridere anche di fronte a un disastro. Lei non aveva una bellezza prorompente, un fisico da pin-up come molte altre sportive da prime pagine ma dal punto di vista fotografico rendeva molto bene e non sfigurava di certo con loro. Trasmetteva nelle immagini un senso di pulizia, che si trasformava in feeling quasi all’istante. Quindi decise un cambio di rotta drastico. Anziché il solito pezzo gossiparo avrebbe costruito l’articolo serio intorno alla figura di questa ragazza, che appariva semplice nella vita privata e brava come giocatrice di pallacanestro. Al suo ritorno aveva parlato con diverse persone dell’ambiente cestistico, tecnici e giornalisti sportivi. Non sentì nessuna voce difforme, perché concordavano che, se avesse confermato i progressi dell’ultimo campionato, sarebbe stata un valore aggiunto per qualsiasi squadra. Vista la giovane età, le persone consultate la consideravano una talentuosa e promettente guardia tiratrice con un futuro luminoso. La naturalezza dei movimenti e la mano morbida la rendevano pericolosa dall’arco dei tre punti. Tutti giuravano che sarebbe finita di certo nel giro della nazionale maggiore. Marco aveva pure indagato sulla sua vita privata senza scoprire scheletri imbarazzanti nell’armadio. Frequentava l’università con buon profitto. Aveva avuto fino a giugno un ragazzo, anche lui giocatore di basket, che però non aveva mantenuto le promesse giovanili, finendo nell’anonimato. La differenza stava nell’impegno sportivo. Lui un po’ farfallone, pronto a inseguire qualsiasi ragazza. Lei per contro conduceva una sana vita da atleta. Adesso lui stava con un’ex giocatrice di pallavolo, molto più vecchia. Lei invece dopo la rottura era rimasta single. Marco concluse che l’articolo su Deborah sarebbe stato un bel colpo tra le molte notizie di livello scadente delle quali era zeppo il suo settimanale. Con la prima di campionato avrebbe pubblicato il pezzo con tanto di copertina dedicata alla ragazza. Era sicuro che il suo intuito non l’avrebbe tradito.

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26 risposte a “La notte di San Giovanni – parte ventinovesima”

  1. Ciao caro Gianpaolo, ho dovuto ricominciare a scrivere. Non so ancora se ho preso la decisione giusta o quella sbagliata, stavolta ho ascoltato i consigli di altre persone. Vediamo se il tempo, la pazienza e la voglia di uscirne fuori mi aiuteranno. da te c’è molta neve? Da me ieri una valanga,circa 50 cm!! ma il paesaggio era magico ed irreale, nonostante le difficoltà nelle strade. Ti auguro una buoan e soffice giornata e ti chiedo se hai avuto modo e voglia di leggere alcuni capitoli del mio romanzo. Fabiana.

    1. Credo che tu abbia fatto bene. Scrivere è un modo per scaricare stress e tensione. Nulla ti impedisce di prenderti delle pause. Ogni tanto lo faccio.
      Neve? Per fortuna no! Sono una pioggia battente e raffiche di vento fortissime. Credo che Ferrara e la costa adriatica siano state rispermaiate dalla neve.
      Scusa, di quale romanzo parli? Al momento ho un vuoto di memoria.
      A presto.
      Gian Paolo
      O.T. dove hai ricominciato? Sul vecchio o su uno nuovo?

      1. Ciao torno ora da acquisto del costume di Carnevale per mia figlila. Ho iniziato la mia chiamiamola “terapia” accettando un consiglio dal mio medico di famiglia. Sto pubblicando il Romanzo che avevo scritto qualche anno fa e che non ho mai accettato di pubblicare (sinora!) con nessun editore.E’ quello che ho amato e che amo di più, impiegi quqasi due anni a scriverlo, sudando le sette proverbiali camicie, ci sono molto affezionata. E’ sul nuovo blog, (gattolona.wordpress.com), l’altro quello vecchio è definitivamente chiuso ed è tutto riportato automaticamente sul nuovo. Il Romanzo s’intitola “Ninuccia e le scarpe degli Angeli” ed è piuttosto forte. Sono arrivata al settimo capitolo. Buona serata, Fabiana.

        1. Bene. Mi sono iscritto sul nuovo blog e ho rintracciato il primo capitolo. Li leggerò tutti. lo prometto e li commenterò, anche se in questo periodo ho poco tempo (curare il salotto, finire il racconto che sto pubblicando, correggere un racconto che vorrei proporre a una specie di torneo e poi altri mille impegni in famiglia).
          Sono lieto che tu abbia ripreso a scrivere.
          Dolce serata
          Gian Paolo

          1. Mi fa molto piacere! E’ dura ma spero di farcela a non scrivere corbellerie tanto per riempire i famosi vuoti. Il romanzo mi sta molto a cuore, prenditi tutto il tempo che vuoi, Ninuccia per ora non scappa! Buona domenica, Fabiana.

  2. Sì, concordo, Deborah suscita un’idea di pulizia e onestà, per questo mi piace. E’ seria e riflessiva (come lo sono i tuoi personaggi femminili) e mi domando se quest’incombenza delle 21 non stia minando davvero il suo futuro sportivo e la sua vita in generale… Tutti si sono accorti che c’è qualcosa che non va e le due settimane a Milano spero possano migliorare gli eventi. Tifo per lei!

  3. Si delineano sempre meglio le figure di questo racconto, Deborah tiene botta al suo ruolo di protagonista, Miao sembra farsi scivolare addosso gli ultimi avvenimenti, Alex deve trovar nuova dimora e Marco può dar lustro al giornale che vanta una tiepida tiratura di copie proprio ricorrendo alle gesta private e professionali di Deborah.
    Corro a leggere il nuovo capitolo, l’avventura continua ed è sempre più intrigante … 😉
    Bravissimo Gian Paolo.
    Buona domenica da Affy

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