La notte di San Giovanni – parte ventriquattresima

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Simone, dopo aver fatto colazione con Gaia in Galleria Vittorio Emanuele, la salutò.

Ci vediamo stasera?” le domandò incerto, se gradiva da lei una risposta positiva o negativa.

No. Ho degli impegni. Mi faccio viva io”. Gaia lo liquidò con freddezza, dandogli un casto bacio sulla guancia. Quelle sensazioni sgradevoli della notte non si erano ancora dissolte e voleva meditare bene prima di impegnarsi con lui. Però era innegabile che qualcosa di strano fosse avvenuto, mentre lei era sveglia. Strano e inspiegabile. Se avesse provato a raccontare l’episodio a qualcuno, questi l’avrebbe osservata in malo modo, come si fa quando si compatisce una povera demente. Nessuno le avrebbe creduto, quindi era preferibile mantenere il silenzio sulla vicenda.

Simone si avviò a piedi verso piazza Missori, avvertendo che tra lui e Gaia si era alzato un muro di freddo. Riaprì lo smartphone, certo di trovare un SMS di Deborah o un messaggio vocale in segreteria oppure una chiamata senza risposta. Tuttavia rimase deluso. Tra i molti ricevuti non c’era quello della sua ex-ragazza. Scorse il registro delle chiamate, sperando di trovare una chiamata persa. Neppure lì trovò tracce che lei si fosse fatta viva. La segreteria era vuota. Deluso rimise in tasca il telefono. Una pessima premonizione gli faceva intuire che qualcosa era andato storto nel suo piano. Di due rischiava di non averne neppure una. Alzò le spalle e accelerò il passo.

Era quasi mezzogiorno, quando Deborah parcheggiò la sua Classe A nel box sotto casa. Raccolse la teca che conteneva il teschio e salì nel suo bilocale. Era caldo con l’aria stantia per essere stato chiuso due settimane. Diversamente dal solito non aprì subito le finestre per arieggiare gli ambienti. Aveva un bisogno impellente: doveva trovare un posto per la teca. Le istruzioni era state categoriche e chiare ‘Il posto non deve ricevere il sole direttamente, né essere al buio. Inoltre non deve essere visibile a nessuno‘.

Per loro è facile!” esclamò la ragazza che si aggirava in quei due locali alla ricerca della collocazione giusta.

Nulla. Nessun segno. Dunque né nella sala da pranzo né nella camera da letto doveva collocarla. Rimanevano il bagno, che però era cieco, e la cucina che dava sul retro del palazzo, esposto a nordest, e prendeva luce dalla portafinestra della terrazza. Si diresse verso quel locale, dove di solito trascorreva la maggior parte del suo tempo, quando era in casa. Una sensazione. Si fermò, come per ascoltare la voce del teschio. Un’altra sensazione. ‘Sì! Siamo nel posto giusto! Aveva ragione Sajana nel dire che avrebbe trovato da solo la collocazione!’ si disse tutta allegra.

Si guardò in giro. ‘Ma dove?’ fece, sedendosi sulla sedia. Non vedeva posti utili. La teca stava sul tavolo ma era pulsante. Sembrava che volesse comunicare qualcosa. ‘Cosa?’ si domandò, mentre l’ansia saliva. Non vedeva qualcosa che facesse allo scopo. Si alzò e cominciò ad alzare le tapparelle con misurata lentezza. Si sforzava di riflettere senza approdare a nulla. Un fiotto di aria calda umida irruppe nella stanza. Le due piante, lasciate sul terrazzo nella speranza che sopravvivessero, erano ingiallite e seccate. Scosse la testa. Di loro se ne sarebbe occupata in seguito. Non poteva sperare che avessero potuto resistere al caldo afoso di Milano senza acqua per quindici giorni. Si girò e fu fulminata da una visione. La teca si era spostata ed era finita accanto alla cappa sopra il piano cottura in un ripiano che una volta ospitava barattoli. Non si curò di conoscere la loro sorte. Ovunque fossero finiti, non sarebbero più ritornati nel posto originale.

Simone rientrò nel suo appartamento, sicuramente sproporzionato alle sue esigenze. A lui piacevano le belle cose e non voleva intristirsi nel solito anonimo bilocale o nell’ancora più modesto monolocale. Quindi aveva scelto un bel trilocale, ampio e luminoso, in una traversa di via Torino. Un palazzo pretenzioso con tanto di portiere gallonato. Col primo ingaggio se l’era comprato. Era soddisfatto a metà, perché gli piaceva vivere in un ambiente confortevole ma allo stesso tempo reputava di essere stato forse troppo precipitoso nell’acquisto. Era quasi certo di averlo pagato troppo. Tuttavia non capiva perché Deborah avesse scelto quel bilocale caldo e angusto, che gli dava un senso di soffocamento ogni volta che si recava là. Lei aveva rinunciato alla sua proposta di andare a convivere con lui. Aveva preferito restarsene per conto suo. ‘Forse è stato meglio così’ si disse, spogliandosi per farsi una doccia. Se avesse accettato, adesso avrebbe costituito solo un problema da risolvere e sarebbe stata d’impiccio.

Consultò ancora una volta Iphone senza trovare traccia della ragazza. Lo depose sul cristallo, che sorreggeva i lavandini del bagno, a portata di mano, nel caso che avesse chiamato, mentre era sotto il getto della doccia. Ripensò allo strano episodio della mattina a casa di Gaia.

Dice di avere avuto la sensazione che Deborah fosse stata ai piedi del letto a osservarli. No, non è possibile” fece, scuotendo la testa, mentre l’acqua calda scivolava sulla pelle.

Non riusciva a immaginare come avesse potuto introdursi nell’appartamento, senza che loro se ne fossero accorti. Per questo motivo era certo che che non ci fosse stato nessuno nella stanza con loro. Tuttavia aveva compreso che Gaia aveva cambiato umore e predisposizione verso di lui dopo quell’episodio singolare. Non poteva esserci solo suggestione ma anche qualcosa di vero nel racconto. ‘Ma cosa?’ si domandò, perché non era verosimile che Deborah si fosse introdotta in casa senza essere notata e se ne fosse andata indisturbata. ‘Un fantasma? Ma esistono i fantasmi?’ si disse, mentre con cura si asciugava ogni centimetro di pelle. Scosse ancora il capo. Non poteva credere a queste fantasie. Di sicuro tra lui e Gaia qualcosa si era incrinato. Non aveva la percezione di quanto ma per riconquistare la sua fiducia avrebbe dovuto sudare non poco. Per rendersene conto compose il suo numero e la chiamò.

La ragazza vide sullo schermo il numero di Simone. ‘Cosa vuole ancora?’ si disse. Da un lato esisteva la curiosità di conoscere cosa volesse ma allo stesso tempo non desiderava parlargli. Nell’incertezza se dare sfogo alla curiosità o alla promessa di meditare sul loro rapporto, lasciò suonare a lungo il Galaxy 4, facendo scattare la segreteria.

Perché non rispondi?” si domandò Simone, chiudendo la chiamata sulla voce che lo invitava a lasciare un messaggio.

Miao si aggirava silenzioso nel nuovo possedimento. Era piccolo ma di suo gradimento. Studiò quale parte dell’appartamento si sarebbe riservato. Poi decise. Il divano o la poltrona sarebbero state sue, come suo sarebbe stato il terrazzo della cucina. Guardò male quelle due povere piante rinsecchite e convenne che non ci sarebbe stato posto per qualcosa d’altro lì. Al massimo avrebbe tollerato Deborah e una sedia. Il resto era solo e solamente suo. Marcò il territorio con soddisfazione.

Ti piace, Miao?” gli domandò Deborah che aveva osservato tutti i movimenti del gatto.

Miaooo” rispose soddisfatto, alzando la coda.

La ragazza aprì le altre finestre per cambiare l’aria viziata nei vari locali, sempre seguita dal gatto. Aveva aperto l’ultima finestra, quella della sua camera da letto, quando sentì le note aspre dei Coldplay.

Vaffanculo” esclamò, chiudendo stizzita la chiamata. Era comparso il viso di Simone.

Cominciamo bene il ritorno a casa!” fece Deborah, gettando lo smartphone sul letto. “Cosa spera? Crede forse chye mi stia strappando i capelli dalla disperazione?” si domandò, uscendo dalla stanza.

Vieni, Miao. Dobbiamo recuperare il resto del bagaglio”.

Si avviarono verso il box per prendere dalla macchina valigie e borse. Dopo un paio di viaggi, salirono per l’ultima volta nell’appartamento. Deborah sbuffava e stava sudando copiosamente.

Non sei stato di grande aiuto, Miao!” fece la ragazza, aprendo la porta d’ingresso. Il gatto non rispose ma in compenso udì la suoneria con la dolce melodia dei Platters.

Vediamo chi disturba ancora, Miao” disse Deborah, mentre depositava le borse per terra.

Guardò lo schermo e vide diverse chiamate perse.

Oggi pare di essere molto gettonata, Miao” fece la ragazza, rivolgendosi al gatto. “Guardiamo chi mi cerca”.

Scorreva i diversi numeri chiamanti e le sovvenne quanto aveva detto Sajana ‘sarai cercata da molte persone‘. A quanto pare leggeva bene il futuro.

Stava facendo queste riflessioni, quando comparve nuovamente il faccione di Simone.

Non hai capito che non ti voglio più parlare” esclamò infuriata, chiudendo la chiamata.

Simone però non aveva intenzione di demordere. Uscì di casa per raggiungere a piedi il bilocale di Deborah in una traversa di Corso Italia. Suonò ripetutamente ma nessuno gli aprì il portone. Imprecando tornò indietro. La giornata odierna non era cominciata sotto buoni auspici. Percepì che con Deborah sarebbe stato assai arduo vedersi de visu, mentre con Gaia la relazione era partita col piede sbagliato.

Mi domando” fece Simone, aprendo l’ingresso del suo appartamento. “Mi domando quale diavoleria ha usato per impaurire così tanto Gaia. Lei non lo ammette apertamente ma quella visione l’ha scioccata non poco. Suggestione o telepatia? Non mi pare che Debbie abbia mai dimostrato di avere dei poteri in grado di penetrare nella mente delle persone. Tutto questo non ci voleva”.

Sfiduciato si abbandonò sulla poltrona preferita.

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43 risposte a “La notte di San Giovanni – parte ventriquattresima”

  1. Bello il rimbalzo di prospettiva tra i vari personaggi. E il contrasto tra il realismo dell’ambientazione ricca di dettagli e la componente fantastica che la illumina. Aspetto con curiosità il seguito

    1. Gracias, Mirta. Sus palabras de corazón caliente y la mente. A medida que la historia termina? Todavía poco y lo sabrás.
      Besos y cariños. Buen fin de semana
      Un fuerte abrazo

  2. ecco, anche questo super potere di entrare nella mente delle persone non è mica male, eh? quello del post precedente + questo, chiederò troppo? 😉
    ovviamente scherzo. buon sabato GianPaolo (e povero Simone! ma credo che faccia bene a non demordere…)

  3. Sei proprio bravo nel creare un meccanismo di suspence . E il non poter prevedere i comportamenti di ciascun personaggio rende il tutto molto stimolante. Dolce sera caro Gian Paolo. Un grande abbraccio. Isabella

  4. Finalmente Deborah è tornata a casa, la teca con il teschio ha trovato in cucina la giusta collocazione così pure il gatto Miao che sembra muoversi a proprio agio nel piccolo bilocale.
    Gaia non sembra paricolarmente interessata da Simone ma questo particolare credo sia ininfluente per il romanzo, è interessante invece scoprire che tutte le profezie di Sajana si stanno avverando.
    Chissà Alex cosa starà facendo … 😉
    Il romanzo procede ottimamente e i dettagli rendono curata la trama. Molto bravo.
    Buona serata, un abbraccio da Affy

  5. eccomi… anf anf… di corsa… qui da me c’è stata una maratona da influenza che ci siamo passati a mò di staffetta…. diciamo che comincio a vedere la fine del tunnel…. devo leggere quel che mi manca. felice di essere tornata tra i vivi! 😀

  6. Tu sei veramente bravo, ed io veramente stanca, adesso che Deborah e’ tornata a casa io posso andare a nanna 😉
    Ti auguro una splendida giornata, nonostante l’ondata di freddo che vi ha investito!

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