Il mazzo di fiori – parte trentesima

Lopapa rilegge gli appunti di quanto ha dichiarato Ludmilla. C’è qualche spiraglio per arrivare alla soluzione ma non riesce a coglierlo completamente.

“Dunque il killer è ancora a Ferrara” esordisce il magistrato.

“Avevi ragione. Non si è mai allontanato. Mi domando il perché” dice Ricardo.

Lopapa si gratta la guancia, ricoperta di peli ispidi e neri per la barba che è cresciuta. Questa mattina non ha potuto rasarsi come il solito, essendo venuto direttamente in ufficio. Gli prude come le domande che vorrebbe fare ma non può. Riflette su un punto e lo espone al commissario.

“Dobbiamo rintracciare a tutti i costi Antonio Lopiccolo. Penso, anzi ne sono quasi certo, che darebbe la spinta definitiva alla soluzione dei due omicidi” dice riprendendo il foglio che qualche ora prima Ricardo ha preparato e ci aggiunge un nome.

“Sì. Credo che ci porterebbe sulla strada maestra. Ma dove lo cerchiamo?” domanda il commissario con fare dubbioso.

“Dobbiamo interrogare Maria Russo. Hai detto che un’agente le fa compagnia?”

“Sì”.

“Telefonale e dille di accompagnarla nel mio ufficio” aggiunge chiudendo l’argomento.

Lopapa si concentra su un’informazione che Ludmilla ha detto nella lunga deposizione ‘sei anni prima la madre è tornata a Lecce e la figlia è rimasta a Ferrara. Per quattro anni non si sa come abbia vissuto prima di essere assunta nella finanziaria…. La madre l’ha definita zoccola‘. Qualcosa non gli torna. Una madre, che dà della puttana alla figlia solo perché vive da sola lontano dai famigliari, non è plausibile, né credibile. Scuote il capo. Gli appare strano questo epiteto di Maria nei confronti di Teresa. Ci dev’essere qualcosa d’altro che le suggerisce di disprezzarla così ma per il momento è solo un’idea. Dovrà verificarla.

Al termine della telefonata, mentre Lopapa riflette, Ricardo si concentra sul killer. “Ferrara tutto sommato è una città sufficientemente tranquilla. Tanti piccoli pusher, una banda che sta dando del filo da torcere coi botti del bancomat e poco altro. Infiltrazioni malavitose basse, anche perché il tessuto economico è talmente liso, che si legge la trama!” si dice ridendo. “Potrebbe essere il posto ideale per rimanere anonimi. Non sarebbe la prima volta. Qui ognuno pensa ai fatti suoi. I miei informatori non segnalano nulla di anomalo. Quindi il killer deve essere passato inosservato. Gli alberghi non sono moltissimi. Quindi dovrei fare in fretta a rintracciarlo, se è ancora in città, come sostiene Carmelo”.

“Ho riflettuto” inizia Lopapa. “E sono giunto alla conclusione che la Russo non ha chiamato la figlia zoccola tanto per dire qualcosa di spregiativo”.

“Stai dicendo che la Lopiccolo esercita o ha esercitato il mestiere più vecchio della terra?” chiede Ricardo, strizzando gli occhi.

“Precisamente” chiosa il magistrato, sorridendo.

“E come lo possiamo provare?” domanda curioso il commissario.

“Al momento non lo so. Di certo non a casa sua ma altrove”.

“E’ come cercare un ago nel pagliaio” esclama Ricardo.

“Ma tu sei abilissimo nel trovarlo” si burla di lui Lopapa.

Una franca risata accompagna l’ultima battuta. Stanno per aggiungere qualcosa, quando sentono bussare alla porta.

“Avanti” urla il magistrato che si è ricomposto.

Maria Russo entra, accompagnata da un’agente, che rimane in silenzio, attendendo le nuove istruzioni.

“Aspetta la signora, quando avrà finito con noi. Poi la accompagnerai dove vuole” le dice Ricardo, mentre fa accomodare la donna.

“Si è trovata bene con la signorina Presente?” le domanda Lopapa.

“Sì. E’ una ragazza eccezionale” risponde Maria con tono gelido.

Il magistrato avverte una chiusura verso di loro e percepisce che sarà difficile ottenere delle risposte sensate. Si concentra per dare alla voce un tono di cordialità nel tentativo di abbattere le difese della donna.

“Ludmilla sarebbe una poliziotta coi fiocchi. Riesce ad avere quelle confidenze che ci sono negate” si dice, ascoltando la risposta di Maria.

“Ha ragione. La ragazza infonde fiducia e serenità, quando parla. E’ un vero peccato che non ci sia” precisa Lopapa.

“Ci dispiace averla disturbata stamattina” interviene Ricardo. “Ma avevamo la necessità di porle un paio di domande, poi la lasceremo libera di andarsene dove vuole”.

“Non posso” replica Maria stizzita.

“Perché?” domanda il magistrato.

“Mi avete appiccicato un angelo custode, che mi segue come un’ombra” risponde la donna, visibilmente alterata.

“E’ una necessità. Lei è in pericolo come la signorina Presente. Un killer si aggira per la città e ha già ucciso una seconda persona” precisa Ricardo, parlando lentamente nel tentativo di farsi dare fiducia dalla donna.

“Se muoio, non sarebbe una grossa perdita” replica acidamente.

“Ma il nostro compito è proprio quello: evitare un evento del genere” aggiunge il commissario, sfoggiando un gran sorriso.

Maria scuote il capo. Non è convinta per nulla delle affermazioni di Ricardo.

“Ieri sera è stato ucciso un uomo, forse poteva condurci all’assassino di sua figlia” interviene Lopapa, moderando la voce.

“Io non ho più una figlia” dice ad alta voce Maria.

“Lo sappiamo. E’ morta” replica il commissario.

“No, non avete capito. Sei anni fa ho perso mia figlia” aggiunge scura in volto la donna.

“Ci potrebbe spiegare perché sei anni fa ha perso sua figlia?” chiede Ricardo, cogliendo l’opportunità offerta.

Maria stringe le labbra, come se avesse paura che le parole potessero uscire contro la sua volontà, e rimane muta.

“Nessuno la vuole costringere a rispondere” aggiunge Lopapa. “Lei è sposata?”

“Sì”.

“E’ vedova?”

“No. Ma è come lo fossi”.

“Ah! Dunque è separata” precisa Ricardo.

“No” risponde Maria.

“Ah! No? E suo marito dove si trova ora?” le domanda il commissario, che già conosce la possibile risposta.

“No sacciu”.

“Ci potrebbe spiegare cosa è successo?” le dice Ricardo. “Poi è libera di andarsene”.

Lopapa lo fulmina con uno sguardo incendiario, perché ha preso una decisione senza il suo assenso. Lui la vorrebbe torchiare per bene, mentre il commissario con fare molle la lascia andare via. “Non è il momento di sconfessarlo” riflette il magistrato. “Però non ci sarà una seconda volta!”

“Se ne è andato senza salutare, lasciandoci sole” precisa Maria.

“Da solo o con qualcuno?” la incalza Ricardo.

“Con una zoccola, che diceva di essere l’amica del cuore di Teresa” aggiunge con tono pieno di astio.

“Ah! Ho capito. Con una ragazzina”.

“Sì, proprio così”.

“Ha un’idea dove possa essersi nascosto?” domanda il commissario, che ha preso le redini dell’interrogatorio.

“No sacciu” risponde asciutta.

“Ricorda il nome della ragazza?” le chiede Lopapa, che è rimasto in silenzio fino a quel momento.

“Certo che lo ricordo. Anna Inzoli” afferma Maria.

I due si guardano sorpresi. Non si aspettavano quel nome.

“E’ sicura, signora Russo?” le domanda Ricardo.

“Come potrei dimenticarla! Era sempre a casa nostra, quella zoccola e trescava con Antonio”.

“Mi perdoni se glielo chiedo. Ma Antonio chi è?”

“Ntuninu è mio marito” esclama sorpresa la donna.

“Dunque Ntuninu la tradiva con questa Anna e poi è fuggito con lei”.

“Sì”.

“Per caso” continua Ricardo con tono dolce. “Per caso non ha una foto di Ntuninu?”

“No. Le ho gettate tutte nel fuoco”.

“Ultima domanda. E’ proprio l’ultima” precisa il commissario. “Quanti anni ha Ntuninu?”

“55” precisa subito Maria.

“Li ha ora oppure li aveva al momento della sparizione?” chiede Ricardo.

“Li ha ora”.

Grazie, signora Russo, per la collaborazione. Se per caso le viene in mente qualche altro particolare mi può chiamare in qualsiasi ora del giorno” le dice il commissario, che chiama l’agente di scorta che attendeva paziente fuori dell’ufficio.

“Quando posso tornare a Lecce?” chiede Maria, alzandosi.

“Tra qualche giorno” risponde sollecito Lopapa. “Il tempo di completare alcune indagini sul corpo di sua figlia”.

La donna esce dall’ufficio senza salutare.

“E tu cosa ne pensi?” gli domanda Ricardo.

“Non lo so! Però ora ho la necessità di un buon caffè” risponde.

“Ottima idea. Caffè del Corso?”

“Sì”.

E si avviano verso corso Giovecca.

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Grazie Anthea the Charis!

Ringrazio Anthea the Charis per la nomina Lovely Book Award. Mi assoggetto volentieri al rito delle domande ma non nominerò nessun’altro. Tutti, indistintamente dovrebbero essere citati. Se ci sono, il merito è vostro.
Ecco il set di domande:

Come scegli i libri da leggere? Ti fai influenzare dalle recensioni?
Scelte? No, sono loro a scegliere me.

Dove compri i libri? In libreria o online?

Ovunque capiti. Nessuna preferenza

Aspetti di finire la lettura di un libro prima di acquistarne un altro oppure hai una scorta?

No a volte ne ho più di un in lettura. Scorta? ottima direi: 400 sono in attesa di lettura!

Ti fai influenzare dal numero delle pagine quando compri un libro?

No. Perché dovrei essere influenzato, visto che sono loro a scegliermi?

Hai un autore e un genere preferito?
Sono onnivoro con qualche distinguo. Autori preferiti? Qualcuno sta leggermente sopra la media e qualcuno sotto.

Quando è iniziata la tua passione per la  lettura?

Mi dicono, io non ricordo, che leggevo il Corrierino dei piccoli alla rovescio, impegnandomi nella lettura!

Leggi un libro alla volta oppure riesci a leggerne diversi insieme?

Domanda ripetuta.

Se tutti i libri del mondo dovessero essere distrutti e potessi salvarne uno soltanto quale sarebbe?

Beh! preferirei morire con l’ultimo supertsite.

Perchè ti piace leggere?

Perché respiro.

La tua libreria è ordinata secondo un criterio o tieni i libri in ordine sparso?
L’ordine c’è quando li sistemo, ma poi si perde. Ma periodicamente, quando la catasta è troppo alta, metto in ordine tutto.

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Il mazzo di fiori – parte ventinovesima

La Nuova FerraraNOTIZIE DELL’ULTIMA ORA – 28 settembre 2013

Al momento di andare in stampa ci giunge notizia di un nuovo omicidio avvenuto intorno alle 23 in Via Frescobaldi. Non si conosce il nome della vittima, né come sia avvenuto. E’ preoccupante che nel giro di 10 giorni ci siano stati due omicidi. Forse un serial killer gira per la città? Per avere ulteriori ragguagli potete seguirci su Twitter e FB oppure dal vostro smartphone e tablet.

Ludmilla, accompagnata da un agente, raggiunge Lopapa e Ricardo negli uffici della Procura. E’ nera e inviperita, perché perderà un’altra giornata. Il giorno prima una di lavoro, adesso il sabato dedicato alle spese e al relax.

Ciao” le dice Ricardo alzandosi per farla accomodare davanti al magistrato.

La ragazza risponde con suoni più simili a un grugnito che a un saluto.

Mi spiace disturbarti anche nella tua giornata di riposo ma le ultime novità non sono piacevoli e abbiamo la necessità di farti qualche domanda” prosegue il commissario che ha intuito l’umore nero della ragazza.

Ludmilla si siede dinnanzi a Lopapa e aspetta in silenzio che le pongano i quesiti. Intuisce che ci sono notizie poco simpatiche ma confida che non la riguardino da vicino.

Dunque, come ha detto Ricardo, ci sono dei nuovi eventi assai spiacevoli e confidiamo che tu possa contribuire a chiarire alcuni aspetti” comincia il magistrato. “Conosce un certo Carlo Inzoli?”

La ragazza ha un sussulto. Non si aspettava il suo coinvolgimento in questa vicenda.

Sì, lo conosco da una vita. E’ un caro amico” risponde con cautela. “E’ successo qualcosa?”

E’ stato ucciso ieri sera intorno alle dieci e trenta” spara senza troppe delicatezze Lopapa.

Ludmilla sbianca. Ha uno sbandamento. Pensava a tutto fuorché a questa evenienza.

Ucciso?” dice con voce flebile. “Ucciso? E si sa da chi?”

No. Non sappiamo nulla. Solo che è stato trovato morto sull’ingresso di casa” aggiunge piatto Ricardo.

Non posso crederci” esclama, quasi urlando, mentre gli occhi si riempiono di lacrime. “Ho ricevuto un sms proprio ieri…”.

Proprio di questo volevo parlare. Abbiamo trovato l’originale sul telefono di Inzoli. Era quello del mazzo di fiori?” domanda Lopapa.

No. Quello era di tutt’altro genere…”.

Te lo ricordi?” chiede Ricardo, che fino a quel momento era stato in silenzio.

No ma se lo volete leggere eccolo qui. E’ la copia esatta di quello originale” risponde Ludmilla con un groppo alla gola, porgendo un cartoncino al magistrato.

Lui lo osserva per bene e poi lo allunga a Ricardo, che lo esamina con attenzione, prima di restituirlo.

Hai detto copia esatta dell’originale?”

Sì” replica la ragazza. “Non ho fatto una fotocopia ma l’ho ricalcato dal biglietto che accompagnava il mazzo di fiori. Però quello inviato da Carlo faceva pensare a un altro mazzo di fiori, che non ho ricevuto”.

Lopapa si gratta il mento e riflette su quanto la ragazza ha detto.

Come mai l’hai ricalcato?” domanda curioso.

Ho provato a fare l’identikit grafologico del possibile mittente. Come vedi, non è firmato e non sono riuscita a comprendere chi ha avuto quel pensiero. Però è qualcuno che conosce le mie inclinazioni. Per me resta un mistero sia la persona sia il sesso” conclude, mentre con le mani asciuga le lacrime che hanno rigato le guance.

Ricardo riprende il biglietto e lo esamina.

In effetti potrebbe essere chiunque. E’ stato scritto in maniera anonima. Quasi perfetto nelle proporzioni e nelle lettere. Si direbbe che possa essere stato usato un normografo per comporlo. Possiamo tenerlo?” chiede rivolgendosi alla ragazza.

Sì. Io ci ho rinunciato a comprendere chi possa essere stato l’autore”.

Lopapa aggiunge alcune frecce e piccole note sul foglio che ha sulla scrivania.

Signorina Presente, Maria Russo le ha confidato qualche segreto?” domanda cambiando radicalmente argomento.

Sì e no. Posso dire che ha parlato di più di quanto ha fatto ieri”.

Tu che impressione hai ricavato?” le domanda Ricardo.

Beh! Se le mie sensazioni hanno valore, ho percepito che Maria odia sia la figlia che il marito. Quale ne sia il motivo, non mi è stato chiaro. Ha accennato genericamente a comportamenti non proprio ortodossi di entrambi”.

Ma cosa ti ha raccontato in dettaglio” chiede Lopapa.

Il marito le ha costrette oltre venticinque anni fa a scappare da Lecce. Non ha detto in dettaglio le motivazioni. Ha parlato di sgarbi in maniera vaga e fumosa. Sono partiti in fretta e furia senza avere una meta precisa, finché non sono arrivati a Ferrara, dove si sono fermati. Non ha precisato le motivazioni della scelta. Forse Antonio Lopiccolo si sentiva sicuro. Poi sette anni fa il padre di Teresa ha abbandonato la famiglia, sparendo con un’amica della figlia”.

Non mi risulta che ci siano state denunce di sparizione ancora pendenti e irrisolte” la interrompe Ricardo.

In realtà Maria ha affermato che il marito prestava attenzione alle amiche della figlia, finché non è sparito con l’amica del cuore” replica Ludmilla.

Non ha un’idea dove possa essersi nascosto?”

No”.

E lei cosa ha fatto?” domanda Lopapa.

E’ restata per un anno a Ferrara e poi è ritornata a Lecce, quando ha compreso che il marito non sarebbe più ricomparso”.

Ha spiegato perché ha rotto con la figlia?” le chiede il magistrato.

No. Non ne ha voluto parlare. Ha detto solo che Teresa è come il padre. Una zoccola, come l’ha definita. C’era molto astio nelle sue parole”.

I due rimangono in silenzio e si cercano con gli occhi, come per trasmettersi un misterioso messaggio.

Ludmilla guarda l’ora e comprende che la mattinata è persa.

Pensi che possa esserci un collegamento tra la morte della Lopiccolo e quella di Inzoli?” le domanda a bruciapelo il magistrato.

La ragazza sussulta come se fosse stata colta di sorpresa.

No. Nel modo più assoluto!” dice con veemenza. “Non si conoscevano nemmeno. Perché ti è venuta in mente questa affermazione?”

Così. Mi è apparso strano che dopo la visita del misterioso uomo ieri sera a casa tua, sia stato ucciso un uomo che apparentemente ha in te l’unico punto in comune. Prova a pensarci bene. Esiste un collegamento tra le due vittime?” replica Lopapa, che è tornato sull’argomento iniziale.

Ludmilla prova a riflettere ma per quello che ricorda non ha mai parlato a Teresa di Carlo. Si domanda come abbiamo potuto incontrarsi e conoscersi. Continua ad avere un vuoto nella memoria.

Ho riflettuto ma Teresa in teoria non avrebbe dovuto conoscere Carlo. Se per qualche motivo c’è stata frequentazione tra I due, stranamente lui non me ne ha mai parlato. Avrebbe fatto carte false pur di avermi come compagna” risponde la ragazza.

Perché non hai accettato il suo corteggiamento?” le chiede Ricardo.

Ludmilla è incerta se parlare o meno. Capisce che, se dice qualcosa, rischia di innescare una serie di domande su suoi rapporti con Carlo. Però se depista corre pericoli maggiori del tutto ingiustificati. Riflette e alla fine decide di spiegare I motivi del suo rifiuto.

Per me Carlo era come un fratello. Non lo vedevo come compagno di vita. Era dolce e romantico ma del tutto inadeguato a vivere accanto a me. A essere sinceri, non ho trovato ancora un uomo che sia riuscito ad accendere quel qualcosa che si chiama innamoramento”.

Lopapa e Ricardo si guardano in silenzio, perché non si aspettavano una confessione così franca. Hanno compreso anche il senso del sms.

Sei stata chiara” afferma il magistrato. “Dunque c’è un secondo mazzo di fiori non ancora recapitato?”

Direi di sì, se il messaggio ha un significato” risponde la ragazza.

Il commissario ragiona sul collegamento tra la Lopiccolo e Inzoli. L’intuito gli suggerisce che l’uomo è stato ucciso dalla stessa persona che ha sparato a Teresa, perché avrebbe potuto metterlo in pericolo. Quello che non riesce a inquadrare è il passaggio a casa della Presente, perché ha rischiato di farsi sorprendere, se la pattuglia avesse osservato le sue istruzioni. Però potrebbe avere avuto un atteggiamento di sfida nei confronti della polizia, perché si era accorto che I due poliziotti se ne stavano al caldo in macchina.

Credo” comincia Ricardo, rivolgendosi a Ludmilla “che dovrai fare molta attenzione a dove vai e come ti muovi. Un mio uomo sarà sempre alle tue costole per proteggerti. L’assassino è ancora in circolazione”.

Uffa! Non ne posso più! Non posso fare un passo senza sentire il fiato sul collo di una tua persona”.

Ci dispiacerebbe se tu facessi una brutta fine” conclude il commissario.

Ludmilla esce sbuffando dalla stanza, accompagnata dall’agente.

Penso che dobbiamo rileggere tutto con altri occhi” afferma Ricardo, dopo che la ragazza se ne è andata.

Sono d’accordo”.

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Grazie, Franca

Franca ho un bellissimo blog di pensieri e di poesie e ha ricevuto una nomination Lovely Blog Award, una dei tanti riconoscimenti che circalano su WP.
Ecco la foto della nomination.
Riconoscimento del tutto merito per la qualità dei post. Lei ha voluto onorami, citando il mio blog tra quelli meritevoli di essere nominati.
Questo mi fa piacere e mi dà soddisfazione e la ringrazio per il suo pensiero.
Come di consueto ringrazio pubblicamente il blogger, anzi la blogger, che mi ha nominato. Dedico tutto questo a quanti mi seguono e mi leggono ma mi fermo qui.
 

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Il mazzo di fiori – parte ventottesima

Lopapa getta lo spolverino sull’appendiabiti. Le donne delle pulizie stanno sistemando l’ufficio e rimangono sorprese dal suo arrivo mattiniero.
“Continuate tranquillamente” le incita Lopapa. “Noi andiamo a prenderci un caffè nel frattempo”.
Poi si rivolge a Ricardo, mentre apre un armadio blindato, dove depone alcuni oggetti che aveva in tasca. “Devi lasciare qualcosa?” chiede al commissario, che risponde di no.
“Che ne dici, se facciamo la colazione come si deve al bar?” gli domanda il magistrato, appena usciti dalla stanza. Osserva l’orologio digitale, che segna le sei e trequarti e aggiunge: “Di sicuro un bar aperto a quest’ora si trova ed è meglio del distributore automatico”.
“Ottima idea” risponde pronto Ricardo.
“Dove?”
“Per le brioche preferisco il Caffè del Corso ma per parlare in santa pace l’Europa va meglio”.
“Allora Europa” dice Lopapa, ridendo.
Si sistemano in una saletta interna. A quell’ora il bar è praticamente vuoto, salvo qualche avventore mattiniero, ma tra non molto si riempirà di clienti.  Ordinano la colazione a base di caffè e brioche. Mangiano in silenzio, come se non volessero profanare un rito.
“Bene” comincia Lopapa. “Rifocillati e ritemprati da un caffè con annesso cioccolatino fondente, ora possiamo parlare con calma”.
“Dopo che ci siamo lasciati ieri sera, mi sono fermato in ufficio per analizzare lo schema che mi avevi proposto…” comincia Ricardo.
“Ti è venuta qualche idea?” lo interrompe il magistrato.
“Veramente ho provato a pensarlo diversamente. Tu hai messo al centro Teresa Lopiccolo e intorno i possibili autori dell’omicidio. Io invece ho provato a pensare all’assassino e a ricavarne un profilo…”.
“Interessante prospettiva. A quali conclusioni sei arrivato?”
“Quello è un killer professionista. Dunque i tuoi nomi possono essere solo i possibili mandanti”.
“Perché pensi che sia un professionista?” domanda curioso Lopapa, che ha avuto il medesimo pensiero.
“Professionista di prima qualità senza ombre di dubbio! Perché? Ha organizzato tutto con cura meticolosa, senza tralasciare un particolare. Ha scelto il posto giusto per sparare, ha simulato un incidente per potersi allontanare senza destare sospetti, ha usato un fucile di precisione non facile da reperire e estremamente costoso, ha colpito con una precisione da cecchino. Ma soprattutto ha guadagnato almeno 24 ore per andarsene indisturbato…”.
“Non sono convinto che se ne sia andato. Anzi secondo me è ancora in città” esclama Lopapa.
“E perché?” chiede Ricardo. “Potrebbe essere sceso in un albergo delle vicinanze. Che ne so… a Bologna per esempio”.
“No. Se è come hai detto tu, e ci credo, è alloggiato in città e lo è tuttora. Ma come sapeva che Teresa Lopiccolo sarebbe passata proprio lì? E come avrebbe potuto individuarla con certezza?” si domanda Lopapa, che ha avuto gli stessi pensieri frenati da questi dubbi.
“Come? La Lopiccolo era a bordo di una Smart…” comincia Ricardo.
“Chissà quante Smart sono passate da lì…” ironizza il magistrato.
“Ricordi il colore dell’auto?” gli chiede il commissario.
“No!”
“Prova a pensarci…”.
“Mi arrendo. Non lo ricordo proprio!” esclama Lopapa, allargando le braccia.
“Giallo. Una Smart gialla! Non credo che sia un colore usuale! E’ inoltre facilmente riconoscibile da lontano!”
“Lo ammetto. Si distingue nettamente” ammette il magistrato. “Ora il tunisino diventa il maggior indiziato…”.
“Non credo che sia il mandante. Al massimo è un complice, un fiancheggiatore. Se fosse colui che ha commissionato il delitto, sarebbe da ricoverare in psichiatria! Fornisce al killer un modo certo di identificare la vittima! Sarebbe il primo indiziato. No, il tunisino al massimo ha fiancheggiato il killer”.
“Ma perché la Lopiccolo avrebbe dovuto passare di lì?” domanda Lopapa.
“Credo ma non ne sono certo che seguisse la Presente. Il motivo non lo conosco. Forse è legato al famoso mazzo di fiori. La ragazza percorre invariabilmente quel tragitto da una vita, come mi ha detto la prima volta. Quindi se la Lopiccolo le era alle costole, doveva per forza passare per di lì. Poi la Smart gialla sarebbe stato un punto di riferimento strepitoso” conclude Ricardo.
Lopapa rimane in silenzio come se dovesse metabolizzare la ricostruzione del commissario. Nel mentre Ricardo riprende a parlare.
“C’è un particolare che non sono riuscito fissare o ipotizzare…”.
“Quale?” domanda il magistrato.
“Chi ha convinto la Lopiccolo a prendere la Smart del tunisino e seguire la collega?” risponde il commissario con una domanda.
“Ma oltre a quello manca anche il movente, che il mandante doveva avere per commissionare il delitto a un killer professionista” dice Lopapa, come se parlasse tra sé.
“Beh! Questo ci permette di depennare il tunisino tra i possibili mandanti. Rimangono Maria, Alex e Felix e aggiungo anche un misterioso Mister X, del quale non conosciamo nulla. Io escluderei Alex e Felix dalla lista…”.
“Perché? Avrebbero un forte movente: la minaccia di uno scandalo…”.
“Sì, hai ragione su questo punto” ammette Ricardo “ma se lo fossero avrebbero dovuto avere dei forti agganci con il sottobosco dei killer. Altrimenti i miei informatori mi avrebbero avvertito. Una persona fuori dal giro, che cerca un killer professionista, produrrebbe agitazione. Dovrebbe domandare, fare offerte, parlare con chi conta. Insomma difficilmente sarebbe passato inosservato”.
“Ammettiamo che sia così. Ma potrebbe essere che uno dei due è un pezzo grosso della mala” afferma Lopapa poco convinto dalle parole di Ricardo.
“E quello si lascia ricattare da una donna? E lei sarebbe così stupida di prestarsi a pedinare la Presente? Oppure di spedire una lettera così minacciosa a un boss? Non mi convince la tua tesi” conclude il commissario.
“Quasi quasi mi hai convinto. Quindi rimangono Maria Russo e Mister X come possibili mandanti. La donna è un osso duro. L’altro è uno sconosciuto. Non male come prospettiva” esclama ridendo Lopapa.
“Concordo” replica Ricardo. “Però lasciami fare una telefonata. Un mio uomo dovrebbe scortare la Presente lunedì in ufficio. Lo mando stamattina a prenderla per accompagnarla nel tuo ufficio. Vorrei farle alcune domande”.
Il magistrato annuisce in silenzio e aspetta la fine della telefonata, prima di ricominciare a parlare.
“Però mi sembra che siamo in alto mare. Un killer dal volto sconosciuto, uno o più mandanti che difficilmente riusciremo a incastrare con gli elementi attuali in nostro possesso.
Il commissario conferma col capo d’essere d’accordo con Lopapa. Estrae il taccuino e comincia a scrivere.
Teresa Lopiccolo
LUOGO DEL DELITTO: pubblica via (Corso della Giovecca altezza Parco Pareschi)
CAUSA DELLA MORTE: un colpo di fucile alla testa.
MOVENTE: sconosciuto
ASSASSINO: Killer professionista
COMPLICI: Tarek Ben Hamman e forse un altro.
MANDANTE: Maria Russo/Mister X
ARMA DEL DELITTO: fucile di precisione
PARTICOLARI:  Guidava una Smart gialla.
TESTIMONI: nessuno
PERSONE DA INTERROGARE: Presente, vicini di casa, Tarek Ben Hamman
NOTE: la vittima stava seguendo una collega senza apparente motivo. Non possiede una macchina propria. Era priva di documenti di identificazione. Viveva da sola. Un mazzo di fiori con biglietto misterioso è collegato alla morte della vittima?
Poi prende un altro foglio bianco e comincia a scrivere, mentre Lopapa legge il primo.
Carlo Inzoli
LUOGO DEL DELITTO: abitazione della vittima – Via Frescobaldi
CAUSA DELLA MORTE: un colpo di pistola al cuore
MOVENTE: sconosciuto
ASSASSINO: sconosciuto
COMPLICI: nessuno
MANDANTE: nessuno
ARMA DEL DELITTO: pistola con silenziatore
PARTICOLARI: ha aperto la porta d’ingresso al suo assassino
TESTIMONI: nessuno
PERSONE DA INTERROGARE: Presente, vicini di casa, amici
NOTE: collegato a Teresa Lopiccolo? Un mazzo di fiori con annesso biglietto pare non essere stato recapitato. Dove è finito?
Passa anche il secondo appunto al magistrato.
“Ho dimenticato qualcosa?” domanda Ricardo.
“A spanne, direi di no. Se manca qualcosa, lo aggiungiamo” risponde Lopapa. “E’ tempo di tornare. Aspettiamo la Presente in ufficio”.
Pagata la colazione, si incamminano per rientrare in ufficio.

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Grazie 65luna!

Ringrazio 65Luna per avermi proposto per Book Nomination, dove devo citare una frase che mi ha colpito.
Leggo troppo e sono tante le frasi che mi hanno colpito ma nonostante gli sforzi di memoria ricordo solo questa, che ho tratto dal libro che sto leggendo ora. Non è famoso, non è l’autrice preferita ma l’ho trovata significativa.
La voce narrante, Marta, dice
Gli mancava il piacere del corteggiamento e magari la sorpresa di ricevere un rifiuto.
Fu così che, se manfredi odiò Marta per il famoso no al matrimonio, Stefano, per quello stesso no, la amò.
Il rinnegato guanto della sfida scagliato dal primo, fu raccolto dal secondo, ansioso di riassaporare il gusto della conquista e riuscire nell’intento di sfondare l’acceso al cuore indurito di lei
Tratto da Petali di Marta di Cinzia Alibrandi – Ed. Ensemble
 
Questo modo di comportarsi di Marta è l’esatto opposto dei comportamenti di molte donne come quello di Stefano è l’opposto di molti uomini.
Come ormai faccio da tempo non nomino nessuno, perché mi sembra di fare un torto a chi mi segue, mi legge e mi commenta.
 
O.T. Comunicazione di servizio. Il mio PC è in riparazione. Oggi sono venuti a ritirarlo e non ho potuto leggerela mia posta e le relative notifiche dei vostri nuovi post. Faticherò un po’ a seguirvi e leggervi ma cercherò di farlo.
Spero che me lo rendano tra una decina giorni e poter riprendere con metodo la lettura dei vostri blog.

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Il mazzo di fiori – parte ventisettesima

Ricardo guida con calma verso Piazza Ariostea, da dove imboccherà via Frescobaldi.

“I morti non scappano. Quindi inutile affrettarsi” si dice, riflettendo sui possibili motivi che hanno suggerito a Lopapa di convocarlo in piena notte.

Non ha chiesto il civico al centralinista della questura, perché sicuramente non ce ne sarà necessità. Lo troverà senza dubbio.

Percorsi pochi metri, nota a metà della via un caos indescrivibile. Polizia coi lampeggianti, un assembramento di curiosi, tv locali con il corredo di giornalisti. Tutta via Frescobaldi è sveglia. Se non sono in strada, stanno alla finestra. Il commissario accosta la macchina in un punto poco distante dalla folla e si avvicina ai poliziotti che la tengono a bada.

“Commissario Ricardo” dice, anche se sa che è già stato riconosciuto. Lo fanno passare e gli danno le indicazioni per raggiungere il magistrato.

“Basta lasciarti solo un attimo e ti cacci in un nuovo casino” chiosa, ridendo il commissario.

“Non fare lo spiritoso. C’è lavoro anche per te” replica infastidito Lopapa.

“Perché?”

“Credo che sia il famoso amico della Presente. Quel tale Carlo di cui ci ha parlato la prima volta” dice serio il magistrato.

“Uhm!” grugnisce Ricardo, aggrottando la fronte. “Come fai a dirlo?”

“Dal telefono. C’è un sms diretto alla Presente vecchio di qualche giorno. Si chiama Carlo Inzoli ed è stato ammazzato da qualcuno che conosceva, visto la posizione, dove è stato trovato”.

“Raccontami” lo esorta il commissario.

“Tre ore fa un vicino ha chiamato il 113 segnalando che c’era un morto, probabilmente ucciso. L’ispettore Princigalli è intervenuto e mi ha chiamato. Ero di turno…”.

“…Porti sfiga, quando sei di turno!” dice ridendo Ricardo.

“Non sfottere!” replica indispettito Lopapa. “Arrivato ho notato il telefono acceso sul divano. Una rapida scorsa e ho visto il messaggio associato al nome della Presente…”.

“Cosa diceva?” chiede curioso.

“’Il bianco del giglio è la purezza del tuo comportamento. Il giallo degli aster sono per l’intelligenza dimostrata. Il rosso delle rose per la passione negata‘. Come se fosse un biglietto di un mazzo di fiori. Potrebbe anche essere una semplice metafora ma l’intuito mi dice che è il secondo mazzo di fiori, recapitato alla Presente. Dobbiamo convocarla immediatamente”.

“D’accordo. Tra qualche ora un mio uomo la va a prendere e gli dico di portarla nel tuo ufficio. Come è stato ucciso l’uomo?” domanda Ricardo.

“La scientifica parla di un solo colpo al cuore. Visto che nessuno della casa ha sentito nulla, probabilmente è stato usato il silenziatore. Mi chiedo quale movente potrebbe avere avuto per ucciderlo” conclude Lopapa.

“Qualsiasi ipotesi può essere valida. Non sappiamo neppure se c’è un collegamento col caso di Teresa Lopiccolo. Lasciamo lavorare i colleghi della scientifica e andiamo ad ascoltare la persona che ha trovato Carlo…” conclude Ricardo, che ha già dimenticato il nome del morto.

“Carlo Inzoli” precisa Lopapa.

Suonano alla porta accanto e vengono fatti entrare in un bilocale ben arredato.

“Ricardo” dice il commissario allungando la mano.

“Giuseppe Brigante” risponde un uomo di circa quarant’anni. “Accomodatevi”.

Si sistemano nella sala attorno a un tavolo di acciaio e cristallo.

“Posso farvi un caffè?” chiede con tono gentile.

“Per me, no. Grazie” risponde il magistrato.

“Grazie. Neppure per me” aggiunge Ricardo a malincuore, perché avrebbe gradito una tazza di caffè.

“Può raccontarci come ha trovato il corpo del signor Inzoli?” domanda Lopapa.

L’uomo fa un profondo respiro prima di cominciare a parlare.

“Erano all’incirca le dieci e trequarti, quando sono rientrato dopo un aperitivo con gli amici. Aperto il portone d’ingresso ho notato una luce al nostro pianerottolo e ho pensato subito alla presenza di un ladro…”.

“Non ha avuto paura?” gli domanda Ricardo.

“Sì, in effetti. Al buio ho predisposto la chiamata al 113, prima di cominciare a salire…”.

“Continui” lo sollecita Lopapa.

“Non capivo se la luce proveniva dal mio o da quello di Carlo… Come avete visto i due ingressi sono molto vicini”.

Entrambi annuiscono senza dire nulla.

“Arrivato a metà delle scale ho capito che era aperta la porta di Carlo. Ho tirato un sospiro di sollievo. Giunto al piano l’ho visto a terra in un lago di sangue. L’ho chiamato ma non ho ottenuto risposta. Allora ho telefonato al 113. Il resto lo conoscete bene” conclude la lunga dichiarazione.

“Ha toccato nulla?” chiede cautamente Ricardo.

“No. Ho capito che era meglio non avvicinarmi al corpo. Ho chiamato gli altri condomini per metterli al corrente dell’accaduto” risponde con calma Giuseppe.

“Quando è arrivato non ha notato nulla di strano. Tipo una persona sconosciuta uscire dal portone?” domanda Ricardo, che continua a prendere appunti.

“No. Assolutamente no. Tutto tranquillo. Veramente ora che me lo chiede…” risponde l’uomo aggrottando la fronte.

“Ci dica quale ricordo sta affiorando” dice Lopapa.

“Una macchina di grossa cilindrata, parcheggiata cinquanta metri dopo il nostro ingresso si è mossa per andarsene”.

“Saprebbe dirci che auto era?” chiede Ricardo, sollevando il viso.

“No. Di preciso no. La strada non è ben illuminata ed era di colore scuro. Blu notte o nero. A spanne direi un BMW X3 ma avrebbe potuto essere la Classe B del Mercedes. Gli ultimi modelli visti da dietro e al buio assomigliano terribilmente!”

“Ha visto dove si è diretto? Verso la prospettiva o verso il Castello?” incalza il commissario.

“No. Nel modo più assoluto non lo so. Non mi interessava e poi stavo facendo manovra per parcheggiare la Bravo” conclude scuotendo il capo.

“Il signor Inzoli lo conosce bene?” chiede Ricardo cambiando argomento.

Certamente. Siamo stati i primi ad abitare questa casa dopo la sua ristrutturazione. Amici forse no. Entrambi siamo riservati e non abbiamo frequentazioni comuni ma quando ce ne è stato bisogno ci siamo dati una mano a vicenda”.

“Mi dica, signor Brigante. L’appartamento del signor Inzoli era frequentato da molte persone?” prosegue il commissario nell’interrogatorio.

“Di giorno non lo so. Esco prima delle otto e rientro quasi sempre dopo cena. Alla sera direi di no, salvo qualche rara eccezione ma Carlo era una persona discreta e non faceva rumore. Le pareti sono di carta velina e se faceva casino l’avrei sentito chiaramente”.

“Donne o uomini?” lo incalza Ricardo.

“Direi uomini. Ragazzi della nostra età. Ma come le ho detto era un evento raro”.

Lopapa ascolta in silenzio le domande e le risposte, cercando di captare le sfumature della voce di Brigante. Gli sembra che sia sincero e non crede di ricavarci nulla di buono. Sta per dire a Ricardo che è giunto il momento di levare l’ancora, quando l’ennesimo quesito posto dal commissario attira la sua attenzione.

“Sa se il signor Inzoli aveva una ragazza?”

“Direi di no, di primo acchito. Però l’ho visto in centro più di una volta con una stangona bionda. Lui sbavava ma lei lo snobbava”.

“E’ in grado di descriverla?” chiede Ricardo.

“Si e no. Ricordo che era alta più di Carlo. Bionda con i capelli lunghi e lisci. Non si può dire che fosse una donna appariscente. Praticamente senza seno. Io preferisco quelle più floride e dotate di attributi” conclude ridendo.

“Grazie, signor Brigante. Se passa in giornata dal mio ufficio le faccio leggere e firmare quello che ci ha detto. Notte o forse sarebbe meglio dire buona giornata, visto l’orario” dice Ricardo alzandosi dalla sedia, imitato da Lopapa.

Usciti scendono di un piano per sentire le altre persone, che non aggiungono nulla a quanto non conoscevano già.

Il cielo cominciava a tingersi di rosa, quando Ricardo e Lopapa si ritrovano nell’ufficio del magistrato dopo una notte insonne.

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Il mazzo di fiori – parte ventiseiesima

Felice si domanda cosa sa la ragazza di lui. L’ha seguita più volte ma lei non ha mai dato segno di conoscerlo. Pensa che questo sia un buon segno.

“Più resto anonimo, più tengo lontano i guai” riflette, mentre nel letto finge di vedere la televisione.

E’ single ma gli piacciono le donne e Teresa era un bocconcino niente male. Scuote la testa perché questa sua passione sta rischiando di travolgerlo.

“Mi ha accusato di essere il padre di suo figlio! Ma non è vero assolutamente! Ho usato tutte le precauzioni del caso, anche se lei rideva di questo! Ma ero il solo uomo che frequentava?” si chiede, spegnendo la TV.

“L’avrei anche sposata ma lei mi prendeva in giro. Mi diceva che non era una donna da mettere in gabbia! Forse aveva ragione ma me ne ero innamorato. Avevo perso la testa”.

Però adesso trema per il timore di essere coinvolto in questa brutta storia. Sa che ne uscirebbe bene. E’ in grado di giustificare tutto ma finire sulle cronache cittadine proprio non gli garba.

“E’ meglio starne fuori” dice, spegnendo la luce nel tentativo di dormire un po’.

Chiumento si gira nel letto, incurante degli sbuffi della moglie.

“Cos’hai?” gli chiede infastidita la donna. “Non stai fermo un attimo!”

Lui non risponde. E’ inquieto. La vicenda di Teresa l’ha messo in apprensione. Deve fingere sia in ufficio sia a casa. Lo stress lo sta divorando.

“Si può sapere cos’hai?” domanda sbuffando irritata. Prende il cuscino e scende dal letto per dirigersi verso la camera degli ospiti.

“E vattene” si dice in silenzio Chiumento, per nulla addolorato dalla defezione della moglie. Si sopportano a vicenda da anni. Ognuno conduce la propria vita fregandosene dell’altro ma non pensano minimamente a divorziare. “Troppe grane, troppo gossip. Meglio fingere di essere una coppia unita” convengono entrambi. Le due figlie sono grandi e tra non molto se ne andranno, lasciandoli soli con la loro insofferenza reciproca.

“Quella strega di Teresa ha tessuto bene la sua tela. Mi ha impietosito per farsi assumere. Si è dimostrata disponibile al sesso. Anzi l’ha proposto lei esplicitamente. Io come un tordo ci sono cascato. Non chiedeva nulla, anzi era riservata più che mai. In ufficio mi dava del lei. Mi chiamava dottor Chiumento. Nessuno ha mai sospettato che ci fosse qualcosa tra noi. Sembrava una situazione ideale, finché… non è uscita con quella richiesta. Una barcata di soldi per stare zitta oppure avrebbe spifferato ai quattro venti che era incinta per colpa mia! Una puttana altro che donna innamorata!”

Si interroga se Teresa non ha lasciato documenti compromettenti per lui. Scuote la testa incredulo, pensando che lui, un uomo di cinquant’anni, stava con una ragazzina che avrebbe potuto essere sua figlia. Però lo aveva fatto ringiovanire nello spirito e dimenticare quella vecchia frigida di sua moglie. Erano lustri che non faceva più sesso con lei. “Per la precisione dopo la nascita di Lorenza, la secondogenita” conferma ripensando ai momenti di piacevoli sensazioni trascorsi con Teresa.

“Avrei voluto ucciderla, dopo che aveva minacciato lo scandalo. Sarei stato disponibile ad assoldare un killer per farla fuori ma…” riflette mentre scivola in un sonno agitato e poco ristoratore.

Carlo, seduto sul divano, sorseggia una Heiniken ghiacciata. E’ tranquillo anche se un po’ amareggiato perché Ludmilla non ha risposto al suo sms. Sorride sornione e ne conosce i motivi.

“Come poteva rispondere, se ho nascosto il numero?” dice ridendo.

Poi un’ombra passa davanti ai suoi occhi. Posa la bottiglia di birra sul pavimento e riflette sugli ultimi avvenimenti. Qualcuno lo aveva invitato a inviarle un mazzo di fiori e scriverle un biglietto enigmatico. “Lei è perdutamente innamorata di te” gli aveva suggerito subdolamente. E lui aveva abboccato. “Perché uno solo?” si era detto. Così aveva deciso di mandarle ben due mazzi assieme a frasi intriganti. Non ci aveva riflettuto neppure un attimo su quell’invito. Non si era posto neppure una domanda, perché uno sconosciuto, o quasi, lo spingeva a quel gesto d’amore tanto folle, quanto inutile.

“Sì, inutile” afferma, riafferrando la bottiglia. “Lei non mi ama, né credo che lo farà in futuro”.

Dopo una lunga sorsata posa nuovamente la Heiniken sul pavimento.

“Chi è veramente quel tizio? Perché ha affermato che lei mi ama alla follia? Come fa a conoscerla e a sapere questi particolari?”

Si abbandona sullo schienale del divano e chiude gli occhi. L’innamoramento gli ha giocato un pessimo scherzo, facendo perdere la razionalità di cui è dotato. Si interroga quali obiettivi in realtà nascondeva quel suggerimento. Quella persona conosciuta quasi casualmente al bar di fronte al Castello sembrava invece ben informata su di lui.

“Devo chiamarla” si dice, afferrando il telefono. “Voglio chiarire un particolare, perché un dubbio sta affiorando nella mente”.

Sta componendo il numero di Ludmilla, quando sente suonare alla porta. Lascia il telefono sul divano e va al videocitofono. Ha un motto di sorpresa.

“Ciao” dice un volto conosciuto. “Posso salire un attimo?”

“Sì” risponde Carlo, colto in contropiede da quella apparizione, e apre il portone.

Sull’uscio di casa riflette per quale motivo è venuto a trovarlo. Da oltre una settimana non l’aveva visto né sentito.

“Ciao, accomodati” gli dice, mettendosi da parte.

L’uomo entra e poi si gira verso Carlo.

Flop! E Carlo si affloscia sul pavimento.

Ricardo è inquieto. Gli ultimi eventi non gli piacciono. “Ne devo parlare con Carmelo domani. E’ meglio fare chiarezza su alcuni particolari” mormora nel dormiveglia.

Dorme vestito, perché ha la sensazione che possa succedere qualcosa di strano. La telefonata di Ludmilla è stato un campanello d’allarme, le riflessioni in ufficio gli hanno messo fretta di approfondire alcuni aspetti che sono stati sottovalutati.

Ricardo occupa un bel bilocale luminoso non molto lontano dalla questura. E’ single e finora non ha pensato a farsi una famiglia. “Questo mestiere è faticoso e non consente molti svaghi. Non ci sono orari, feste comandate e ferie. Di sicuro non sarei in grado di stare molto insieme a loro. Quindi…” aveva detto più volte a chi gli chiedeva perché non aveva preso moglie. Una donna a ore gli tiene in ordine l’appartamento, lava e stira camice e indumenti intimi. Il resto lo porta nella tintoria sotto casa, con la quale ha stipulato una specie di contratto. Per il mangiare si arrangia. Se non ha voglia di prepararsi qualcosa, fa un salto in una trattoria vicino alla questura oppure in pizzeria da Pulcinella.

Ricardo continua a girarsi inquieto nel letto, mormora parole sconclusionate e pensa a Ludmilla. Gli piace la ragazza e avverte che anche lei prova qualcosa verso di lui. Ricaccia indietro questo pensiero ma il viso liscio e quegli occhi azzurri ritornano sempre lì, davanti a lui.

Sbuffa, scalcia le coperte, non riesce a dormire, quando un trillo insistente mette fine al suo non sonno.

“Chi è che rompe?” si chiede mentre osserva le luci della radiosveglia.

“Pronto” dice, rispondendo al telefono.

“Ah! Commisa’, t’ho svegliato?”

“No, no! Facevo quattro passi per il letto. Svelto dimmi, perché altrimenti mi riaddormento” esclama il commissario alquanto infastidito.

“Hanno trovato un morto ammazzato”.

“E mi chiami per questo alle due di notte?” replica inferocito Ricardo. “Chi è di turno stanotte?”

“Princigalli, commisà…”.

“…allora che muova il culo lui” esclama ancor più infuriato per la telefonata.

“S’è mosso ma il dottor Lopapa ha chiesto esplicitamente di lei” risponde con tono sommesso il centralinista della questura.

“Potevi dirlo subito” dice Ricardo stupito.

“Non ce l’ho fatta…”.

“…e il morto ammazzato dov’è?” domanda, interrompendo le giustificazioni.

“E’ in via Frescobaldi…”.

“Ho capito. Avverti il magistrato che tra dieci minuti arrivo” dice chiudendo la conversazione.

Impreca sommessamente, mentre infila le scarpe e prende le chiavi della macchina.

“Me lo sentivo che sarebbe stata una brutta notte. Chissà perché Carmelo vuole proprio me. Ora volo là e lo imparerò” borbotta, mentre chiude la porta del bilocale.

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