Il messaggio era dunque fasullo. Mi domando il motivo. “Perché Alice sta giocando a rimpiattino con me?” É inutile cercare delle risposte che non ci sono.
“Signora” esordisco. “Sto cercando una compagna di Università, con la quale ho fatto esattamente dodici mesi fa una vacanza nella sua città natale, Palermo”.
La donna annuisce come a incitarmi a proseguire. Respiro a fondo.
Uffa le solite facce schifate. Se non vi piace quello che scrivo e come lo scrivo, potete togliere il disturbo. Anzi cambiare aria e blog. Mi sento indispettita.
Conto fino a dieci, sperando che mi dica qualcosa. Non arriva nulla. Allora proseguo.
“Poi da quel momento si è volatizzata. Numero di cellulare, che risponde nel vuoto. Indirizzo inesistente. In realtà esiste ma non corrisponde al ricordo della sua casa. Yossuf mi dice che via della Ginestra è sempre stato un viottolo di campagna. Eppure ricordo bene una strada elegante con tante case basse con giardino. Non posso credere di essermi sognato tutto questo. Lei mi può aiutare?”
La proprietaria sorride e mi fa cenno di seguirla in giardino. Ci sediamo sotto uno splendido limone in fiore.
“Non credo che la tua amica ti abbia dato quell’indirizzo. Sono poche le zone di case basse con giardino nell’area più urbana, anzi direi che quasi non esistono. Qualcosa c’è oltre l’autostrada per Mazara del Vallo. Forse in via Bernini. Di sicuro in via della Ginestra no!”
“Eppure Alice parlava di via della Ginestra. Ne sono certa” esclamo concitata. “Guardi questo sms che ho ricevuto poche ore fa”. Le mostro il messaggio.
“Sì. Senza dubbio cita questa via ma, mi creda, qualcuno si sta divertendo con lei”.
“Però è il numero che mi ha dato Alice” sostengo con vigore la mia tesi.
“Sarà come dice lei ma Alice potrebbe aver perso il telefono oppure le è stato rubato”.
“Perché scegliere proprio il mio numero?” chiedo con forza.
“Ha detto che ha provato a telefonare a questo numero?”
“Sì”.
“Allora le ha mandato questo messaggio per vedere chi è” concluse la donna.
“Ma perché indicare una via che in qualche modo mi è nota? Come può conoscere gli indirizzi fasulli di Alice?”
“Non saprei. Forse è casuale questo aspetto”.
Non ne sono convinta. Qualcosa mi sfugge ma per intuito il messaggio indica che mi conosce e sa che quell’indirizzo è un modo per attirarmi in una trappola oppure.
“Oppure è una richiesta di aiuto che però non so come decifrare” mi dico concludendo la riflessione. Qualcosa non torna e vorrei che tornasse tutto.
“Lei non mi sembra giovanissima, anche se lo spirito lo è” comincio facendo un largo giro per arrivare alla questione che mi sta a cuore.
“Grazie. Ho superato i sessanta. Comunque ha colto nel segno” mi risponde con un bel sorriso.
“Quindi potrebbe aver sentito parlare dell’Istituto per orfanelli e bambini abbandonati, quando era piccola. Se esiste ancora, mi piacerebbe visitarlo”. Non voglio sbilanciarmi più di tanto.
“Oh! Certo! É esistito realmente ma ora al suo posto c’è un grosso condominio” dice, socchiudendo gli occhi.
Fingo stupore per questa informazione che in qualche modo conoscevo.
“Mi hanno detto che era stato trasformato in un Istituto per bambini. Un asilo nido, insomma”.
“No. Il vecchio istituto è stato chiuso. Credo prima della guerra. Ed è rimasto così, finché non è crollato a pezzi. Demolito e ricostruito, ora è un grosso condominio popolare” conclude, scuotendo il capo.
Sono in un vicolo cieco. Un messaggio fantasma e un istituto che non esiste più. Ho messo in campo quelle che erano le mie conoscenze, senza ricavarci un ragno dal buco.
Adesso devo riflettere seriamente. Non che …
Perché quella signora mi guarda storta? Cosa dice? Che sto girando intorno al tavolo affermando che devo ragionare sugli eventi? Uffa! ma non ha capito che sto narrando un’avventura? No? Allora dormiva. Cosa dice? Che era sveglia e vigile? Non mi pare. Ma adesso non mi faccia perdere il filo del ragionamento.
“Sì, devo fermarmi e mettere insieme i pezzi del puzzle” mi dico, mentre restiamo in silenzio.
“Ma quell’Istituto per orfani in che via si trovava?” le domando.
“In via degli Scalini otto” mi risponde serafica, quasi intuendo quale sarà la prossima domanda.
“Via degli Scalini otto?” le chiedo, spalancando i miei occhi blu.
“Sì, perché?”
“Eppure Yossuf mi dice che non esiste!” esclamo con voce sorpresa.
Un sorriso compare sul viso della donna. Non riesco a comprenderne i motivi ma taccio e ascolto quello che intende dire.
“La via non esiste più, come gli edifici che la contornavano. Spazzati via tutti. Demoliti e trasformati. L’area è stata ridisegnata come le vie”.
“Ma quando?” la incalzo.
“Non so ma prima che nascessi. Quanti anni prima non lo so. Forse nell’immediato dopoguerra”.
“Ma allora come fa a conoscere questo istituto?” le domando stupita.
Un bel sorriso incornicia quel viso che mostra i segni del tempo.
“Allora le spiego” comincia, mentre io mi faccio attenta.
L’enigma non è ancora sciolto.