Lettori carissimi. Eccomi a voi con la 32esima puntata de L’incontro.
Micaela è alle prese con un dilemma.
Leggete e scoprirete il motivo.
Buona letura
Il Borgo – Capitolo 70
La sveglia suonò, quando c’era ancora buio tra i lamenti e i borbottii del tipo «Ho ancora sonno», «Nemmeno alla domenica si può poltrire a letto» o «Ma c’è ancora buio. Dove dobbiamo correre?».
Matteo, sceso in cucina, preparò con l’aiuto di Laura diverse moka di caffè, il cui aroma li svegliò completamente. Si ritrovarono scarmigliati e con gli occhi socchiusi per il sonno a bere la prima tazza della giornata.
“Per chi vuole, posso tostare delle fette di pane da ricoprire con una marmellata di more, fatta da mia madre” disse il ragazzo, mentre dalla finestra si poteva osservare il cielo che virava dal blu nero della notte al rosato del nuovo giorno.
“Sono quelle dove è finita ieri Teresa?” domandò con sfacciata ironia Giacomo.
La ragazza rispose facendo la linguaccia, mentre Betta lo pizzicava su una gamba.
“Non sei capace di stare zitto?” lo rimproverò con asprezza.
“No!”
Un’occhiata di traverso mise fine al battibecco.
Mattia si mantenne defilato, quasi come si volesse nascondere, mentre Laura era più pimpante che mai e fremeva per prepararsi e partire.
I ragazzi rumorosamente terminarono la colazione, mentre il sole saliva nel cielo ancora chiaro per l’alba.
“Lascio qui la mia macchina” disse Lorenzo a Matteo. “Mi è più comodo per tornare a Firenze”.
Mattia si accordò con Giacomo.
“Riporto la mia Golf a casa, a Imola. E salgo con voi per arrivare al Borgo” gli propose.
“D’accordo” rispose, avviandosi dietro Matteo.
Il tragitto fu tranquillo senza intoppi fino a Imola, dove Mattia lasciò la sua auto, prima di proseguire verso Moraduccio.
Si fermarono a Castel del Rio al bar, che avevano frequentato durante l’estate dell’anno precedente. Il barista salutò calorosamente Betta, che riconobbe appena varcata la soglia.
“Ben tornata!” le disse, baciandola sulle guance. “Cosa posso offrirti?”
“Un caffè” rispose, arrossendo per l’imbarazzo, mentre osservava le reazioni di Giacomo, che diede segni di nervosismo per quelle attenzioni.
“Solo un caffè?” insistette l’uomo.
“Sì, solo quello” ribatté decisa la ragazza, alla quale dava fastidio tutta quella confidenza, che si stava prendendo.
Volgendosi verso gli altri, domandò: “E voi che volete?”
“Caffè e brioche” rispose Teresa, mentre ognuno faceva la propria ordinazione.
“Uffa” disse Betta sottovoce verso Giacomo. “Mi piace poco tutta questa espansività”.
“Ma dai. Cerca solo di essere gentile” rispose, mentendo sui suoi reali pensieri.
“Non credo. Mi guarda come se mi spogliasse con la vista” replicò la ragazza imbarazzata. “Per caso sei cieco?”
“Ci vedo bene, purtroppo! Cosa faccio? Comincio a essere geloso di un barista?” disse di rimando Giacomo sorridente per nascondere la sua irritazione.
Betta si strinse a lui come se cercasse protezione, mentre udì la voce del barista.
“E’ pronto il tuo caffè”.
Terminata la seconda colazione, Giacomo fece una fermata agli alimentari di Moraduccio per prendere qualcosa per il mezzogiorno. Laura scalpitava ed era innervosita da tutte quelle soste. Voleva arrivare al Borgo il prima possibile ma quel gruppo di tiratardi rallentava la marcia, fermandosi in continuazione. Sbuffò, sospirò e borbottò qualcosa.
“Pazienta un secondo” le disse Mattia. “Il Borgo non scappa”.
“Uffa! C’è necessità di fermarsi a ogni cantone come i cani?” replicò con voce adirata.
“Siamo in gita. Non c’è bisogno di avere fretta” esclamò il ragazzo.
“Va bene! Ma voglio vedere come sta il Borgo!” gli rispose nervosa.
Mattia la baciò, prima che Giacomo riavviasse la macchina e infilasse lo stradello che portava al parcheggio sul greto del Santerno. Giunti nell’area di sosta al termine della strada e parcheggiate le auto, valutarono le condizioni del prato.
“Come vedi” disse Lorenzo a Laura. “Il terreno è troppo molliccio per mettere le tende. Il primo soffio di vento le strapperebbe. Poi c’è troppo fango. Credo che, se il tempo rimane stabile, in due o tre settimane si sarà asciugato tutto senza correre il rischio di rimanere piantati nella fanghiglia”.
“Sei sicuro?” domandò Laura per nulla convinta.
“Sì, ne sono certissimo”.
Il ponte pericolante era rimasto nelle stesse condizioni di sei mesi prima. Agibile con prudenza. I ragazzi in fila indiana salirono con cautela la ripida strada che portava al Borgo. Il sentiero aveva uno strato di fango, che aderiva pericolosamente alle scarpe, rendendole scivolose come saponette.
L’ascesa fu lenta, costellata da tanti piccoli incidenti. Teresa in più di una occasione rischiò di scivolare all’indietro, se non avesse avuto Lorenzo alle spalle che l’avesse afferrata, impedendole una caduta dagli esiti incerti e rovinosi.
Laura guidava il gruppo come se fosse ispirata da una divinità segreta. Mattia la seguiva con prudenza.
“Non credo che sia stata un’ottima idea quella di salire al Borgo” disse con fiato rotto dalla stanchezza e dalla tensione.
“Perché?” rispose senza voltarsi.
“Mi sembra un azzardo…”.
“…Non mi pare…”.
“…Se rischiamo di cadere durante la salita, non oso immaginare cosa succederà durante il ritorno in discesa…”.
Laura stava per ribattere, quando Teresa cadendo ancora una volta, sbottò irata.
“Basta! Io ritorno giù” disse invertendo la marcia.
“Ci vediamo al parcheggio” affermò Lorenzo, tenendo per una mano la ragazza.
“Anche noi preferiamo tornare giù” disse Matteo, che sorreggeva Alba senza fiato.
“Va bene!” rispose Mattia. “Fatte attenzione nella discesa. Se ci sono problemi, chiamateci sul telefono”.
“Uffa! Quante storie!” esclamò Laura, indispettita.
Nel mentre Betta interrogava Giacomo se era il caso di proseguire oppure no.
“Non saprei” disse il ragazzo. “Arrivati a metà strada, cambia poco se proseguire oppure tornare indietro”.
“Ho capito” replicò la ragazza, seguendolo con prudenza per non scivolare per il fango.
Non erano ancora giunti alla fine del sentiero, quando udirono un urlo strozzato dal dolore. Si fermarono per comprendere meglio cosa era successo. Sentirono delle voci concitate che non riuscirono ad attribuire a qualcosa di specifico.
“Cosa sarà accaduto?” domandò Giacomo con apprensione.
“Non saprei” rispose Mattia, che intuiva un qualche incidente agli altri del gruppo.
“Riprendiamo a salire” disse Laura, infastidita dalla sosta e dal senso di turbamento degli altri.
Stavano per riprendere a camminare, quando il telefono di Mattia squillò. Era Matteo che chiamava.
“Dimmi” disse il ragazzo con un filo di apprensione.
“Teresa è scivolata e con lei anche Lorenzo. Credo che si sia rotta una gamba. Andiamo a Imola, all’ospedale, per un controllo”.
“Sei sicuro?”
“Da come è messa, direi di sì”.
“Ma dove siete?”
“Mancava pochissimo al piano. Ci sentiamo più tardi”.
Mattia guardò il telefono che si spegneva e alzò lo sguardo verso gli altri.
“Pare che Teresa, scivolando, si sia rotta una gamba. Stanno andando a Imola” disse laconico. “Che facciamo?”
“Io salgo al Borgo” disse decisa e risoluta Laura.
“E va bene” concordò Mattia un po’ demoralizzato. “Avevano ragione a sconsigliare la salita dopo la pioggia. E’ pericolosa”.
“Quella sciacquetta non è stata attenta. Sempre a pensare agli uomini” aggiunse Laura, cominciando di nuovo a salire.
Betta e Giacomo si consultarono e poi dissero: “Noi scendiamo. Li raggiungiamo a Imola”.
“Mica ci lasciate qua?” esclamò allarmato Mattia.
“No. Non ti preoccupare!” rispose ridendo Giacomo. “Veniamo a recuperarvi”.
“A dopo”.
Dopo averli salutati, si incamminò per raggiungere Laura, che era sparita dalla visuale.
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Il Borgo – Capitolo 69
Betta prese sottobraccio Laura, mentre Giacomo affiancava Mattia. Teresa era poco dietro loro, distaccata ma vigile, pronta a innescare un nuovo incidente tra i due innamorati.
Camminavano allegri, osservando la campagna che stava diventando un bel verde smeraldo. Matteo, tenendo per mano Alba, faceva da cicerone, mentre Lorenzo stava da solo ed era scuro in volto. Il litigio gli aveva lasciato la bocca amara, perché non si aspettava che Laura si inalberasse in quella maniera. Avrebbe provato a chiarire con pacatezza, quando si fosse calmata. Adesso rischiava di avere un nuovo scontro.
Eva e Marco, in coda al gruppo, commentavano sottovoce la scenata di Laura.
“Quando arriviamo in questo periodo, Laura perde le staffe. Diventa incontenibile” disse la ragazza. “Sembra che non voglia più ragionare e crea più di un problema”.
“Bisogna capirla” rispose il compagno. “Per lei burocrazia e soldi sono degli intralci, che non riesce a comprendere. Ritiene questi aspetti, che purtroppo ci sono e contro i quali si deve combattere, delle invenzioni del diavolo”.
Eva ridacchiò e annuì con la testa.
“Però quella Teresa non mi piace per nulla. Più che a far gruppo pensa a sfasciarlo. Hai visto come si è avvicinata ai due ragazzi? Non per porsi come paciere ma per innescare un incendio più grosso” disse la ragazza, cambiando tema del discorso.
“Sì, hai ragione” replicò pacato Marco. “E’ un elemento destabilizzante. Lei cerca ogni appiglio per separarli, agendo sulla leva della gelosia di Laura. Non mi aspetto nulla di buono nemmeno ora. E’ in attesa come un avvoltoio”.
Giacomo con la coda dell’occhio osservava le mosse di Teresa, che pareva in agguato, pronta a sferrare un colpo basso. Si ripromise di vigilare e di sventarlo.
«Oggi ci sono state troppe polemiche inutili per creare altre tensioni» si disse, mentre chiacchierava con l’amico.
Davanti a loro Betta parlottava fitta con Laura, che annuiva con la testa. Si udiva solo qualche brandello di conversazione. Niente di importante, solo chiacchiere tra amiche.
Mentre percorrevano uno stradello in leggera salita, si udì Teresa, che gridava, chiedendo aiuto. Tutti si fermarono e non videro la ragazza. Mattia si stava lanciando verso il luogo dal quale si sentivano le invocazioni, quando Giacomo lo fermò e si diresse verso un cespuglio di rovi, che cresceva sulla riva del fossato, che costeggiava il sentiero.
“Esci da lì” le intimò con voce dura e con tono perentorio.
“Non posso” rispose delusa, perché aveva sperato nell’arrivo di Mattia, pronta a fare la smorfiosa.
“Allunga una mano che ti aiuto a venir fuori” ribatté ancora più deciso.
Lorenzo affiancò Giacomo, cercando di vedere, dove si trovava la ragazza.
“E’ lì” disse, indicando un posto tra canne palustri e rovi.
“Dove sei?” chiese Lorenzo, ignorando l’indicazione.
“Sono qui. Non riesco a risalire” rispose, sospirando.
“Fatti vedere, che scendo per aiutarti”.
Finalmente Teresa si mostrò, sporca di fango, e, allungata una mano verso Lorenzo, tornò sul sentiero.
“Sei tutta inzaccherata. Meriti una foto” le disse il ragazzo ridendo, mentre con lo smartphone le scattava qualche fotografia. La ragazza fece delle smorfie per non essere ripresa in quello stato ma senza risultati pratici. Si rassegnò e si lasciò fotografare.
Matteo, trattenendo il riso nel vederla così conciata, si offrì di riaccompagnarla al casale per darsi una pulita sommaria.
“No. Resto con voi” rispose, mentre tentava inutilmente di togliersi il fango dal viso con l’aiuto delle altre ragazze.
Lorenzo la prese sotto il braccio per consolarla.
“Ma come hai fatto a cadere nel fossato?” le chiese, anche se era quasi certo che l’avesse fatto intenzionalmente.
“Ho visto un fiore e sono scivolata giù” rispose sapendo di mentire.
“Ma almeno l’hai colto?”
“No”.
Giacomo sussurrò qualcosa nell’orecchio di Mattia, che scosse il capo incredulo.
“Tu credi?” gli chiese.
“Sono certissimo. Voleva creare un nuovo incidente tra te e Laura”.
“Mi domando il perché” disse con espressione candida, pur conoscendone bene le motivazioni.
“Come sei ingenuo!” esclamò Giacomo divertito. “Non capisci? Pensa a quello che è successo a Modena e anche prima. Di certo non rinuncerà facilmente”.
Mattia sorrise con furbizia, prima di riprendere il cammino. La passeggiata proseguì senza altri incidenti. Teresa masticò amaro e diede del rompicoglione a Giacomo, perché aveva sventato la sua mossa. Non si staccò da Lorenzo, mentre il fango si seccava sul viso e sui vestiti.
Tornarono al casale nelle prime ore del pomeriggio, stanchi e affamati. Teresa si ripulì in maniera approssimativa, mentre gli altri erano indaffarati coi fornelli.
Il clima si era rasserenato e non si notavano più musi lunghi. Lorenzo e Mattia spiegarono a Laura le motivazioni per le quali non era possibile anticipare i tempi. Pur manifestando segni di insofferenza, la ragazza comprese che prima di metà maggio non sarebbe stato possibile riavviare il cantiere.
“E va bene” disse, sospirando come per fare una gentile concessione. “Mi avete convinta. Però il campo nel prato adiacente al Santerno lo possiamo riattivare prima”.
“Certo, se le condizioni del terreno lo permettono” rispose Mattia.
“Vi faccio una proposta” intervenne Matteo, catturando l’attenzione di tutti. “Se vi fermate per la notte, domani possiamo salire al Borgo per controllare la situazione”.
“Ci dispiace” disse Marco. “Come già sapevi, domani ho il solito servizio fotografico per un matrimonio. Sono curioso di verificare lo stato delle opere dopo questo inverno un po’ anomalo ma non posso trattenermi. Confido di esserci la prossima volta”.
“Altre defezioni?” domandò, scorrendo con gli occhi il resto del gruppo. “Bene. Nessuno dice nulla, quindi tutti arruolati per la spedizione di domani”.
2014
In questo Nuovo Anno
vi auguro di essere così folli da
aver fiducia nel prossimo nonostante
le ingiustizie subite.
Vi auguro di essere così caparbi
da lottare per i tuoi sogni più intimi
quelli per cui si spera una vita.
Vi auguro di essere così lucidi
da impegnarvi in ogni cosa come se da essa
dipendesse la vostra intera vita.
Vi auguro di essere svegli
così tanto da vivere nell’istante che state vivendo
per trarne gioia, forza ed energia.
Vi auguro da avere cuore e braccia grandi
per accogliere in voi tutta l’immensa gioia
dei vostri sogni e progetti che diventano realtà.
Auguri di un felice 2014 da Newwhitebear
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