La confusione era grande tra voci e suoni inarticolati.
Deborah si volse verso Alex. “Dove ti eri cacciato? Quando ho bisogno di te, non ci sei mai!” Fece acida.
“Sono sempre stato al tuo fianco” rispose serafico il ragazzo. “E poi non sono per nulla la tua ombra, che ti segue ovunque vai”.
La ragazza lo incenerì con occhiate di fuoco. Poi preferì tacere e raccogliere le idee. Ci sarebbe stato il tempo per chiarire tutto. ‘Ma c’è qualcosa da spiegare tra noi?” si disse silenziosamente, serrando con forza le labbra.
“Hai perso la parola?” Fece ironico Alex.
“No, ma non mi va di risponderti. Non amo fare polemiche inutili e sterili” rispose piccata Deborah.
“Dove andiamo, padrona?” disse il ragazzo, sfottendola.
“Non sono la tua padrona, per tua norma e regola. Non so nemmeno che cosa ci leghi. Non conosco nulla di te, né tu conosci nulla di me”.
La leggera risata del ragazzo la infastidì. Se lei era di cattivo umore, questa conversazione non l’aiutava di certo.
“Eppure pochi istanti fa…” proseguì Alex, ignorando la volontà di mettere fine al battibecco della ragazza.
Alex cominciava a darle sui nervi. Deborah gli voltò le spalle indispettita e si immerse nella folla sempre più fitta, come se volesse fuggire da lui. Sentì una mano insinuarsi sotto il suo braccio. Si girò di scatto, pronta a mangiargli la faccia, quando vide con sorpresa il volto di Mazapègul.
“Ti avevo perso nella calca” fece il folletto.
“Ah!” disse la ragazza, che si era dimenticata della sua presenza e di conseguenza della sua assenza.
“Vieni! Ho fame” disse con tono d’imperio.
“Ma io no!” rispose Deborah.
“Non importa. Mangerai qualcosa con me. Mi tieni compagnia. Non mi piace mangiare da solo”.
La ragazza si lasciò trascinare, fendendo la folla come fa il coltello nel burro. Si stupì che nessuno avesse protestato, quando, superati tutti quelli che erano in attesa di ordinare una piadina, loro si piazzarono davanti alla piadinara. Pareva quasi che fossero invisibili a tutti fuorché a chi li doveva servire.
“Due piadine rucola e prosciutto. Abbiamo una fame da lupi! Due calici di Albana secco fredda e una bottiglia di acqua frizzante” disse con un tono autorevole, che non ammetteva repliche.
La donna fece un cenno d’assenso e in un battibaleno diede loro quanto ordinato. Tutti i tavolini erano occupati ma Mazapègul senza troppi complimenti fece sloggiare una coppia. “Avete già consumato. Ora via. Il tavolo è nostro” disse il folletto senza molta diplomazia. I due si alzarono in fretta, cedendo il posto senza fiatare, come se fossero stati intimoriti alla vista di Mazapègul.
La ragazza non comprendeva perché nessuno osasse rispondergli per le rime. Lo osservò e forse capì. ‘Ma no! Non può essere’ si disse scuotendo il capo. Senza dubbio quel corpo sgraziato e quel capellino rosso lo rendevano buffo e allo stesso tempo temibile. Tuttavia i motivi andavano ricercati altrove. Nelle credenze popolari sulla famiglia dei Mazapègul. Mentre Deborah rifletteva su queste stranezze, lui in un baleno divorò l’intera piadina e ingurgitò vino e acqua. Lei nel frattempo ne aveva appena assaggiato un pezzetto.
“Non so come ma sei sparita. Sembravi volatilizzata. Non riuscivo a trovarti” fece Mazapègul apparentemente mortificato. “Non mi era mai capitato di perdere una ragazza bella come te”. Rise allegro alla sua esternazione.
Deborah sorrise, mentre un lieve cenno di rossore compariva sulle guance. Quel complimento era giunto del tutto inaspettato.
“Non lo capisco nemmeno io. Camminavo, pensando che tu fossi dietro di me. Invece voltandomi, mi sono accorta che non c’eri più” disse la ragazza, dissimulando la bugia. In effetti non poteva confessargli che aveva attraversato la sua personale porta girevole ed era piombata in altro mondo. Non era in grado di prevedere come avrebbe accolto la sua confessione.
“Ho provato a cercarti ma inutilmente” proseguì Deborah nel tentativo di dare consistenza alla sua affermazione.
“Non importa! Quello che conta è che siamo di nuovo insieme”.
“Sì!” affermò la ragazza con la bocca piena.
“Svelta! Svelta! Finisci la tua piada. Non possiamo rimanere qui in eterno” esclamò, mettendole fretta.
“Se vuoi, andiamo a pagare. Posso mangiarla tranquillamente, mentre camminiamo” disse la ragazza, accennando ad alzarsi.
“Non serve. É tutto omaggio del chiosco La Piada” disse Mazapègul per nulla preoccupato.
“Omaggio?” domandò incredula Deborah.
“Che c’è di strano? Le ho reso tanti di quei servizi, che dovrebbe impiegare una vita per controbilanciare i vantaggi ottenuti”.
Tutto le sembrava irreale ma si domandò cosa non c’era stato di strano in queste poche ore. ‘Forse è il contagio della festa o forse sto facendo un sogno ingarbugliato, se sto vivendo emozioni e sensazioni incredibili’ disse fra sé, seguendo Mazapègul con la piadina in mano.
“Dove andiamo?” domandò Deborah che stentava a tenere il passo del folletto.
“Facciamo un giro alla balera”.
“Ancora a ballare? Ma non hai visto che razza di frana sono?” disse la ragazza, che non aveva molte intenzioni di cimentarsi in balli dai nomi assurdi.
Mazapègul rise di gusto.
“Osservami e vedrai che ci riuscirai”.
Deborah scosse la testa, muovendo i folti ricci ramati che incorniciavano il viso.
“Posso guardarti un milione di volte ma se non sento la musica e non seguo il ritmo, i risultati sono quelli che hai già ammirato” replicò con decisione.
“Non importa. Mi piace ballare e tu sarai la mia partner”. E la trascinò sulla pedana, dove l’orchestrina continuava a suonare per pochi intimi.
“Cos’è la mazurka?” domandò Deborah, cercando di imitare i passi del folletto.
“No! É una polka!” disse ridendo.
“Una polacca?”
“Non hai capito nulla! Ho detto polka!”
“Sarà ma mi sembrano balli stravaganti che non ho mai sentito!”
Stavano discutendo nel centro della pedana, quando sentirono un voce imperiosa che gridava qualcosa. ‘Vai col liscio!‘ e a seguire delle note sincopate Zum-pa-ppa Zum-pa-ppa Zum.
Come per incanto la pista da ballo si riempì di ballerini che si misero in posa per scatenarsi al suono del clarinetto solista.
“Che altro ballo è il liscio?” domandò Deborah.
“Quello che stanno ballando” rispose Mazapègul, come se fosse un’ovvietà.
La ragazza si fermò, osservò quell’esercito di coppie che si muovevano agili al suono del resto degli strumenti. Il ritmo era travolgente e coinvolgeva tutti con quelle sonorità allegre e solari.
Deborah si trovò proiettata indietro nel tempo, quando alla fine dell’ottocento un violinista romagnolo Carlo Brighi detto Zaclèn (anatroccolo) a Gatteo all’interno di una struttura dirigeva una famosa orchestra da ballo. La pedana in terra battuta, coperta da un semplice tendone, era pieno di persone vecchie e giovani che strusciavano le suole delle scarpe, sollevando la polvere.
La ragazza osservava a bocca aperta i ballerini che si muovevano con agilità, seguendo quelle sonorità prorompenti. Non avrebbe mai creduto che un ballo fosse così amato e seguito da una moltitudine di persone di ogni età.
Qualcuno la prese per un braccio. Si ritrovò a guardare questi altri ballerini che facevano saltellare i piedi e volavano leggeri. ‘Punta e tacco‘ al ritmo della musica.
“Non ci riuscirò mai!” esclamò Deborah.
Mazapègul rise a quell’esternazione. La prese per un braccio strattonandola fuori dalla mischia dei danzatori.
“Ho voglia di un gelato. Questi balli mi hanno messo caldo” fece il folletto, guardandosi attorno alla ricerca di una gelateria.
“Però pago io, questa volta” fece la ragazza.
“Non puoi”
“Perché?”
“La piadina non l’ho pagata” rispose pronto Mazapègul.
“Appunto! Visto che l’hai scroccata, questa volta offro io” disse Deborah con cipiglio determinato.
“Come vuoi!”
E si diressero verso un locale stracolmo di gente.
accidenti, io non ho seguito questo racconto, ma già solo la foto… che fame! 😀 buon sabato
Sereno sabato serra.
Bè a dire il vero non me la cavo bene neppure io con mazurka e polka. Meglio il valzer. Un sorriso di cuore. Isabella
Io nemmeno col valzer. Un sorriso di sabato sera.
Gian Paolo
Ah, ah, ah. E tua moglie che dice? Sorrido anch’io a te caro Gian Paolo e buon week end. Isabella
Mia moglie? Non balla con me 🙂
Sono una frana e non sento la musica.
Felice domenica Isabella.
Peccato, a volte sarebbe bello ballare. Da giovane mio caro mi piaceva molto ma ho trovato anch’io un uomo non troppo portato per il ballo. Pazienza, ho dovuto accontentarmi di vedere ballare mia figlia e lì mi sfogavo battendo il tempo ( o le mani). Esperienze uniche, te lo garantisco. Buona domenica anche a te. Ti abbraccio forte. Isabella ( Salutami tua moglie e dille che non è quindi solo lei a non avere il proprio partner con cui ballare)
Glielo riferirò! Purtroppo sono stato sempre un pessimo ballerino, anche quando imperava il ballo del mattone!
Ciao e un sorriso per la notte.
Gian Paolo
Bè se ti consola come coppia anche noi non eravamo un granchè.Un sorriso a te con bacino della notte. Isabella
Mal comune mezzo gaudio, chiosa un noto proverbio.
Ciao e serena notte
Gian Paolo
Molto bella la tua scrittura. Complimenti!.
Buon settimana. Un abbraccio, Aquileana 😀
Grazie per le tue generose parole. Un abbraccio
Que linda la parte que se refiere al baila
toda la hitoría pero esa partecita es alegre me los imagino danzando, la polca
y la mazurca.Me encantan los bailes polacos
Confieso que no se bailarlos***
cariños buen amigo****
buenas noches***
Felicitaciones nuevamente por por este capítulo’
Yo tampoco .. y entonces yo soy un pésimo bailarín
Un fuerte abrazo
Buenas noches, Mirta
Einen schönen dritten Advent ist doch schön zu tanzen wieder toll geschrieben ist mir eine Freude zu lesen Lieber Gruß und einen schönen Sonntag Freundschaft.Gislinde
Danke dir, Gislinde. Ich erwidere den Glueckwunsch.
Gruß
A quando ci esibiamo in un bel valzer?! Un abbraccio
Caschi male. Sono una frana nel ballo. Un bacio
Ma tutto si può imparare!
Quando non senti il ritmo della musica, c’è poco da imparare.
🙁
Dici bene con quel viso triste.
Buon Natale, Gian Paolo ! 🙂
http://youtu.be/xxzwcFTyotA
Con amicizia,
Aliosa.
Buon Natale Aliosa
Grazie ! 🙂
Buona serata e poi, Buon Natale ! 🙂
Felice serata anche a te.
Mi hai fatto venir voglia di muovere i piedi … dolce sera Gian Paolo
Serena serata, Franca
grazie .
Ecco di nuovo Mazapegul che scrocca piadine ( buone) e
invita a ballare la stralunata Deborah
E che balli…polka, mazurka…mi voglio cimentare anch’io
Eccellente questo episodio e… molto rilassante
Sempre bravo
Un caro abbraccio
Mistral
Mazapègul è un vero scroccone. Quei balli? Sono tipici della Romagna. Grazie e un bacio
Gian Paolo
Anche io come deborah direi “non ce la farò mai!!!” 🙂
buona settimana,
Elena
Basta crederci e ci si riesce. Lo dico sempre a me stesso, quando affronto qualcosa.
Serena settimana
Buona Settimana G. Paolo 🙂
Grazie, Simona. Felice settimana
Sai che tra tutti i viaggi di Deborah, temporali, reali, mi sento stanca io per lei?
😀
era “con tutti i viaggi” 😛
questa piadina mi ha messo una fame che straparlo!
Ormai Deborah è alla ine dei viaggi. Non dico altro per non svelare le ultime puntate (tre o quattro al massimo).
Mi hai fatto venir voglia di piadina 🙂 piu’ che di ballare, sara’ la lontananza? Ci sono sapori che sono insostituibili. Vediamo fino a che punto del viaggio di Deborah riesco ad arrivare questa volta.
Buonanotte!
E sì. Certi sapori non si scordano. Rimangono nel nostro DNA.
Buonanotte anche a te!