Gina parlava sottovoce. Borbottava, soddisfatta delle prestazioni sessuali. Raul era stato un amante eccellente ma adesso avrebbe desiderato starsene da sola nel letto. La presenza del ragazzo la infastidiva.
“Che ore sono?” chiese la donna.
Il ragazzo rispose con un grugnito, mentre le voltava la schiena.
“Sono stanca di stare a letto. Che ore sono?” ripeté tra il supplichevole e l’alterato.
“Non lo so” le rispose con la voce impastata di sonno e stanchezza. “Dormi”.
Raul riprese sonno con un piccolo accenno di russare.
Gina tirò il lenzuolo fin sotto il mento per coprire le nudità. Fuori era ancora buio e le pareva di udire ancora i suoni della festa.
“Ma dovrebbe ormai albeggiare” si disse, raccogliendo le gambe. Le era apparso che il tempo si fosse fermato, perché il rumore era ancora distinto.
Tentò di osservare il compagno ma non scorse nulla, salvo un’indistinta sagoma che pareva immobile. Scese dal letto ma, non appena avvertì il freddo del pavimento sotto i piedi nudi, risalì velocemente e si appoggiò al cuscino.
Il pensiero corse a Roberto, il compagno e padre di Giuseppe. E si pentì per un istante di averlo tradito.
“Ma no! Ben gli sta! Mi ha messo tante volte le corna e io l’ho sempre perdonato. E poi ultimamente è freddo e scostante. Aveva promesso di raggiungerci in questi giorni ma ha preferito restarsene a Milano”.
Però il sonno non aveva nessuna intenzione di venire in soccorso. Provava invidia mista a insofferenza nel vedere Raul che dormiva senza problemi.
Deborah assisteva in silenzio ai pensieri di Gina. Era in un angolo della stanza non vista e non sentita. “Ma ci sono veramente oppure è solo immaginazione?” Vedeva la donna inquieta che sussurrava qualcosa e il compagno che ronfava come un contrabbasso. Le venne voglia di ridire. “Dopo il sesso lui dorme beato e lei si strugge e smania. Perché?” Con questo dubbio lasciò la stanza buia e ritornò al reale accanto alla venditrice del teschio.
“Ecco, là Sajana. Ti aspetta” le disse la donna.
“Chi è Sajana?” Deborah si girò e vide la cartomante che le aveva letto le carte e predetto il futuro.
Un raggio di luna illuminò il banchetto. Lei comprese chi era e si alzò per avvicinarsi. Era stupita. Le sorprese parevano non finire.
“Siediti” le disse Sajana.
“Aveva ragione, dicendomi che qualcuno mi avrebbe sorretta. Senza quel provvidenziale intervento sarei caduta a terra”.
Un sorriso apparve sul viso della cartomante, rischiarato dalla luna, che era comparsa per magia in cielo.
“É il momento di preparare il bacile con l’acqua di San Giovanni” ed estrasse un piccolo contenitore di vetro che espose ai raggi lunari prima di riempirlo con l’acqua.
Deborah osservava curiosa e sorpresa questi riti che non conosceva. Fiori di iperico, spighe di lavanda e erbe odorose come per incanto comparvero tra le mani di Sajana che le gettò nel bacile.
“Domani mattina lavati il viso con quest’acqua che rimarrà esposta alla ‘guaza ad san Zuan che la guaress ogni malan‘. Sarai sempre bella e giovane”.
La ragazza sorrise. “Magari!” disse ridendo.
“Ma se vuoi conoscere la tua favola d’amore, prendi un altro contenitore. Riempilo d’acqua e fa colare qualche goccia di cera. Lascialo esposto alla guazza di San Giovanni tutta la notte. Domani mattina conoscerai chi ti sposerà” aggiunse con fare misterioso.
“Ma so già chi sarà” protestò Deborah.
“No. Quello non sarà il tuo uomo. Ne incontrerai un altro tra sei mesi. Dalle forme di cera che si formeranno nell’acqua di san Giovanni, vedrai le fattezze di colui che sarà il tuo vero amore. L’attuale lo lascerai al tuo ritorno”.
La ragazza rimase senza parole. E si domandò chi erano questa Sajana e la venditrice del teschio. Tutto le appariva irreale come l’atmosfera che si respirava nella festa.
“Questo è Mazapègul e l’altro è il suo degno compare, Cheicatrop. Ti faranno compagnia durante la notte”.
Deborah si voltò e vide alla sua destra un folletto con un berretto rosso in testa, il cui viso assomigliava terribilmente a Alex. Alla sua sinistra un ragazzo con uno strano copricapo, una specie di fungo. Lo stupore aumentò nel riconoscere i lineamenti di Raul.
“É impossibile l’ho lasciato dormiente accanto a Gina. Non può essere lui!” si disse la ragazza, osservandolo sbigottita. Ma le sorprese non erano finite. Notò accanto a quello che assomigliava come una goccia d’acqua a Raul una donna vestita in modo eccentrico che pareva la fotocopia di Gina.
Era lì a bocca aperta, basita e stralunata, quando Sajana completò la presentazione. “É Bartuleta, la strega più stravagante che conosciamo”.
Deborah guardava straniata ora l’uno ora l’altro. Non riusciva a comprendere se era un incubo, quello che stava sognando oppure era una realtà difficilmente immaginabile.
“Puoi lasciare sul mio banco il teschio e il candelabro” disse la vecchia venditrice. “Li troverai al tuo ritorno”.
Era ancora frastornata dall’apparizione di questi tre personaggi, quando si ritrovò catapultata indietro nel tempo. Vide Anna col suo prezioso teschio che seguiva il padre e il direttore del British Museum attraverso sale e corridoi scarsamente illuminati.
“Mike, sei sicuro di vederlo?” gli chiese James Powell.
“Come è vero che sto camminando” rispose l’uomo.
Il direttore si fermò dinnanzi a una sala chiusa a chiave. Dalle tasche capienti della redingote nera estrasse un mazzo che usò per aprire la porta. Anche al buio qualcosa brillava nel centro della stanza.
Anna si fermò incerta se entrare o ritornare sui propri passi. Mike si avviò deciso verso la teca, mentre James accendeva le luci. Gli angoli erano in penombra e la teca era illuminata da una lampada che emanava un colore giallastro.
“Ecco” disse il direttore, indicando un parallelepipedo trasparente.
Mike si avvicinò per osservare meglio il contenuto. Chiamò la figlia per farsi consegnare il teschio che teneva nella bisaccia. Anna ebbe l’impressione che i due teschi parlassero una lingua antica e sconosciuta. I suoi occhi si aprirono e si chiusero in veloce sequenza. Tutto le appariva irreale. James rimase immobile, affascinato dai due oggetti. Solo Mike sembrava refrattario a qualsiasi sensazione. Continuò a confrontare i due oggetti. Deborah, situata dietro la ragazza, osservava il terzetto che trasmettevano emozioni contrastanti. Percepiva che qualcosa di singolare sarebbe avvenuto. L’aria era carica di elettricità.
“Davvero stupefacente!” esclamò Mike. “Sembrano due gocce d’acqua. Poi si rivolse all’amico per domandargli come era entrato in possesso del teschio. Era molto curioso. Se le sue sensazioni erano giuste, ne rimanevano ancora undici da scovare.
James dopo una lunga afasia riprese a parlare.
“Di questo possiamo parlarne nel mio ufficio? Qui mi sento a disagio. C’è un’aura che non mi piace”.
“D’accordo” disse Mike, restituendo l’oggetto alla figlia.
Una decina di minuti dopo erano nello studio del direttore. Una bella stanza in stile vittoriano con una grande libreria in mogano che occupava l’intera parete. La finestra offriva la vista degli alberi di Montague St..
“Forza, Jim, raccontaci tutto” lo sollecitò Mike con l’immancabile pipa spenta in bocca.
“É una storia lunga con qualche lato oscuro” cominciò il direttore.
“Non ti preoccupare. Non sempre tutto è limpido e trasparente, specialmente nel mondo dei reperti archeologici”.
“Un certo Eugène Boban, un cittadino francese che ha risieduto per vent’anni in Messico tra 1850 e 1870, è entrato in possesso di due teschi di cristallo”.
Un fischio uscì dalla bocca di Mike. “Caspita! Ben due!”
“Sono oggetti splendidi, di enorme fascino. Come siano entrati nelle sue disponibilità non è molto chiaro. C’è pure incertezza, dove siano stati trovati. Boban è un mercante d’arte e gira il Messico alla ricerca di reperti da vendere ai musei e ai collezionisti. Le attività illegali dei tombaroli non favoriscono la trasparenza del possesso”.
Mike annuì. In un certo senso lo era anche lui, anche se per tutti era un rispettabile archeologo con una discreta fama.
“Dunque riesce a vendere il primo teschio a un francese che poi lo donerà al Museo Trocadero di Parigi, dove si trova attualmente. Tenta di far acquistare il secondo alla Smithsonian Institution. Poi gioca la carta del Museo Nazionale di Antropologia e Storia. Entrambi si rifiutano di comprarlo. Credono che sia un falso. Alla fine lo piazza al gioielliere newyorkese Tiffany per 120 sterline nel 1890. Il consulente, che favorisce l’operazione, è George Frederick Kunz, un tedesco esperto di gemme”.
James si alzò dalla sua poltrona e, aperta la libreria, ne estrasse un libriccino ricoperto di polvere. Lo aprì e ne lesse un breve passo.
‘Si sa poco della storia dei teschi e quasi niente delle sue origini. Pare che siano stati portati dal Messico da un ufficiale spagnolo qualche anno prima dell’occupazione francese, all’incirca nel 1860. Questo misterioso ufficiale li vendette per circa 100 sterline d’oro a un collezionista inglese. Poi passarono nelle mani di Eugène Boban’.
Il direttore chiuse il volume e lo ripose nella libreria.
“Come avete sentito le origini sono incerte e misteriose. Secondo Kunz, l’autore del brano che ho letto, il primo proprietario fu un ufficiale spagnolo, che rientrato in Europa li piazzò a un suddito di sua Maestà, la regina Vittoria”.
“Però dubiti di questa versione” fece Mike.
“Sì. Diciamo che non mi convince. Secondo me Boban li prelevò direttamente in Messico durante la sua permanenza. Come fa Kunz ad argomentare che siano arrivati in Europa di nascosto per il tramite di un ufficiale spagnolo?”
James fece una piccola sosta prima di aggiungere un’altra considerazione. “Mi sembrano giri complicati e costosi da realizzare. Inoltre tra i due momenti: l’arrivo in Europa e la vendita a New York passano trent’anni. Perché?”
“Ma come è arrivato al British Museum?” chiese Mike, al quale poco importava quale strada avessero seguito per finire a Londra.
“Nel 1898 Tiffany se ne volle disfare. Dopo essere stato esposto nelle sue vetrine per otto anni, nessun acquirente si era fatto avanti. Quindi l’investimento di 120 sterline non stava dando nessun frutto”.
“Come mai nessun collezionista si era fatto avanti? Mi sembra un oggetto di notevole fattura”.
“Non saprei. Di certo la sua fama aveva varcato l’oceano. Il mio predecessore, Sir Lionel Brady, era venuto a conoscenza della volontà del gioielliere di disfarsi dell’oggetto. Si recò a New York per trattare l’acquisto. La transazione si concluse positivamente per una cifra di circa 150 sterline. Così il reperto è finito al British Museum”.
James raccontò come in breve quel reperto divenne una star nel museo ma portò anche scompiglio tra visitatori e inservienti.
Deborah ascoltò con attenzione il lungo racconto del direttore. Le sue parole l’avevano messa in apprensione.
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Buongiorno Gian Paolo…
alla prossima…
un sorriso Franca
felice serata
gian paolo
Grazie anche a te
Franca
l’attendevo con ansia 🙂
L’avrai anche letta
Trovo tu abbia una notevole fantasia nello scrivere.Sempre molto preciso ti muovi con dimestichezza tra date, notizie, città. Complimenti davvero. Isabella
Grazie Isabella pe ri complimenti.
Un abbraccio
Gian Paolo
A presto caro Gian Paolo.Isabella
Sei ogni volta una scoperta! Perfetto, preciso, dotto ;-)! Per me sempre speciale! Un abbraccio…intanto che non sono ancora tra le braccia di morfeo
Divento rosso come un peperoni, leggodoti.
Grazie!
Beh! è ancora presto per finire tra le braccia di Morfeo!
Un bacio grande 😀
Sigue el misterío del cráneo*********
pero la historía se torna interesante con las nuevas novedades
***es un gusto poder leer sus capítulos
tan bien detallados****y explicados*****
mi cariño amigo*****
buen fin de semana <3
Gracias, Mirta. Usted es siempre generoso conmigo.
Feliz fin de semana
Un fuerte abrazo
Bello ricco questo racconto. Se davvero occorrerà trovare tutti i teschi quante saranno le storie che s’intrecceranno tra di loro? Capisco perfettamente Deborah e la sua inquietudine, appena sembra di catturare una trama ecco che un nuovo intreccio appare all’orizzonte.
Appena qualcuno mi racconterà di un suo prossimo viaggio in Messico gli raccomanderò di star lontano da qualunque teschio che qui mica si sa come va a finire!
Piuttosto … come va a finire? 😉
Lo so, lo so terrai la bocca cucita fino alla prossima puntata, ‘nnaggia! Io mi aggiro intanto dentro questo racconto che un pò di quell’acqua di San Giovanni mica sarebbe sbagliato averla. Bagnarci almeno due dita per vedere l’effetto che fa … 😉
Resto sempre in ascolto, alla prossima…
un abbraccio
Affy
La storia è un po’ intricata, lo ammetto. Spero fi farcela nel gestire le varie parti.
L’acqua di San Giovanni fa meraviglie 🙂 Comunque puoi provarla anche tu il prossimo 23 giugno (notte tra 23 2 24 mi raccomando). Se vuoi ti dò la formula. Poi mi sai dire gli effetti. 🙂
Sereno sabato pomeriggio, anche se è quasi sera.
Un abbraccio
Urca … se l’acqua di San Giovanni fa meraviglie più “dell’acqua di fonte” ad avercela la formula, son pronta a vivere il miracolo 😉
Per gli effetti ne riparliamo il 25 giugno, astenersi gli scettici 🙂
un abbraccio anche a te
Per chi ha vissutto lunghi anni in Romagna, è un evento molto sentito.
Per gli effetti non garantisco.:-)
Un abbraccio
Postilla. Naturalmente c’è tutto un rituale da rispettare. Come raccoglier il fiore di iperico bagnato dalla rugiada, ecc. E’ un fiore bellissimo (la foto l’ho fatta alla mia siepe). Peccato che duri lo spazio di un giorno.
Bella la tua foto e notevole il racconto.
Mentre ti leggo, immagino i protagonisti come se fosse un film. Sono tutti descritti con cura e psicologia. A parte questo, la trama avvince.
Un caro abbraccio.
Grazie. Le tue parole mi gratificano molto.
Spero di non deluderti.
Un caro abbraccio
Vuela mi imaginacion!!! Hermoso cuento !! debes escribir un libro, te lo he dicho amigo eres un genio!!!!Abrazo enorme!!!
Genio? Grazie ma non credo!
Besos
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Pense que no había pasado por está entrada***************
buen fin de semana*****querido amigo******
cariños*******
http://img15.hostingpics.net/pics/361939amiga41.jpg
El más encantador!
Hermoso.
Besos
Gracias**********Besos
Buona domenica Gian Paolo un caro abbraccio!
Intricata e intrigante storia
Teschi inquietanti che attraversano barriere tra il reale e ‘l’ irreale come Deborah, d’ altronde
Ti seguo, mi piace, m’attira , sei bravo.
Complimenti, Gian Paolo
Non conoscevo l’ Iperico come fiore di San Giovanni ( mi piace la foto)
Bacioni
Mistral
L’iperico è un fiore bellissimo.
Grazie per le tue parole.
Dolce serata
Baci
Gian Paolo
Buon giorno, Gian Paolo !
Grazie per la tua visita e commento ! 🙂
Buona giornata ! 🙂
Un passaggio, una lettura e un caro saluto !!! 🙂 🙂 🙂
Aliosa.
Grazie, Aliosa, sempre gentile e puntuale.
Un caro saluto
concordo con quanto espresso da Isabella e, nell’illusione che la fantasia si realizzi, seguirò le indicazioni per la giovnezza eterna 😉 iperico+lavanda+luna…non sia mai! 😉
Sperare fa sempre bene allo spirito 🙂
Acqua, iperico.lavanda, luna e guazza di San Giovanni! <3
Il 25 giugno ne parliamo?
oooh sisssisì, anzi bisogna ricordarselo qualche giorno prima! 😉
Mi faccio un appunto 🙂
Un racconto avvincente con una storia intricata, spero di non perdere nulla. Dovrei leggerti con piu’ frequenza, ma in mancanza di tempo meglio questo che niente 🙂
Baci
Grazie per la tua presenza. Ti capisco.
Baci