La notte di San Giovanni – parte terza

notte di san giovanni
Cominciò a girare tra le bancarelle, dove erano esposti oggetti e cianfrusaglie. Per il momento aveva visto solo chincaglieria inutile, mobili usati spacciati per antiquariato e quadri dai soggetti noiosi come il paese in cui si trovava. Non sapeva nemmeno che esistesse un posto come questo. Per lei era una novità, che per il momento non la stava entusiasmando. Immersa nei suoi pensieri, Deborah si dimenticò di Gina, di Raul e del perché era capitata lì.
“Tra tutti i posti del mondo dovevano scegliere proprio questa località per la loro scappatella?” A quanto le sembrava questa era la risposta. Alzò le spalle e si osservò intorno. Gente chiassosa e un po’ volgare, buio e tanti lumini che pareva essere al cimitero. Eppure doveva essere una festa allegra, almeno questo era quanto aveva ascoltato da Raul, che aveva magnificato la serata.
“Visto che sono qui, tanto vale fare un giro. Sarà una sera diversa dalla monotonia di quelle precedenti. Potrò raccontare qualcosa di interessante al mio ritorno”.
Notò che le persone intorno a lei sembravano divertirsi tantissimo, almeno a giudicare dall’entusiasmo con cui affollavano le bancarelle. Si domandò cosa potessero scorgere su quei banchi debolmente illuminati.
All’improvviso un luccichio attrasse la sua attenzione: veniva da un teschio di cristallo in vendita insieme ad altri prodotti etnici e artigianali. Deborah si sentì inspiegabilmente attratta dall’oggetto e lo sollevò per osservarlo meglio: non era molto ingombrante, anzi sembrava di dimensioni modeste. Quello che più la stupì, fu di trovarlo così pesante.
“Bello, vero?” La voce la fece sussultare. A parlare era stata un’anziana signora, che Deborah pensò che fosse la proprietaria del banchetto.
“Sì” rispose, deponendo il teschio immediatamente.
“Viene dall’America centrale. Deve sapere che i Maya utilizzavano oggetti come questo per i loro riti. Sembra che siano dotati di grandi poteri”.
“Interessante” rispose meccanicamente Deborah, mentre la sua attenzione era tutta rivolta per l’oggetto, che continuava a mandare bagliori, nonostante il posto fosse alquanto buio.
“I Maya?” chiese curiosa.
“Perché dubita?”
Deborah entrò nel pallone, diventando più rossa della splendida luna piena che stava sorgendo dalla collina davanti.
“Non dubito delle sue parole” aggiunse sottovoce come per chiedere umilmente perdono. “Mi era parso strano che appartenesse ai Maya”.
Un sorriso compiaciuto comparve sul viso dell’anziana antiquaria, almeno questa era l’impressione della ragazza. L’oscurità di certo non favoriva la visione.
“Lei mi è simpatica. Per cinquanta euro glielo vendo”.
“Affare fatto” replicò immediatamente Deborah senza pensarci un attimo. Aprì la borsa e prese dal portafoglio una banconota da cinquanta. Non voleva che la donna cambiasse opinione e non glielo cedesse più. Quell’oggetto la stava attraendo troppo per lasciarlo lì sul banco.
“Glielo incarto. Ma faccia attenzione”.
“Sì. Vedo che è delicato. La tratterò con molta cura” le rispose, mentre si allontanava dal banchetto.
Deborah con suo fragile acquisto stretto al petto passò a quello accanto, che vendeva solo paccottiglia di infimo ordine.
L’oggetto che stringeva sembrava vivo, pulsava come un essere vivente. Aveva strane sensazioni, che non riusciva a catalogare. Continuava a muoversi da un posto all’altro ma desiderava tornare alla macchina e all’albergo. Era immersa in questi pensieri, quando udì una voce impastata dall’alcol.
“Bella signora! Fermati. Ho quello che ti serve”.
Un uomo trasandato e in apparenza vecchio stava attirando la sua attenzione. Lo guardò esterrefatta, domandandosi in base a quali considerazioni faceva quelle affermazioni. L’atmosfera intorno pareva mutata, senza che lei ne percepisse i contorni.
“Vedi questo candelabro?” le disse, indicando un oggetto che aveva le fattezze di tutto, fuorché di essere un candelabro. “Ti serve per usarlo con la testa di cristallo”.
Stava per rispondere, quando una donna che leggeva i tarocchi la chiamò: “Si sieda davanti a me. Le leggerò il futuro”.
Non riusciva più a raccapezzarsi. Un vecchio le voleva vendere un qualcosa che secondo lui era un candelabro, una donna le voleva fare le carte per predirle il futuro. Si domandò dove fosse capitata. Era vero che Raul aveva accennato a magie, ad atmosfere magiche, a un ambiente fuori del normale ma quello che stava intorno a lei superava la più fervida immaginazione.
Rifletté, chiedendosi come poteva quel vecchio, che puzzava di sporco e di vino scadente, sapere che lei aveva acquistato un teschio di cristallo. “Mi aveva forse seguita mentre giravo tra i banchi? Oppure mi aveva visto, mentre lo compravo?” Si sentiva come presa tra due fuochi: ascoltare il vecchio o la cartomante.
“Non voglio molto. Solo il prezzo di una bottiglia di vino”.
Si sedette di fronte alla donna, che cominciò a mescolare le carte, mentre prese un biglietto da venti euro da dare all’uomo. Era decisa a non accettare quell’oggetto, che le mandava segnali poco incoraggianti.
“Tenga” gli disse allungando la banconota.
“Grazie. É troppo” rispose mettendole in grembo quello strano aggeggio.
Deborah cercò di ridarglielo ma era era sparito, come se fosse un fantasma.
Si sentiva inquieta e non udiva quello che la cartomante le diceva.
“Non si distragga” udì Deborah ma la sua mente era altrove.
“Vedo difficoltà a breve, nell’immediato ma saranno superate con un aiuto insperato”.
La donna continuava a snocciolare le sue parole senza che Deborah le assimilasse. Lei stava riflettendo sugli ultimi avvenimenti e trovava tutto singolare. Perché era stata affascinata da quel teschio, mentre non provava la medesima attrazione per l’altro oggetto. Erano le domande che si poneva.
“Entro sei mesi troverà l’amore della sua vita. Un uomo alto e biondo, che saprà conquistare il suo cuore” concluse la cartomante.
Deborah sorrise. Aveva già incontrato l’uomo che aveva un posto nel suo futuro. Quindi cosa stava cianciando questa donna sul suo incontro con qualcuno di cui si sarebbe innamorata.
La ragazza la guardò stranita per le ultime parole e stava per replicare nervosa, quando fu prevenuta.
“Non voglio nulla”.
“Perché?” chiese sorpresa.
“Ogni dieci giri di carte, uno è gratis. É toccato a lei! É la sua sera fortunata!” affermò, invitandola con una mano ad andarsene.
Deborah si alzò barcollante e comprese chi stava alle sue spalle. “Sono Raul e Gina. Li riconoscerei anche al buio. Le loro voci sono inconfondibili”.
Li osservò nella penombra della piazza. Non davano uno bello spettacolo soprattutto lei, che aveva un figlio e forse un marito.
Tuttavia nella confusione della festa nessuno ci faceva caso. Scosse il capo e tentò di comprendere, dove si trovava e quanto distava dalla macchina. Aveva smarrito il senso dell’orientamento.
“L’auto dove l’ho parcheggiata?” si domandò smarrita.
Doveva ritrovare quel locale, del quale aveva dimenticato il nome. C’era un chiosco di piadine nelle vicinanze ma ne aveva incontrati molti altri. Un senso di panico la prese per la gola e si sentii sopraffatta dalle voci dei venditori e delle persone, mentre la testa cominciò a girare. Avrebbe voluto urlare per scacciare quella sensazione ma il frastuono era troppo intollerabile, perché qualcuno potesse raccogliere la sua invocazione di aiuto.
Posò il candelabro per terra ai suoi piedi e strinse più forte il pacchetto col teschio. Cominciò a vedere ruotare vorticosamente il mondo intorno a lei. Non emise un grido e, se non fosse stato per un uomo che ebbe la prontezza di sostenerla, sarebbe sicuramente crollata a terra come un sacco di patate.
Per un attimo sugli occhi di Deborah calò il buio e per lunghi istanti non ricordò dov’era.
Si sentì trasportata in un altro mondo lontano nel tempo e nello spazio e si trovò immersa in una vegetazione rigogliosa del tutto sconosciuta. Non era la protagonista della scena ma una semplice osservatrice.
Le persone vestivano in modo buffo e c’erano rovine tutto intorno.

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34 risposte a “La notte di San Giovanni – parte terza”

  1. Intrigante il teschio e chissà cosa nasconde … un posto come questo confesso che non lo conoscevo neppure io, è alquanto anomalo ma sicuramente pieno di suspance.
    Di Gina e Raul si sono perse le tracce ma di sicuro al momento opportuno rimpolperanno la trama del racconto 😉
    Per il momento seguo il cammino di Deborah e insieme a lei osservo un mondo tutto nuovo dove le sorprese non tarderanno a manifestarsi. Una sera dove tutto può accadere 🙂
    Parti pure in quarta che le prime tre sono andate a segno 😀
    abbraccione
    Affy

    1. Ma devo stare attento a non sbattere, se pigio troppo sull’acceleratore.
      San Giovanni in Marignano? Piccolo paese alle spalle di Cattolica dove per san Giovanni si tiene per una settimana la notte delle streghe,
      Ricambio il grande abbraccio

  2. Ci inoltriamo nel racconto con Ingredienti affascinanti: Il teschio di cristallo “attraente” Il nome del popolo Maya , la lettura della mano
    Da ora, attraverso Deborah, saremo spettatori della storia
    Bravo, i miei complimenti
    Un abbraccione, Gian Paolo
    Mistral

  3. Esta parte es muy interesante diría mágica*****
    en un mundo nuevo donde Deborah conoce el amor******
    tendrá razón la adivina.
    me quedo pensando******
    muchos cariños********

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