24 giugno del 2012. Deborah stava in spiaggia a Cattolica, stesa al sole. Intorno unicamente bambini urlanti e madri che fingevano di osservarli, mentre in realtà erano attente solo alle chiacchiere della vicina e all’avvistamento di qualche bel giovanotto da rimorchiare con discrezione.
La ragazza si rosolava davanti e dietro con invidiabile costanza ma avrebbe voluto avere un paio di tappi nelle orecchie per isolarsi dal quel vociare convulso. In altre condizioni avrebbe schiacciato un pisolino dopo la notte passata tra sogni e incubi dei quali aveva perso le visioni. Sbirciò l’ora dal grande orologio digitale del bagno. Segnava solo le undici.
“Uffa ancora un’oretta buona prima del rientro in albergo” si disse, sbuffando. Stava maturando l’idea di alzarsi e andarsene, quando udì con la tipica cadenza romagnola una voce maschile, che invitava la bella signora, vicina di ombrellone, per la sera.
Si girò di quel minimo per intravedere un giovane ragazzo abbronzato che, seduto tra lei e la donna, prospettava una serata diversa dal solito. Nessuno dei due notò la ragazza, che ascoltava interessata i loro discorsi.
“Vada a vedere il mercatino di San Giovanni! E’ davvero bello, ci sono tante bancarelle, tante cose interessanti” le diceva.
“Ma Giuseppe dove lo parcheggio?” gli rispose con tono di chi era più attratto di passare la sera tra le bancarelle che restarsene chiusa in albergo.
“Non si preoccupi” replicò il ragazzo. “Lo affidiamo a Monica…”.
“E chi sarebbe?” domandò ancor più invogliata dalla possibilità di essere libera dalle responsabilità di custodire il figlio.
“E’ mia sorella. D’estate fa la baby sitter per le villeggianti. Lo farà giocare e poi lo metterà a letto…”.
“A letto? Dove? In albergo?”
Una franca risata interruppe la sequenza di domande della donna.
“No, no! Abbiamo molte stanze nella nostra casa. Dormirà in una di quelle” disse il ragazzo.
Deborah si avvicinò alla coppia per meglio origliare il loro dialogo. Si chiese perché continuava ad ascoltarli. “Forse un qualcosa che rompe la monotonia di questa vacanza noiosa”
“Ma il pigiamino…” domandò timidamente la donna.
“Lo mette nello zainetto insieme a qualche ricambio. Non si sa mai”.
“Uhm! Interessante ma Giuseppe è un po’ diffidente con le persone che non conosce” riprese la signora, che aveva perso l’entusiasmo iniziale. “Potrebbe mettersi a piangere e cercarmi…”.
“Lei non conosce Monica…”
“In effetti non la conosco”.
“Mia sorella ha diciassette anni ma è bravissima coi bambini. Dopo cinque minuti l’adorano. Sa raccontare storie che lasciano di stucco anche noi adulti. É paziente e dolce. Si fidi” concluse il ragazzo.
“Ci penserò… ma dove dovremmo recarci stasera?” chiese la donna.
“Alla fiera di San Giovanni. É una serata magica e si divertirà. Glielo garantisco”.
La signora rimase in silenzio a meditare.
“Come ti chiami? Posso darti del tu, vero?” domandò guardandolo negli occhi.
“Raul come quello che canta ‘Romagna mia’” rispose col sorriso sulle labbra.
“Bene, Raul. Io sono Gina”.
“Che bel nome, Gina”.
La donna, già rossa di per sé, avvampò di calore. Quel complimento non glielo aveva fatto nessuno prima di questo momento, nemmeno Alberto, il compagno.
“Ma in albergo” proseguì timidamente.
“Nessun problema. Si veste ed esce. La vedranno al rientro” rispose pronto, mentre le sfiorò un braccio.
Deborah sorrise ma ascoltava con interesse tutto quello che si dicevano. L’appuntamento era alle diciotto. La località non era stata detta ma non importava. Li avrebbe seguiti con discrezione.
“Bene, bene! Una sera diversa dalla solita passeggiata per il lungomare Rasi Spinelli e con l’immancabile sosta alla gelateria Pimpi” sogghignò soddisfatta.
Cominciò a pensare cosa mettersi per questa serata decisamente inconsueta, che veniva a movimentare una vacanza che si stava consumando senza grandi divertimenti.
Deborah aveva venticinque anni. Alta più della media delle coetanee, giocava a pallacanestro nel ruolo di guardia con discreto successo. Quest’anno il campionato si era chiuso piuttosto tardi, qualche settimana prima per via della partecipazione alla fase finale dei playoff, terminati con la promozione. Una stagione lunga, snervante e importante per lei e la sua squadra. Adesso aveva la necessità di ricaricare le pile e scaricare la tensione, accumulata in otto mesi intensi e combattuti. Due settimane al mare per disintossicarsi, poi un lungo viaggio in luglio con Simone, il suo ragazzo, prima di riprendere gli allenamenti in agosto. L’attendevano mesi faticosi e stressanti per svariati motivi: avrebbe partecipato al campionato di èlite per la prima volta e avrebbe rappresentato la svolta decisiva per la sua carriera. Doveva trovarsi alla ripresa degli impegni agonistici concentrata psicologicamente e fisicamente in forma. Per questo aveva scelto questa vacanza solitaria e poco stimolante.
“Se riesco ad avere un buon minutaggio con discreti risultati, allora so di poter rimanere ai vertici. Altrimenti dovrò eseguire una scelta: o proseguire nei campionati minori oppure appendere la scarpette al chiodo” si era detta mentre preparava la valigia per il mare.
Questo era il pensiero che l’aveva tenuta in ansia e non l’aveva abbandonata neppure a Cattolica. Il coach le aveva garantito che sarebbe stata con loro nella nuova avventura della massima serie. Tuttavia l’idea di non riuscire a sfondare era sempre in sottofondo.
Questi dubbi furono relegati in un angolo, mentre ascoltava Gina e Raul a progettare l’incontro serale. “Chissà come finirà!” ragionò sorridente. La risposta la conosceva già, mentre un pizzico d’invidia fece capolino nella sua mente. “Non essere impertinente! Sei venuta per rilassarti e non a inseguire improbabili avventure amorose”.
La serata si preannunciava calda. Deborah scelse un abbigliamento leggero. Un paio di jeans bianchi e una camicetta di lino azzurra. Ai piedi al posto delle infradito avrebbe messo un paio di espadrillas di Chanel, comode ed eleganti al tempo stesso.
L’appuntamento era nel parcheggio del bagno 42 quasi di fronte al Piazzale Primo Maggio. La ragazza lo raggiunse qualche minuto prima delle diciotto. Vide arrivare Gina, che salì su un’auto sportiva, immaginando che al volante ci fosse Raul. C’era con loro un’altra coppia. La donna indossava un abitino corto, leggero e trasparente, che mostrava slip e reggiseno. Una capiente borsa bianca completava il tutto. Li seguì a debita distanza, cercando di non farsi seminare. Presero una strada che non conosceva e che saliva verso le colline alle spalle di Cattolica.
Lesse all’inizio di un gruppo di case un cartello ‘San Giovanni in Marignano’.
“Che posto è?” si domandò, dopo essere entrata nel paese.
C’era molta confusione e caos per le strade. Nonostante tutto riuscì a vedere che erano entrati in un parcheggio di un locale. Sistemata l’auto alla belle e meglio, si diresse a piedi verso il posto. Il nome era invitante ma non le sembrò nulla di eccezionale.
“Che faccio? Entro anch’io o li attenderò fuori?” si domandò, osservando intorno. Vide un chiosco di piadina. “Ecco dove aspetterò Gina”.
Ordinata una piadina con mozzarella e rucola e una birra, si sistemò su uno sgabello. Il tavolo era una botte. Mentre era in attesa che le portassero l’ordinazione, cominciò a ragionare per quale motivazione si era messa sulle tracce di questa donna.
“Curiosità? Oppure più banalmente per movimentare queste vacanze per nulla stimolanti?” Non lo sapeva ma adesso era qui e doveva attendere l’uscita delle due coppie per conoscere quali sarebbero state le loro prossime mosse. Non intendeva riprendere la strada verso il mare, perché la stimolava l’idea di fare l’investigatrice per una volta. La piadina era eccellente e ne ordinò una seconda, perché era consapevole che l’attesa poteva durare a lungo.
Le ombre della sera avvolgevano il paese e le luci della festa si accendevano. Notò che era aumentato il flusso delle persone. Riconobbe qualche viso noto, che aveva visto in spiaggia. Forse era questa la meta finale della coppia. Non riusciva a immaginare quale fosse lo scopo della festa. Si festeggiava San Giovanni ma non sapeva come. Era già buio, quando li notò uscire dal locale. Emise un sospiro di sollievo, perché avevano lasciato la macchina nel parcheggio. Dunque si sarebbero fermati qui.
“Finalmente” si disse, perché aveva dovuto allontanare diversi ragazzi che tentavano di abbordarla. Aveva consumato tre piadine e tre birre e si sentiva piena e leggermente euforica.
Li seguì in mezzo a una fiumana di gente e si ritrovò tra bancarelle e banchetti. La confusione era notevole. Gina e Raul sparirono dalla sua visuale.
Si immerse nel flusso della festa.
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buongiorno piacere di rileggerti
ciao Franca
Sereno pomeriggio, Franca
Ciao
Gian Paolo
grazie anche per te 🙂
Ciao
Ogni volta che leggo i tuoi pezzi , al di la’ della trama che coinvolge, resto affascinata dalle descrizioni : magiche
A me piace descrivere i dettagli, che cerco di avvicinare il più possibile al reale. Ma non tutti lo gradiscono.
Baci
Io adoro questo tuo modo di descrivere ! Baci
Detto da te vale doppio. Baci
:-)))))
Sorriso a 32 denti!
Chissà cosa troverà tra quelle bancarelle?magari un teschio di cristallo?
Sempre belli i tuoi racconti,aspetto il seguito …
Ciao e buona serata
Grazie per seguirmi nelle mie acrobazie lessicali.
Felice serata e ciao
“investigatrice golosa di piadine” 😉 e festa !
Sì. golosa di piadine. Bastano due per sentirsi sazia.
(a me ne basta una! ma le adoro)
Anche per me ne basta una. Mozzarella e rucola con un bicchiere di albana secco e vista mara (Bertinoro a Ca’ de’ be’)
albana secco mi manca, mai assaggiato. mozzarella (o strachino) e rucola è perfetta; metà così e metà con un salume (che altrimenti è peccato! 😉 )
Quando si andava (uso il passato perché mi riferisco ai sette anni passati a Cesena), l’albana secco di Bertinoro era il compagno ideale.
Nei supermercati non è un vino che si trova facilmente. Ovviamente parlo di quello prodotto a Bertinoro o Castel San Pietro, che secondo me è il migliore. Più facile in enoteca. Se ti capita, provalo.
Si anche prosciutto crudo era l’altra metà.
Non capisco il motivo di tutta questa curiosità di Deborah ( addirittura fare il segugio) ma conoscendoti e conoscendo soprattutto la tua bravura, non mi meraviglio… Esisterà un ottimo motivo per lo sviluppo della storia.
Mi fa molto riflettere come certe mamme ( Gina) lasciano con nonchalange i propri figli a perfetti sconosciuti
In attesa del prossimo episodio, ti invio un grande abbraccio
Mistral
Deborah si stava annoiando e la curiosità non ha sesso.
Quanto a Gina, concordo con te.
Un abbraccio
Gian Paolo
Mmmmhhh … l’investigatore! Mi ricorda qualcuno!!! 😉
Deborah movimenta la sua estate cercando di capire qualcosa sulla vita di Gina e Raul, sembrano una strana coppia. 🙂
Sorprende anche me la facilità con la quale la donna si disfa del figlioletto lasciandolo in mani sconosciute, pur se referenziate, per una sera da trascorrere all’insegna del divertimento al mercatino di San Giovanni.
Sarà interessante scoprire per quale decisione opterà Deborah dopo aver perso di vista i due, di sicuro è una venticinquenne con un sano appetito, dopo aver fatto fuori tre piadine e tre birre spero sia ancora lucida per riconoscere sia Gina che Raul. La curiosità sua è adesso anche la mia e voglio capirne di più … ‘nnaggia ma perchè quando vado in spiaggia io non succede mai nulla? 🙁
Complimenti per la precisa descrizione di tutti i particolari che lascia immergere il lettore dentro la trama con estrema semplicità e poi riesci a mettere una curiosità che … bisogna aspettare la terza parte, ecco! 😉
Bravissimo, avanti così!
Affy
Non tutti hanno la fortuna (si fa per dire) di Deborah di imabattersi in una coppia come Gina e Raul.
Di sana costituzione? Certo! Sanissima! Una giocatrice di basket lo deve essere per forza.
La terza parte non tarderà.
Grazie per i complimenti.
😀
Gina, Raul, Monica, Deborah: quale sarà il filo che li unisce?
Un caro abbraccio.
Non lo so ancora…
Un caro abbraccio
Es una trama muy interesante***lo que no entiendo
es por que se confunden o me confundo yo****La confusione era notevole
se fueron de la fiesta?*
mi cariño
querido amigo*****
“La confusión era notable,” Este festival es muy ruidoso.
Gracias y besos
Caspita , ma quanti post ho perso! Per mettermi in paro vista la mole del tuo lavoro che in fretta ho sbirciato, dovrei fermarmi qui davanti al pc un bel pò . Vedrò come rimediare. Intanto ti mando un bacino per farmi perdonare. Isabella
Grazie Isabella del bacino e sei ampiamente scusata.
Leggi con calma.
Un grande abbraccio
Gian Paolo
Comunque è tutta colpa di wordpress, te lo dico io. Grazie per avermi perdonata. Ti abbraccio. Isabella
Ogni tanto WP fa il biricchino.
Un abbraccio
Gian Paolo
La “fortuna” di leggerli tutti insieme e’ che non devo aspettare molto per il seguito.
Hai ragione ma trovare il ritmo giusto per la pubblicazione non è facile.
Immagino, in attesa di quello che verra’ leggero’ i racconti che ancora mi mancano.
Ti auguro un buon lavoro e spero che il ritmo non tardi ad arrivare, e’ piacevole il “suono” della tua “musica”.