Lucrezia e il racconto erotico

Lucrezia nel suo blog mise un’immagine e avanzò la seguente proposta: ”… Che mi dite, facciamo partendo da questa immagine un racconto erotico? Liberate la vostra. fantasia, e chi arriva dopo prosegua il racconto, Vediamo cosa ne esce …”.

Il racconto si sviluppò attraverso i commenti di alcuni blogger, che avevano accettato la sfida lanciata da LU. La fotografia da cui si doveva dare origine alla narrazione era una splendida immagine in bianco e nero, come tante altre che comparivano sul suo blog e rappresentava una bella ragazza vista da tergo con una catenella che scende lungo il suo corpo nudo.

Un racconto di pura fantasia… dato che non si vede l’immagine… ” disse il primo blogger in tono di sfida.

Basta avere pazienza e l’immagine si vede…se permettete inizio io”, proseguì il secondo ed avviò il racconto.

Cosa significava quella immagine per il blogger che iniziava la narrazione? Una ragazza incatenata, da possedere e così fece, ma il racconto si era sviluppato in maniera inattesa. Proviamo a leggerlo tutto di un fiato, forse farà sorridere, forse farà incazzare qualcuna, forse diranno “Uffa! Che barba!”.
Demetra e la mattina in ufficio


Paolo aveva appena finito la doccia e stava indossando l’accappatoio, quando sentì i Bee Gees, guardò il display: era il numero di Demetra. Rimase sorpreso e indugiò un attimo a riflettere.

Era single per scelta e di sera spesso amava frequentare alcuni club molto privati e particolari, dove faceva conquiste occasionali, che con regolarità dimenticava il giorno dopo. Non si sentiva pronto per una relazione stabile o forse non aveva ancora incontrato una donna che sapesse donare qualcosa di più di un banale rapporto sessuale. Quella mattina tornò a guardare stupito il visore, mentre il telefono continuava la litania musicale che annunciava una chiamata entrante, aspettò ancora qualche secondo prima di rispondere.

“Buon giorno”.

“Ciao Demetra, tutto a posto per stasera vero?”.

“Certo, sono già pronta”.

“Bene aspettami davanti alla porta, e sai che non scherzo vero?”.

“Certamente”.
L’aveva conosciuta la sera precedente assieme al marito durante una festa in un esclusivo club privè di Milano. Loro erano una coppia complessa, perché lui non amava fare sesso con lei ma con le sue amiche, mentre lei assecondava il suo desiderio con incontri occasionali e poco stimolanti. Sentendosi trascurata, era

sempre alla ricerca di un maschio che doveva renderla felice, appropriarsi del suo corpo, della sua testa e della sua anima in modo deciso e coinvolgente. Era giovane, determinata e trasgressiva, sapeva di avere un corpo splendido da usare come arma di seduzione.

Demetra gli era piaciuta fin dal primo momento e lei l’aveva ricambiato.
Al Club, lasciato il marito al tavolino, passarono una serata splendida. Seguendo la danza della seduzione fatta di sguardi, ammiccamenti e di mezze frasi, finirono nella sala col letto comune, e fecero sesso, mentre mani e lingue degli altri toccavano i loro corpi, amplificando il piacere degli amplessi. Si erano scambiati i numeri del telefono promettendo di risentirsi il giorno dopo. Al risveglio si era sentito stanco e allo stesso tempo appagato per aver trascorso con lei una serata coinvolgente ed eccitante, pensando che non l’avrebbe mai chiamato per proseguire la storia, come era già avvenuto con altre donne in passato. Quindi era rimasto sorpreso quando aveva sentito il telefono, ma allo stesso tempo era stuzzicato dal quel contatto a casa sua per la sera. Era necessario adesso che si sbrigasse e pensasse meno a Demetra, perché il treno non l’avrebbe aspettato di certo. Saltò il rito della colazione e velocemente indossò i vestiti pronti per l’ufficio.

Il treno, come al solito, era in ritardo e affollato. Dopo due fermate scese ed esclamò “Ma chi è quella laggiù? … Mi sembra… ma si è lei! Demetra!”

Immediatamente la fantasia aveva cominciato a galoppare. Le immagini dapprima erano confuse, poi sempre più chiare. Cosa vedeva? Lei, sempre lei! Era ipnotizzato dalla sua bellezza e dai ricordi della sera prima!

Qualcuno dietro di lui disse irosamente: “Scendi o scansati!”, spintonandolo di malagrazia.

Si riscosse e scese lentamente con lo sguardo fisso su di lei. Si avviò con passo deciso per raggiungerla. Ecco che qualcosa la fece, come per magia, svanire nel nulla. La serata trascorsa gli aveva lasciato un sacco di emozioni sulla pelle, ma adesso non era il momento giusto per pensarci, quindi le avrebbe detto stasera quello che provava per lei. Aspettava in ufficio un nuovo collaboratore che avrebbe avuto alle sue dipendenze da domani. Era stato scelto dalla direzione senza che avesse potuto partecipare alla selezione: questo non gli era piaciuto per niente. Con questi dubbi che frullavano vorticosi in testa, chiese alla segretaria se era arrivato la persona che aspettava.

“Certo! La signorina è appena arrivata!” gli rispose sorridente e maliziosa.

“Signorina? Falla pure accomodare, ma non si chiamava Vittorio?” disse un po’ sorpreso e seccato di dover gestire una donna.

Alzò le spalle, mentre scuoteva la testa per il disappunto. La giornata in ufficio sembrava cominciare col piede sbagliato. Posata la borsa sul tavolo, scorse velocemente i titoli dei giornali, che tutte le mattine Anna disponeva con cura sul ripiano vicino alla finestra. Seduto alla scrivania vide aprire la porta e affacciarsi una figura femminile che si diresse verso di lui senza che distogliesse lo sguardo. Gli porse la mano.

“Demetra Di Vittorio” disse con tono deciso ma cordiale.

“Demetra Di Vittorio, spero di non deluderla…” ripeté, come se lui non avesse udito.

“Dottoressa Di Vittorio?” rispose stupito.

La fissò per qualche secondo senza riuscire a dire una parola.

Demetra che piacere rivederti” continuò Paolo, riprendendosi dallo stupore.

Di giorno era ancora più provocante, non rinunciava alla sua sensualità, che esprimeva con raffinata intelligenza. In un attimo mille pensieri e immagini avevano riempito la sua mente, mentre osservava quella figura elegante e slanciata che si avvicinava lentamente alla scrivania. Riacquistò un atteggiamento professionale, quando fu di fronte a lui.

“Bene Dottoressa, come ti è stato detto, da domani sarai a mia completa disposizione, sai bene che non ci saranno orari. Pretendo molto dai miei collaboratori. Ovviamente non ti darà fastidio se ti do del tu vero?”

“Assolutamente no” rispose calma sedendosi di fronte a lui.
Paolo leggeva nei suoi occhi paura ed eccitazione, ma nella testa aveva chiaro cosa Demetra sarebbe divenuta nei prossimi giorni.

Demetra chiudi la porta” le ordinò secco e cordiale.

Mentre lei si alzava sinuosa e elegante per chiudere la porta rimasta aperta, lui la scrutava senza tradire l’intimo tumulto che la vista della ragazza suscitava in lui. Con misurata lentezza si girò verso di lui per tornare alla scrivania.

“Ora fermati”. Lei rispose “Si”, rimanendo immobile nel centro della stanza, Demetra si chiese con un misto di ansia e desiderio, che cresceva dentro, cosa le avrebbe richiesto.

La serata precedente era stata straordinaria, perché per la prima volta non si era sentita una donna oggetto da portare a letto, ma aveva percepito che era diverso: deciso, calmo, gentile e delicato e allo stesso tempo attento a donarle il massimo del piacere.

Si era domandata perché frequentasse posti, dove l’uomo era solo alla ricerca del soddisfacimento sessuale. Prima di presentarsi all’appuntamento per il nuovo lavoro, l’aveva chiamato per capire, se la sensazione era quella giusta. Sentendo la voce, aveva capito che lo era.

Grande era stato lo stupore, quando aveva scoperto che il caso gli aveva riservato una gradita sorpresa: il datore di lavoro era quell’uomo desiderato. Quando lo vide, si eccitò agitandosi ma adesso aspettava con ansia cosa volesse da lei.

La risposta per Demetra era di fondamentale importanza: percepì che il suo desiderio era possederla.

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47 risposte a “Lucrezia e il racconto erotico”

  1. Buongiorno , ho iniziato bene la giornata con il tuo mini racconto che l’ho trovato piacevole , sono riuscita a leggerlo in un soffio .un sorriso 😊Viola

  2. Vari generi sa affrontare il mio caro Gian Paolo. Debbo dire che te la cavi proprio bene a spaziare da una parte all’altra ( vedi anche il teschio…). Resta comunque, di fondo, una cosa comune a tutti i tuoi racconti: che sai scrivere con scioltezza e dovizia di particolari e come in questo caso , per l’argomento trattato, senza essere volgare. Bravo. Isabella

    1. Le tue parole mi danno soddisfazione. In effetti cerco sempre di essere il meno ripetitivo possibile. Questo è stato un banale esercizio (è l’incipit di un romanzo, che rimarrà chiuso nel cassetto) di molti anni fs.
      Grazie, Isabella
      Un abbraccio
      Gian Paolo

    1. Mi fa piacere che questo mini racconto (in realtà è l’incipit di qualcosa di più corposo, che non pubblicherò mai) sia piaciuto.
      Sereno pomeriggio
      Un abbraccio
      Gian Paolo

  3. Me encantó la historía, la vedad que es un gran narrador***con buen estilo****
    Es lo que se dice y es la manera en la que se dice. Me refiero en esta ocasión a tu texto
    Lo felicito!!!!!!!!
    mi cariño****
    buen amigo******** <3

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