Il mazzo di fiori – parte ventunesima

Chiumento è chiuso nel suo ufficio. E’ di pessimo umore. La storia di Teresa non le piace e non gli dà pace. Si sente come braccato, anche se è certo che sia solo una sensazione.

“Quella ragazza mi ha fatto tenerezza, quando due anni fa si è presentata nel mio ufficio, implorando un lavoro. Mi ha detto che era allo stremo delle forze economiche e che non voleva tornare a Lecce. Mi sono impietosito e l’ho fatta assumere. Tutto sommato è stato un buon acquisto. Ma…” ragiona sulle sue angosce.

Il dubbio, se ha fatto bene quella volta, aleggia nella sua mente, perché poi ha iniziato una relazione pericolosa. Lui è sposato con due figli e quell’amante stava diventando sempre più ingombrante.

“Mi hai ingravidata” gli aveva detto ai primi di settembre. “Devi rimediare!” Le aveva proposto di abortire ma lei non aveva nessuna intenzione di farlo. Si sentiva prigioniero in una cella senza finestre e con la porta sprangata. Provava un senso di claustrofobia che gli metteva angoscia.

“Ho avuto un moto di sollievo, quando ho saputo che era morta. Però in fondo mi dispiace. Teresa era una fanciulla dolce e dal sangue caldo. A letto era una furia incontenibile e mi ha donato livelli di piacere da incorniciare. Però quella minaccia di scandalo è stata una mazzata”.

Si domanda se Teresa ha lasciato dei documenti che possono comprometterlo, anche se nessuno degli inquirenti si è fatto vivo. Aspettare lo snerva. Muoversi c’è il rischio di fare mosse avventate. Così si cuoce a fuoco lento.

“Ci avevo pensato di verificare tra le carte d’ufficio, se c’era qualcosa che mi riguardava ma rischiavo di farmi sorprendere dalla Presente. Lei è una ragazza sveglia e avrebbe capito tutto immediatamente. Per fortuna non l’ho fatto, perché poi è arrivata la polizia. Chissà cosa hanno sequestrato” pensa Chiumento, sospirando.

Si alza e guarda fuori dalla finestra. Ha un sussulto: la Presente in bicicletta ha imboccato la strada della questura.

“Ha mentito a Sara, dicendo che sarebbe andata a casa per i tecnici del telefono. Sta andando ancora dal quel commissario, che mi pare un mastino con il fiuto del miglior cane da caccia”.

Questa nuova visita gli desta qualche preoccupazione. Sa di non avere la coscienza a posto, di aver mentito, fingendo di conoscere solo professionalmente Teresa.

“Ma cosa dovevo fare o dire? Ammettere col commissario che avevo una relazione? Sicuramente sanno che la ragazza era incinta, anche se sul giornale non è apparso nulla. Confessare questo rapporto sarebbe stato per me un incubo di sospetti, di domande imbarazzanti. Avrebbero puntato sicuramente su di me come principale indiziato di averla uccisa. Convengo che forse non sarà stato il modo migliore per allontanare i sospetti, perché ai loro occhi avrebbe rappresentato un’ammissione di colpa. Sono tra l’incudine e il martello. Una posizione scomoda e pericolosa”.

Mentre riflette su questi dettagli, osserva Ludmilla e nota l’uomo appostato sull’angolo e la donna che la segue a piedi.

“Chi sono quei due?” si domanda inquieto. “Poliziotti oppure…”. Lascia cadere la riflessione, perché si concentra su una terza persona che sembra interessato alla direzione che ha preso la ragazza.

Non riesce a scorgerlo con nitidezza. Ne intravvede solo le spalle. Ha un qualcosa di familiare nella figura senza che riesca a mettere a fuoco chi sia. L’uomo sull’angolo va verso il Castello, almeno questa è l’intuizione di Chiumento che ha una visuale non perfetta e ridotta. Prima di sparire dalla sua vista, lancia un’occhiata verso quella figura, che sembra curiosa di conoscere dove è diretta Ludmilla. Poi dopo quei movimenti di persone interessate alla ragazza la strada riprende l’aspetto abituale della pausa pranzo. Qualche macchina in transito, impiegati che raggiungono un bar per un breve break, gente frettolosa di tornare a casa.

Chiumento torna a sedersi alla sua scrivania e prende la testa fra le mani. Ha l’impressione che la polizia sappia molto di più di quello che filtra sui giornali.

“Devo stare attento” si ripete l’uomo.

Carlo si domanda le motivazioni che hanno scatenato tutto quel casino. Ludmilla gli piace e farebbe carte false perché diventasse la sua compagna. Però lei non ne vuole sapere. Lo ignora. Questo lo ferisce molto.

Seduto sulla poltrona in casa legge le ultime notizie sul caso di Teresa Lopiccolo. Immagina che anche Ludmilla sia coinvolta, anche se il suo nome non compare. Le descrizioni sono il suo perfetto identikit.

“Non mi posso sbagliare!” dice, sorseggiando una birra fresca dalla bottiglia. “E’ sicuramente lei, la bionda alta, slanciata che gira su una Bianchi azzurra. In città non sono molte le donne che la usano. Preferiscono vecchie bici per il timore che vengano rubate”.

Scuote il capo e sospira.

“Chissà che fine hanno fatto i miei fiori! E il biglietto… è stato tanto sofferto scriverlo”.

Vorrebbe chiamarla al telefono ma non vuole rischiare che glielo sbatta giù. Pensa che sarebbe una ferita quasi mortale.

Finisce la sua birra, che è diventata calda e poi se ne va a letto.

Lopapa e gli altri arrivano all’Istituto di Medicina Legale per identificare con certezza la donna morta.

Sono rimasti in silenzio durante il viaggio. Maria Lopiccolo stretta nel suo dolore. Ludmilla percepisce di essere di troppo. Lopapa sta mentalmente preparando i piani di come indirizzare le indagini. Ricardo trova la ragazza di suo gradimento ma il dovere gli impone di restare fedele ai valori nei quali crede.

“Io vi aspetto qui” afferma Ludmilla, quando gli altri scendono dalla macchina. “Quel posto mi fa venire i brividi. E poi non servo a nulla”.

Il commissario fa un cenno di assenso. Il magistrato pare non accorgersi della ragazza e si avvia deciso verso l’ingresso, trascinando con sé la madre di Teresa. Lei si sistema in macchina e comincia a leggere i messaggi arrivati sul telefono per ingannare il tempo.

“Uffa!” esclama cancellandone un bel po’. “Solo spam!”

Si ferma. Lo legge una volta, due volte. Spalanca gli occhi: non è può crederci.

Il bianco del giglio è la purezza del tuo comportamento. Il giallo degli aster sono per l’intelligenza dimostrata. Il rosso delle rose per la passione negata‘.

Chi mi ha mandato questo sms?” si domanda, soffermandosi ancora una volta sul messaggio. “Sembrerebbe un biglietto per un mazzo di fiori ma non ho ricevuto gigli, aster e rose rosse! E poi perché oscurare il numero mittente? Forse aveva timore di essere scoperto? Non riesco a comprendere cosa stia succedendo”.

Le verrebbe voglia di ridere al pensiero di questo biglietto virtuale, se non le ricordasse l’altro reale e quel mazzo di fiori del quale non ha individuato l’autore. Un mazzo di fiori che è costato la vita a Teresa. Abbandona questo pensiero, mentre un sorriso forzato si nota sulle labbra contratte.

“Per trent’anni mai un fiore! Nemmeno per sbaglio. In una settimana due mazzi con due biglietti intriganti! Sì, perché questo arriverà quanto prima”.

E’ immersa nei suoi pensieri e non si accorge che sono tornati. Sobbalza per lo spavento. Fa un timido sorriso di scuse.

“Spaventata?” le chiede cortese Ricardo.

“No…sì. Ero talmente concentrata che non vi ho sentiti giungere e mi sono spaventata” risponde con sincerità Ludmilla.

Il commissario sorride, mentre Lopapa sembra in un altro mondo. La madre di Teresa è sempre una sfinge impenetrabile.

“Signora Lopiccolo” inizia il magistrato “la devo pregare di rimanere in città. Ho la necessità di porle diverse domande. E poi deve sbrigare le formalità per sua figlia. Ha un recapito per questi giorni?”

“No” risponde asciutta.

“Pensa di sistemarsi in albergo?” insiste Lopapa, che comincia a spazientirsi nel sentirsi rispondere a monosillabi.

“No” replica secca.

“E dove pensa di dormire?”

“Non lo so. Voglio tornarmene a Lecce”.

“Mi spiace ma non è possibile prima di due o tre giorni” afferma deciso il procuratore.

Ludmilla è rimasta in silenzio ma comprende che è diventato un dialogo tra sordi. Decide di parlare. Le è venuto in mente una soluzione.

“Signora, mi farebbe piacere se lei accettasse l’ospitalità nel mio appartamento. Non è grande ma ci possiamo stare bene tutte e due. Io dormo sul divano letto in sala e le cedo la mia camera”.

Ricardo rimane a bocca aperta. E’ stato spiazzato da questa sortita della ragazza. Sta per dire la sua, perché non è molto d’accordo su questa sistemazione ma viene preceduto da Lopapa.

“Mi sembra ragionevole la proposta della signorina Presente”.

Maria alza le spalle e non dice nulla.

“Adesso tutti nel mio ufficio” esclama il procuratore salendo in macchina.

Il commissario non è d’accordo e diplomaticamente mostra il suo dissenso.

“E’ sicura, signora Lopiccolo…” comincia, mentre avvia il motore.

“Sono Maria Russo” afferma con tono deciso.

“Mi scusi, signora Russo. Non preferisce che le procuri una stanza d’albergo?”

“No. Accetto l’ospitalità della signorina Presente” taglia corto la donna.

Il silenzio cala tra loro. Si ascolta solo il rumore del motore.

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33 risposte a “Il mazzo di fiori – parte ventunesima”

  1. Nebbia fitta anche per me. 🙁 per diradarla aspetto il capitolo successivo stando ben attenta al dialogo tra le due donne semmai si lasciassero sfuggire un piccolo indizio.
    Un mazzo di fiori ha scatenato un pandemonio ‘nnaggia! 😉
    Comunque “bravo”, la trama è ben curata, intricata al punto giusto e ci stai facendo cuocere a fuoco lento …. 😉
    Un abbraccio Orso bianco 🙂

    1. Tutto quello che c’è su questo blog e sul secondo, orsobianco, è roba mia, anche se qualche idea l’ho ricavato qua e là.
      Brutto o bello che sia, a seconda dei gusti, è frutto della mia fantasia.
      Un abbraccio

    1. Ho disseminato indizi e ho depistato il lettore. Presto ci saranno nuovi indizi che porteranno alla soluzione.
      Ricambio gli auguri per una felice e serena Pasqua.
      Un grande grande abbraccio
      Gian Paolo

  2. Caro Gianpaolo, per vari impegni avevo perso quattro-cinque capitoli ma ora ho recuperato. Il nodo si sta pian piano sciogliendo anche se ho ancora tanti dubbi. Il racconto continua a scorrere fluido. Continua così! Ti auguro una felice Pasqua e buon weekend! Un abbraccio!

      1. Cristo è risorto, Gian Paolo!
        Grazie mille per avermelo chiesto! 🙂
        Il primo giorno è stata una splendida Pasqua!
        La mattina, mi sono imbattuto in un rosso d’uovo, poi abbiamo fatto colazione
        (un uovo e una fetta di torta, insalata boeuff, formaggio salato, caffè)
        Sono andato in città (10.00-12.00)
        Ho servito 13.30 Pranzo (un po ‘di brandy, zuppa di agnello, farcito con carne di maiale, vino rosso, agnello arrosto con patate al forno, torta, dolci, frutta, caffè), dopo pranzo siamo andati in un’altra passeggiata (16.30-18.00)
        e alle 19 .00 am servita la cena (trippa, uova, torta, caffè)! 🙂
        Solo perché la festa continua oggi e domani
        E ‘Pasqua e il tempo è bello, soleggiato e caldo … 23-25 ​​gradi C! 🙂 🙂
        In conclusione, abbiamo trascorso molto bene! 🙂 🙂 🙂
        Come si desidera e si! 🙂
        Buona Pasqua! 🙂
        Tuo,
        Aljosha.

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