Il mazzo di fiori – decima parte

Il dottor Chiumento si chiede perché la polizia indaga su Teresa Lopiccolo. Si sente inquieto, non tranquillo. Chiama Sara.

“Mi dica, dottore?”

“Ha notizie della signorina Presente?” domanda senza tradire alcuna emozione.

“No. Veramente credevo che fosse già passata da lei”.

“Grazie” le dice, congedandola con la mano.

Riflette e si chiede se ha commesso errori.

Ricardo e Ludmilla salgono al primo piano. Il procuratore aggiunto Lopapa li sta aspettando.

“Prego, accomodatevi” dice ricevendoli sulla porta.

Osserva la ragazza. Pare che sia il suo tipo. Longilinea, dalle curve morbide ma non spigolose. Due splendidi occhi azzurri. La osserva per bene.

Ludmilla avverte lo sguardo indagatore che la sta sezionando come se fosse un reperto da analizzare. Si sente impacciata. Non è abituata a essere osservata. Si siede ma si sente agitata internamente.

“Dunque lei” comincia Lopapa “è la collega di una ragazza che si chiama Teresa Lopiccolo. Dico bene?”

“Sì” risponde incerta. Vorrebbe domandare, vorrebbe sapere ma qualcosa la frena.

Il commissario sorride ma resta interdetto. Si aspettava un’altra reazione. “Questa benedetta ragazza è un mistero per me” ragiona, rimanendo in silenzio.

“Perché dice che il telefono è della sua collega?” le domanda cortese con un bel sorriso stampato sulla faccia.

“Veramente” interrompe Ricardo “il telefono è mio. La sim non lo so”.

Lopapa annuisce ma finge di non aver ascoltato la precisazione del poliziotto.

“Mi dica, signorina. Perché ritiene che il telefono, che ha il commissario Ricardo, dovrebbe appartenere alla signorina Lopiccolo? Non abbia timori nel rispondermi”.

“Ma a Teresa cosa è capitato?” domanda timidamente, pensando al peggio.

“Non lo sappiamo” replica calmo il procuratore. “Ma risponda alla mia domanda”.

“Dottor…” comincia Ludmilla, interrompendosi subito, perché non conosce chi le sta davanti.

“Che sbadato!” esclama. “Non mi sono presentato. Ma tu, Ricardo, non potevi farlo?” lo rimbrotta amichevolmente.

Ludmilla tace. Osserva ora l’uno ora l’altro. Non sa come muoversi e cosa dire.

“Il dottor Lopapa” dice Ricardo, indicando l’uomo di fronte. “Lei è Ludmilla Presente” aggiunge concludendo le presentazioni.

“Un nome curioso. Presente. Immagino che quando era a scuola…” afferma il procuratore, ridendo senza concludere la frase.

“Dunque stava dicendo, signorina Presente” dice incoraggiandola a parlare.

“Dottor Lopapa mi chiede perché sono convinta che quel telefono appartenga a Teresa? Prenda il mio cellulare e cerchi Lopiccolo Teresa. Componga il numero e aspetti. Poi ne parliamo”.

Ludmilla allunga il suo telefono a Lopapa, che lo prende e fa come gli ha suggerito la ragazza.

Mentre Ludmilla sta facendo quell’esperimento, Chiumento si domanda con un filo di inquietudine cosa hanno scoperto i poliziotti. La poltrona gli pare un letto di chiodi, facendolo agitare non poco.

Osserva l’orologio.

“Diamine già due ore che la Presente è uscita. Non sarà per caso capitato qualche incidente spiacevole anche a lei?” si chiede silenziosamente, mentre il telefono squilla.

“Pronto” risponde.

“Dottor Chiumento? Sono Anselmi, il commesso”.

“Dica pure. La sto ascoltando”.

“Sono davanti al portone della signorina Lopiccolo…”.

“Ebbene?” lo stimola Chiumento.

“Ho chiesto informazioni…”.

“Parli Anselmi più spedito, Non dica una parola ogni cinque minuti” esclama spazientito.

“Le dicevo. Ho chiesto informazioni e mi hanno detto che non vedono la signorina da venerdì mattina. La vicina di porta l’ha sentita uscire come al solito venerdì mattina e poi più nulla. Dunque l’appartamento è vuoto” conclude il commesso.

“Grazie, Anselmi. Ha svolto un buon lavoro. L’aspetto nel mio ufficio”.

Il dottor Chiumento si rilassa e riprende a esaminare le carte sulla scrivania con un pensiero fisso ‘perché la polizia indaga su Lopiccolo’.

Carlo esce dall’ufficio e raggiunge il bar dove Ludmilla di solito consuma il pasto di mezzogiorno, quando non scappa a casa. Si siede a un tavolino vicino alla vetrata. E’ un ottimo punto di osservazione per vedere l’ingresso di R&S. Tra non molto dovrebbe comparire lei. Sorseggia una birra e mangia un tramezzino.

Passano i minuti. Gli impiegati escono alla spicciolata ma di Ludmilla nessuna traccia. Si stupisce, perché stamattina è andata regolarmente in ufficio.

“E’ stata forse male?” si domanda, mentre afferra dalla tasca dei pantaloni il telefono.

Squilla una, due tre volte. Poi ascolta una voce maschile dal marcato accento romano.

“Pronto”.

“Mi scusi ho sbagliato numero” farfuglia incerto l’uomo, chiudendo la conversazione.

Ricontrolla il numero due volte e il nome associato.

“Eppure corrisponde” dice scuotendo la testa.

“Qualcosa non torna in tutto quello che sta avvenendo” mormora, mentre paga la consumazione. Esce e si avvia alla macchina. Ha la mente frastornata e non riesce a capacitarsi su quello che sta succedendo. Era in ufficio poche ore prima, adesso pare volatizzata. Quello che lo inquieta di più è la voce maschile.

“E’ possibile che sia con un uomo?” si domanda, avviando il motore.

Un pizzico di gelosia attraversa i suoi pensieri. Anche questo particolare non collima con la personalità della ragazza.

“No, no! Non può essere” riflette, mentre fermo al semaforo non vede scattare il verde. Una strombazzata lo risveglia dal torpore delle sue considerazioni. Solleva la mano in segno di fastidio, mentre innesta la prima per ripartire.

“Non posso richiamare, perché, se risponde ancora una voce maschile, non può credere all’errore” si dice, mentre gira a vuoto in macchina. “Dov’è?”

Guarda l’ora nel computer di bordo.

“Merda! E’ già ora di tornare in ufficio”.

Il dottor Chiumento è in ansia, mentre passeggia nei vialetti del Parco Massari. E’ una bella giornata tiepida che ripaga un week end da dimenticare. Non gli interessa il tempo se è bello o brutto ma vorrebbe conoscere gli sviluppi della signorina Lopiccolo. Non sa nulla e questo gli mette ansia.

“La Presente non si è vista. Ho provato a chiamarla ma risponde un uomo. Che fine avrà fatto?” si domanda senza trovare una risposta soddisfacente.

Si avvia per ritornare in ufficio. La passeggiata non l’ha calmato. Anzi ha rinfocolato lo stato di ansietà che aveva prima di uscire.

“Speriamo che ci siano notizie positive al rientro in ufficio” afferma, cercando di pensare positivo.

Lopapa rimane interdetto. Ha ricevuto due misteriose telefonate, da quando tiene in mano il telefono della ragazza.

“Quali misteri nasconde la signorina Presente?” si domanda, mentre si accinge a provare a chiamare il numero di Teresa.

Però sono state le due chiamate precedenti che lo infastidiscono.

“Uno è un numero privato” si dice, mentre memorizza ora e risposta di questa chiamata. “L’altro è un cellulare. Due chiamate una di seguito l’altra. E tutti i due gli uomini hanno dichiarato di aver sbagliato numero”.

Scuote la testa. Pensa che dovrà chiedere spiegazioni.

“Ci sono state due chiamate sul suo telefono” dice a Ludmilla.

“Chi erano?” domanda pronta.

“Se non lo sa lei, io lo ignoro”.

“Come faccio a risponderle, se non mi dice il chiamante” replica prontamente.

“Uno è un numero privato. Forse tramite un centralino telefonico. L’altro è un cellulare”.

“Se non è associato a un nome, vuol dire che probabilmente ha sbagliato numero” taglia corto Ludmilla.

“E va bene. Facciamo la prova che dici” conclude Lopapa, cercando sotto la T Teresa.

La trova e chiama.

E …

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38 risposte a “Il mazzo di fiori – decima parte”

  1. Con quel Carlo mi avevi confusa, è un passaggio veloce 🙂 Ma ora mi domando chi sarà dall’altro lato del telefono, sicuramente commissario..anche se sarebbe troppo evidente 😉

      1. Scusa, se lo nomini con cognome, e poi mi salta il nome.. sono sopravvissuta comunque.. 🙂
        Non si sa…sbrigati con l’11 cap, non lasciarmi sulle spine per molto.

          1. C’ho pensato.. e credo sia stato questo a confondermi..la prima impressione era che fossero due persone diverse..ho pensato anche che il suddetto Carlo fosse quello dei fiori.. dovrò rileggere mi sa..

                    1. No, sono buonissimo…
                      Mi dici dove sono i refusi? Così li posso correggere. Sono la mia ossessione. Ti ringrazio molto per questo. Spesso leggo w rileggo e non riesco a trovarli.

  2. Non riesco a rispondere alla tua risposta..comunque, è un picolo errore di battitura: Quello che la inquieta di più è la voce maschile. Dovrebbe essere quello che lo inchieta, no? Anch’io sono ossessionata, ti capisco! Buona serata!

    1. Se ti riferisci a inquietare si scrive cq. Etimoloicamente deriva da quiete e relativo verbo quietare (calma e calmare). La particella in nega quello che segue, quindi diventa il contrario inquieto-a e inquietare (agitato e agitarsi) inchietare non esiste come verbo.
      Comunque di errori ne faccio e sono grato a chi me li fa notare.

  3. Presente! 😉 anche se con un po’ di ritardo. stai a vedere che adesso finisce con Ludmilla ricercata per chissà quale misfatto…povera Ludmilla…Giancarlo fai il bravo eh! 😉
    buona serata 🙂
    Lud

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