Il mazzo di fiori – parte ottava

Ludmilla ha letto il giornale ma l’articolo, nel quale si parla del misterioso incidente, non l’incuriosisce. Lei non sa che è avvenuto alle sue spalle. Ignora tutto, perché quel venerdì era troppo presa dal mazzo di fiori e dal biglietto. La domenica pomeriggio scorre uggiosa e senza sussulti. Rilegge solo gli appunti ricavati da Google sulla scrittura senza arrivare a nessuna conclusione. La linea ADSL continua a latitare e il call center a prenderla per i fondelli.

Al lunedì mattina arriva come di consueto in perfetto orario al posto di lavoro e si stupisce dell’assenza di Teresa.

«Forse non sta bene e ha avvertito il personale dell’assenza» dice con se stessa, mentre si collega al sito www.Felicicom.it per segnalare il guasto.

Impreca e si agita, perché deve registrarsi sul sito. Non l’aveva ancora fatto.

“Che due palle!” strepita in silenzio, mentre compila tutti i campi. “Uffa, anche un email di conferma devo mandare!”

Impreca come uno scaricatore di porto, usa il turpiloquio per scaricare la tensione. Tra parolacce e imprecazioni sottovoce riesce finalmente a spedire la sua segnalazione. Che ha come conclusione una garbata mail di riscontro asettica e fredda, generata in automatico da qualche software non umano.

Gentile signora Presente,

abbiamo ricevuto la sua segnalazione e entro tre giorni, come da contratto, risolveremo il suo guasto. Nel frattempo può navigare senza problemi.

Lo staff di Felicicom

www.Felicicom.it

Messaggio generato in automatico.

Noreplay

“Ma che stronzi” impreca sottovoce, rossa in viso per la rabbia. “Pure per il culo mi prendono! Tre giorni per risolvere il guasto? Come da contratto? Ma quale fesseria ho combinato passando da Telecom a Felicicom?”

Non si dà pace. Si agita e prosegue nell’esternare con parolacce il comportamento del gestore. Impegnata com’era, non si ricorda più dell’assenza di Teresa, finché non arriva una telefonata.

“Signorina Presente” dice una voce femminile che Ludmilla non riconosce. “Dai riscontri all’ingresso non risulta entrata la signorina Lopiccolo. Le ha per caso telefonato?”

Sussulta, si guarda intorno con lo sguardo smarrito, prima di rispondere.

“No, Teresa… la signorina Lopiccolo non ha telefonato. Ho pensato che avesse telefonato a voi” replica, associando la voce a qualche nuova collega dell’ufficio Personale.

“Conosce qualche indirizzo della collega assente, dove possiamo rintracciarla?”

“Perché?” domanda stupita.

“Non risponde al telefono di casa…”

“Ha il numero del suo cellulare?” la interrompe Ludmilla sempre più sorpresa.

“Quello pare chiuso, perché segnala che l’utente non è raggiungibile” conclude la voce anonima.

“Io conoscevo solo quello, a dire il vero” borbotta la ragazza, cercando mentalmente di ricordare qualche altro indirizzo.

Un silenzio imbarazzato coinvolge entrambe, prima che lei riprenda a parlare.

“Forse si è sentita male…” dichiara con la voce incrinata dalla preoccupazione. “Non crede che sia il caso di mandare un commesso a verificare a casa?”

“Sì, direi che è la soluzione più razionale. Grazie. Se per caso si fa viva, mi avverta. Sono Sara” dice chiudendo la telefonata.

Ludmilla è inquieta, perché non comprende questo silenzio. Le sembra anomalo.

“In due anni Teresa ha sempre rispettato i regolamenti. Non ha mai sgarrato una volta. Le assenze sono sempre state annunciate in anticipo. Se era ammalata, mi avvertiva la sera precedente o alla mattina prima che uscissi di casa. Cosa sarà successo per impedirle di telefonare?” diceva, osservando il posto di lavoro dell’assente.

Si è dimenticata della sua battaglia col gestore telefonico. Adesso prioritario è conoscere i motivi che impediscono a Teresa di comunicare con lei. Si alza e va alla postazione della ragazza alla ricerca di qualche indizio per rintracciarla.

“Ricordo che parlava di un ragazzo che le piaceva…” disse parlando da sola come una matta. “Però è sempre stata riservata e, a parte quell’accenno appena sussurrato, non ne abbiamo mai fatto motivo di una chiacchierata”.

Scuote il capo, mentre apre un cassetto della scrivania.

“Merda!” esclama, vedendone il contenuto. Solo qualche penna e una cucitrice. “Quest’altro è chiuso a chiave. Questo è vuoto. Ricerca inutile”.

Il tavolo della scrivania di Teresa è ordinato. Non c’è nulla fuori posto, né un post-it, appiccicato al monitor del computer, con qualche annotazione. Ruota il viso verso il suo posto di lavoro e ride.

“Lei ordinata e precisa. Io caotica e confusionaria”.

Anche l’armadietto personale è chiuso. Torna alla sua scrivania ma non demorde nelle sue ricerche. Pensa ai comportamenti di Teresa, quando arriva dopo di lei o esce prima.

“Cosa fa?” si domanda.

Sembra che questi due momenti siano un buco nero, perché non ricorda nulla in particolare.

“Entra. Mi saluta” dice nel tentativo di ricostruire quegli istanti. “Ma, cazzo, che fa? Si siederà pure! Aprirà quel cavolo di armadio! Lo ricordo sempre aperto, quando è in ufficio!”

Scuote la testa. I capelli biondi ondeggiano ma i ricordi continuano a mancare.

“Se è aperto e ora è chiuso, vuol dire che l’ha fatto prima di uscire venerdì! Quel giorno Teresa se ne è andata prima di me! Dunque… Possibile che ci sia un vuoto di memoria?”

Guarda l’ora e impallidisce. Sono due ore che sta in ufficio e non ha combinato nulla. Cerca di concentrarsi ma non ci riesce. Ha un pensiero fisso: Teresa. Si alza di nuovo e perlustra l’altra scrivania alla ricerca della chiave.

“Eppure deve esserci!” esclama infuriata.

Tasta con la mano sotto il bordo ma è tutto liscio. Torna a esaminare i cassetti aperti. Uno è vuoto senza ombre di dubbio, l’altro ha un pennarello rosso, una biro nera e un cucitrice verde.

“No. Nei cassetti non c’è nulla, a meno che non siano magici con cassettini segreti a scomparsa” sbotta senza ridere alla sua battuta.

Si china sotto la scrivania. Vede la base del computer con delle chiavi appoggiate sopra. Le afferra col cipiglio del trionfatore.

“Eccole finalmente!” esclama sorridente.

Apre il cassetto chiuso. Nessuna sorpresa. Un pacco di assorbenti, un taccuino, un’agenda e qualche altra cianfrusaglia di poco conto. Prende il taccuino. Lo sfoglia con cura. Poche le pagine scritte e tutte con annotazioni relative a password e account. Nulla di interessante nell’immediato. Apre l’agenda e sfoglia la rubrica. Qualche nome, qualche numero. Si siede di nuovo alla sua scrivania con taccuino e agenda. Ha deciso di passarli pagina per pagina alla ricerca di qualche chiave per risolvere il mistero. Si sente tanto Poirot o Miss Marple. Sorride. Uno è calvo con due baffetti curiosi, l’altra è una vecchiettina terribile. Due figure lontane mille miglia dalla sua.

Il taccuino continua a deluderla. Solo nomi di account e relative password. L’agenda è un po’ più interessante. Alcuni nomi con relativi telefoni, una data cerchiata per il 10 novembre con accanto un nome: Maria, che compare anche nella rubrica con un numero da utenza fissa. Il prefisso non le dice nulla.

“A malapena conosco quella di Ferrara e Bologna. Telefono oppure no?” si domanda, mentre con la mano arriccia una ciocca bionda. “E poi cosa le dico?”

Sfoglia qualche altra pagina con annotazioni marginali, di poco conto.

Prende il telefono e compone il numero. Suona libero. Uno, due, tre, quattro squilli. Al quinto sente una voce femminile dall’inconfondibile cadenza meridionale.

“Pronti, chi parla?”

“Buongiorno, signora. Cercavo Teresa” dice con tono sicuro Ludmilla.

“Qui non ci sta nessuna Teresa” risponde con voce dura la donna.

“Mi scusi. Devo avere sbagliato numero. Mi perdoni,” aggiunge melliflua “ho composto 0823 75…”

“No. Il prefisso è 0832” risponde troncando quello che Ludmilla si accingeva a dire.

“Oh! Che sciocca! Ho invertito due numeri. Mi scusi ancora per il disturbo, signora…” dice lasciando in sospeso il resto.

“…Maria” aggiunge la donna, abboccando all’esca della ragazza.

“Signora Maria è stata paziente nell’ascoltarmi. Sono Ludmilla. Buona giornata” la saluta chiudendo la telefonata.

“Dunque è la Maria dell’agenda. A quale città corrisponde?” si chiede, mentre digita furiosamente ‘Prefissi telefonici italiani’.

Trova che corrisponde a Lecce. Sorride, perché qualche frammento le torna in mente.

“Teresa mi ha accennato che è nata in Puglia. La città non la ricordo. E poi la famiglia si è trasferita a Ferrara. Lei è rimasta, i suoi familiare sono tornati alla città di origine. Forse Maria è la madre o la zia oppure…”.

Non ha sentito nulla dal Personale e decide di provare a chiamare il numero di cellulare. Comincia a inserire le cifre tre sette zero tre uno…fino a pigiare il tasto col l’icona del telefono. Si aspetta di ascoltare la voce che le annuncia che il cliente non è raggiungibile ma a sorpresa sente uno, due tre squilli e poi una voce maschile.

“Polizia”

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24 risposte a “Il mazzo di fiori – parte ottava”

  1. Caro Gian Paolo, non ho seguito come meriti e merita questa storia, e faccio fatica a recuperare.
    Il mio like è per la stima che ho di te e per l’ immancabile bravura che hai .
    Un bacione
    Mistral

  2. Il mistero sale! Ho una mezz’idea di cosa sia successo a Teresa… ma visto che non indovino mai, meglio non sbilanciarmi. Bravo come sempre! Resto in attesa del seguito! Ciao Gian Paolo, continua così!

  3. Letto d’un fiato tramite mail, questa mattina! Ludmilla indaga come farebbe (credo) chiunque e immagino il suo sgomento sul finale… la situazione è davvero carica!
    Il ritmo si fa incalzante e lasci il lettore sospeso (com’è giusto che sia), attendo il seguito perché è davvero intrigante questo racconto!
    Bravissimo

  4. arrivo con un po’ di fiatone… e senza imprecazioni 😉 e pure un po’ preoccupata. perché “polizia”?!
    ciao Gian Paolo, non ti dico che aspetto sospesa ed incuriosita il prossimo che già te lo hanno detto quasi tutti 😉

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