Teresa rimase ingessata quaranta giorni ma volle comunque partecipare a metà aprile alla riapertura del campo sul greto del Santerno. Il 20 maggio ripartì il cantiere con due settimane di anticipo rispetto ai piani iniziali.
Il bel tempo favorì i lavori, che procedettero con notevole alacrità, mentre i ragazzi intensificavano le ricerche di materiale per porte e finestre. Eva, basandosi su documenti antichi, disegnò il portone della chiesa e della rocca. Giacomo trovò un bravo artigiano a Ferrara per i vetri colorati della rocca. Mattia e Lorenzo battevano cantieri e discariche alla ricerca di infissi vecchi. Era tutto un fervore di attività collegate al cantiere.
Non ebbero molto tempo nei fine settimana per discutere di argomenti frivoli, perché erano concentrati sui problemi del recupero del Borgo.
Alcuni artigiani di Castel del Rio si presentarono al campo sulla riva del Santerno, chiedendo di poter lavorare nel cantiere.
“Io sarei favorevole per alcuni di loro” disse Giacomo che con Betta teneva i contatti con la comunità locale. “Idraulici e elettricisti ci potrebbero far comodo, una volta che chiesa, rocca e case abbiano un tetto. Anche qualche falegname può essere utile per finestre e porte”.
“Però in questo momento non servono” obiettò Lorenzo.
“Beh! Senza sbilanciarsi in promesse avventate, possiamo dire che, non appena ci saranno le condizioni per un loro impiego, li contatteremo” suggerì Mattia.
“Alcuni muratori hanno chiesto di poter lavorare con noi” aggiunse Betta. “Potrebbero essere utili”.
“Due in più potrebbero velocizzare i lavori in muratura!” esclamò Laura, che era sempre in ebollizione.
“Temo di sforare col budget di spesa” replicò la ragazza con voce sommessa.
“Quanto vogliono?” domandò Lorenzo.
“Di questo non abbiamo parlato ma se costassero meno dei tre attuali…”.
“Frena, frena, Betta…” intervenne Matteo.
La ragazza lo guardò con aria interrogativa.
“…Se creiamo disparità di trattamento, inneschiamo conflitti e malumori” concluse il discorso interrotto.
“Se però li paghiamo a ore con tutti i contributi a loro carico, forse possiamo limare qualcosa nel compenso…” suggerì Mattia.
“Uffa! Quante storie! Li prendiamo nel cantiere, così si finisce prima!” esclamò insofferente Laura.
“Possiamo sentire quanto vogliono e poi decidere” concluse Lorenzo, mettendo fine alla discussione.
Dopo una trattativa durata qualche settimana, tre muratori si aggiunsero a quelli, che già operavano, con un contratto che lasciava soddisfatti tutti. I lavori ebbero un impulso notevole e si velocizzarono moltissimo. In pratica gli obiettivi del 2011 furono raggiunti ai primi di agosto.
Era il giorno di San Lorenzo, quando chiesa e rocca ebbero una copertura. Le attività murarie si spostarono sulle case. Per lavorare sugli interni ci avrebbero pensato il prossimo anno. Erano prioritari i tetti, le finestre e le porte per riparare il Borgo dal nuovo inverno che tra qualche mese si sarebbe presentato.
Il giorno di ferragosto del 2011 i ragazzi accesero un grande falò nello spazio prospiciente la rocca per festeggiare il primo traguardo della loro impresa.
Mattia prese la chitarra e cominciò a pizzicare le corde.
“Cosa ci canti?” chiese Teresa.
“Veramente nulla. Sono stonato” rispose, mentre alcune note si diffondevano nell’aria.
“Allora suona qualcosa. Cantiamo noi” insistette la ragazza, avvicinandosi.
Laura, che era rimasta in silenzio vigile, tenendo d’occhio Teresa e le sue manovre, si alzò e si sedette accanto a Mattia.
“Uhm!” disse il ragazzo. “Credo che capitiamo male…”.
“Perché?” domandò Betta.
“Conosco solo vecchie canzoni”.
“Quali?” chiese Giacomo, abbracciato a Betta.
“‘Concerto’ degli Alunni del sole…”.
“Alunni del sole?” esclamò stupito Lorenzo. “Mai sentiti!”
“Una band dei primi anni sessanta” disse il ragazzo. “Oppure ‘Scende la pioggia’ di Morandi…”.
“Beh! Almeno il nome non mi è sconosciuto” disse Matteo con tono sollevato. “Però il titolo non mi dice nulla…”.
“E’ stata uno dei primi successi di Gianni”.
“Insomma non c’è niente di più recente?” sbottò Alba.
“Pare di no” concluse Marco, che si stava annoiando.
Mattia fece una specie di karaoke, usando come base la playlist del suo Ipod. L’atmosfera si riscaldò e alla fine tutti cantarono canzoni a loro sconosciute. Erano la tre di notte e il fuoco stava morendo, quando Eva gridò.
“Una stella cadente!”
“Dove?” domandò mezza assonnata Laura, che si risvegliò di colpo. “Voglio fare un desiderio”.
“Là” rispose la ragazza indicando un angolo buio del cielo punteggiato da stelle disposte a zig zag. “Ecco l’ho vista là”.
“Ma non si vede nulla!” rispose Laura visibilmente amareggiata.
“Stai col naso all’insù” commentò Lorenzo, che nonostante il buio vide la linguaccia della ragazza.
Come il fuoco morente si ravviva con nuova legna, così i ragazzi si svegliarono dalla sonnolenza dell’ora tarda e delle molte libagioni. Tutti a guardare il cielo nero. Chi a destra, chi a sinistra senza scorgere la mitica scia della meteora che si brucia nell’atmosfera.
“Ecco, ecco!” gridò Betta.
“Hai fatto il desiderio?” domandò Giacomo deluso di non averla scorta.
“Sì! Ma forse non vale”.
“Perché?”
“L’ho fatto dopo l’avvistamento” ammise la ragazza. “Credo che debba essere espresso nel preciso istante che si vede”.
“Quante storie!” disse Laura, irritata perché non aveva visto manco un tenue bagliore.
Finalmente anche lei vide la sua stella cadente, che lasciò una misera traccia.
“Non vale!” esclamò la ragazza. “Sembra stitica la scia. A me è toccata in sorte una stella cadente già esausta”.
Tutti risero a questa esternazione.
“Ma il desiderio?” domandò curioso Mattia.
“Ero talmente arrabbiata che me ne sono dimenticata” rispose, mentendo. Lo aveva fatto ma non lo voleva rivelare.
“Non ci credo!” disse Lorenzo ridendo.
“Perché?” chiese con fare ingenuo.
“Non sarebbe da te!” le rispose. “Immagino che avevi preparato il desiderio con cura prima. Siamo curiosi di conoscerlo”.
Tutti chiesero che rivelasse l’argomento.
“No, no! Siete sulla strada sbagliata. Ero talmente concentrata che, quando ho visto quello schifo di scia, il pensiero è svanito”.
Ridendo e scherzando, decisero di osservare dal Borgo il sorgere del sole.
“Chissà se il Vecchio ci viene a dare il buongiorno” disse Laura, sospirando.
“Per quale motivo non dovrebbe venirci a salutare?” domandò Betta. “Se non erro, è da molto che non lo vediamo”.
Mentre il cielo si andava schiarendo, facendo scomparire a una a una le stelle, Teresa dormiva fra le braccia di Lorenzo, che l’aveva abbracciata.
“Eccolo!” esclamò Laura visibilmente felice.
“Chi?” chiese Marco, che sbadigliava senza troppo ritegno.
“Ma chi vuoi che sia?” gli rispose piccata la ragazza.
“Ah! Non l’avevo visto” replicò divertito.
“Buongiorno, ragazzi” disse il Vecchio sedendosi accanto al fuoco, che si andava lentamente spegnendo. “Avete assistito allo spettacolo delle Perseidi?”
Laura non rispose subito, perché si domandò chi erano.
“Sì!” rispose rinfrancata, ignorando cosa intendeva dire.
“Allora avete espresso i vostri desideri che entro un anno saranno esauditi”.
“Davvero? Non lo sapevo! Che bello!” esclamò battendo le mani come un bambino.
“Hai detto una bugia!” affermò senza indugi Matteo.
“Ma no!” cercò di difendersi la ragazza.
“Ora ce lo devi dire” continuò irremovibile il ragazzo.
Il Vecchio sorrideva, vedendo le schermaglie tra di loro.
“Avete fatto un bel lavoro!” disse, cambiando argomento. “Mi sento più giovane di un centinaio di anni”.
“Davvero?” domandò Laura.
“Certamente. Avete rispettato il vecchio Borgo, facendolo rinascere come lo era nei primi del novecento. Ma ora vi lascio. Ci risentiremo presto”.
Il Vecchio, che sembrava effettivamente ringiovanito, si alzò e sparì fra le case del Borgo.
Spento il fuoco, fecero ritorno al campo.
Un capitolo molto bello. Il trionfo di Laura e del Borgo assai ben descritto.
Un caro abbraccio ^^
Grazie!
Siamo a buon punto. Si va verso il finale
Un caro abbraccio
Continua questa bella storia e ti leggo sempre con rinnovato piacere
Siamo alle battute finali e anche il Vecchio inizia a ritrovare lo splendore di una volta
Il falò, la chitarra , una stella cadente e… piccola magia della vita
Un forte abbraccio
Mistral
Hai colto nel segno. Il Vecchio ringiovanisce e i ragazzi assaporano i piccoli piaceri della vita.
Grazie per le tue parole che mi spronano a migliorare.
Un bacio
Gian Paolo
Ho corretto il numero del capitolo. Quando l’ho postato, forse ero già col prossimo nella mente.
ritrovarsi insieme con una chitarra a guardare le stelle cadenti e giocare a nascondere i propri desideri nel timore che altrimenti non si avvereranno, è bellissimo
Siamo in un posto senza inquinamento sonoro e luminoso. Potevo far mancare questa scena?
no, non poteva mancare. bravo! 😉
Grazie, Ludmilla!
Danke gute Geschichte lieber Gruß und einen schönen Sonntag.Gislinde
Danke, Gislinde. Ich erwidere Ihre Grüße herzlich. Gian Paolo