La sveglia suonò, quando c’era ancora buio tra i lamenti e i borbottii del tipo «Ho ancora sonno», «Nemmeno alla domenica si può poltrire a letto» o «Ma c’è ancora buio. Dove dobbiamo correre?».
Matteo, sceso in cucina, preparò con l’aiuto di Laura diverse moka di caffè, il cui aroma li svegliò completamente. Si ritrovarono scarmigliati e con gli occhi socchiusi per il sonno a bere la prima tazza della giornata.
“Per chi vuole, posso tostare delle fette di pane da ricoprire con una marmellata di more, fatta da mia madre” disse il ragazzo, mentre dalla finestra si poteva osservare il cielo che virava dal blu nero della notte al rosato del nuovo giorno.
“Sono quelle dove è finita ieri Teresa?” domandò con sfacciata ironia Giacomo.
La ragazza rispose facendo la linguaccia, mentre Betta lo pizzicava su una gamba.
“Non sei capace di stare zitto?” lo rimproverò con asprezza.
“No!”
Un’occhiata di traverso mise fine al battibecco.
Mattia si mantenne defilato, quasi come si volesse nascondere, mentre Laura era più pimpante che mai e fremeva per prepararsi e partire.
I ragazzi rumorosamente terminarono la colazione, mentre il sole saliva nel cielo ancora chiaro per l’alba.
“Lascio qui la mia macchina” disse Lorenzo a Matteo. “Mi è più comodo per tornare a Firenze”.
Mattia si accordò con Giacomo.
“Riporto la mia Golf a casa, a Imola. E salgo con voi per arrivare al Borgo” gli propose.
“D’accordo” rispose, avviandosi dietro Matteo.
Il tragitto fu tranquillo senza intoppi fino a Imola, dove Mattia lasciò la sua auto, prima di proseguire verso Moraduccio.
Si fermarono a Castel del Rio al bar, che avevano frequentato durante l’estate dell’anno precedente. Il barista salutò calorosamente Betta, che riconobbe appena varcata la soglia.
“Ben tornata!” le disse, baciandola sulle guance. “Cosa posso offrirti?”
“Un caffè” rispose, arrossendo per l’imbarazzo, mentre osservava le reazioni di Giacomo, che diede segni di nervosismo per quelle attenzioni.
“Solo un caffè?” insistette l’uomo.
“Sì, solo quello” ribatté decisa la ragazza, alla quale dava fastidio tutta quella confidenza, che si stava prendendo.
Volgendosi verso gli altri, domandò: “E voi che volete?”
“Caffè e brioche” rispose Teresa, mentre ognuno faceva la propria ordinazione.
“Uffa” disse Betta sottovoce verso Giacomo. “Mi piace poco tutta questa espansività”.
“Ma dai. Cerca solo di essere gentile” rispose, mentendo sui suoi reali pensieri.
“Non credo. Mi guarda come se mi spogliasse con la vista” replicò la ragazza imbarazzata. “Per caso sei cieco?”
“Ci vedo bene, purtroppo! Cosa faccio? Comincio a essere geloso di un barista?” disse di rimando Giacomo sorridente per nascondere la sua irritazione.
Betta si strinse a lui come se cercasse protezione, mentre udì la voce del barista.
“E’ pronto il tuo caffè”.
Terminata la seconda colazione, Giacomo fece una fermata agli alimentari di Moraduccio per prendere qualcosa per il mezzogiorno. Laura scalpitava ed era innervosita da tutte quelle soste. Voleva arrivare al Borgo il prima possibile ma quel gruppo di tiratardi rallentava la marcia, fermandosi in continuazione. Sbuffò, sospirò e borbottò qualcosa.
“Pazienta un secondo” le disse Mattia. “Il Borgo non scappa”.
“Uffa! C’è necessità di fermarsi a ogni cantone come i cani?” replicò con voce adirata.
“Siamo in gita. Non c’è bisogno di avere fretta” esclamò il ragazzo.
“Va bene! Ma voglio vedere come sta il Borgo!” gli rispose nervosa.
Mattia la baciò, prima che Giacomo riavviasse la macchina e infilasse lo stradello che portava al parcheggio sul greto del Santerno. Giunti nell’area di sosta al termine della strada e parcheggiate le auto, valutarono le condizioni del prato.
“Come vedi” disse Lorenzo a Laura. “Il terreno è troppo molliccio per mettere le tende. Il primo soffio di vento le strapperebbe. Poi c’è troppo fango. Credo che, se il tempo rimane stabile, in due o tre settimane si sarà asciugato tutto senza correre il rischio di rimanere piantati nella fanghiglia”.
“Sei sicuro?” domandò Laura per nulla convinta.
“Sì, ne sono certissimo”.
Il ponte pericolante era rimasto nelle stesse condizioni di sei mesi prima. Agibile con prudenza. I ragazzi in fila indiana salirono con cautela la ripida strada che portava al Borgo. Il sentiero aveva uno strato di fango, che aderiva pericolosamente alle scarpe, rendendole scivolose come saponette.
L’ascesa fu lenta, costellata da tanti piccoli incidenti. Teresa in più di una occasione rischiò di scivolare all’indietro, se non avesse avuto Lorenzo alle spalle che l’avesse afferrata, impedendole una caduta dagli esiti incerti e rovinosi.
Laura guidava il gruppo come se fosse ispirata da una divinità segreta. Mattia la seguiva con prudenza.
“Non credo che sia stata un’ottima idea quella di salire al Borgo” disse con fiato rotto dalla stanchezza e dalla tensione.
“Perché?” rispose senza voltarsi.
“Mi sembra un azzardo…”.
“…Non mi pare…”.
“…Se rischiamo di cadere durante la salita, non oso immaginare cosa succederà durante il ritorno in discesa…”.
Laura stava per ribattere, quando Teresa cadendo ancora una volta, sbottò irata.
“Basta! Io ritorno giù” disse invertendo la marcia.
“Ci vediamo al parcheggio” affermò Lorenzo, tenendo per una mano la ragazza.
“Anche noi preferiamo tornare giù” disse Matteo, che sorreggeva Alba senza fiato.
“Va bene!” rispose Mattia. “Fatte attenzione nella discesa. Se ci sono problemi, chiamateci sul telefono”.
“Uffa! Quante storie!” esclamò Laura, indispettita.
Nel mentre Betta interrogava Giacomo se era il caso di proseguire oppure no.
“Non saprei” disse il ragazzo. “Arrivati a metà strada, cambia poco se proseguire oppure tornare indietro”.
“Ho capito” replicò la ragazza, seguendolo con prudenza per non scivolare per il fango.
Non erano ancora giunti alla fine del sentiero, quando udirono un urlo strozzato dal dolore. Si fermarono per comprendere meglio cosa era successo. Sentirono delle voci concitate che non riuscirono ad attribuire a qualcosa di specifico.
“Cosa sarà accaduto?” domandò Giacomo con apprensione.
“Non saprei” rispose Mattia, che intuiva un qualche incidente agli altri del gruppo.
“Riprendiamo a salire” disse Laura, infastidita dalla sosta e dal senso di turbamento degli altri.
Stavano per riprendere a camminare, quando il telefono di Mattia squillò. Era Matteo che chiamava.
“Dimmi” disse il ragazzo con un filo di apprensione.
“Teresa è scivolata e con lei anche Lorenzo. Credo che si sia rotta una gamba. Andiamo a Imola, all’ospedale, per un controllo”.
“Sei sicuro?”
“Da come è messa, direi di sì”.
“Ma dove siete?”
“Mancava pochissimo al piano. Ci sentiamo più tardi”.
Mattia guardò il telefono che si spegneva e alzò lo sguardo verso gli altri.
“Pare che Teresa, scivolando, si sia rotta una gamba. Stanno andando a Imola” disse laconico. “Che facciamo?”
“Io salgo al Borgo” disse decisa e risoluta Laura.
“E va bene” concordò Mattia un po’ demoralizzato. “Avevano ragione a sconsigliare la salita dopo la pioggia. E’ pericolosa”.
“Quella sciacquetta non è stata attenta. Sempre a pensare agli uomini” aggiunse Laura, cominciando di nuovo a salire.
Betta e Giacomo si consultarono e poi dissero: “Noi scendiamo. Li raggiungiamo a Imola”.
“Mica ci lasciate qua?” esclamò allarmato Mattia.
“No. Non ti preoccupare!” rispose ridendo Giacomo. “Veniamo a recuperarvi”.
“A dopo”.
Dopo averli salutati, si incamminò per raggiungere Laura, che era sparita dalla visuale.
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╬ BUONA * DOMENICA
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Ricambio di cuore!
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Ecco arriva la befana
Con il naso a banana
Sale sopra alla sua scopa
Per girare l’Europa
Con la veste rattoppata
Si farà una gran sudata
Nel suo sacco porterà
Sorrisi, amore e serenità
Volando sola nel ciel stellato
Correrà a perdifiato
Ai piccini donerà
Incalzate leccornie in quantità
Avviciniamoci ai camini
Giovani , anziani , adulti e bambini
( BUONA BEFANA )
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Non conoscevo questa filastrocca!
Bella!
Conoscevo invece questa
La befana vein dio notte
con le scarpe tutte rotte,
con le scarpe alla bebé
la Befana vien da te
Buona Epifania Gian Paolo.., quanto carbone? 😉
Grazie, Simona.
Quanto carbone? un paio di quintali così finiosco l’inverno..
Buona Epifania ****************querido amigo*****
mi cariño*****
http://www.youtube.com/watch?v=FNRf1HTKIf8&feature=player_embedded
Gracias, Mirta!
Ha fatto tardi fra i nuvoloni
e molti restano senza doni
Io quasi , nel mio buon cuore
vorrei regalarle un micromotore
perché arrivi dappertutto
col tempo bello o col tempo brutto
Un po’ di progresso e di velocità
per dare a tutti la felicità ( AUGURI )
http://www.casimages.com/img.php?i=140106113445371479.gif
Per il befanone c’è ancora tempo…
Dolce serata Nancy
Un abbraccio
Gian Paolo
Per il befanone c’è ancora tempo…
Dolce serata Nancy
Un abbraccio
Gian Paolo
Beh, sicuramente io non amo Teresa, però in questa circostanza Laura mi è sembrata un po’ invasata. D’altro canto, questo è il suo carattere.
Letto in un attimo.
Un caro abbraccio dalla Befana 😛
Fossero tutte così le Befane…
Un caro abbraccio dal Befanone ( la mia festa? tra circa due settimane).
Concordo con Alessandra, Laura, che non è nelle mie simpatie anche se a volte mi sento d’accordo con le sue “sfuriate”, è veramente cocciuta e ingestibile.
Vuole essere sempre la prima donna nel bene e non
Se continua così Teresa acquisterà punti in simpatia
Bravissimo ancora, episodio piacevole e lettura altrettanto
Bacioni
Mistral
Teresa? Acquisterà dei punti-simpatia? Forse.
Laura? Non posso modificarne la personalità. Lo so che talvolta dovrebbe essere presa a schaffi ma il personaggio creato ha queste problematiche.
Grazie e dolce pomeriggio
Un abbraccio
Gian Paolo
ahaahah! immaginare Teresa che scivola rovinosamente indietro è una pacchia 😉 dai, per fortuna c’è il buon Lorenzo.
alla prossima 🙂
Oddio ridere delle disgrazie altrui…Comunque c’è sempre il buon Lorenzo.
Sarà presto.
…appunto…bravo Lorenzo
Se non ci fosse lui… ci sarebbe qualcun altro
fortunata Teresa 🙂
Speriamo…