Nell’intimità della notte Laura pose a Mattia la domanda che dal pomeriggio frullava per la mente.
“Vieni con me a Roma?” gli domandò speranzosa.
“Mi spiace ma non posso” le rispose amareggiato.
“Perché?” gli chiese delusa.
“Per due motivi”.
“Quali?”
“Dal 15 novembre fino a fine anno non si possono prendere ferie…”.
“Mi raggiungi sabato”.
“Ecco il secondo motivo. Sono di turno quel fine settimana”.
“Non sapevo che facessi i turni…”.
“In effetti non li faccio…”.
“…Allora perché sei di turno?”
“C’è una commessa di vitale importanza per l’azienda, da consegnare entro il 31 dicembre. Se non facciamo la consegna, rischiamo la chiusura. Siamo in grande ritardo a causa di lotti che non hanno superato i controlli di qualità. Quindi dobbiamo lavorare anche nei fine settimana per recuperare il tempo perduto. Purtroppo il mio turno capita proprio in quelle date…”.
“Cambia con un collega”.
“Avrai voglia di scherzare! Il capo è stato categorico. ‘Il calendario dei turni lo fisso io e guai a modificarlo. Chi lo fa cambia mestiere!’ Nessuna voglia di entrare in conflitto con lui”.
“Ho capito. Dovrò andarci da sola” concluse amareggiata.
“Mi dispiace. Sarei venuto volentieri. Roma non l’ho mai visitata” replicò con tono dimesso.
Nelle settimane successive Laura, Eva e Lorenzo furono impegnatissimi nel preparare la relazione da presentare, ricca di immagini e documenti, nell’esercitarsi a leggerla con la dovuta intonazione. Nessuno di loro aveva mai affrontato un pubblico numeroso, sicuramente preparato e attento. L’emozione era il nemico da battere. Quindi dovevano curare tutti i dettagli dalla voce al comportamento.
Finalmente arrivò il 10 dicembre. A tre partecipanti si unì Marco, che avrebbe colto l’occasione di scattare delle fotografie per ricordare l’evento. I quattro ragazzi presero un Frecciarossa diretti a Roma. Scaricati i bagagli in un hotel in centro, un pulmino dell’organizzazione li prelevò per portarli al Palazzo dei congressi. La platea presentava un colpo d’occhio veramente da mozzare il fiato. Non un posto libero, un’imponenza che metteva soggezione. I tre relatori si sedettero nei posti a loro riservati, mentre Marco era in giro a catturare immagini. Lorenzo era riuscito a ottenere per lui un pass da fotografo con la scusa che era l’autore delle immagini della relazione.
“Mi tremano le gambe” disse Eva, rivolgendosi a Lorenzo.
“Solo quelle?”
“No, anche la voce. Non so se riuscirò a cavarla fuori dalla bocca” aggiunse con tono ansioso.
“Ma no!” affermò decisa Laura. “Una volta che ti sei alzata dalla poltrona, passano tutte le paure”.
“Se lo dici tu” replicò per nulla convinta la ragazza.
“Ora fate silenzio. Cominciano le presentazioni” commentò Lorenzo.
La loro era la prima del pomeriggio. Ascoltarono i vari relatori in silenzio, dicendo qualche sporadica battuta. Dopo il buffet in piedi ritornarono in sala.
“La prossima relazione è un interessante progetto di recupero di un borgo abbandonato da quasi cinquant’anni. Un gruppo di giovani anziché andare in discoteca durante il fine settimana si sono dedicati a cercare di far rivivere Castiglioncello, un paese abbandonato dai suoi abitanti nel 1963. E poi dicono che i giovani pensano solo a divertirsi” disse il presentatore, sollevando dal pubblico calorosi applausi. “Sono Lorenzo Tufoni, Laura Poggioli e Eva Righi”.
I tre ragazzi raggiunsero la postazione per iniziare la loro relazione.
“Buon pomeriggio, signore e signori. Ringrazio l’organizzazione per averci invitato a nome mio personale e degli altri sei del gruppo, che non hanno potuto per ragioni lavorative presenziare con noi” esordì Lorenzo. “Il mio sarà solo una breve introduzione a quanto ci racconteranno Laura e Eva durante il loro intervento. Questo progetto non sarebbe nato e non avrebbe progredito senza la ferma determinazione di Laura, né sarebbe decollato senza i preziosi disegni e calcoli di Eva. Però con loro è stato l’intero gruppo a crederci e a lavorare duramente, affinché tutto procedesse sui binari giusti e superasse difficoltà e imprevisti. Ma ora dò la parola a Laura Poggioli, che vi spiegherà come è nata questa impresa”.
Un lungo applauso di incoraggiamento salutò Laura, che cominciò a parlare con voce calma e decisa, per nulla intimorita da quella vasta platea. Nessun tentennamento, nessuna incrinatura turbarono l’inizio della relazione.
“Buon pomeriggio, signore e signori. Ringrazio gli organizzatori che ci hanno offerto la possibilità di parlare davanti a questo pubblico competente e attento”.
Un caldo applauso confortò la ragazza, che riprese a parlare dopo l’interruzione.
“Una domenica di luglio dello scorso anno mi ero recata a Moneta per vedere il castello. Rimasi inorridita di fronte allo stato di abbandono del luogo e al pessimo restauro. Al ritorno a Bologna decisi che avrei adottato un paese fantasma. La scelta cadde su Castiglioncello, perché era relativamente vicino a casa e per via delle immagini trovate sul web. Non riuscivo a immaginare che in Italia ci fossero cinquemila, secondo qualcuno, o il doppio secondo altri, ghost town. Borghi fantasma. Attraverso facebook sono entrata in contatto con altri due ragazzi, uno è Eva e l’altro è Giacomo, che con il loro entusiasmo mi hanno dato la spinta a proseguire…”.
Laura parlò per altri cinque minuti, illustrando come, senza coinvolgere istituzioni o grossi sponsor, siano riusciti nell’impresa di aprire e avviare il cantiere.
Scroscianti applausi accolsero la fine della relazione della ragazza, prima che Eva prendesse la parola.
“Infine Eva Righi vi spiegherà come attraverso i suoi disegni e le fotografie del suo compagno, Marco, sia partito il progetto e come si sta evolvendo. Contiamo di chiudere il cantiere e far rivivere questo paese dell’Appenino tosco-romagnolo tra tre anni”.
La ragazza appariva titubante ma un lungo applauso di incoraggiamento le permise di superare il momento di emozione.
“Buon pomeriggio, signore e signori. E’ per me un grande onore presenziare su questo palco per raccontarvi quello che abbiamo fatto. Ringrazio pubblicamente lo studio H3 di Bologna, che mi ha permesso con la revisione dei miei progetti di avviare il cantiere…”.
Eva sempre più franca nell’esposizione mostrò e illustrò disegni, fotografie del prima e del dopo, come intendevano arredare gli interni degli edifici recuperati e altro ancora.
Un uditorio attento e silenzioso seguì con interesse il narrato della ragazza e alla fine si levò in piedi per applaudire i tre ragazzi, che si emozionarono più nel sentire i ‘bravi’ e gli applausi che per l’ansia della presentazione. Mentre raggiungevano le poltrone riservate, molti allungarono le mani per stringere le loro, accompagnate da calorose parole di incoraggiamento.
“E’ stato un successo” decretò Lorenzo. “Siete state bravissime”.
“Diciamo che siamo stati tutti bravi” affermò francamente Laura.
“Pensavo di emozionarmi di più” disse Eva, volgendosi verso Laura. “Avevi ragione. Quel breve tragitto mi ha tolto tutte le ansie”.
“Il programma cosa prevede stasera?” domandò Lorenzo.
“Alle otto una cena conviviale in un ristorante del centro” rispose Laura. “Non vedo l’ora di sentire la voce di Mattia per parlargli del successo della presentazione”.
“Esci e chiamalo” le disse Eva.
“E’ ancora al lavoro. Lo chiamerò alle sette”.
Alle sei tornarono in albergo per prepararsi per la cena.
Alle sette Laura chiamò Mattia.
“Ciao!” gli disse non appena sentì la sua voce.
“Come è andata?” le domandò.
“Un successo strepitoso! Non ti dico i complimenti ricevuti. Poi abbiamo la fila di sponsor desiderosi di mettere il loro timbro sul progetto! Lorenzo è entusiasta di questo. Io molto meno. ne dobbiamo parlare al nostro rientro. Tu dove sei?”
“Appena entrato in casa. Stanco morto. Mangerò qualcosa e poi…”.
“Sto finendo di prepararmi per la prima delle due cene previste dal programma. Sento la tua mancanza. Vorrei tanto che tu fossi qui con me. Mi sento sola” affermò con voce appassionata.
“Mi avrebbe fatto piacere essere lì con voi. Roma non la conosco ma Giacomo ha detto che è bellissima”.
“Ricordo che c’è stato questa primavera con Betta…”.
“Che ne diresti di fare noi quattro un fine settimana a Roma?”
“In effetti avrei voluto che fosse questo fine settimana…”.
“Lo sai che domani sono di turno. Non penserai che preferisca Sasso Marconi a Roma?”
“Uffa. Lo so, lo so. Ma vorrei stringermi a te e non al cuscino”.
“Uhm! Mi preoccupi…”.
“Perché?”
“I tuoi pensieri sono lussuriosi…”.
“Ti taglio la lingua!”
“Poi non senti più la mia voce”.
“E tu smetti di dire cazzate!”
Un campanello suonò insistente.
“Scusa, suonano alla porta. Aspetta che vado a vedere chi è”.
“Cazzo! E’ tardissimo. Mi stanno aspettando. Ci sentiamo dopo la cena. Ti voglio bene” disse mandandogli un bacio.
“Va bene. Purché non sia tardissimo. Domani mi devo alzare presto. Baci”.
Mattia chiusa la conversazione aprì la porta d’ingresso ed esclamò ‘Oh!’.
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Buenas tardes no quería dejar de saludarte pero en cuánto a tu relato que es muy lindo no te puedo agregar nada pues mi memoría me falla para recordar los capítulos anteriores
sepas disculpar*****
espero tengas un hermoso día
mi cariño siempre
Feliz noche. No importa si usted no dice nada. basta con introducir comentarios.
Gracias y sperco tienes una noche dulce.
mi cariño siempre
Ripasso domani per leggerti e lasciarti i miei auguri
Splendida sera
Abbraccione
Mistral
Ti aspetto per ricambiare gli auguri.
Un grande abbraccio
Gian Paolo
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▒A▒B▒B▒▒R▒A▒CC▒IO▒ BY NANI ♥ Ciao * AUGURI
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=z9Xkkxja9iw
Buon feste anche a te, Nani!
Un abbraccio
♥L ҉ NA ҉ N ҉ CY ҉♥♥҉ GRAZIE
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Ciao Nani!
Un abbraccio
Il trionfo di Laura!
Ma quel “Oh” finale…
Un caro abbraccio
Inquietante quel OH finale.
Un caro saluto
Talmente sei stato bravo nella descrizione dell’ evento che mi sono sentita partecipe assieme ai ragazzi. Non sono certa ma scommetto che alla porta di Mattia c’è quella gatta morta di Teresa
Allora alla prossima, ci sarà da ” divertirsi”
Con l’ augurio di un buon Natale a te e fam. ti lascio un grande abbraccio
Mistral
Che intuito!
Per l’evento ho cercato di rendere realistica la scena. Mi fa poiacere di esserci riuscito.
Ricambia a te e atutto la famiglia, animali compresi, un felice e sereno Natale.
Un grande abbraccio
Gian Paolo