Erano in piedi da un ora, quando arrivarono il capomastro e tre operai.
«Saranno rigorosamente rumeni» pensò Lorenzo vedendoli ma non disse nulla.
“Benvenuti! Gradite una tazza di caffè?” domandò loro cortesemente Laura.
I quattro ragazzi diedero il benvenuto ai nuovi arrivati con una tazza di caffè, prima di salire al Borgo. Dovevano indicare e spiegare dove cominciare coi lavori.
“Questi sono massi e mattoni recuperati e numerati con colori differenti” cominciò Lorenzo, indicando quanto avevano raccolto nelle settimane precedenti. “Il giallo sono quelli del muro di cinta. Azzurro per la chiesa. Verde per la rocca. Rosso per la casa dell’Ersilia. Al campo, sotto un telone, ci sono altri mattoni, sassi e massi, recuperati in discarica…”.
“Perché?” domandò in un italiano approssimativo quello che pareva il capo del gruppo. “Non potiamo usare mattone nuovo?”
“No, no! Il Borgo deve dimostrare tutti i suoi anni” rispose Laura, intervenendo nei loro discorsi.
“Non capire il motivo. Ma fare come volete voi” concluse l’uomo, scuotendo la testa.
“Quello che vogliamo ottenere è un restauro conservativo del Borgo. Quindi in prevalenza mattoni originali o vecchi” spiegò Eva, che aveva seguito in silenzio la conversazione.
“La prima operazione è quella di controllare la stabilità delle parti rimaste in piedi” proseguì Lorenzo. “Se, come presumo, sono pericolanti, consolidateli usando malte e poco cemento”.
Gli operai sembravano indifferenti ai loro discorsi, fumando e guardandosi intorno annoiati.
Il capomastro cercava di memorizzare tutto quello che i ragazzi gli stavano dicendo.
«Ci pagano bene. Quindi facciamo come vogliono loro» rifletté prima di riprendere a parlare.
“Certamente. Quando tornare?”
“Venerdì sera siamo qui”.
“Se incontrare problemi cosa facciamo?” domandò l’uomo.
“Per qualsiasi intoppo questo è il numero del mio telefono. Potete telefonare a qualsiasi ora” concluse Lorenzo perentorio. “Ora seguitemi”.
Il gruppo su trasferì nello spiazzo antistante le mura.
“Qui ci sono due casette in legno. Una contiene i servizi, l’altra la potete usare come volete. Ripostiglio degli attrezzi, spogliatoio, mensa. Un piccolo generatore produce corrente sufficiente per tenere accese lampadine, un frigo, qualche altro strumento funzionante elettricamente. In particolare quella teleferica” disse indicando un punto del poggio che guardava il Santerno. “Non dovete fare nulla. Usa il fotovoltaico per produrre energia elettrica”.
Gli uomini borbottarono qualcosa.
“Dove dormire?” domandò il capo.
“Per il momento potete usare alcune tende vuote che stanno in basso. Il prossimo fine settimana ne portiamo due nuove, che sistemeremo qui” rispose Lorenzo.
Altre domande, altre risposte conclusero la loro conversazione.
“Noi torniamo a casa” dissero i ragazzi, prima di salutarsi.
Il week end successivo il gruppo si ritrovò nuovamente riunito assieme ai quattro rumeni, che non smisero di osservare le ragazze con occhio concupiscente. Questo non sfuggì all’occhio attento di Betta, che si strinse a Giacomo.
“Non mi piacciono. Mi mettono paura”.
“Sei diventata razzista?”
“No!” rispose la ragazza. “Ma ci guardano come possibili prede”.
“Beh! Hanno buon gusto!” disse ridendo il ragazzo. “Non siete niente male. L’occhio vuole la sua parte”.
“Non fare lo spiritoso! Se prima mi aggiravo tranquilla, ora questa sicurezza è svanita” replicò Betta seria e per nulla convinta.
Lorenzo e Matteo caricarono le tende sulla teleferica, prima di avviarsi verso il Borgo.
“Non potiamo restare qui con voi?” domandò il capomastro.
“No!” rispose deciso il ragazzo. “Preferiamo di no. Nel fine settimana arrivano altre persone e ci servono tutte…”.
“Basta sistemare le nuove qui” replicò l’uomo per nulla convinto.
“Mi spiace ma non c’è posto. Non c’è spazio a sufficienza per tutti, servizi compresi. Lassù avete tutto quello che vi serve, se volete restare nei fine settimana” tagliò corto Lorenzo.
A malincuore gli uomini presero le loro cose e si trasferirono su, al Borgo.
Laura fremeva per andare a vedere come procedevano i lavori.
“Sta calma” le disse Mattia, raffreddando le smanie della ragazza. “Domani si sale a verificare cosa hanno combinato. Per il momento restiamo qui”
La prese sotto braccio e la condusse nella loro tenda. Alba e Teresa fecero un giro per controllare che nulla fosse stato toccato.
“Se avessi saputo che dormivano qui, non avrei lasciato nulla” disse freddamente Teresa.
“Non mi pare che manchi nulla” rispose Alba. “A proposito del discorso che ci siamo fatte ultimamente. Se vuoi venire da Matteo, non ha nulla in contrario. Però non lo invita per tenerti compagnia. Al massimo…”.
“Ho capito. Non sei un’amica!” replicò delusa. “Sono certa che hai svelato tutto”.
“Mi offendi!” esclamò Alba arrabbiata.
“Prendila come vuoi” le disse voltandole le spalle.
Giacomo e Betta casualmente erano nelle vicinanze e ascoltarono i discorsi delle due ragazze culminate con un litigio.
“Quella” disse Giacomo senza pronunciarne il nome. “Quella è pericolosa come un serpente”.
“L’hai avvertito?” domandò la ragazza.
“Sì. Mi ha detto che se ne era accorto anche lui. Farà molta attenzione. La situazione non gli piace”.
“Ci credo”.
Laura nell’intimità della tenda con Mattia era dilaniata dal dubbio se rivelare il tradimento con Lorenzo oppure tacere. Da qualunque parte girasse il problema osservava delle spine che potevano fare molto male a lei e al ragazzo.
«Non dovevo farlo! Non dovevo lasciarmi andare. Che faccio? Confessare o tacere? Con quale stato d’animo affronterò la notte? Ma è inutile recriminare» rifletté amaramente.
Mattia percepiva uno stato d’ansia nella ragazza che non riusciva ad attribuirlo a nulla.
«La sento tesa, ansiosa. Non credo che sia perché le ho impedito di salire al Borgo. Sembra nascondermi un segreto. Oppure vorrebbe aprirsi con me ma non ci riesce».
Provò a sondare il terreno.
“C’è qualcosa che non va?” le chiese con dolcezza, stringendole le mani.
“No! Nulla” rispose senza riuscire a trattenere il rossore delle guance.
“Eppure ti sento nervosa come se ci sia qualcosa che non va tra noi due” la incalzò il ragazzo.
“Ti amo” disse baciandolo per tentare di chiudere quel discorso diventato troppo scivoloso e pericoloso.
Mattia la lasciò fare e ricambiò il bacio con ugual furore, anche se era certo che ci fosse qualcosa da approfondire.
Scivolarono a terra e freneticamente si spogliarono a vicenda per fare all’amore. Fu un amplesso breve ma intenso che si consumò velocemente.
“Laura! Mattia! Dove vi siete imboscati?”
Udirono la voce di Giacomo che li chiamava.
“Sst!” gli fece cenno col dito sulle labbra.
“Lasciali in pace” disse Betta, che aveva intuito tutto.
“D’accordo” replicò il ragazzo. “Sono arrivati anche Eva e Marco. Tra un poco si mangia”.
Li sentirono allontanarsi ridacchiando. Si rivestirono e raggiunsero gli altri.
“Il cuoco cosa ha preparato?” domandò Mattia che nascondeva con abilità quel turbamento per la risposta non data.
“Uhm! Direi niente di sfizioso” rispose Matteo.
Qualche risata timida e qualche commento un po’ salace li misero a tavola con allegria.
Un nuovo week end li aspettava.
//
Un nuovo week end sicuramente turbolento, fra invidie, gelosie e ilitigi.
Un caro abbraccio.
Vedremo gli sviluppi.
Un caro abbraccio
Buon giorno !
Mi permetta di presentarmi:
http://aliosapopovici.wordpress.com/
A presto !
Aliosa.
Buon giorno!
Grazie!
Buona domenica, caro Gian Paolo, penso che mantenere la guardia alta non sia essere razzisti.
Albanesi, Italiani o altro, sono sempre dei perfetti sconosciuti e almeno all’ inizio occorre stare all’ erta
I dubbi iniziano a scavare qualche solco sia da parte di Mattia che di Laura, mentre la vipera Teresa
trama alle spalle
Ringraziandoti anche questa volta per la tua indiscutibile bravura e particolare stile nel novellare, ti lascio un caro abbraccio
Mistral
E’ vero. Gli sconosciuti incutono paura, specialemnte di questi tempi.
I dubbi? Quando non ci sono in una coppia in relazione?
Ti tingrazio di cuore e ti abbraccio con sincerità
Gian Paolo
ℒ ℴ ℯ ✿ ⊹⊱ .ℒ ℴ ℯ ✿ ⊹✿ buona * settimana
▒┏┓╭━━┓┏┓╭━━┓╭━━┓▒
▒┃┗╯╭━┛┃┃┃╭━┫┃╭━┫▒
▒┃┏╮╰━┓┃┃┣━╯┃┣━╯┃▒
▒┗┛╰━━┛┗┛┗━━╯┗━━╯▒
Grazie, Nancy
“Da qualunque parte girasse il problema osservava delle spine che potevano fare molto male a lei e al ragazzo”. ecco, come lo giri, lo giri ti accorgi che non c’è scampo, conseguenze e sofferenza sono inevitabili.
ciao caro Gian Paolo 🙂
Hai colto lo spirito del capitolo. Si fanno azioni che possono produrre danni e talvolta senza pensarci.
Ciao