Arrivati in camera, Betta osservò meglio fiori, biglietto e una piccola scatola di baci Perugina. Dentro di lei si sentì addolcita e in altre circostanze l’avrebbe abbracciato con passione. Però volontariamente nascose questo desiderio, perché voleva somministrargli una piccola punizione.
“Se vuole un rapporto serio, deve imparare a essere onesto e dire la verità” rifletté mentre teneva il viso imbronciato.
Dalla valigia scelse una camicia da notte molto sexy. Trasparente e corta. Sotto avrebbe messo un paio di mutandine bianche di pizzo, Una spruzzata di Channel n. 5 avrebbe completato il tutto. Però non voleva fare questi preparativi davanti a lui. Mise il tutto sul letto dalla sua parte.
“Il bagno lo occupo prima io” gli disse un po’ seccata.
“Va bene” rispose moscio il ragazzo, che aveva sperato che l’ottima cena l’avesse ammorbidita.
Betta dopo un bel po’ ritornò nella stanza, vestita esattamente come quando era entrata.
“Si mette male” pensò, vedendola scura in viso e senza mostrare entusiasmo e felicità al pensiero di trascorrere la notte con lui.
Scosse la testa e se ne andò nel servizio. Mentre si dava una rinfrescata dopo il viaggio e la serata al ristorante, si guardò allo specchio e osservò un viso stanco e sfiduciato.
“Mi sa di essermi illuso. Stanotte andrà in bianco. E va bene, accontentiamoci. Andrà meglio la prossima volta” diceva a se stesso per darsi coraggio e non deprimersi. Indossati una maglietta di cotone bianca e pantaloncini corti, ritornò nella camera, scoprendo che non lo stava aspettando.
Betta era già sotto le lenzuola, coperta fin sopra il naso. Notò che aveva occupato il lato destro del letto, quello più prossimo alla finestra e gli girava le spalle. Si sedette sulla sponda sinistra, spense la luce e finalmente si infilò sotto, cercandosi di avvicinarsi.
“Non mi toccare!” disse rabbiosa.
“Ma volevo darti il bacio della buona notte” replicò con tono dimesso Giacomo.
“Non lo voglio. E’ il bacio di Giuda”.
“Pazienza!” sospirò, girandole le spalle.
«Che faccio?” si domandò il ragazzo. “Riprovo oppure cerco di dormire? E chi riesce ad addormentarsi?”
Aveva pensato a questa sera con tanta intensità che adesso il risveglio era una mazzata insopportabile. Di certo non poteva permettersi una litigata nel cuore della notte dai risvolti assolutamente imprevedibili.
“Eppure mi sembrava durante il viaggio che non aspettasse altro che trascorrere la notte insieme” si disse abbacchiato.
Era immerso in questi pensieri, quando gli parve di udire dei brevi singhiozzi. Giacomo entrò completamente in confusione, incapace di prendere l’iniziativa.
“Che sciocco!” ridacchiava Betta. “Muoio dal desiderio di sentire le sue mani sul mio corpo e lui resta dalla sua parte impalato come uno stoccafisso”.
Mentre sul viso compariva un sorriso, fingeva di piangere sommessamente, immaginando cosa sarebbe avvenuto tra non molto, se Giacomo si fosse dato una mossa.
“Si avvicina, gli parlo, mi guarda, ci guardiamo. I nostri occhi si fissano in profondità. Siamo a contatto, mi accarezza il collo, frizionandolo leggermente, dolcemente. Ha lo sguardo fisso, duro, di chi sa quello che vuole…”.
Queste fantasie erotiche le fecero percepire dei brividi, che iniziarono a scorrerle per tutto il corpo.
“Mi prende, mi stringe, si avvicina ancor di più. Aspetto un suo bacio ma ci sfioriamo solo le labbra. Non è un vero bacio ma un preludio di quello che sarà …”.
Betta continuava a volgergli le spalle, fingendo di piangere nel dormiveglia, attenta alle mosse di Giacomo, che giratosi sul dorso osservava il soffitto.
“Che faccio?” Era sempre incerto se prendere l’iniziativa o aspettare. “Cosa?” si disse, mettendo le mani sotto la nuca.
“E’ tutto un insieme di carezze, tocchi, allusioni… I nostri corpi sono attirati l’un verso l’altro. Cediamo al desiderio e ci abbracciamo con la voglia di scoprire, accarezzare, possedere i nostri corpi”. Betta continuava nel sogno a occhi aperti. “Che aspetta, quel rimba? Fatti avanti, Giacomino!”
Giacomo con cautela e un po’ di apprensione si girò verso la compagna, avvicinandosi. Percepiva il respiro corto e regolare. “Dorme?” si chiese.
Le scostò i capelli dalla nuca senza che lei dicesse qualcosa o si sottraesse alla carezza. Con le labbra le sfiorò il collo, avvertendo un fremito nel corpo di Betta.
“Finalmente si muove! Credevo che fosse morto!” pensò la ragazza cercando di trattenere il desiderio e di abbracciarlo.
Il ragazzo incoraggiato si appoggiò col corpo alla schiena, facendo scivolare le mani sulla pelle. Un sospiro, un girare il viso alla ricerca delle sue labbra che si sfiorarono.
Iniziarono a muoversi in simbiosi, come se da un momento all’altro potessero e dovessero diventare un’unica forma con naturalezza. Volevano dar forma al desiderio, come se ci fosse in loro un istinto primitivo e forte, che emergesse dalle tenebre della passione a lungo repressa.
Non parlarono ma la comandò con lo sguardo, con i movimenti anche se nel buio Betta ne poteva solo intuire l’intensità e la forza. La strinse, mentre le mani sulla schiena scorrevano veementi. Erano decise, perché sapevano quello che volevano.
“Vogliono me” si disse la ragazza, abbandonandosi alle carezze, ai tocchi. “Mi fa sentire così bella, eccitata, importante… Mi perdo in lui, nel suo abbraccio, nel suo profumo”.
La girò con dolcezza e fermezza. Le pareva un altro. Non più il ragazzo timido e impacciato che aveva conosciuto fino a quel momento. La mise sulla schiena. Gli accarezzò i capelli, il volto. Gli passò le dita sulla schiena come per graffiarlo, per catturarlo, gli baciò il collo e chiuse gli occhi…
Mattia osservò l’ora. Era quasi mezzogiorno. Per la colazione era troppo tardi, per il pranzo erano troppo in anticipo ma per l’aperitivo era il momento giusto. Il ragazzo si guardò intorno alla ricerca di un bar che potesse offrire qualche garanzia.
Laura era visibilmente contrariata per tutti gli intoppi della giornata e si lasciava abbracciare da Mattia, sperando di addolcire il nervosismo che non pareva scemare. Alba e Teresa si tenevano prudentemente defilate, parlottando sommessamente.
“Dove stiamo andando?” chiese la ragazza con il tono stridulo di chi è alterato.
“Cerco un bar per offrirvi l’aperitivo nell’attesa di portarvi a mangiare qualcosa” rispose con calma e scandendo con dolcezza le parole. “Però non vedo nulla in giro”.
“Leggo Osteria … mi ricorda la vendita del vino” disse la ragazza indicando un’insegna.
“Sì, una volta era il ritrovo dei vecchi del paese, che passavano le giornate con un fiasco di vino e le carte in mano. Diamo un’occhiata … ma sì. Vedo tavoli e un bancone”.
Entrati, accolti sulla soglia da un signore col grembiule bianco, come gli osti di una volta, gli ndomandarono se era possibile prendere un aperitivo.
“Certamente” rispose con cortesia. “Vi fermate anche a mangiare?”.
“Cosa offrite?” chiese Mattia.
“La tipica cucina romagnola con qualche variante personale. Pasta fatta a mano, tortelli di ricotta, tagliata …”
“D’accordo. Dopo un calice di bianco fermo con qualche stuzzichino una pasta fatta in casa e poi si vedrà”.
Le tre ragazze non dissero nulla: né sì, né no. Senza aspettare altre risposte si accomodò a un tavolo che guardava la piazza, seguito dalle tre compagne d’avventura.
Una calma imbarazzata frenava la conversazione. Ciascuno era guardingo nel parlare.
“Laura” esordì Mattia. “Non devi crucciarti se non sei riuscita a salire al Borgo. Oggi è una bella giornata di primavera, ma fino all’altro giorno ha piovuto con buona intensità …”.
“Uffa! Ci tenevo a salutare il Borgo. Sono passati quasi sei lunghi mesi dall’ultima visita” si lamentò Laura.
“E credo che passerà qualche mese prima di poterci arrivare. Devono ripristinare il ponticello e l’area di parcheggio. Con la penuria di soldi nei comuni non penso che siano prioritari …”.
Mattia le prese una mano e la strinse con vigore e affetto. La ragazza lo guardò e comprese il messaggio che le stava trasmettendo. Sollevò il calice di Albana per un brindisi.
“Al Borgo e a noi che lo vogliamo salvare!” disse con voce ferma, invitandole a fare altrettanto.
Doveva sviare l’argomento e dirigere la conversazione su altri temi, perché era inutile rimuginare e rimasticare il motivo per il quale si trovavano lì e non sul colle dove stava il Borgo.
“Alba” disse rivolgendosi alla brunetta. “Cosa fai di bello?”
“Studio” rispose pronta con la bocca piena di anacardi, che cercò di ingoiare il più in fretta possibile, rischiando il soffocamento. “Frequento il secondo anno di Economia aziendale”.
“Ma sei giovanissima!” replicò ridendo.
“Ma no! Ormai sono vecchia e single! Ho compiuto diciannove anni il 15 di gennaio”.
“Allora sono un matusa decrepito coi miei ventisei anni!”
La tensione sembrava stemperarsi, mentre con discrezione si avvicinò il signore che li aveva accolti.
“Scusate se interrompo la vostra conversazione. Cosa vi preparo? Ho degli strozzapreti con salciccia e funghi porcini oppure tortelli di patata burro e salvia oppure tagliatelle con strigoli …”.
“Per me tagliatelle…” disse Mattia.
“Ma gli strigoli cosa sono?” domandò curiosa Teresa.
“E’ un erba spontanea che cresce lungo i corsi d’acqua. Quest’anno con tutta quella pioggia sono nati in anticipo di un mese …”.
“E’ la prima volta che li sento nominare” disse Alba.
“Fanno un fiore a calice bianco. Da bambini ci divertivamo a farli scoppiare. In cucina usiamo la foglia …”.
“Anche per me tagliatelle” disse Alba.
“Anche per me” aggiunse Teresa.
“E tu Laura?” le domandò con cortesia Mattia.
“Non avrei fame ma prendo anch’io le tagliatelle” rispose con voce stanca e sfiduciata.
“Bene. Quattro tagliatelle. E dopo?” chiese l’oste.
“Possiamo pensarci?” replicò Mattia.
“Sicuramente” e si allontanò con discrezione.
Restarono a tavola un paio d’ore, chiacchierando e mangiando.
“Se mi accompagnate a Imola. Lascio l’auto sotto casa e poi vengo a Bologna con voi” propose il ragazzo.
“Però potremmo trascorrere la serata sulla riviera …” disse Laura.
“Ottima idea”, Il ragazzo guardò in modo interrogativo le due ragazze come a dire loro che erano di troppo.
“Se ci lasciate in stazione a Imola, possiamo rientrare in treno” replicò prontamente Teresa.
“Non ci fate compagnia?”
“Ci aspettano a casa” aggiunse Alba.
“Ma basta telefonare …”.
“Penso che faremo tardi stanotte. Domani mattina ho un impegno nella prima mattinata” mentì Teresa. “E sarei cotta dal sonno! Se non dormo le miei otto ore, sono uno straccio per l’intera giornata”.
“Che peccato!” esclamò falsamente contrito Mattia. “Sarà per un’altra volta”.
Lasciate le due ragazze alla stazione di Imola e parcheggiata l’auto di Laura sotto casa, i due giovani partirono per Milano Marittima.
“Mamma” telefonò la ragazza a casa. “Non aspettatemi. Rientro domani sera”.
“Con chi sei?” le domandò Emma.
“Uffa! Solito interrogatorio di terzo grado! Sono Mattia …”.
“Dove andate?” continuò nella raffica di domande.
“Siamo a Milano Marittima a casa di amici” rispose mentendo. “Ciao!”
“Fa la brava. Non resto in pensiero?”
“Sempre la solita” e chiuse la conversazione.
Mattia sogghignava nell’ascoltare il dialogo, mentre Laura era diventata rossa sia per l’imbarazzante colloquio sia per la collera crescente.
“Mi tratta come se fossi una poppante” disse tra i denti.
“Una splendida poppante!” replicò il ragazzo accarezzandole il viso. “Ora via verso il mare!”
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la parte relativa a Giacomo e Teresa mi è piaciuta particolarmente e mi ha fatto pensare a quante volte l’atteggiamento “prenda in giro” l’aspettativa dell’altro. a quante volte si desidera la stessa cosa, ma per orgoglio, timore o altri millemila motivi si rimane bloccati.
ciao, grazie 🙂 buon week
Era esattamente l’effetto che desideravo ottenere. Una specie di gioco delle parti che a volte finisce bene, altre sono un flop colossale.
Piccolo refuso. Non è Teresa che cinguetta con Giacomo ma Betta.
Grazie e felice fine settimana anche a te.
scusaaa! è vero! Teresa “arriva” dopo. è Betta a piagnucolare e cinguettare 😉 sono contenta che fosse l’effetto che desideravi ottenere (non la mia distrazione, eh!), perchè ci sei riuscito appieno. a presto 🙂
Nessun problema sullo scambio di nomi. Ci sono ormai tanti personaggi, alcuni con nomi simili, che a volte mi confondo anch’io.
Ho cercato di tradurre in parole, come ho scritto in un’altra risposta, quelle sensazioni che taluni di noi ricordano di aver vissuto. Naturalmente la parte più difficile è cercare di captare il pensiero femminile nella sua giusta dimensione.
A presto
Primo? Se sì, che onore.
Allora Giacomo e la Betta dopo tanti battibecchi sono arrivati al dunque e le loro schermaglie sono un vero godimento per gli occhi e la mente. Personalmente mi suscita ricordi e non posso dire di averne nostalgia se non per il fatto che sono passati …. bèh sono passati, ma sono rimasti.
Il resto è giusto che ciascuno di noi lo immagini come voglia.
Anche al Borgo c’é tensione. D’altro tipo, ma Mattia si sta rivelando un fine diplomatico. Non é tenero come Giacomo, bensì concreto e capace d’imbrigliare quel fuoco vulcanico di Laura e poi … l’ultima battuta del capitolo. Antologica.
Allora … tutti al mare.
Quando l’ho scritto mi sono diveertito a pensare a queste due situazioni e sono rimasto soddisfatto dell’esito. Credo che susciti in noi ricordi più o meno lontani e questo non guasta.
La battuta finale? Dalle nostre parti col mare relativamente vicino fa parte del lessico normale.
Sei riuscito a trasmetterlo quel divertimento.
I battibecchi amorosi rendono più reali i personaggi e li avvicinano al nostro quotidiano. Almeno un po’ e i ricordi sono il bagaglio d’esperienze che ci portiamo appresso ed ogni tanto mettere ordine nei bagagli non é male.
La battuta finale é epica. Da 10 e lode e qualcosa in più se fosse possibile.
A volte mi chiedo se i giovani di adesso vivono quelle esperienze che ci hanno segnato e che ricordiamo col sorriso sulle labbra. Non lo so, ma mi auguro di sì.
Grazie pe rla stima sulla battuta finale. Non dico nulla delle prossime puntate. Spero di non deludervi.
Per come vengono consumati molti rapporti credo di no. Un po’ come : amore al tempo del fastfood. Una specie di sopravvivenza non si sa bene a cosa.
Non so spiegare bene, ma vedo tanta superficialità e l’emozione diventa sempre più rara.
Saranno questi gli anni e poi cambierà di nuovo.
La nostra parte noi l’abbiamo fatta e non ci rimane che fare la parte degli spettatori e tentare di capire.
Convengo con te che troppi giovani passano al drivin di McDonald’s o al fastfood sotto casa per come consumano quegli istanti topici.
Poi giri per i blog e leggi che si lamentano che l’amore è una minestra mangiata fredda, quando per gustarla servirebbe calda.
enza sapere che alcuni piatti vanno rigorosamente mangiati freddi. Anzi gustati, ma questo é un altro discorso e non mi riferisco in particolare alla vendetta.
Piuttosto certe cose vanno fatte decantare, raffreddare per distinguere e assaporare meglio gli ingredienti.
Ora é il momento de: un panino e via.
A furia di mangiar panini uno ci rimette la salute.
Ho sempre detestato mangiare panini e via. Ho preferito sedermi a tavola e mangiare, anche poco ma seduto, piuttosto che in piedi e velocemente.
Giusto, anche se non sempre é possibile.
Però … tentarci … sempre.
Piuttosto rinuncio! Ma stare seduti coi piedi sotto il tavolo è obbligatorio.
Obbligo cui, giocoforza, purtroppo mi debbo sottrare quando lavoro
Capisco perfettamente ma mi riferivo a quando, spesso ero in trasferta.
Io invece … no.
Panino, PC e telefono
Un triangolo maledetto
🙂
E lo stomaco grida vendetta.
Non solo quello.
Anche il resto che ci sta intorno
Diciamo il contorno che manca …
Anche
come il dolce ….
Yesssssss
Grazie
🙂
Prima di commentare ho letto tutte le puntate che avevo perso durante l’estate e devo dire che non mi sono mai stancata, anzi mi è dispiaciuto che fossero finite…
la scena dell’albergo è esilarante e al tempo stesso dalle forti connotazioni psicologiche che non mancano nemmeno nella seconda parte del capitolo…
riuscirà il prode Mattia ad addolcire l’indomabile Laura?
un abbraccio
Questa storia che è tutta delineata nella mia mente a grandi linee mi sta divertendo per il sottile gioco sul filo della psicologia dei personaggi e delle situazioni. Anche la scena della camera tra Giacomo e Betta va vista sotto questa angolazione, che strappa un sorriso e al tempo stesso per qualche lettore rievoca ricordi del passato.
Se il prode Mattia riesce ad ammansire la focosa Laura? Non lo so. e no anticipo nulla.
Un abbraccio
Betta è fortissima e tu hai dimostrato un’abilità estrema nel descrivere la scena.
Un caro abbraccio.
Ci Ho provato. Mi confortano i pareri positivi.
Un caro abbraccio
Bel capitolo, i pensieri sensuali di Betta e Giacomo mi hanno conquistata
Nascerà un sentimento tra Laura e Mattia?
Lo scopriremo leggendoti
Bravo e bravo
abbraccione
Mistral
Chissà! Non anticipo nulla.
Mi da soddisfazione che l’episodio di Giacomo e Betta abbia ottenuto l’effetto che speravo.
Un bacio e a presto.
Gian Paolo
la storia è così interessante, buon lavoro con l’aspetto psicologico dei personaggi
Grazie Doris per le belle parole.
😉