Il Borgo – Capitolo 29

Emozionati come bambini si affrettarono a raggiungere la chiesa e si accoccolarono in cerchio, mettendo gli zaini nel centro. Pareva il cerchio magico dove si aspettava l’ospite misterioso che doveva produrre la magia.

Sei sicuro, Giacomo?” chiese dubbiosa Betta. “Sei sicuro di aver ascoltato la voce del Borgo e non un sibilo del vento che si insinua tra questi ruderi?”

Laura la guardò storta. «Ora anche lei ci si mette a dubitare che il Borgo parli? Non erano sufficienti Marco e Giacomo a fare i Borgo-scettici?» rifletteva mentre afferrava la mano di Mattia, che ricambiò la stretta.

Sì, ne sono certo. Questa volta l’ho sentito chiaramente”.

Rimasero in silenzio avvolti nei loro piumini, nei loro Moncler in gorotex per proteggersi dalle frustate gelide del vento di inizio novembre.

Ecco. Lo vedo che si sta avvicinando” disse Giacomo accennando col viso la direzione dalla quale proveniva il Borgo. “Sì, pare proprio un trollo di corteccia”.

Betta strinse le labbra per non far uscire i pensieri che si affollavano nella mente. Le sembrava una situazione ridicola al limite dell’assurdo ma non poteva permettersi di ridere su quelle parole. Era il suo ragazzo e ricordava bene cosa le aveva raccontato durante uno dei viaggi Ferrara Bologna e cosa era successo dopo tra lui e Laura. Inoltre tutti gli altri parevano sicuri e certi di quanto stesse dicendo Giacomo, mentre lei ne dubitava. Avrebbe voluto entrare in chiesa, osservare quel che restava dei dipinti, raccogliere i frammenti colorati che giacevano tra la polvere impastata di fango e legno marcito ma si trovava grottescamente seduta in circolo con gli altri cinque compagni.

Benvenuto tra noi!” esclamò Giacomo. “Siamo qui ad ascoltare quello che ci vorrà raccontare”.

Una voce profonda e stanca cominciò a parlare di sé e delle altre abitazioni ridotte a scheletri pericolanti.

Vi ringrazio per essere venuti” esordì in un sussurro che si perse nella vallata sottostante. “Non ci speravo più di rivedervi prima che la brutta stagione venga ad albergare qui”.

Un brivido di freddo percorse le schiene dei ragazzi, come se un fantasma fosse passato a sfiorarli. Laura si strinse a Mattia, mentre Betta si fece abbracciare da Giacomo. Solo Eva e Marco rimasero vicini ma distanti.

Tutti avevano udito quelle prime parole e rimasero muti in silenzio attenti a cogliere ogni minimo mormorio del Borgo, disturbato dalle folate di vento.

«Abbiamo udito veramente la voce del Borgo oppure è solo suggestione collettiva che le pietre di questo luogo abbandonato ci trasmettono?» Erano questi i pensieri che Marco rimuginava tra sé senza lasciare trapelare i suoi dubbi.

Vi ringrazio per conto di tutte la case del Borgo. Volevo raccontarvi qualcosa di noi. Qualcosa che è durato oltre mille e duecento anni, anche se le carte dicono che siamo più giovani …”.

Il vecchio li guardò a uno a uno in viso per scorgervi tracce di dubbi sulle loro facce.

Volete ascoltare la nostra storia?” chiese con tono greve e appena sussurrato.

Ma certamente!” rispose Laura che fino a quel momento aveva taciuto. “Siamo tutti d’accordo. Vero ragazzi?”

Un cenno del capo indicò che loro avrebbero prestato attenzione alle parole del Borgo. Il silenzio era concreto come il sibilo del vento che si insinuava tra i muri diroccati.

La voce del Borgo riprese a parlare, mentre Betta sussurrava in un orecchio di Giacomo. “Ma tu lo vedi?”

Sì” disse mimando con la testa l’avverbio affermativo.

Ma non lo vedo. Com’è?” gli chiese stupita.

Il ragazzo le mise un dito sulla bocca per farle capire che non era il momento di fare una discussione su questo tema, mentre Laura si stava irritando vedendo i due dialogare senza che prestassero attenzione al narratore.

Vi siete chiesti perché vi trovate in Toscana?” cominciò con una domanda il vecchio.

Un moto di sorpresa li colse a questa affermazione, mentre Eva fu la prima pronta a rispondere. “No. Ma la Toscana non è dietro quel crinale alla nostra sinistra?”

Una leggera risata risuonò e si perse nella vallata.

Siamo in Toscana. Questo borgo è l’ultima frazione di Fiorenzuola, che ormai ci ha dimenticati, sul limitare della linea di confine, che è sul greto del Santerno. L’avete passata scavalcando il fiume. Apparteniamo idealmente alla Romagna come le altre zone qui vicino ma dal punto di vista amministrativo siamo toscani …”.

Ma credevo che fosse invece di Castel del Rio” disse Laura che stranamente e inspiegabilmente era stata parca di parole fino a quel momento.

E’ una storia vecchia di tanti secoli fa, quando queste terre erano contese tra i fiorentini e una famiglia che dominava la valle del Mugello e del Santerno, imponendo gabelle e pedaggi a tutte le merci che transitavano su questo tratto del crinale appenninico. Il nostro borgo venne edificato più tardi. Ma probabilmente queste strade erano battute già ai tempi degli etruschi per accedere alle saline delle valli di Comacchio e di Cervia, perché qui ci sono i passi più bassi e agevoli tra Firenze e Bologna e la costa adriatica. Si narra che la Flaminia minor passasse da queste parti poco più a nord del Borgo. Ma ora sto divagando perso nei miei ricordi”.

Il vecchio tacque come per riprendere fiato dopo una lunga corsa, aspettando qualche domanda da parte di quei giovani che seduti in cerchio lo stavano ascoltando.

Marco pareva assorto nei suoi pensieri e perso a rincorrerli, mentre Eva era attenta ad ascoltare le parole. Laura era in silenzio come se fosse stata colta da un’improvvisa afasia. Quello che l’infastidiva era che lei non era più in questo momento il centro motore del dialogo col Borgo, perché questo ruolo era stato assunto da Giacomo. Betta era sempre incredula e avrebbe voluto formulare molte domande ma aveva compreso che non era il contesto adatto. Doveva tacere e fingere meraviglia per quello che vedeva e udiva. Mattia osservava i compagni senza essere troppo coinvolto dalle parole del vecchio, che a dire il vero non sentiva. «Qualcuno poi mi riferirà cosa ha detto» rifletté rapidamente senza mostrare turbamento o disagio. Però in compenso trovava Laura affascinante e pensava che sarebbe stato intrigante iniziare una relazione con lei, Giacomo permettendo.

Perché si è fermato nella narrazione? Ci rende curiosi di conoscere la storia millenaria di queste pietre” disse con convinzione Giacomo.

Allora proseguo il mio racconto” aggiunse il Borgo e ricominciò da dove si era interrotto.

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25 risposte a “Il Borgo – Capitolo 29”

  1. Storia, finzione, realtà,fantasia, una buona dose di mistero. E lo scetticismo sta perdendo punti.
    La soglia dell’attenzione e della tensione si é alzata di un altro gradino.
    Puntate cruciali, condotte con mano felice ed ispirata.
    Sarà un’attesa difficile da digerire.

    1. I Borgo-scettici perdono ai punti. vado a strappi. In due giorni ho scritto quattro capitoli, dopo una sosta di un mese. Il ferro va battuto quando è caldo per temperarlo.

      1. Capita scrivere a strappi. Ora per me non é il momento e ciò che é in cantiere subisce gli effetti di questo caldo equatoriale, ma al primo refolo ristoratore….

  2. Anch’io sono rimasta ammutolita e sorpresa come i ragazzi del Borgo
    Il borgo finalmente ha deciso di apparire e parlare, ma come mai non tutti sono coinvolti?
    Allucinazione solo per qualcuno?, scherzo? stato d’animo alterato? …
    Aspetto con trepida e piacevole attesa il prossimo capitolo
    Bravissimo, piaciuta davvero
    Ti abbraccio
    Mistral

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