Il Borgo – Capitolo 26

Ex casa di Modena pavimeto sala

Laura si infilò nuovamente sotto le coperte dopo il breve scambio di battute con sua madre nella speranza che il Trollo di corteccia riapparisse nella sua mente.

Aspettò invano, perché quell’apparizione non solo tardava a venire ma proprio non aveva nessuna intenzione di mostrarsi.

Delusa si alzò e aprì la finestra della sua camera, sperando che almeno la giornata fosse soleggiata ma vide con delusione che era grigia di una nebbiolina umida e sporca.

Nemmeno il tempo mi aiuta” disse a bassa voce, richiudendo il vetro.

Accese il PC per controllare la posta e la pagina di Facebook, quando udì la voce della madre.

Laura, il caffè è pronto!”

Ha un udito più fine di un indiano” pensò la ragazza. “Sente attraverso le pareti e le porte chiuse tutto quello che faccio o dico”.

Sbuffando, aprì la porta e si avviò verso la cucina.

Arrivo mamma”.

Non aveva messo ancora il piede dentro la cucina che le disse: “Vuoi una brioche fresca o una fetta con la marmellata?”

Laura era arrabbiata con se stessa, perché non aveva riconosciuto il Borgo durante il sogno, e rispose sgarbatamente.

Solo una tazza di caffè”.

Sei sicura?” le domandò dolcemente Emma. “Con chi parlavi stanotte?” E le porse la tazzina fumante.

Uffa, mamma! Te l’ho già detto! Con nessuno!”

La donna scosse il capo come per dire «non me la dai da bere» e cambiò discorso.

Grazie, mamma” disse la ragazza, mentre si avviava a tornare nella sua camera.

«Un’altra giornata sprecata» brontolò fra sé e sé, sedendosi a leggere la posta arrivata. «Se ci fosse almeno Giacomo, potrei fare qualche chiacchiera. Ma ne avrà ancora voglia?»

La mente era distratta da mille pensieri, mentre faticava a concentrarsi su quello che leggeva. Provò a memorizzare quello che le avevano scritto un paio di ragazzi, disponibili a entrare nel gruppo in maniera fissa. Però non ne era convinta pienamente, perché preferiva che fossero poche persone a prendere le decisioni. Ne avrebbe discusso sabato prossimo a Modena da Eva e Marco, mentre sperava che Giacomo facesse tappa a Bologna per fare il viaggio insieme.

Scosse il capo come per scacciare pensieri fastidiosi.

Giacomo arrivò presto il sabato dell’incontro, scortato da una ragazza per nulla timida o impacciata, che rapidamente si sistemò sul sedile posteriore dietro il guidatore.

Betta” disse quando Laura aprì la portiera, lato passeggero.

Laura” rispose meccanicamente, osservandola con attenzione.

«E’ questa dunque la restauratrice» pensò con atteggiamento neutro, scrutandola in viso. Rifletté che aveva sbagliato nel cedere alle insistenze del ragazzo, che chiedeva di far conoscere di persona i due nuovi acquisti. «Una l’ho già conosciuta e non mi pare un granché. A dire il vero quel viso triste mi dà un po’ sui nervi. Speriamo che l’altro sia meglio».

Giacomo passò da piazza XX settembre per recuperare Mattia che li stava aspettando paziente.

Ciao” disse sedendosi accanto a Betta con un sorriso cordiale e franco. “Tu sei Laura?” chiese allungando la mano verso la ragazza accanto all’amico.

Si” rispose sorpresa la ragazza, che si interrogava come l’avesse individuata a colpo sicuro senza averla mai vista prima di questo momento. Osservandolo bene, doveva ammettere che era un bel ragazzo: più alto di Giacomo, con un viso che sprizzava simpatia attraverso gli occhi verdi venati di grigio. Si rilassò un poco perché tutto sommato non era disprezzabile né come persona né come personalità. «Almeno uno dei due non è un musone».

E tu sei Betta” le domandò, sicuro di non sbagliare.

E certo! Se lei è Laura, io non posso essere che Betta!” replicò divertita. “Allora tu sei il celebre Mattia, amico, tutore e collega del nostro Giacomo. O ho confuso le persone?”

No, no!” replicò ridendo. Il clima teso si era un po’ stemperato con queste battute apparente sciocche ma leggere e divertenti.

Dopo un viaggio di circa un’ora Giacomo trovò un posto in piazza Roma a Modena, proprio nel momento nel quale un altro automobilista se ne stava andando senza dover faticare o attenderne uno libero.

Che culo, Giacomo!” disse Mattia. “Sempre così coi posteggi? Io non ci provo nemmeno, perché se ne trovo uno, alla fine mi litigo e lascio perdere”.

Certo. Mai avuto problemi! Arrivo io e zac! uno mi lascia il suo posto su un piatto d’argento!” rispose sorridendo durante la manovra di parcheggio.

Riempito il parchimetro di monetine, perché la sosta sarebbe stata lunga una giornata, il ragazzo si mosse come se conoscesse dove dovevano andare. “Piazza Mazzini dovrebbe essere poco distante, almeno secondo la mappa di Google” disse incamminandosi verso una via porticata e stretta.

Tutti lo seguirono senza porsi il problema se la strada era quella giusta, chiacchierando animatamente tra loro. Ben presto sbucarono in una piazza dominata da un gigantesco ginkgo biloba tutto giallo per l’autunno e da due maestose magnolie dalle lucide foglie verdi. Un bel sole illuminava quello spiazzo rettangolare a due passi dalla Ghirlandina, che svettava incappucciata per i restauri.

Fare il fotografo rende” osservò Giacomo per la posizione centralissima dove abitava Marco.

Altro che fare l’ingegnere a Sasso per 1200 euro al mese” continuò Mattia, mentre salivano la rampa di scale in ardesia grigia per arrivare al primo piano. L’edificio appariva signorile e ben restaurato come lasciava intuire la bella facciata in stile liberty floreale.

Un Oh! di meraviglia sfuggì dalle labbra delle due ragazze quando furono sulla soglia dell’appartamento, dove le stava attendendo Eva.

E’ tutto tuo?” chiese curiosa e stupita Laura, facendo passare lo sguardo prima sullo splendido pavimento in mosaico veneziano con uno splendido disegno centrale e poi sul soffitto affrescato con un paesaggio invernale dai toni scuri. “Ma è enorme questa stanza! E quanto è alto il soffitto!” Gli occhi continuavano a perlustrare la camera, scoprendo sempre nuovi sussurri di stupore. Uno splendido caminetto in marmo bianco campeggiava proprio di fronte a loro e due portali in oro zecchino incorniciavano due porte una a destra e una sinistra.

Betta, dopo il primo momento di sorpresa, rimase sull’ingresso per osservare con cura sia pavimento che soffitto. “E’ stupendo!” disse riacquistando la voce.

Entrate” sollecitò Eva, facendo gli onori di casa. “Marco arriva subito. E’ sotto nel laboratorio. Doveva sviluppare con urgenza una serie di fotografie”.

Giacomo non proferì parola, mentre osservava con interesse tutto, arredi compresi. «Accidenti! E’ un colpo d’occhio magnifico, arredato con gusto mescolando pezzi d’antiquariato con altri moderni. Un connubio perfetto. Senza dubbio ha una grande sensibilità oltre a una disponibilità economica che vorrei avere anch’io» rifletteva mentre entrava. Immediatamente i suoi pensieri corsero al confronto impietoso con la sua casa di Ferrara. Un raffronto crudele perché pur essendo confortevole non poteva reggere il paragone.

Mattia si lasciò sfuggire un fischio di ammirazione, seguendo deciso gli altri senza profferire una parola.

Eva li condusse nella sala adiacente meno ampia ma ugualmente bella sia nel pavimento sia nel soffitto affrescato con colori meno scuri dell’altra. La parete di fronte alla porta era ricoperta da una libreria piena di libri sotto la quale stava un tavolo chiaro ingombro di carte e altri oggetti, tra i quali emergeva un portatile. Dirimpetto c’era un tavolo di acciaio e cristallo di dimensioni generose.

Questa è la zona giorno. Di là” disse indicando con la testa. “c’è la cucina, un po’ stretta a dire il vero ma tutto sommato confortevole”. “Questa stanza la chiamiamo la stanza delle musica” aggiunse sollevando lo sguardo verso il soffitto dove comparivano dei putti suonatori. “Per la particolare acustica che fa apprezzare le note musicali”.

Betta continuava a osservare alternativamente soffitto e pavimento senza dire nulla, perché li trovava veramente stupendi e degni di ammirazione.

Diamine ma queste due stanze da sole saranno grandi quasi come la casa dei miei genitori” sbottò Laura ammirata.

Prima di offrirvi qualcosa, completiamo il giro della casa visitando la zona notte” concluse Eva. “Non aspettatevi niente di paragonabile con queste due. Stanze e arredi del tutto normali”.

Terminata la ricognizione dell’appartamento e preso un caffè, sentirono la voce di Marco attraverso un sistema di comunicazione interna.

Mi dovrete scusare ma devo stampare con una certa urgenza una serie di fotografie che mi porteranno via un’oretta circa. Eva” disse rivolgendosi alla sua compagna. “nel frattempo guida i nostri amici nella visita del centro di Modena. Ci vediamo qui per le undici. Per quell’ora conto di aver terminato e di farvi compagnia”.

Come una scolaresca in gita premio si aggirano per il centro visitando la Cattedrale e i numerosi negozi, dopo una breve sosta al Caffè Concerto in piazza Grande per una breve colazione.

Laura e Eva sembravano i carabinieri di scorta a Mattia, mentre Giacomo conversava con Betta.

Si preannunciava una bella giornata.

Ex casa di Modena soffitto tinello

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20 risposte a “Il Borgo – Capitolo 26”

  1. Proprio bella l’idea di arricchire il racconto con immagini di luoghi reali! L’arrivo dei nuovi personaggi nel gruppo darà certamente il via all’interruzione dell’equilibrio precedente e prima di arrivare ad un nuovo ordine, bisognerà attraversare chissà quanti avvenimenti…
    la storia diventa sempre più intrigante insomma e tu sei molto bravo nella descrizione dei paesaggi e delle personalità, senza mai annoiare chi legge…
    un forte abbraccio

    1. Maria, quelle due foto, brutte e leggermente sfocate, le ho scattate nella mi ex casa di Modena. Ti posso assicurare che non rendono l’idea della bellezza dei pavimenti.
      Grazie per i complimenti danno soddisfazione e stimolo per cercare di migliorarsi e rendere più attraente la storia.
      Un grande abbraccio

  2. Concordo con Maria, sei davvero bravo
    Metti il lettore a proprio agio come se fosse seduto su una poltroncina al cinema per la visione
    di un piacevole e interessante film
    Grazie, caro Gian Paolo
    Bacioni
    Mistral

  3. Momento d’atmosfera e sottile tensione nell’aria. Tutti che studiano tutti, come i cani che si osservano e si fiutano da lontano. La casa di Eva così sontuosa, ma offerta con semplicità, senza spocchia è un motivo in più per caratterizzare il personaggio. Vivendo in simili ambienti il richiamo del Borgo diventa quasi naturale.
    Adesso dobbiamo attendere quali saranno le orecchie pronte ad ascoltare la voce lontana, o comunque le più attente. Di Laura sappiamo e di Eva possiamo intuire, ma gli altri?

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