Giacomo la guardò un po’ stupito e un po’ curioso per quella strana domanda invadente come a pelle gli sembrava. Lui non l’avrebbe mai posta, perché avrebbe osservato in silenzio sbirciando indiscreto sopra la spalla. Ma lui era lui e lei era lei.
Ricordò che il primo ottobre, quando aveva preso per la prima volta il regionale per Bologna, l’aveva notata sul marciapiede della stazione di Ferrara in attesa di salire sul treno. L’aveva vista arrivare trafelata e poi fermarsi distante qualche metro da lui. Non rammentava quale particolare l’avesse colpito, perché il rapporto con Laura stava andando a gonfie vele e quindi le altre ragazze non lo interessavano ma nonostante questo qualcosa in lei aveva attratto la sua attenzione. L’aveva osservata mentre saliva sul medesimo vagone ma poi l’aveva persa di vista fino al giorno dopo. Così giorno dopo giorno aveva familiarizzato con quel viso minuto sul quale stava stampato un sorriso appena accennato ma triste e malinconico.
Arrivati a Bologna la vedeva sempre sparire di gran corsa verso il piazzale esterno della stazione e non la rivedeva, né ci pensava più fino alla mattina successiva. Immaginava che stesse correndo per prendere l’autobus e recarsi al lavoro. Aveva fatto mille congetture su quale attività potesse svolgere senza che i suoi pensieri riuscissero a trovare una risposta soddisfacente. Si era domandato se anche lei lo avesse notato, perché a sensazione a volte gli pareva di sì, altre volte di no. Adesso aveva ottenuto quella risposta che era rimasta muta per tutto questo tempo.
Quando questo lunedì mattina Giacomo era arrivato sul marciapiede della stazione, non la vide e rimase stupito per l’assenza. «Forse è ammalata» si disse, mentre saliva sul solito vagone e si sedeva vicino al finestrino. Era rimasto sorpreso nel vederla accanto a lui, quando gli aveva posto la domanda dove fossero state scattate le fotografie. Non se ne era accorto, impegnato nel fantasticare e ricordare le prime esperienze di lavoro. Si era isolato dal vociare confuso e assonnato dei compagni di viaggio che erano ormai sempre gli stessi
Una voce dolce e garbata gli rinnovò la richiesta di poter osservare le fotografie che Marco aveva scattato quasi due mesi prima.
“Come?” le domandò perplesso.
“Ti dispiace se dò un’occhiata a queste fotografie?” ripeté col tono leggermente incrinato dall’emozione.
“No” e le porse il tablet.
L’osservò mentre con un dito affusolato e candido faceva scorrere le immagini una dopo l’altra. Si concentrò nuovamente su questa figura che in qualche modo stimolava i suoi sensi.
“Non si può dire che abbia un fisico mozzafiato da eccitare un maschio. Eppure qualcosa di nascosto filtra e attira la mia attenzione. L’olfatto, la vista e l’udito sono in fibrillazione senza che ne conosca i motivi” rifletteva il ragazzo, guardando con quale delicatezza sfiorava lo schermo.
“Le hai fatte tu?” gli chiese alzando lo sguardo verso di lui.
Giacomo la fissò intensamente prima di risponderle, mentre la gamba sinistra della ragazza si appoggiava alla sua con decisione. Anche il tatto ebbe una scossa. All’appello mancava solo il gusto. «Forse un bacio è troppo» pensò.
“No. Non sono in grado di fare nessuna fotografia. Mi escono o storte o sfocate. Sono di Marco” rispose un po’ ingenuamente come se lei conoscesse il fotografo.
Il viso triste della ragazza si illuminò per un attimo. «Sembra un ragazzo timido e per nulla sfacciato» rifletté nell’ascoltare quella risposta.
Anche lei rammentò brevemente la prima volta che l’aveva visto in stazione. Quando, come tutte le mattine affannata per la lunga corsa, raggiunse il marciapiedi, notò immediatamente che c’era un nuovo viaggiatore che sarebbe stato nei giorni futuri compagno di viaggio su quel treno. Era una faccia nuova tra tutte quelle che ormai familiari, pur ignorandone il nome, affollavano il vagone sul regionale delle 6 e 24 per Bologna. Aveva compreso che sarebbe stato un pendolare come loro. «Da quale particolare avevo intuito questo?» si era domandata senza avere una risposta. Però quella sensazione si era rivelata esatta, perché giorno dopo giorno l’aveva sempre visto salire sul medesimo vagone. Scacciò questi pensieri e si immerse nella visione delle fotografie.
“Sembra un fotografo professionista” aggiunse mentre si soffermava su un particolare della chiesa.
“Si. Credo di sì. Vista l’attrezzatura che aveva”.
“Ma questo posto dove si trova? Non mi ricorda nulla di conosciuto. Pare una località in rovina o abbandonata da parecchio tempo”.
“Castiglioncello …”
“Castiglioncello? Ho fatto lì le vacanze due estati fa ma non ricordo nulla del genere …” disse con un filo di voce avvolto nello stupore.
“No, no!” la interruppe subito. “Non è la celebre località della costa toscana ma è un borgo abbandonato sull’Appennino tosco-emiliano a pochi chilometri da Bologna …”
“Un borgo abbandonato? E come ci siete finiti lì?” domandò curiosa, perché trovava singolare che dei ragazzi facessero una gita in una località sconosciuta e per di più abbandonata.
“E’ una storia lunga da raccontare. Ma ormai siamo in stazione. Se ci sei, domani te la racconto” disse Giacomo alzandosi dopo aver messo nella borsa il tablet.
La ragazza annuì e si preparò a scendere con lui. Era interessata a conoscere il racconto e non si lanciò come tutte le altre mattine verso la fermata del bus ma rimase a fianco del ragazzo. Le piaceva ancora di più dopo questo breve scambio di battute.
“A che ora prendi il treno stasera?” gli chiese rompendo il silenzio che durava da quando erano scesi.
“Di solito prendo il regionale delle 19 e 20, se la corriera da Sasso è in orario” rispose stupito Giacomo.
“Allora ti aspetto stasera. Ma ora devo scappare, perché altrimenti perdo il bus e arrivo tardi al lavoro. Ciao”.
“A stasera” replicò meccanicamente il ragazzo mentre la vedeva scivolare veloce tra le persone verso l’uscita.
Rimase per un istante fermo e basito.
“Ho un appuntamento con una ragazza della quale non conosco nemmeno il nome” disse scuotendosi dall’apatia che l’aveva bloccato. “Ora di corsa all’autostazione per prendere con Mattia la tradotta per Sasso”.
Di buon passo si affrettò verso Piazza XX Settembre.
La giornata sembrava sorridergli.
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La new entry sembra piuttosto intraprendente, presumo che darà una bella scossa a tutto il gruppo, almeno a Laura di sicuro!
un abbraccio
La new entry? Vediamo cosa combina nel futuro.
Un abbraccio
Le molecole, quando si introduce un atomo, anche uno solo, cambiano elemento. Qualcosa cambierà
Qualcosa cambierà
Speriamo in non traumatici mutamenti . . .
Un abbraccio per la notte.
grazia
Le novità portano sempre dei cambiamenti
Un abbraccio notturno
Gian Paolo
Un capitolo, molto bello, che prelude a novità, su tutti i fronti. La vicenda si amplia sempre di più.
Aspetto novità riguardanti la mia amica preferita 🙂
Un caro abbraccio!
Arrivano, arrivano notizie sulla tua amica prefertia.
Un abbraccio
Succede a volte di pensare o ripensare ad un volto sconosciuto senza un preciso perché
Poi il caso ci offre l’ occasione di approfondire e ne rimaniamo affascinati
Non so ancora se questa nuova figura si unirà al gruppo, ma le novità e i cambiamenti fanno
parte della vita
Ti seguo, ti seguo e fantastico sui prossimi sviluppi
Sempre bravo
Ti abbraccio
Mistral
Vediamo cosa succederà nelle prossime puntate.
Un grande abbraccio
Gian Paolo
I see lots of things are coming, the story is getting to be so interesting, very good like always, can not wait for the next one. Have a great day!
Thanks you.
Aspetto di leggere cosa succederà.. DOLCE NOTTE Gian Paolo un ABBRACCIO!
Tra poco saprai cosa succede.
Dolce notte, Simona
Un abbraccio
Gian Paolo
Tra poco saprai cosa succede.
Dolce notte, Simona
Un abbraccio
Gian Paolo
Un’affettuosa buonanotte.
grazia
Un sereno buon pemeriggio
Gian Paolo
Da ex studentessa pendolare ti dico: che emozione questo incontro! Non so, mi ha ricordato emozioni sopite, e adoro quelle congetture d’orari. Capitolo volato via in un soffio, leggero e accattivante!
Bravo, mi ha messo allegria! 🙂
Per chi ha fatto il pendolare deve incastrare orari e corse.
Ecco uno dei motivi che ho sempre odiato farlo. Non mi va di stare col cuore in gola per l’ansia.