Nei giorni seguenti Emma notò in Laura un cambiamento di umore, che non prometteva bene.
Era inutile chiederle delle spiegazioni, perché era assicurato che avrebbe avuto solo rispostacce. Quindi con passo felpato cercava di captare cosa fosse successo quel sabato quando era uscita con Giacomo. Era certa che riguardasse quel ragazzo, che era durato molto più a lungo di tutti gli altri messi insieme ma che adesso sembrava relegato in un cantuccio. Se prima li sentiva chiacchierare a lungo e con un tono di voce dolce e festoso, da qualche giorno li percepiva più distaccati, quasi formali nelle conversazioni.
“Ci avevo sperato ma l’illusione è durata poco” si disse sospirando, mentre rifletteva sul pessimo carattere della figlia. “Ha ragione Ernesto. Nessuno la vuole prendere. O scappano subito o resistono per un po’, come Giacomo, poi la mollano. Non c’è nulla da fare. Non cambierà mai, anzi col tempo diventerà ancora più acida”. E scuoteva la testa, mentre preparava il ragù per le tagliatelle fresche.
Era una consuetudine per lei alla domenica fare la sfoglia tirata rigorosamente a mano sull’asse di betulla col mattarello di faggio. Si alzava prima di tutti gli altri per starsene sola in cucina e godersi il silenzio della mattina e, mentre ascoltava la radio, stendeva con gesti ritmici la pasta senza sforzo apparente.
Stava riflettendo su Laura, quando vide apparire nel vano della porta Ernesto. Alzò un sopracciglio ma non disse nulla. Era per lei talmente raro vederlo in cucina mentre stava ai fornelli che pensò subito che volesse parlarle.
“Di ban so’, Emma. Ma la Laura cosa ha fatto? E’ da diversi giorni che c’ha una grinta. Non sarà mica stata mollata da quel Giuseppe …” cominciò mentre intingeva un dito nel ragù.
“Ma è pulito quel dito, Ernesto?” replicò stizzita, perché detestava le intrusioni nel suo regno. “Laura? Non lo so. Prova a chiederle perché è arrabbiata. Ma non si chiama Giuseppe … ma Giacomo …”
“Quante storie, che avete voi donne! Comincia pur sempre per G! Ottimo questo ragù!” e nuovamente calò il dito dentro nel tegamino, mentre lei lo bacchettava col cucchiaio di legno.
“E poi sei tu in confidenza con la Laura. A me risponderebbe male” continuò succhiando il dito.
Emma scosse il capo senza replicare. «Anche Ernesto ha notato che qualcosa non va. E pensare che vedendolo sempre concentrato nella lettura di Stadio non credevo che se ne fosse accorto».
Non ascoltando la replica della moglie, l’uomo se ne tornò in salotto a leggere l’amato quotidiano sportivo.
Laura era nervosa ma non riusciva a trovare la spinta per chiudere il contenzioso con Giacomo, perché il suo orgoglio stava prevalendo sul desiderio di fare la pace.
La pagina di Facebook stava riscuotendo un discreto successo e non necessitava di interventi tecnici, quindi il non interagire con lui non le provocava nessun disagio. Però avvertiva un senso di vuoto nella sua esistenza, che Giacomo aveva riempito abbondantemente con la sua dolcezza e pazienza.
“Uffa! Quante pipe mentali mi faccio” si disse mentre navigava tra i mi piace e le offerte di partecipazione al progetto.
Erano diversi giorni che il Borgo taceva: più o meno dal famoso litigio che aveva sancito la loro rottura.
“Che sia in collera con me?” rifletté mentre con speranza apriva Skype alla ricerca di un segnale che Giacomo fosse in linea. Di lui nessuna traccia pensò sconsolata. Fino a qualche giorno prima, aprendo il programma di telefonia lo trovava sempre pronto alla conversazione, adesso era scomparso, svanito nel nulla.
“Gli mando un messaggio?” provò a ragionare su questa opportunità. “No, no. Se non si fa vedere, vuol dire che non prova nulla verso di me. Però è il Borgo che mi preoccupa. Sembra che mi abbia tolto il saluto. Perché?”
Il monotono rumore delle ruote del treno faceva da sottofondo musicale ai pensieri di Giacomo. Ormai erano più di tre settimane che prendeva il regionale delle 6 e 24 attorniato da visi che ormai erano diventati familiari.
«E’ passato quasi un mese da quando ho cominciato a lavorare e mi sembra ieri. Sono volati i giorni. E sono stato fortunato a incontrare Mattia».
Ripensava all’emozione quando ha messo il primo piede in portineria. «Sono Giacomo Corsi» disse al commesso che presidiava l’ingresso. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa ma lui gli aveva fatto cenno di accomodarsi nel salottino di fianco. «Il dottor Formenti arriva subito».
“Prego, Ingegner Corsi. Le faccio strada e le presento i suoi colleghi coi quali farà squadra” gli disse un signore di mezz’età che si era presentato dopo qualche minuto di attesa.
Dopo aver percorso alcuni corridoi, che poi sarebbero diventati familiari, arrivò in una stanza ampia e luminosa con al centro un grande tavolo.
“Questa per i prossimi due mesi sarà la sua stanza” e cominciò a presentare gli astanti. “L’ingegner Curro sarà il suo tutor per le prossime settimane” aggiunse prima di lasciarlo in compagnia di ragazzi che a prima vista avranno avuto sì e no qualche anno più di lui. «Un buon inizio» pensò vedendoli.
“Ciao. Chiamami semplicemente Mattia. Sentirmi chiamare ingegnere mi dà ancora delle strane sensazioni di vertigini” chiosò ridendo.
Era di Imola e faceva il pendolare da quasi un anno. “Tutte le volte che guardo gli annunci per prendere una stanza a Bologna, parto con molto entusiasmo ma al terzo smetto” disse qualche giorno più tardi durante una pausa caffè per giustificare la scelta di vita.
Tra loro era nata quasi da subito una buona sintonia sia sul lavoro sia nei discorsi privati. Giacomo gli raccontò di Laura, del progetto pazzesco del Borgo, del Borgo che parlava come un umano e sul come era rimasto basito nell’ascoltare questo.
“Non è troppo strano” gli disse prendendo lo spunto dalle perplessità dell’amico. “Laura non sarebbe la prima persona che percepisce lo spirito di un borgo abbandonato. Ho ascoltato discussioni accanite sull’argomento ma credo che lei abbia udito veramente la voce …”
“E perché io non sento niente?” gli domandò perplesso.
“Secondo me è una questione di sensibilità. Lei ne è stata coinvolta fin dall’inizio, mentre voi eravate scettici di poter ridare vita a quei muri diroccati. Quando ne sarete convinti, vedrai che la sentirai anche tu”.
Fece una piccola pausa come se stesse rimuginando qualcosa.
“C’è posto anche per me nel progetto?” chiese mentre coglieva di sorpresa Giacomo con la richiesta.
“Certamente. Più siamo, più abbiamo probabilità di riuscire a portarlo a termine con successo”.
“Stavo pensando …” Mattia fece una pausa per esporre con maggior chiarezza quello che gli passava per la mente. “Credo che oltre a braccia abbiate necessità di materiale. Si potrebbe chiedere al dottor Fulgenti, il responsabile del Marketing, se sono disposti a sponsorizzarci con i nostri prodotti”.
“ Mi sembra una buona idea” replicò Giacomo entusiasta.
Proprio il venerdì precedente il responsabile aveva detto sì all’offerta di materiale come sponsor del progetto. Giacomo rifletté che alla prima occasione ne avrebbe parlato con Laura ma una smorfia increspò il suo viso, ripensando al futile litigio che aveva messo fine al loro rapporto e alla freddezza con la quale si parlavano.
Corrugò la fronte distogliendo l’attenzione dal tablet che teneva sulle ginocchia. Stava osservando con cura le foto della chiesa semidiroccata dove si vedevano ancora alcuni affreschi rimasti miracolosamente attaccati alle pareti.
“Posso osservarli meglio?”. Una voce femminile gli aveva parlato. “Dove li avete fotografati?”
Si volse verso di lei e riconobbe un viso che tutte le mattine da oltre tre settimane faceva il viaggio con lui.
Il progetto comincia a prendere forma e a concretizzarsi… nel frattempo una nuova insidia per Laura si sta avvicinando pericolosamente… insomma non c’è possibilità di pace per Emma ed Ernesto…
bravissimo come sempre!
un abbraccio
Con Laura, i genitori devono soffrire!
Grazie
Un abbraccio
UFFICIO REFUSI tagliatele 🙂
Grazie. Ufficio Refusi provvede subito alla correzione
Splendidamente ironica la prima parte, bella anche la seconda con una new-entry che forse sarà importante.
Un caro abbraccio.
Si, la new entry avrà un suo ruolo nel futuro della storia.
Un caro abbraccio
Sometimes I read your story twice 😉 do not want to miss any detail, the story is becoming more interesting as we go, like how you use social media and things young kids use nowadays, poor Emma and Ernesto. Very good like always.
Thank you, Doris. Your generous words stimulate me to continue the story.
A hug
La curiosità si fa sempre più viva, man mano che aggiungi personaggi.
Ho sempre ammirato il tuo dinamismo letterario nei dialoghi.
Sembra di sentire la voce dei protagonisti in effetto dolby.
Abbraccionotte.
grazia
Sei troppo generosa nei mie confronti!
Grazie delle belle parole.
Un grande abbraccio
Gian Paolo
Buona Domenica Gian Paolo un dolce abbraccio!
Contraccambio, Simona.
Un abbraccio
Gian Paolo
farò squadra –> farà squadra ?
L’Ufiicio Refusi ringrazia!
Già corretto
Allora il Borgo tace … ma fa i fatti !! Ebbravo il Borgo!
E’ proprio vero che quando sei in mezzo al guado ti fai mille pipe. Senti il tuo orgoglio un po’ ammaccato e non sai bene quale si ala cura efficace. Eppure le cose non capitano mai a caso e se devono succedere lo fanno, che uno voglia o meno.
Perdere un possibile sponsor, per qualche “maccone”‘ ?
Pensaci Giacomino!
E questa voce femminile? Speriamo che porti buone nuove.
I due genitori, tra ragù e tagliatelle stanno alla finestra, ma per quanto ancora?
Mi sa che dallo Stadio sarà meglio ritornare allo studio e pianificare una bella stategia.
Come sempre … se non ci pensano i “matusa”.
Il Borgo tace per quanto? Non si sa.
La voce femminile? Chissà chi è…
Spesso siamo incapaci di gestire il nostro (falso) orgoglioe pur di non ammettere l’errore ci trinceriamo dietro di esso.
I genitori? Al momento stanno alla finestra ma cosa possono fare?
Brutta bestia, l’orgoglio. Soprattutto se lo si lascia … brado a se stesso.
Però se lo si addomestica e gli si tiene il guinzaglio corto … allora da vizio, può diventare virtù.
Bisogna essere bravi, però. Molto bravi.
L’orgoglio va gestito, come dici giustamente. Può essere un valore aggiunto ma anche un freno incredibile.
Capire come usarlo non è obiettivamente facile.
Com’é facile tramutarlo in superbia, vero?
Il passo è brevissimo!
🙂
e sorridente
Tra una pioggia torrenziale e l’altra.
Parli dei monsoni italioti?
Già. Neanche cielo a pecorelle …bensì a greggi e fin troppo numerosi e acqua a bacinelle
😛
Sia fortunati ad essere bagnati … E’ un continuo apri e chiudi ombrello, rischiando di rimanere annegati. Altro che monsoni tropicali.
Proprio per questo motivo: apri e chiudi l’ombrello, che mi sono convertito a non usalo più, l’ombrello.
Giaccone impermeabile e cappellino … tanta roba.
🙂
Però quando diluvia …
Fin troppo. Quì ha smesso da poco, dopo un pomeriggio intero sotto l’acqua.
Sento di avere i funghi sulla schiena
Oggi davano tempo incerto ma in realtà a parte qualche scroscio di pochi minuti è stato accettabile.
I funghi? prosperano. Pensavo di mettere in piedi una fungaia
Sulla mia schiena !?!
Facciamo a mezzo però
🙂
Va bene per il mezzo
Bene
benissimo
Non è semplice gestire una figlia come Laura, e Laura dal canto suo non ha un bel carattere
La storia scorre , mentre il borgo per un po’ si è fermato a pensare
Quando un probabile sentimento si arena a causa di piccoli e futili motivi non è sempre un male, risparmia ai protagonisti seri problemi e dolori
Aspetto le prossime per leggere di Laura, Giacomo, nuovi e vecchi personaggi, ma sopratutto per sentire la voce del borgo
Ancora e sempre bravo
Grazie Gian Paolo
Ti abbraccio
Mistral
Concordo con te sui sentimenti amorosi. Se si inceppa qualcosa all’inizio, è meglio lasciar perdere. Si evitano troppe sofferenze future.
Tra un po’ il Borgo si rifarà vivo.
Un abbraccio
Gian Paolo
Smacknotte
grazia
Smacksera
Gian Paolo
mi hai fatto sorridere con la prima parte del racconto…..sei sempre bravo e originale……ma oltre a twitter hai anche skipe?
L’account ce l’ho ma sono molti anni che non lo uso. Quindi credo che sia stato congelato.
Le mamme che si accorgono di tutto!e le figlie che annegano nell’incertezza…
tutto è così semplicemente reale, quando lo scrivi tu!
Mattia si unisce alla combriccola con idee utilissime e riflessioni intelligenti, ma quando speravo che Giacomo scendesse a compromessi col soprannaturale e contattasse Laura, qualcuno interviene….
tempistica spietatamente perfetta!
Non c’è niente da fare. Le mamme hanno il radar incorporato nella testa e vedono tutto.
Scendere a compromesso con soprannaturale? Bisogna esserne convinti.