Si guardarono in silenzio incapaci di parlare. Poi Annie Valentine si alzò dall’amaca e gli prese la mano.
“Vieni”. E lo trascinò verso la veranda.
L’uomo si lasciò condurre docilmente verso il patio laterale della casa, come se fosse guidato da un’entità superiore. Si sistemarono su due poltrone di vimini sempre muti e senza parole.
“Ti aspettavo” disse la donna, tenendogli sempre stretta la mano tra le sue. “Sapevo che saresti arrivato. Oggi è un bel giorno”.
Jack la guardò incredulo, perché non era vero che sarebbe capitato volutamente da lei. Era giunto per caso su quella spiaggia poco frequentata e leggermente nascosta ed era rimasto incerto se fermarsi a salutarla oppure no. Non aveva mai saputo dove abitava dopo essersene andato cinque anni prima in una notte stellata di agosto e lo ignorava tuttora, finché non si era imbattuto nel cottage durante la passeggiata solitaria.
Era stata l’ennesima serata burrascosa tra accuse e pianti, tra difese timide e sguardi infuocati. Così aveva deciso di troncare ogni rapporto con quella donna affascinante ma decisamente insopportabile. La loro relazione durava da tempo, anche se non ricordava lo spazio temporale preciso. Rifletté «Un anno? Oppure due?» e si chiese se avesse importanza richiamare alla memoria la durata esatta. Concluse che erano solo i ricordi gli aspetti primari da rammentare, il resto erano dettagli insignificanti. Il flusso della memoria prese a fluire come un tranquillo corso d’acqua che placido scende verso il mare.
Era iniziata sotto i migliori auspici, pareva un rapporto solido basato su un feeling preciso: amore e sesso, equamente suddivisi. Lei era passionale e donava tutta se stessa senza calcoli o fini nascosti. Lui aveva colto quella passione ricambiandola con uguale fervore. L’amore era sbocciato come una rosa in maggio: da prima timido e acerbo come un bocciolo, poi in tutto il suo fulgore durante la fioritura ma alla fine era sfiorito, appassendo con la perdita dei petali che malinconicamente cadono a terra fino a rimanere nulla.
Una coppia perfetta che agli occhi degli osservatori esterni pareva perfetta. Lui alto, abbronzato coi capelli biondi, lei esile come un giunco nonostante i suoi trentacinque anni, dalla pelle ambrata come il miele scuro delle api di montagna.
Però dopo poco iniziarono i contrasti, le incomprensioni, le rotture improvvise e le riconciliazioni inaspettate in un caleidoscopio di gesti e di parole. Jack mal sopportava il fare civettuolo di Annie Valentine, sempre pronta a raccogliere i sorrisi e gli ammiccamenti dei corteggiatori. Per lei non c’era nulla di male perché era un gioco a nascondino innocente e casto. Per lui era come se gli lanciasse una sfida che doveva raccogliere per allontanare quei calabroni insistenti. In questa alternanza di chiaro e di scuro, di esserci o nascondersi esternava di essere gelosa, perché lo voleva tutto per sé egoisticamente. Non sopportava che lui osservasse le altre donne, doveva essere sufficiente tutto quello che gli donava.
“Non dici nulla. Hai forse perso la parola?” gli chiese con tono dolce.
“Stavo meditando che la vita è strana e il fato ci conduce la dove meno ce lo aspettiamo” disse osservandola fissa negli occhi.
“Perché?”
“Oggi non dovevo fare questa passeggiata. Avevo un impegno importante, un incontro di lavoro ma all’ultimo istante è saltato tutto. Mi sono ritrovato libero e senza una meta precisa dove andare. Così ho cominciato a camminare per Main Street e soprappensiero mi sono trovato su questa spiaggia solitaria e nascosta. Sono stato incerto se proseguire oppure ritornare verso le vie centrali popolate di persone chiassose e colorate ..”. Fece una pausa per riordinare le idee.
“Continua” lo sollecitò. “Continua il racconto, ti ascolto. La tua voce è musica per le mie orecchie”.
“Percepivo la necessità di riflettere in silenzio su di me e sulla mia vita passata, presente e futura. Quindi ho deciso di proseguire la camminata. Il sole al tramonto, il mare infuocato dai raggi solari che si immergevano nelle acque dell’oceano hanno fatto il resto”.
Jack osservava quel viso che non pareva invecchiare ma rimanere sempre uguale a se stesso: giovanile e senza rughe come se il tempo si fosse fermato cinque anni prima. La fissò prima di porre quell’interrogativo che lo stava tormentando fin da quando era capitato lì. Una domanda stimolata dalla curiosità di conoscerne la risposta.
“Perché sapevi che sarei venuto?” le chiese senza abbassare lo sguardo.
“Il cuore” rispose Annie Valentine. “Il cuore” ripeté con calore.
L’uomo scosse il capo. Non era la risposta giusta. Il cuore può pensarlo ma il destino decide senza tenerne conto. «No. Il cuore comanda la mente ma non il destino» rifletté nell’ascoltare quella parola.
“Come facevi a essere così sicura che sarei arrivato?” le ripose la domanda, perché fosse ben certo che l’avesse compresa.
“Sono qui da giorni, da mesi, da anni in attesa del tuo arrivo senza perdere la speranza di rivedere il tuo viso, di riascoltare la tua voce, di toccare le tue mani. Come puoi osservare la pazienza è stata premiata” replicò pacata.
Trasse un profondo respiro prima di riprendere il discorso interrotto.
“Da quando mi hai lasciato senza concedermi nemmeno il saluto conclusivo dopo l’ultima notte di passione, ho venduto la vecchia casa e mi sono trasferita qui in attesa del tuo ritorno. Sono stati anni bui e silenziosi senza una luce che li rischiarasse. Ho avuto pazienza senza mai perdere la fiducia in me stessa e la speranza che un giorno saresti passato di qui”. Tacque fissandolo senza incertezze negli occhi.
Jack non comprendeva il senso di quelle parole. Si erano lasciati burrascosamente circa cinque anni prima senza mai incrociarsi neppure casualmente. Per lui quel capitolo era chiuso per sempre e aveva cancellato dalla sua mente quel viso morbido e vellutato, quegli occhi luminosi e quello splendido corpo. «Mai e poi mai avrei ricominciato. Ho sofferto troppo per riprendere quel rapporto eccitante e stimolante ma altrettanto snervante e ricco di imprevisti» rifletteva nell’ascoltarla con attenzione. «Ma oggi sono qui e la magia dell’esserci ha preso il sopravvento sulla razionalità del ignorare».
Annie Valentine allora viveva in bella casa di legno sulla Main Street circondata da un giardino ben curato. Adesso era in cottage al limite della battigia, isolato e lontano dal caos chiassoso e dai rumori della città. «Come potevo immaginare di trovarla qui?» si pose nuovamente la domanda che lo stava assillando come un mantra indiano. Scosse il capo perché non poteva crederci che l’avrebbe rivista. Avrebbe giurato che sarebbe uscita dalla sua vita per sempre e non sarebbe mai più rientrata. «Per sempre? Che vacua parola è questa, priva di significato perché per sempre è solo un effimero spazio temporale che dura meno della nostra vita». Invece si ritrovava sulla veranda di un cottage, seduto a osservare quegli occhi, che l’avevano stregato tanti anni prima, con lei che le teneva la mano.
Percepì che il vecchio fuoco non era morto ma covava silenzioso sotto uno spesso strato di ceneri. Era stata sufficiente una piccola scintilla per riattizzarlo, mentre adesso prendeva vigore. Si domandò se era saggio riallacciare i fili del passato, che erano pieni di nodi che non potevano essere sciolti. «Non è pericoloso credere che cinque anni siano passati invano, che ieri è oggi e che oggi sia domani?”. Scosse il capo, perché una forza irrazionale lo stava prendendo per mano per condurlo verso un domani del quale non conosceva i contorni. Non si riconosceva in quest’uomo tanto diverso da quello pragmatico e freddo che era conosciuto da tutti.
Anche Annie Valentine avvertiva l’urgenza di trattenerlo. Era stato l’unico uomo della sua vita al quale aveva donato e dal quale aveva ricevuto qualcosa in cambio, anche se come tutti gli altri l’aveva lasciata. «Poco» si disse «ma sufficiente a scaldare il cuore. Jack non crede che il cuore abbia avuto una grossa parte nel suo arrivo qui. Il cuore comanda anche il destino che si piega ai suoi desideri».
Percepiva che era giunto il momento di piantare le radici, di costruire un futuro non più incerto e nebbioso ma chiaro e limpido. Era forte stavolta la sua volontà di costruire un percorso comune abbandonando i vecchi sentieri fino a quel momento battuti senza apprezzabili risultati. Dovevano tracciarne uno totalmente nuovo ma insieme e con la forza di un sentimento che non era mai morto.
Questa volta non avrebbe offerto il suo corpo per trattenerlo ma sarebbe stato lui a decidere se per il sì o per il no.
Non temeva una risposta negativa. L’avrebbe accettata come aveva accolto tutto quello che la sua vita le aveva offerto fino a quel istante. Nondimeno aveva una certezza perché il cuore non l’aveva mai ingannata come facevano gli altri sensi. Erano mesi che preparava la tavola per due ed erano mesi che la sparecchiava come se fossero in due a cenare.
“Fermati qui con me stasera” gli chiese con un tono dolce e vellutato. “La tavola è pronta. Le candele basta accenderle”.
“E cosa serve per una cena serale al lume di candela?” le domandò ironicamente.
“Solo amicizia ..” e fece una pausa prima di riprendere il discorso. “Se però è amore, ti ritrovi qui a colazione”.
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A gentile richiesta pubblico una terza parte del racconto di Annie Valentine Cook.
Buona lettura
Arriva il momento nel quale tutti i fili arrivano sullo stesso fuso. SI mescolano pronti per dar vita a qualcosa di nuovo e forse più importante. Mi viene in mente l’immagine di Penelope., che attende fiduciosa il suo Odisseo. L’attesa di questo ritorno e la certezza di cominciare un nuovo capitolo. Niente é come prima, ma c’é un futuro da inventare e accettare la sfida é già un inizio, per misurare fino a che punto la voglia di cambiare la propria vita, non é solo il un capriccio adolescenziale, bensì la risposta matura ad un vita che é stufa di certe attese.
Sì, tutto cambia e tutto scorre in un moto incessante per il quale ogni istante è diverso dal successivo.
Il tuo commento è veramente stimolante e ha colto nell’essenza il mio pensiero.
Sai parlare d’amore con virile dolcezza, G.P.
Mi piace il tuo modo d’inframmezzare le descrizioni col dialogo, mettendo in luce sia il “pensiero pensato” che quello verbalmente espresso dai tuoi personaggi. Questa tecnica crea polifonia, gradita a chi ti sa leggere.
Abbraccio della sera.
grazia.
Che dire delle tue parole? Sono generose e danno soddisfazione.
Abbraccio della sera
Gian Paolo
Bene! Bene!! Bene!!!
Era un peccato troncare così questa magnifica storia.
Come sempre, c’è grande capacità introspettiva in te, oltre che fluidità di stile.
Per il resto, concordo con mastro Capehorn.
Un caro abbraccio.
Ho sentito le vostre voci e ho aggiunto un pezzo alla storia.
Le tue parole mi lusingano. Grazie.
Un caro abbraccio
Mi piacciono questi interrogativi “sottili” a cui le uniche risposte possibili sembrano quelle portate dal fruscio del vento e quasi inudibili… e anch’io ho pensato a Penelope….
però non ho trovato le prime due parti: dove sono? magari se mettessi un linkettino… o forse sono io “torda” che non son riuscita
Baci
No, non sei una «torda». In effetti è archiaviato genericamente come Racconti. Non pensando di farne una terza parte, non ho creato un tag per raggrupparlo facilmente. Adesso sono taggati come «Valentine» e la prima parte è in data 8 gennaio 2013 e la seconda 16 gennaio 2013.
Ecco il link del primo https://newwhitebear.wordpress.com/2013/01/08/annie-valentine-cook-sono-nata-il-giorno-di-san-valentino/
Comunque selezionado Valentine sul terzo li rintracci tutti e tre.
Baci
Ora attendiamo il seguito 🙂
Finisce qui. Niente seguito. Questa terza parte è stata aggiunta perché più di una persona voleva conoscere Jack.
very good, is this the ending to this wonderful tale? Have to say I love the tone of the story it implies the changes and how timing affects a relationship and the ending makes you wonder if this is the ending or there’s more. Un saluto!
Yes, this tale finish with third section.
Thank you for your very beautiful words.
Il cuore di una donna non tradisce mai, anche se lunga è stata l’attesa
Il destino o semplicemente il ricordo dell’ amore, ha riportato Jack su una storia forse mai chiusa
Come finirà?…Basta farsi invitare a colazione per saperlo
Bravissimo
Grazie Gian Paolo
Abbraccione
Mistral
Credo non basterà farsi invitare a colazione …La frase era chiara.
Un grande abbraccio
Gian Paolo
Certi incontri casuali producono effetti per un sincronismo segreto.
Ne sono convinto anch’io. Grazie per aver letto questo post.
Un caro saluto