Capitolo 25

Giacomo accompagnò Giulia nella trattoria, che distava cinquanta passi dalla Porta degli Angeli, al fresco sotto un pergolato di uva. Ormai era pomeriggio col sole che allungava le ombre e l’ora del desinare era scaduta da tempo: i tavoli erano quasi tutti vuoti coi resti del pranzo, mentre gli ultimi commensali stavano finendo di pranzare. L’oste, che aveva notato tutte le attenzioni del corpo di guardia verso la coppia, immaginò che fossero importanti personaggi di corte e li accolse con grandi inchini e con un ampio sorriso di circostanza, mentre li faceva accomodare in un tavolo sistemato in un posto di riguardo. Non usò le stesse cortesie verso altre persone che si erano affacciate speranzose di essere accettate per consumare il pranzo.

“E’ un grande onore avervi qui nella mia umile trattoria. Cosa posso servirvi?” chiese con deferenza e falsa umiltà il furbo trattore, mentre dispiegava sul tavolo una ricca tovaglia bianca ricamata.

“Subito una brocca di acqua fresca e del vino. Il migliore che avete e che non sia taroccato” replicò con cipiglio duro Giacomo, che era infastidito dai modi falsamente servili dell’uomo.

“Messere, il nostro vino è genuino. Mi offendete, pensando che sia adulterato” rispose con tono indignato, rabbuiato nel viso.

“Sarà meglio per voi! Abbiamo fame e sete. Portateci quanto di meglio esce dalla vostra cucina. A quest’ora non abbiamo preferenze”.

“Sarà un onore per me farvi assaggiare l’eccellenza dei nostri piatti” replicò asciutto l’oste. Si allontanò in silenzio un po’ scuro in viso, mentre la coppia cominciò a parlare sottovoce tra loro.

“Madonna Giulia. Sono veramente dispiaciuto che abbiate dovuto attendermi così a lungo ma i contadini ingaggiati per asportare la terra volevano essere pagati. Pensate! Non si fidavano delle promesse del nostro eccellentissimo Duca! Una vera mancanza di rispetto!” disse Giacomo accalorandosi un pochino, mentre rifletteva che tutto sommato avevano ragione. La donna gli prese una mano stringendola, mentre annuiva a queste parole, che la lasciavano indifferente. Ben altri pensieri frullavano per la testa, mentre lo osservava con cura. Le piaceva il modo di porgersi, di trattare le persone e lo trovava bello.

“Mio Messere, parliamo di cose più piacevoli. Di noi, di questo fine aprile così luminoso, della carrozza dalle tendine rosse, del nostro beneamato Duca” replicò guardandolo con due occhi ardenti.

“Avete ragione. Perché tediarvi col racconto di questi avvenimenti di così basso livello?” chiosò contento di avviare il discorso su altri binari più familiari e meno scivolosi.

Nell’attesa dei piatti caldi l’oste portò un vassoio finemente decorato, dove sopra stavano salami di porco inuestiti, vari tipi di mortadelle gialle dall’aspetto poco invitante, pezzi di persciutti e sommate con pane bianco di latte intorto e pagnotte nere con lo spacco centrale ancora fumanti. Giacomo osservò il piatto e selezionò con cura qualche tocco di quello che assomigliava vagamente al prosciutto che conosceva. Il profumo non era niente male e il pane appariva appena sfornato. La fame vinse la diffidenza verso quei salumi diversi dai suoi ricordi, mentre cominciava a mangiare.

“Madonna” cominciò aprendo un nuovo fronte di conversazione. “Vi trovo deliziosamente affascinante. Ma ditemi. Avete detto che siete nel cerchio delle dame di Laura d’Este. Vivete a corte? Non riesco a immaginarvi come dama di compagnia. Non so il perché ma vedo per voi un futuro diverso”.

Giulia rise delicatamente mentre spezzava un pezzo di pane bianco.

“No, non vivo a corte anche se qualche volta mi trattengo negli appartamenti di Madonna Laura. Però sono presente alle feste e alle serate organizzate nella sua dimora, mentre nel periodo estivo la seguo in una delle delizie per qualche settimana. Avete ragione, quando affermate che non mi vedete come dama di compagnia. Però la vicinanza presenta qualche vantaggio”.

Mentre parlavano, arrivò un fumante vassoio con pesce di fiume, variamente cotto, accompagnato da verdura fresca di stagione.

Giacomo e Giulia continuarono a conversare su molti argomenti durante il pranzo, finché sul finire non colse l’occasione per parlare sul vero obiettivo della sua venuta fin lì.

“Madonna Giulia, al termine di questo delizioso pranzo. Io mi devo trattenere qui, non prima di avervi accompagnata dove desiderate. Devo visitare le fondamenta della porta, perché qualcuno ha sussurrato che ci sarebbero sorprese. Fa parte delle mie incombenze. Però..”.

“Mio Messere, volentieri vi tengo compagnia nella vostra visita, perché fino a domani sono libera senza nessun impegno. Mi incuriosisce vedere all’opera un ingegnere del Duca, sempre che la mia presenza non vi sia d’impiccio” replicò sorridente, accarezzandogli le mani.

“Non osavo chiedervelo, Madonna Giulia. Sapervi al mio fianco mi fa molto onore e piacere. Siete sicura di volermi seguire? Non vorrei costringervi contro natura” chiese Giacomo con un tono soddisfatto.

“Messere, stare al vostro fianco mi procura gioia. Non avete osservato con quale deferenza le guardie mi hanno trattata? Come se fossi la vostra sposa” replicò con gli occhi luccicanti.

Pagato il pranzo, nonostante le insistenze contrarie dell’oste, la coppia si diresse nuovamente verso la Porta degli Angeli per il sopralluogo alla ricerca del cunicolo segreto.

Non dovete lottare troppo per vincere le resistenze del capitano del corpo di guardia per il permesso di scendere nella zona delle fondazioni. Dotati di una lampada a olio percorsero con cautela una stretta scala a chiocciola fino al punto più basso della porta e da qui cominciarono a esplorare le varie stanze che si aprivano su un lungo corridoio, finché non trovò una porta che dava su un passaggio basso e stretto. Lo percorse per qualche decina di passi ma poi rinunciò. Troppo pericoloso per la donna e per gli spiacevoli incontri che stavano facendo. Mentalmente conteggiò quanti passi lo dividevano dalla scala, imprimendosi la mappa dei locali sotterranei prima di riemergere alla luce del sole, che ormai era basso sull’orizzonte.

“Mio Messere, ora sono io che vi faccio la proposta di rimanere ospite stasera del mio palazzo. Così potete rendervi presentabile” domandò con tono ironico la donna.

“Veramente avrei altri impegni per la sera ..” replicò come per dare un peso maggiore a quello che avrebbe aggiunto dopo la sospensione. “Però rinuncio volentieri a tutto e vi faccio compagnia. A una Madonna come voi non si può negare nulla”.

Giacomo pensò che la notte sarebbe stata calda come il sole di luglio e questo lo intrigava non poco.

Nel padiglione i servitori si affaccendavano per servire il loro signore e la sua ospite. Laura si sentiva frastornata da tutto quell’andirivieni di portate e camerieri, perché non era abituata a essere servita e riverita come una principessa. All’inizio aveva provato una sensazione di disagio che era sparito non troppo in fretta come se il blocco psicologico dentro di lei si fosse sciolto gradualmente. Quel temuto potente sembrava meno orso di quello che si raccontava in giro. Era gentile e premuroso, mentre si adoperava per stemperare la sua sensazione di ansia. Si mostrava anche una persona romantica per come parlava e la trattava. La ragazza rifletté che pochi lo avevano conosciuto bene ma molti ingigantivano dei sentito dire.

Bloccata nel parlare, arrossiva per un nonnulla e il cibo rimaneva in gola, perché si rifiutava di scendere nello stomaco. Solo una cosa non aveva mai smesso di fare: era guardarlo fisso negli occhi senza tentennamenti. Tra una portata e l’altra, tra un segno di incitamento e una carezza Laura aveva trovato l’ardire di pronunciare qualche parola.

“E’ un posto splendido questo. Mi sembra di vivere in mezzo a una bella favola, dove in sogno penso di essere al vostro fianco, mio Illustrissimo Signore. Ma quello che mi darà vertigini è che al risveglio tutto sparirà e mi ritroverò accanto al camino spento”.

Alfonso la guardò, scosse il capo e replicò serio.

“Siete sicura che questo sia un sogno? Voi potete toccare con mano perché non sono un fantasma”.

Poi dopo la risposta esplose in una risata sonora per le affermazioni quasi ingenue di Laura, che gli piaceva sempre di più. Gli pareva che fosse una donna molto più matura della sua età e dotata di uno spirito acuto e osservatore. Però il tratto della personalità che più lo convinceva era quella sensazione di pulito misto a genuina sincerità che metteva nelle parole, pronunciate sempre senza mai distogliere lo sguardo. Era un aspetto che non aveva mai incontrato prima, perché o erano troppo altezzose oppure sembravano servili e dimesse come se avvertissero il peso del potere e del prestigio della sua persona.

“Mio Signore” disse con tono allarmato la donna. “Non volevo dire che voi siete un fantasma ma più sinceramente che non riesco ancora a capacitarmi di essere di fronte a voi, tanto da temere che stia facendo un bellissimo sogno”.

Il Duca rise nuovamente al goffo tentativo della ragazza di spiegare quello che era chiaro senza mezzi termini. Era proprio questa sorta di autentica e fresca ingenuità che lo attraeva sempre di più. Rappresentava una ventata di freschezza nella sua esistenza tanto intensa tanto da rischiare di esserne travolto.

Il suono melodioso di due liuti, invisibili agli occhi accompagnava queste schermaglie come se fossero due giovani amanti.

“Venite, Madonna” disse con gentilezza, prendendole la mano. “Usciamo a fare una passeggiata per il giardino. Ho qualcosa da mostrarvi”.

Si alzarono, uscendo dal padiglione verso il parco ricco di alberi e di laghetti, dove l’acqua scorreva placidamente.

“Non abbiate timore se vedete delle bestie feroci, ghepardi e leopardi. Sono libere di muoversi nel parco”.

Laura aveva sentito delle voci su questi animali dalla pelliccia maculata e dall’andatura flessuosa ma il pensiero di fare un incontro con loro le mise angoscia. Cercò di nascondere il terrore che le piegava le gambe, mostrando un coraggio che non possedeva.

Si fermarono nei pressi di un laghetto dove spuntavano i fiori di una pianta acquatica che non aveva mai visto in precedenza. Alfonso con una verga si divertiva a muovere l’acqua, mentre lei si specchiava tra i gorghi e i cerchi che il Duca si dilettava a produrre.

“E’ un posto delizioso ricco di animali e di fiori” disse con tono entusiasta e quasi sognante. “Un vero ambiente da favola”.

“Ma come ve lo immaginavate questo luogo?”

“Esattamente così. O forse un qualcosa in meno”.

Passeggiarono e conversarono a lungo, finché il sole non cominciò a trasformare il cielo in una tavolozza rossa, quando rientrarono nella delizia.

“Mio Signore, è stata una magnifica giornata” disse con un leggero inchino.

“E voi una deliziosa presenza” rispose garbato mentre faceva un cenno verso la carrozza dalle tendine rosse. “Sarete riaccompagnata alla vostra dimora. Conto di rivedervi presto. E’ stata una piacevole giornata, quella che abbiamo trascorso insieme”.

Al rientro a casa, Laura fu assalita dalla curiosità di Paola che le pose mille domande.

“Madre, è stata una giornata lunga. Vorrei ritirarmi col vostro permesso nella mia stanza. Domani vi risponderò in maniera esaustiva. Ora sono troppo frastornata per parlare con chiarezza”.

Però prima dovette rintuzzare gli attacchi delle amiche e le molte domande di Paola. Salita nella sua stanza, dopo essersi lavata sommariamente per non cancellare il profumo del Duca, si coricò, continuando il sogno interrotto brevemente dalle parole della madre.

La giornata aveva lasciato un segno tangibile.

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31 risposte a “Capitolo 25”

  1. Devo dire che Giacomo mi piace moltissimo. Ha imparato a muoversi alla perfezione, sa dimostrarsi deciso e risoluto, e non gli manca il senso dell’ironia.
    Due episodi che entrambi porteranno a novità interessanti.
    Un caro abbraccio.

    1. Mi fa piacere che giacomo si sia calato in una realtà non sua e cerchi si galleggiare senza affogare.
      Grazie per le tue belle parole e la tua costanza nel leggermi.
      Un grande abbraccio

  2. Sarà che sono una eterna sognatrice, ma la storia di Laura ed Alfonso, mi attira sempre più.
    Anche l’uomo potente e forte di fronte all’ innocenza bellezza di Laura diventa docile e gentile
    Continua…che ti seguo ancora e ancora
    Baci baci
    Mistral

    1. Sognare non costa nulla e rende la vita più rosea. In effetti sul carattere di Alfonso vado a intuizione, perché come cancro me lo immagino così. Laura secondo me ha saputo conquistare il lato romantico di Alfonso.
      La storia prosegue.
      Grazie per l’attenta lettura e la costanza con la quale mi segui.
      Un grande abbraccio
      Gian Paolo

  3. Avevo intuito che il Duca avesse un interesse speciale per Laura. Non certo per l’avvenenza delle sue forme, ma per quell’ “allure”, che solo le vere prime donne emanano. Donna di carattere che sa bilanciare forza e dolcezza in un mix che intriga Alfonso e gli fa gustare la sua compagnia.
    Anche Giacomo cominica a prendere le misure di ciò che gli sta intorno e l’incontro con donna Giulia, gli rende un po’ più di sicurezza.
    Lettura che rinfresca la mente, data l’estate mannara che stiamo ivendo.

    1. Alfonso non può essere dissimile da come lo descrivo, essendo un cancro, segno che conosco bene.
      Giacomo continua a prendere le misure del nuovo mondo. Laura ha polso. Per questo mi piace.

      1. Caratteri che prendono vita come se assistessi “de visu” alle vicende.
        Se il nostro Giacomo attrae per l’estraneamento temporale, con tutte le sorprese e le vicissitudini del caso, per Laura confesso ho un debole.
        Il Duca … bhé alla sua nobiltà devo ancora prendere le giuste misure.

          1. Pregi e difetti sono demandati alla personale sensibilità di chi scrive, e scoprirli, ove sia necessario, a chi legge.
            Personalmente godo della lettura quindi … indosso la calzamaglia e un giustacuore e … via.
            🙂

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