Capitolo 16

La nevicata durò intensa per una settimana con la coltre nevosa che aveva assunto una bella consistenza con grossi cumuli complice il vento, che aveva spirato forte e gagliardo.
Ferrara era paralizzata, le strade impraticabili, per non parlare del contado sepolto e inghiottito sotto il manto bianco. Tutti erano costretti a restare al chiuso delle abitazioni. I negozi e le botteghe erano sbarrati sia per la neve sia perché nessuno azzardava mettere il naso fuori dalla porta. Le derrate alimentari ferme, i commerci sospesi Sembrava una città di fantasmi, se non fosse per il fumo che usciva dai comignoli.
Alfonso osservava dalle finestre incrostate di ghiaccio del suo appartamento sulla via coperta la desolazione della piazza e del giardino abitato solo da qualche raro passero alla ricerca di un improbabile cibo. Tutte le attività amministrative e politiche erano ferme, i lavori nello studio ducale interrotti., perché i pittori non potevano raggiungere il Castello Il ricordo di Laura si era sbiadito e quasi dissolto, perché nuove preoccupazioni, complice la forzata reclusione nelle sue stanze, avevano avuto il sopravvento. Le casse ducali erano vuote o quasi, nessuna novità arrivava da Roma circa i possedimenti modenesi.
“Il  tempo non aiuta ma l’attesa logora” rifletteva seduto accanto al camino acceso.  Il tempo sembrava avesse smesso di scorrere, si fosse fermato.
Il Duca, uomo d’azione, sembrava un leone in gabbia, perché costretto all’inazione. Anche le settimane future non promettevano nulla di buono. Alla neve si sarebbe sostituito il ghiaccio mentre sarebbe assai difficoltoso e pericoloso avventurarsi fuori dal Castello.
Si alzò, guardò nuovamente fuori, mentre un sole invernale illuminava lo scorcio di città visibile. Lo spettacolo era bello ma lo stato d’animo non gli consentiva di apprezzarlo. Lo riteneva, come era in realtà, un ostacolo, un impedimento al suo desiderio di muoversi, agire, decidere.
Aveva mille pensieri ma nessuno realizzabile, perché la neve aveva bloccato tutto. Erano giorni che non riceveva un consigliere o discuteva di un atto di giustizia. Era talmente furioso per essere costretto all’inedia, che si era dimenticato anche di avere una moglie e dei figli.
“Madonna Lucrezia starà bene? L’ultima visita risale a circa una settimana fa, prima della nevicata. E il piccolo Ercole? Con tutto il tempo che avevo non l’ho mai cercato e mi sono interessato a lui”.
Stava decidendo di andare nell’appartamento della Duchessa, quando udì bussare con discrezione alla porta del salotto ducale.
“Avanti!” tuonò indispettito.
Il maestro di casa si affacciò sull’uscio e disse che Messere Matteo Caselli chiedeva di essere ricevuto.
“Che entri” borbottò mentre si domandava quale problema urgente lo reclamava per affrontare le strade innevate.
“Mio Signore” iniziò ossequioso il consigliere di Giustizia. “Vengo per sottoporvi questa bozza da far approvare al prossimo Consiglio dei Savi”.
Il Duca lo guardò come si poteva osservare un oggetto strano, mai visto prima. Si era scomodato e aveva affrontato i problemi e i disagi del tragitto da casa al Castello per un editto, la cui urgenza non pareva assoluta, perché non ricordava di quale soggetto si trattava.
“Di grazia, quale bozza? Qual è l’argomento?” domandò curioso.
Matteo Caselli si avvicinò con un rotolo in mano, che aprì sul tavolo del salotto ducale, prima di consegnarlo a Alfonso.
“Vedete, mio Duca. Tempo fa mi avete richiesto un documento dove venivano messe in chiaro le disposizioni in caso d’incendio”.
“Ma non me l’aveva sottoposto messere Rinaldo Costabili? All’incirca una settimana fa?”
“Sì, illustrissimo Duca. Quello era una bozza informale, questa, salvo obiezioni da parte vostra, ha una veste definitiva” replicò pacato l’uomo.
Alfonso prese il documento e stupito cominciò a leggerlo.
 
In caso di incendio i pompieri, dovendosi recare immantinente sul luogo, recano con sé fabbri ferrai, legnaioli e muratori. Il massaro della contrada si deve preoccupare dell’apertura senza indugi dei negozi di droghieri, cerchiari e mastellari.

Il primo gennaio di ogni anno, a partire dal 1518, i massari di contrada devono nominare dei soggetti, a loro cognito per onestà, che al suono delle campane debbano correre sul luogo dell’incendio senza indugi o tentennamenti, giacché si era veduto nel passato per esperienza che concorrevano i cattivi per rubare anziché per aiutare. I nominati non possono ricusare la chiamata.

Per la contrada di San Romano i nominati sono 20, per Boccacanale 16. Per tutte le altre 10.

Ogni furto sarà punito con la forca. Se questo sarà di lieve entità, sarà cavato un occhio e a tal altro una mano
 
Il Duca finì di leggere la bozza e si appoggiò allo schienale della Savonarola, meditando su quanto c’era scritto.
“Interessante, messer Matteo! Molto interessante. Conciso e chiaro senza troppi fronzoli. Lo capirà anche il più umile stalliere”.
Il consigliere di Giustizia sorrise soddisfatto per la buona accoglienza del suo lavoro ma rimase in silenzio.
“Il prossimo consiglio dei Savi si terrà ai primi del mese di Febbraio e glielo sottoporrò affinché venga ratificata l’ordinanza. Così diventerà legge”.
“Col vostro permesso io mi ritiro e vi lascio la bozza”. Detto questo con un gran inchino lo salutò e si diresse verso l’uscio.
“Ora è giunto il momento di recarmi in visita alla Duchessa” e lasciato sul tavolo il documento si avviò per raggiungere gli appartamenti di Lucrezia.

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14 risposte a “Capitolo 16”

    1. Non è frutto della mia fantasia ma esiste un documento del 1519 che riporta quanto ho scritto. Non ho letto il documento originale ma l’ho ricavato da un resoconto di un gestore delle memorie ferraresi del 1700.
      Non l’ho riportato integralmente ma ho ritagliato quello che mi sembrava più interessante. Il problema degli incendi nelle città dell’epoca era piuttosto difficile da gestire. Alfonso con il Consiglio dei Savi cercò di normarlo, affidando ai massari, una figura chiave perché amministravano l’organizzazione dei rioni.

  1. A quei tempi doveva essere davvero un grande problema domare gli incendi, non soltanto per i pochi mezzi a disposizione, ma anche perché il legno era molto più presente nelle abitazioni…
    dopo le scintille (malgrado il camino spento) del capitolo precedente, ecco un’interessante incursione della storia all’interno del racconto…
    un abbraccio

  2. Ecco,ricordavo di aver già letto, in un episodio passato, che già si faceva menzione del
    “progetto” incendio. Comunque, hai fatto bene ricordarlo, visto che tramite
    la tua eccellente “investigazione” ci hai fatto dono di una “perla” storica.
    Ti ringrazio, e …continua a stupirci …
    Abbraccio
    Mistral

    1. Vedo che sei un’attenta lettrice perché ne avevo parlato sommariamente un paio di capitoli fa. Qui ho voluto riportare, sia pure parzialmente, l’editto. Se nel capitolo 13 era una bozza, qui diventa il testo definitivo.
      Ri ringrazio e un grande abbraccio serale

  3. Arte, storia, sociologia che si mescolano nelle righe di un racconto che si sta dipanando in maniera sempre più piacevole e interessante.
    Ma la domanda che urge una risposta chiara é inequivocabile é:
    Madonna Lucrezia si imostrerà disponibile nei confronti del marito e di quanti capricci sarà capace il piccolo Ercole per punire un padre così troppo assente?
    Siamo in attesa.

      1. Peccato. Un accenno sui rapporti e le dinamiche della famiglia Estense di quei tempi, mi incuriosivano.
        Ma andiamo avanti perché il nostro Giacomo e la sua avventura é decisamnete molto più importante, che beghe famigliari, seppur nobili.
        🙂

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