Amanda 51

Pietro si svegliò, avvertendo un movimento di Elisa che dormiva al suo fianco. Erano a casa, a Belluno. La toccò per sincerarsi che era effettivamente lei. Aveva il timore di svegliarsi e accorgersi che era stato solamente un sogno, bello ma etereo. La delusione sarebbe stata troppo grande per riuscire ad accettarla. La mano avvertì la mente che era tutto reale. Elisa era di fianco a lui fisicamente viva.
Al suo tocco gli si strinse forte, mormorando qualcosa che non riuscì ad afferrare. Poche parole ma non intellegibili. Poi riprese il respiro cadenzato di chi sta dormendo serenamente.
“Non importa! Mi è sufficiente sentirla accanto. Per le mie orecchie il suo respiro è pura musica”.
Ripensò al vorticoso giro di eventi che lo avevano coinvolto in rapida successione in quegli ultimi giorni. Ancora non si era ripreso, né era riuscito a quantificarne il numero. Però ce ne era uno che gli era rimasto impresso: la tazza della tisana che Angelica gli aveva porto con quegli strani segni. Nuovamente udì la voce che gli spiegava il significato di quei disegni.
“Rune, aveva detto. Ogni simbolo ha una corrispondenza nel reale. Fortuna, viaggi, salute e rivelazioni. Tutto questo è diventato concreto. Chissà ..”.
“Noi non prediciamo il futuro. E il futuro che viene a te”. Udì un’intonazione ben nota che gli parlava nella mente.
Pietro ebbe un sussulto che fece borbottare qualcosa a Elisa, disturbata da quel movimento improvviso e brusco. Non si svegliò ma si sistemò meglio, abbracciandolo di nuovo con passione, prima di riprendere il ritmo regolare del sonno.
“Alice!” urlò nella mente stupito per quell’inaspettata visita.
Una risata argentina rispose al suo richiamo prima di svanire con la notte morente che lasciava il posto all’albeggiare del nuovo giorno.
Avrebbe voluto parlarle ma era sparita come si era palesata in maniera inattesa. Ancora una volta non aveva compreso quale molla aveva toccato per richiamarla. Era stupito perché in realtà aveva riportato in superficie le parole di Angelica. Si rassegnò, perché l’incontro casuale e inaspettato non era stato in grado di prevederlo come in molte altre occasioni. Però si riprometteva di coglierne i meccanismi.
Con questi pensieri e per associazione di idee collegò Alice a Amanda, chiedendosi quale scelta avesse effettuata. Lui non lo sapeva, perché da quella sera non l’aveva più rivista né sentita. L’aveva lasciata alle prese del Consiglio delle A, mentre lui tornava a Belluno. E poi era sparita, inghiottita dal nulla come cinque anni prima.
“Bolzano o il bosco degli Elfi?” si domandò curioso ma non troppo.
Conoscendo la figlia, non dava affatto per scontato che avesse scelto di tornare tra gli elfi. Anzi era probabile che avesse scelto una destinazione del tutto differente. I colpi di testa, dettati dalla natura istintiva, lasciavano intravedere anche soluzioni totalmente diverse. L’unico cruccio era che nuovamente era sparita dalla vita di Pietro senza lasciare tracce, per contro Elisa era ricomparsa per restare definitivamente con lui. Questa decisione l’aveva riempito di gioia e adesso giaceva abbracciata a lui.
Di collegamento in collegamento il suo pensiero volò verso Alessandra, l’altra figlia, che aveva liberato nel Tanzerloch. Era stata una gioia immensa sapere che il suo atto fosse servito per scoprirla e conoscerla.
Non aveva finito di associare Alessandra a Amanda, quando un bussare discreto gli annunciò una nuova visita.
“Ciao, papà. Mi hai pensato con tanto affetto che non potevo non venirti a trovare. Anche se ti ho conosciuto da poco, avverto delle sensazioni emozionanti e sento la tua mancanza. Quando vieni a farci visita nel bosco degli elfi? Tutte noi del Consiglio delle A ti aspettiamo con impazienza per festeggiare”.
“Festeggiarci?” replicò sorpreso che volessero far loro festa.
“Non lo so. Forse con il ritorno della bella stagione. Ora c’è troppa neve. Sto diventando vecchio per affrontare la salita alla baita in queste condizioni” continuò con un filo di commozione.
“Sarebbe bello che tu e Elisa veniate per Natale. Mancano poche settimane. Potremmo stare tutti insieme e passare delle feste magnifiche. Se dite sì, sarebbe un regalo bellissimo”.
Si corresse associando anche la madre, mentre Pietro scoteva la testa per i troppi dubbi che danzavano dentro di lui.
“Sì, sarebbe splendido ma ..”.
“Non ti preoccupare. E’ sufficiente che arriviate in paese, a San Vito. Al resto pensiamo noi” esclamò felice. “Vi aspettiamo!”
Lui rimase in silenzio senza rispondere. Poi rifletté, se Elisa desiderasse effettivamente tornare in quel bosco, che aveva rappresentato per lei una prigione, dove scontare la pena irrogata dal Consiglio delle A.
Scacciò questi pensieri, mentre lei iniziava a svegliarsi. I suoi dubbi avevano fatto interrompere il collegamento con Alessandra. Questo lo rammaricava perché non aveva potuto salutarla e chiederle notizie della gemella. Si ripromise di richiamarla ma adesso doveva prestare le sue attenzioni a Elisa.
“Buon giorno, Pietro” disse allegra mentre si stiracchiava come una gatta.
“Buon giorno anche a te. Dormito bene?”.
Gli dette un bacio prima di rannicchiarsi di nuovo tra le braccia.
“Pensa ..” cominciò incerta se proseguire oppure no. “Sai cosa ho sognato?”
Si interruppe facendo una pausa, che Pietro non raccolse per indurla a proseguire nella narrazione.
“Una vicenda strana .. talmente singolare che mi riesce difficile raccontarla. La particolarità sta nel fatto che ricordo questo sogno in tutti i dettagli. Lo sai  che per me loro svaniscono al risveglio così che la mia notte rimane buia senza luci”.
Pietro la incoraggiò a raccontare la visione onirica che sembrava averla colpita così intensamente. Era veramente curioso di conoscere questa storia straordinaria.
“Devi sapere ..” e si interruppe nuovamente prima di proseguire. “E’ una storia lunga quasi trent’anni. Come dicevo .. o meglio come ti sto raccontando .. Insomma non so come cominciare. Mi sento confusa”.
Sembrava inquieta come se temesse di parlare di qualcosa che non doveva essere conosciuta. Era riluttante e indecisa, cominciava mille pensieri senza concluderne nemmeno uno. Pietro con pazienza la assecondò a raccontare, cercando di usare le parole più rassicuranti, finché non riuscì a vincere quella strana ritrosia. Così cominciò la descrizione del sogno che per certi versi appariva straordinario.
“Inizia in un giorno di giugno di molti anni fa. Tu eri seduto al Caffè Belluno a leggerti il giornale e prendere il solito aperitivo, come facciamo nel periodo estivo. Dunque io arrivo e fingo di conoscerti ..”
E cominciò a descrivere tutto quello che era nella mente di Pietro come eventi realmente accaduti. Gli sembrava di rivedere il film della sua vita al rallentatore.
“E’ possibile che per Elisa costituisca solo un sogno?” si domandò con un pizzico di apprensione. “Se le dico che è tutto vero, mi crederà oppure si spaventerà a tal punto che non ne parlerà mai più??”.
“Però ero gelosa quando quella donna ..”.
“Quale donna?” chiese cautamente.
“Quella che preparava il pane. Il nome non lo ricordo. Cominciava per A. Ma è inutile! Non mi viene in mente. Eppure è un nome familiare”.
Pietro aveva ben compreso che parlava di Alice, ma preferì fingere di non conoscerla. Aveva detto di essere gelosa, quindi era prudente sorvolare sull’argomento per non creare ulteriori tensioni. Gli chiese per quale motivo nutriva questi sentimenti verso una persona immaginaria.
“Alla fine è solo una persona che hai sognato. Non capisco come questo ti possa inquietare”.
“Mi è sembrato che ti dedicasse troppe attenzioni e poi ti guardava con due occhi languidi .. Troppo per i miei gusti”.
Una fresca risata di Pietro interruppe il racconto. Elisa parve offendersi e si rabbuiò un po’, mentre lui cercava di calmare le acque che minacciavano tempesta.
“E tu cosa facevi?” chiese Pietro allegro.
“Niente. Assistevo e basta. Non potevo fare nulla. Però lei ti mangiava con gli occhi per farmi ingelosire!”
“Ma è solo un sogno!” ribatté assumendo un tono sorpreso.
Elisa scosse la testa, perché per lei quella donna era più che un sogno. Era stato qualcosa di più, che non riusciva a quantificare.
“E poi .. Altra stranezza .. Mi è sembrato che fosse qua, tra noi, anche pochi istanti fa”.
“Chi? Quella donna? Ma ho visto e toccato solo te! Non mi sembra che ci fosse qualcuno tra noi, tanto meno di sesso femminile ..”.
Lei scosse il capo, perché la presenza di quella donna non era fisica ma spirituale. Pietro comprese che aveva percepito la presenza mentale di Alice. Però qualcosa non tornava, perché nel sogno non erano entrate le due gemelle, Alessandra e Amanda. Per un curioso caso nel racconto c’erano molte lacune e tutte riguardavano le figlie.
“Eppure hai raccontato che quella donna ..”
“Ecco!” gli disse interrompendolo. “Ecco mi sono ricordata il nome. Mi ronzava nella testa, perché lo associavo a un libro. E’ Alice, quella del libro di Carrol! Ecco perché mi era familiare! Ora ha un nome”.
“Stavo dicendo che quella donna, Alice, nel sogno era tua sorella. Come puoi essere gelosa di una sorella?”.
“Sono proprio le sorelle che ti rubano l’uomo! Loro con la scusa di essere le cognate lo irretiscono e se lo portano via” ribatté decisa.
Sembrava determinata nel esprimersi, dunque non era il momento di parlare di trascorrere le vacanze di Natale nella baita. Forse non sarebbe mai venuto il tempo. Forse il bosco degli elfi per lei non esisteva.
La strinse e le mordicchiò un lobo, facendola ridere di gioia.
“Dunque questa vicenda si è ridotta a semplice sogno, più un incubo che altro. Per me invece ..” rifletteva Pietro con amarezza.
Scosse il capo come per scacciare dei cattivi pensieri e la guardò.
“Sei stupenda! Non c’è nessuna Alice tra noi” esclamò abbracciandola.

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8 risposte a “Amanda 51”

  1. E beh: un grande finale che corona una lunga ed eccellente storia!
    Finale sospeso, onirico, che lascia spazio a più di un’interpretazione ed è giusto così perché – come diceva il grande Tolkien – non bisogna mai spiegare tutto.
    Mi mancherà questa vicenda che mi ha tenuto molta compagnia, ma prima o poi tutto deve finire.
    Complimenti.
    E un grande abbraccio!

    1. Convengo con te, il finale chiude la storia ma può lasciare aperti delle interpretazioni diverse.
      E’ stato un grande sogno di Pietro oppure Elisa ha dimenticato la sua natura elfica diventando un’umana al 100%?
      Grazie, perché hai seguito con pazienza questo mio lungo lavoro.
      Un grandissimo abbraccio

  2. Il romanzo è molto bello e anche quest’ultima puntata non delude, se non un pochino nelle ultime battute; insomma, mi aspettavo qualcosa di più nel finale (che ne so, magari un colpo di scena), forse però, come dice Alessandra, hai voluto lasciarlo appositamente così, in sospeso, per permetterne anche una prosecuzione. In ogni caso hai fatto un buonissimo lavoro e sono contenta di aver seguito questa avventura fiabesca. Un abbraccio e un augurio di buona settimana, Annita

    1. Non credo di fare una prosecuzione. Già questo completava il racconto precedente, La Kitsune. Quindi il tutto si chiude così.Le utlime battute sono deludenti? Vedrò tra qualche tempo di renderle più avvincenti.
      Sono io che ti devo ringraziare per la pazienza nel leggere le 51 puntate.
      Ricambio l’augurio per la prossima settimana.
      Un grande abbraccio
      Gian Paolo

  3. Giusto finale.
    Sogno e realtà a volte corrono paralleli, per alcuni.
    Se ne compiacciono e ne godono. Perché, dunque, privarli di questo piacere?
    Non é detto che un finale aperto, rimanga tale per sempre.

    1. Certamente sogno e realtà sono due visioni della stessa medaglia, che rimane un oggetto concreto.
      Un finale aperto? Era questa la mia intenzione. Dire e non dire allo stesso tempo. Potrebbe col tempo diventare un finale chiuso? Non dico mai di no.
      Un saluto

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