Amanda 49

Pietro respirò profondamente, mentre il consesso era ammutolito, te-so ad ascoltare tutte queste spiegazioni.
“Se tu sei Amanda, quella del diario chi è? E Klaus chi è?” era un dub-bio che da venticinque anni lo assillava. Non aveva mai smesso di pensarci per i troppi punti di contatto con Elisa.
“Due personaggi di fantasia, come di fantasia erano diario e racconto. Io e Marco volevamo accertarci se tu eri in grado di governare il bo-sco. E la prova l’hai superata alla grande, dimostrando coraggio e in-telligenza nell’affrontare le situazioni, anche quelle più complicate e difficili. Non hai esitato a fronteggiare i pericoli senza porti delle do-mande se ne valeva la pena oppure no ..”.
“Ma perché sei diventata Elisa?” le chiese temendo quasi la risposta.
“Perché ti amo. Era cominciato per gioco ma è diventata una cosa se-ria. E ..”
“Però sei sparita senza lasciare tracce, gettandomi nello sconforto ..” replicò amareggiato.
“Non potevo fare altrimenti. Sono stata costretta. Negli accordi con Marco io dovevo sparire da subito, non appena eravamo rientrati a Belluno. Ma non l’ho fatto, non ci sono riuscita. Era un qualcosa più forte di me. Per questo motivo ho scatenato le sue ire e la sua furia. Non potevo, finché non ho avuto la certezza di aspettare una figlia da te. Anzi due ..”
Pietro comprese che l’affermazione iniziale era vera: ne aveva due. Adesso capiva perché nella Voragine del Tanzerloch percepiva una sensazione strana verso Alessandra, una ragazza del tutto sconosciuta. Si era gettato in un’avventura che avrebbe potuto costargli la vita con la stessa incoscienza con la quale un padre avrebbe affrontato il fuoco per mettere in salvo la figlia.
“Ma perché mi avete fatto trovare solo Amanda?” chiese osservando le due ragazze che ascoltavano senza dire nulla.
“Non sapevo neppure se saresti stato in grado di accudirne a una. Due forse erano troppe. Però devo dire ..” terminò lasciando in so-speso la frase con un largo sorriso.
Pietro ricordò bene quanto si era trovato in difficoltà inizialmente con Amanda. Un velo di felicità comparve sul viso dell’uomo, ripensando alla goffaggine del primo momento. Ragionando con senno del poi doveva ammettere con sincerità che due sarebbero state complicate da gestire contemporaneamente.
Gli sovvenne alla mente un altro episodio: la strana sensazione che l’aveva colpito quando l’aveva vista accanto al letto di Amanda, molti, molti anni prima. Era nitido il ricordo come il grido «Elisa» fosse usci-to d’istinto, guardandola. Il suo istinto non l’aveva tradito.
“Sì, ero io” lo anticipò Elisa. Gli descrisse che doveva fingere di esse-re il fantasma del racconto, anche se li seguiva in incognito, soffrendo nell’impossibilità di mostrarsi. Quella era stata un’eccezione, un colpo di testa, pagato poi a caro prezzo. Le fu impedito di rivelarsi un’altra volta senza autorizzazione, se voleva conservare la speranza di riunirsi a loro in un futuro lontano.
“Ma perché non hai mai spiegato le motivazioni della tua assenza?” chiese ancora una volta l’uomo poco convito delle spiegazioni.
“Non potevo, dovevo scontare l’insubordinazione agli ordini di Mar-co. Era la punizione decretata dal Consiglio delle A. Ero stata con-dannata a vedervi senza essere vista da voi ..”.
Si rivolse a Amanda per dirle che non poteva manifestarsi apertamen-te prima di questo consesso. Solo una decisione del Consiglio poteva annullare la condanna e scioglierla dal vincolo di rimanere incognita. Erano questi i motivi per i quali era stata reticente durante il viaggio. Aggiunse alla fine che gli avvenimenti dovevano seguire un percorso predefinito che lei non sarebbe stata in grado di modificare. Era l’unica strada per avere un lieto fine della storia.
“Il Consiglio delle A è stato duro con me, penalizzando anche altre persone, perché sono stata la causa del tuo allontanamento dal bosco degli elfi” ammise amaramente.
Il gelo calò sulla tavolata: non più risate allegre, non più facce sorri-denti ma espressioni serie nell’ascoltare le parole di Elisa.
La ragazza si alzò per stringersi alla madre e sussurrarle «Non impor-ta. Il passato è passato, ma il presente volge al sereno e il futuro si tin-ge di ottimismo». Poi rivolgendosi al consesso ammutolito aggiunse che tutti i vecchi dissapori erano evaporati nel momento in cui  aveva conosciuto le cause di tante incomprensioni. La tensione si allentò mentre ricompariva sulle facce di tutti i componenti del Consiglio il sorriso. Le spiegazioni erano state serene e non c’era risentimento nel-le parole dei protagonisti ma solo un pizzico di amarezza per come si erano svolti i fatti.
Molte tessere cominciavano a incastrarsi tra loro componendo il qua-dro che era rimasto occulto fino a quel istante, rendendo più chiari eventi e situazioni.
“Ma tu chi sarai da questo momento?” chiese con impazienza Pietro che voleva sentire solo una risposta.
“Elisa”.
“E Amanda?” aggiunse rivolgendosi alla figlia
“Farà delle scelte. La sua vita è nelle sue mani” rispose laconica Alice. “Sarà lei a decidere il suo futuro. Per quanto  ci riguarda, abbiamo già assunta la decisione nei giorni scorsi. Sarà la nostra guida, se lo vorrà. La sua dovrà essere una scelta del tutto autonoma”.
Pietro si accorse che questo lungo dialogo aveva tagliato fuori Ales-sandra che era rimasta sempre in silenzio ascoltando tutte quelle voci. Non sembrata frastornata ma attenta a cogliere tutte le sfumature che in parte conosceva. Non percepiva né gelo né invidia ma un calore che l’aveva confortata.
Pietro posò lo sguardo sulla ragazza e disse. “Ho sentito che tra noi c’era un qualcosa che subito non avevo compreso bene. Dunque era questo filo invisibile che ci legava. Ora mi è chiaro quello che prima erano solo sensazioni confuse. Sono felicissimo di avere trovato una seconda figlia, che amerò quanto la prima”.
Si alzò per stringerla a sé come suggello di quanto aveva detto. La ra-gazza ricambiò l’abbraccio con grande impeto e trasporto.
“Quando nel Tanzerloch ti sei avvicinato, ho percepito le tue sensa-zioni e il calore paterno che emanavi. Sono fiera di avere avuto due genitori come voi. Credo che ..”. Una lacrima di emozione scivolò leg-gera sul viso di Alessandra che proseguì. “Sono felice di averti cono-sciuto dopo aver ascoltato gli elogi del Consiglio delle A e del bosco. Sono tutti ben meritati”.
Pietro tenendo abbracciate le due figlie rifletté che molti quesiti ave-vano trovato una risposta esauriente. Rimaneva da chiarire chi erano Alice, Angelica e Arianna e il motivo di tante ragazze con l’iniziale del nome che cominciava per A.
“Chi siamo?” lo anticipò Alice, leggendogli la domanda nella mente.
“Siamo le sorelle di Amanda, anzi di Elisa, visto che ha deciso di as-sumere un nome da umana”.
Pietro sgranò gli occhi per la sorpresa, anche se aveva dimenticato che già in precedenza aveva affrontato questo aspetto.
“Siete le mie cognate? ..”.
“Calma, Pietro. Siamo le sorelle di Amanda. Essendo morta per noi, non siamo niente per te ..” rispose con un pizzico di ironia Angelica che rideva.
“Tu e Elisa non siete ancora sposati e ..” rincarò la dose Arianna.
Lui non raccolse le frecciate sorvolando sulle punzecchiature.
“E le altre ragazze? Sono tutte sorelle di Amanda?” chiese conoscen-done la reazione in anticipo. Un coro di «Sì» fu la risposta.
“Ma la madre e il padre di tutte voi chi sono?” chiese curioso l’uomo.
“Non esistono” fu la risposta collettiva.
Pietro rimase in silenzio a meditare quest’ultima affermazione che gli sembrava del tutto inverosimile come se volessero prendersi gioco di lui.
“E come sono nate?”.

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18 risposte a “Amanda 49”

    1. Fiore, passo sempre volentieri dal tuo blog, effervescente e interessante.
      Leggere il mio racconto? Semplice: Categoria Amanda e cominci dal numero uno. Manca solo il 50 e 51. poi cala la tela.
      A presto

  1. Puntata coinvolgente, che svela molti arcani e lascia con la curiosità di scoprire come sono nate le sorelle di Elisa. Sai sempre tenere alto l’interesse del lettore. (Capita a volte, in questa e in altre puntate, che ti sfugga qualche refuso, cosa normale quando si digita molto e velocemente; vedi tu se hai tempo e voglia di correggerli, in ogni caso si comprende tutto benissimo ugualmente).
    Un abbraccio, Annita

    1. Grazie Annita per le lusinghiere parole di apprezzamento.
      Per quanto riguarda i refusi, sono la mia dannazione. Leggo e rileggo tutto prima di postare, ma scopro che qualcosa rimane fuori. Certamente che li correggo. Se vuoi segnalarmene, hai la mia mail, la riceverò volentieri e ti ringrazio in anticipo.
      Un abbraccio
      GP

  2. Pur non avendo letto tutto il resto del racconto e accontentandomi del riassunto che avevi fatto, sono molto colpito dalla complessità della narrazione. Di come si sviluppa tra sogno e realtà.
    Di come ideali, sentimenti siano provati e temprati nel mondo. Di come non siano abbandonati vizi e virtù dell’uomo in nome di una visione mitica della vita.
    Sull’una e l’altra sponda si vive e si muore con i medesimi pensieri e parole, tali e quali del quotidiano cammino umano.
    Un equilibrio molto ragionato e ben condotto.

  3. Un racconto davvero complesso e avvincente, una sottile linea di demarcazione tra il reale e l’irreale. Ammiro la tua capacità di costruzione di una storia fin nei minimi particolari.

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