Le due Amanda erano rimaste in silenzio per tutto il tragitto. Una osservando il paesaggio che scorreva veloce dal finestrino, l’altra assorta nei suoi pensieri.
All’arrivo in piazza Bra scesero, recuperando il bagaglio.
“Ti servirà una macchina” sentenziò l’omonima.
“Non ce ne bisogno” rispose mentre si dirigeva verso una citycar che era apparsa parcheggiata sotto le mura.
“Dove si va?” le chiese con aria rassegnata.
“La destinazione è il bosco degli elfi”.
“Ma è lontanissimo! E poi lì non ci voglio tornare. Mi avete cacciato! E non vado dove sono sgradita!”
L’altra Amanda scosse il capo come per negare questa possibilità. Loro dovevano raggiungere il bosco entro stasera senza se senza ma.
“Non importano i vecchi dissapori. Questi saranno chiariti sul posto e tutto si aggiusterà”.
Amanda scosse il capo, perché queste parole non l’avevano convinta per nulla. Però si domandò cosa potesse fare o non fare in questa situazione. L’unica risposta per chiudere la partita era dirigersi verso Bolzano, ignorando gli ordini dell’omonima. Si chiedeva se questa era la soluzione vincente oppure no, perché doveva piegarsi e seguire le indicazioni appena ascoltate.
“Non ci provare” le disse seria l’altra Amanda. “Non ci provare. La meta è il bosco degli elfi, E lì saremo stasera”.
Amanda aveva dimenticato di chiudere la mente così che l’altra le aveva letto nel pensiero.
“E chi me lo impedisce?” replicò irritata e con aria di sfida.
“Io”.
“Ma tu chi sei per darmi ordini tanto perentori?” Stava spazientendosi e non vedeva l’ora che tutto fosse finito. Rimpiangeva il tranquillo tran tran di Bolzano composto dal lavoro e dagli incontri serali con le tre amiche. Tutto quello che era il vecchio mondo l’aveva gettato dietro le spalle, ma pareva che adesso venisse messo in discussione.
“Chissà dove sono ora Anke e le altre. Chissà a cosa stanno pensando” si chiese corrucciata e malinconica per scacciare l’irritazione.
L’altra sorrise e le accarezzò i capelli in segno di approvazione per i nuovi pensieri.
“Concentrati e riuscirai a collegarti con loro” le suggerì mentre saliva sulla Smart. Cercava di togliere tensione nella loro discussione e riportare il sereno.
Amanda la guardò in tralice e non rispose.
“Non mi hai ancora spiegato perché dovrei fare quello che dici. Si parte per Bolzano. Ho deciso. Del bosco degli elfi non mi importa nulla come dei suoi abitanti tanto bacchettoni” replicò mettendo in moto l’auto.
Guardò i cartelli per trovare l’indicazione Trento o A22. Stranamente sembravano spariti: solo segnali con scritto «Vicenza». Provò a concentrarsi ulteriormente ma per quanti sforzi facesse campeggiava solo un nome. Pareva che il mondo si fosse ristretto tra Verona e Vicenza.
“Non è possibile!” esclamò arrabbiata. “Non è possibile. Io deve andare verso Trento. Lo chiederò a quel vigile”.
Scese dall’auto con furia e si diresse verso l’uomo che dirigeva il traffico.
“Mi sa indicare la direzione Trento?” chiese speranzosa. Però il vigile continuò a smistare il traffico come se Amanda fosse invisibile o inesistente. La collera stava montando, mentre faticava a contenerla. Si sentiva frustrata, incapace di decidere in autonomia.
Provò a tirarlo per una manica, ma afferrava solo il vuoto, l’aria. Adesso era lui trasparente e inafferrabile.
“Non è possibile!” urlò con quanta voce aveva in corpo. “Non è possibile che non riesca a comunicare col mondo esterno”.
Si volse verso l’auto dove l’altra Amanda aspettava con pazienza che la ragazza si stancasse di giocare coi mulini a vento.
“Non è possibile” rincarò la dose di rabbia, dirigendosi verso l’auto.
“Cosa sta succedendo?” le chiese bruscamente.
“Nulla. La direzione è segnata «Vicenza». E’ inutile trovare una soluzione differente. Il tuo è un ruolo perdente. Non puoi decidere in autonomia”. E si mise comoda in attesa che Amanda mettesse in moto la Smart.
“Ebbene, sì. Hai vinto questa battaglia ..”.
“No, la guerra” la corresse l’altra.
“.. ma devi dirmi con sincerità chi sei e perché sei stata mandata qui” continuò ignorando la precisazione.
“Metti in moto e ti spiegherò strada facendo”.
“No, da qui non mi muovo se prima non avrai risposto alle mie domande. So essere paziente”.
E la guardò con l’aria di chi sa di essere la più forte, mentre incrociava le braccia nell’attesa.
Un silenzio carico di nubi temporalesche calò nell’abitacolo mentre fuori splendeva un sole settembrino stranamente ancora caldo.
Il braccio di ferro durò qualche istante che parve un’eternità prima che l’altra Amanda ricominciasse a parlare.
“E vabbè. Hai vinto questa battaglia ma ..”.
“questa guerra” precisò Amanda con un sorriso che affiorava tra le nuvole dello sguardo corrucciato.
“Ma vorrei avvertirti che non conosco le motivazioni per le quali sei stata richiamata nel bosco degli elfi. Io posso dirti solo, perché autorizzata da loro, che il consiglio delle A ha deciso di richiamarti tra loro e assegnarti il posto che ti spetta. Ogni altro chiarimento è rimandato a dopo. Soddisfatta?”
Amanda si rilassò ma un’altra domanda gli bruciava sulle labbra.
“Chi sei? Quali poteri hai?”
Un sorriso comparve sulle labbra della donna e una breve risata risuonò nella mente.
“Se te lo dicessi non ci crederesti. Aspetta di incontrare tuo padre e tutto sarà più chiaro. Ora partiamo. Il viaggio è lungo e la sera cala presto”.
Amanda la guardò dubbiosa perché per lei tutto era chiaro fino a pochi minuti prima: la compagna di viaggio era stata uccisa da Klaus, il suo amante, scambiandola per la kitsune. Almeno questa era stata la versione ascoltata dal padre. Adesso però queste certezze erano messe in dubbio, anzi vacillavano per effetto delle ultime parole ascoltate. C’era tempo durante il viaggio che si preannunciava lungo e difficile per chiarire chi era veramente. Adesso doveva lasciare sbollire l’ira che stava raggiungendo livelli di guardia.
“Ma questo scatolino” e indicò la struttura che le conteneva “non sarà mai in grado di salire al bosco degli elfi”.
“Non preoccuparti. Vedrai che ce la faremo. Adesso basta chiacchiere. Si parte”.
Amanda accese il motore e innestata la prima prese la direzione Vicenza tanto c’era solo quella direzione. Tutte le strade convergevano verso questa città.
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A questo punto la curiosità diventa sempre più forte! Hai descritto molto bene il dialogo-braccio di ferro. E anche la sensazione di smarrimento provata da Amanda. E adesso cosa succederà?
Un caro abbraccio natalizio 🙂
Ancora pochissimo e poi tutto sarà chiaro. In serbo ho già pronti due capitoli dove alcuni misteri sono chiariti. In tempi brevi conto di mettere la parola fine.
Grazie per l’attenta e costante lettura.
Un grande abbraccio
peròòòòòòòòòòò molto intrigante aspetto la continuazione
La tua richiesta è esaudita. Sto per pubblicare la prossima puntata
Amanda e l’altra Amanda, due donne fortissime e caparbie, decise e irremovibili… un attimo di respiro e bisogna rituffarsi nella storia, perché i segreti si stanno per svelare e Pietro, ignaro del ritorno, come prenderà l’arrivo della sua Amanda?
Non ho ancora deciso. Sicuramente le due Amanda sono toste.