Amanda 39

Era venuto il momento di prendere commiato da Londra. Per Amanda era stata una vacanza un po’ faticosa, per Alice e Luca piacevole ma stressante. Ognuno di loro tornava a casa con un bagaglio di emozioni diverse e con minori entusiasmi rispetto alla partenza.
Amanda aveva due preoccupazioni che erano sconosciute prima di partire. Alice lasciava alle spalle un amore effimero che però aveva avuto un potere dirompente su di lei. Non avrebbe mai immaginato di essere coinvolta in una relazione sentimentale dai contorni incerti ma nel contempo corrosiva per il suo umore. Luca rifletteva se il cuore infranto non fosse il suo. La notte, quando aveva conosciuto Annie, aveva rotto ogni barriera che si era costruito. Il sesso bollente, con il quale la nottata era stata condita, non aveva avuto precedenti nella sua breve esistenza e aveva scatenato tutti gli ormoni che possedeva e non solo quelli.
Il Stansted Express era partito in orario dalla stazione di Liverpool Street e volava verso l’aeroporto dove li aspettava il solito volo low cost verso Verona. Ognuno era perso nei propri pensieri e rimuginava cosa sarebbe stato il domani ma forse anche l’oggi appariva incerto e nuvoloso. Amanda si riscosse dalle riflessioni sul significato degli avvertimenti che direttamente o indirettamente aveva ricevuto negli ultimi giorni. Era inutile pensarci su, anche perché non avrebbe trovato risposte soddisfacenti finché non fosse arrivata a Verona.
Alzò gli occhi e osservò Anke e Enrico, che stavano discutendo animatamente sia pur a tono basso.  Si alzò dal posto che condivideva con Alice e Luca e si avvicinò ai due litiganti. Almeno questa era l’impressione che davano.
“Ragazzi, avete fatto la pace?” disse serena, sapendo che tirava ancora aria di burrasca. La tempesta del litigio non si era placata ma continuava turbolenta tra momenti di calma e raffiche di vento impetuoso. In quel momento il clima era tutt’altro che idilliaco.
Enrico la guardò, fece qualche movimento con le labbra ma non disse nulla. Era visibilmente alterato e non gradiva questa intromissione.
“Che vuole questa qui? Devo combattere con una donna ostinata e asfissiante. Ora compare questa a darle manforte”.
Erano questi i concetti che lui avrebbe voluto esternare ma che trattenne per sé.
Amanda aveva percepito il senso di fastidio che Enrico emanava e gli aveva inoltre letto il pensiero.
“Nessuna intromissione da parte mia. Semplicemente ho notato che stavate discutendo un po’ animatamente” replicò con tono asciutto, pronta a tornare da dove era venuta.
Anke le prese mani e le fece il gesto di trattenersi con loro.
“No. Non siamo arrabbiati tra noi. Stiamo semplicemente chiarendo i nostri pensieri e i nostri rapporti”.
“Cosa c’è da chiarire?” intervenne Enrico alzando un po’ il tono della voce. L’antipatia stava cedendo il posto all’irritazione che stava alterando parole e gesti. La guardò con astio misto a rabbia e continuò con tono decisamente seccato.
“Abbiamo passato una vacanza insieme e stiamo tornando alle nostre occupazioni quotidiane che non contemplano la presenza dell’altro. Non mi pare che ci sia niente da chiarire. Una semplice e banale conoscenza di vacanza”.
Amanda avrebbe voluto ribattere a muso duro in maniera tagliente ma si trattenne, perché tutto sommato rappresentava un momento di un normale litigio tra innamorati. Non era sua intenzione rappresentare il motivo di una rottura  E poi era stata lei a intromettersi nella discussione nel tentativo di mettere fine all’alterco dei due ragazzi. Quindi doveva reprimere l’istinto che le aveva fatto comparire nella mente il pensiero che solamente due giorni prima gli andava tutto bene, mentre adesso non andava bene nulla.
“Ragazzi ..” cominciò con tono dolce per occultare tutta la stizza che covava in corpo. Cercava in tutte le maniere di ricucire lo strappo senza far precipitare la situazione
Però Enrico la stoppò subito.
“Non sopporto prediche o toni confidenziali che non ho autorizzato. Mi avete stufato con le vostre chiacchiere” e fece per alzarsi.
Amanda lo fermò con lo sguardo e replicò duramente.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere su qualcosa che non ho detto né pensato. Vuoi troncare il rapporto con Anke? Basta avere il coraggio di dirlo senza perifrasi o giochi di parole dette o non dette. E non affermare che non lo stai pensando. Ti leggo negli occhi e nella mente questi pensieri. Hai vent’anni ma sei maturo come un ragazzino di quindici”.
Prese Anke per mano e la trascinò con sé. In un altro scompartimento. La ragazza cominciò a piangere, ma Amanda le asciugò le lacrime.
“Quel tipo non ti merita! E mi sto trattenendo. Spero che abbia il buon gusto di non venire a cercarci”.
Lo disse solo per consolarla, avendo letto che mai si sarebbe abbassato a correre dietro a una gonna. Lui riteneva che il vero uomo non aveva la necessità di inseguire la donna amata ma che sarebbe stata lei a cercarlo e supplicarlo di non andarsene.
Amanda era di tutt’altro avviso e se avesse avuto la malaugurata idea, assai remota, di venire a sedersi accanto a loro, lo avrebbe incenerito. Avrebbe rimpianto per il resto della sua vita questo gesto.
Rimasero in silenzio osservando il paesaggio della campagna inglese che scorreva veloce dinnanzi a loro.
“E poi che altro ci dobbiamo dire in aggiunta a quello che ci siamo dette due giorni fa, passeggiando per le vie di Londra?” rifletteva stringendo le mani di Anke.
Dopo un po’ Michi e Franzi vennero in processione a trovarle. Erano sinceramente dispiaciute per la scenata che non era passata sotto silenzio e per nulla inosservata. Le poche parole espresse ebbero benefici effetti sull’umore della ragazza che meditava sul bilancio della vacanza, iniziata allegramente, che si stava consumando tra ripicche e litigi.
L’aereo era già pronto sulla pista, preparato ad accogliere i passeggeri e riportarli in Italia. Per fortuna il viaggio durò poco più di un’ora e mezza senza diventare un motivo aggregante. Enrico si appartò opportunamente in coda scuro in volto e visibilmente contrariato per la piega degli avvenimenti. Non era sua intenzione legarsi con un amore vacanziero. Amava la libertà e percepiva dentro di sé l’istinto naturale del single. Per lui le donne rappresentavano un momento di svago e non un fattore associante per il suo futuro.
All’arrivo a Verona il gruppo si sciolse con l’auspicio di risentirsi via internet e anche di persona, mentre Enrico si tenne opportunamente in disparte. Salutò freddamente Anke e Amanda e scomparve ben presto alla loro vista.
Alice le chiese di andarla a trovare a Isola, ma Amanda aveva ben altri pensieri e si lasciò scappare solo «Spero di sì. Ma adesso ho altri pensieri e qualche problema da risolvere». La baciò e la strinse a sé con zero promesse salvo quelle di tenersi in contatto con Twitter. Veramente un po’ poco per le aspettative della ragazza.
La sua omonima stava scalpitando e trovava tutti questi saluti un po’ troppo caramellosi. Amanda le lanciò un’occhiata di fuoco prima di congedarsi dalle amiche che tornavano a Bolzano, mentre lei si sarebbe fermata a Verona.
“Mi spiace lasciarvi e non poter commentare questa vacanza con voi. Ma un impegno pressante mi chiama altrove. Al mio rientro, spero presto, ci ritroviamo tutte a casa mia per trascorrere una bella serata di ricordi” disse loro baciandole una a una.
Sapeva che il futuro non sarebbe stato quello appena descritto ma in cuor suo lo sperava.
Si incamminò verso il bus che l’avrebbe condotta in città sempre seguita come un’ombra dall’altra Amanda.
Quando furono lontane da orecchie indiscrete, l’affrontò chiedendole cosa c’era di tanto urgente da non aspettare il ritorno a casa.
“Il bosco e gli elfi hanno decretato la mia espulsione. Però adesso mi reclamano a gran voce. Cosa è cambiato?” domandò con tono asciutto ma deciso.
“Dei tuoi rapporti con gli altri tuoi consimili non so nulla né mi importa conoscerne le motivazioni della tua cacciata. Saranno loro a chiarire la situazione. Per quanto mi riguarda so che Pietro sta diventando sempre più debole e incapace di preservare il bosco dai pericoli come era scritto nel testamento. Quindi il mio compito è di condurti da lui”.
“Mio padre ..” e fece una pausa, perché in effetti le sensazioni andavano proprio in quella direzione.
Provò a riprendere il discorso ma non riuscì a completarlo. Un senso di angoscia l’aveva presa senza che lei potesse mitigarlo neppure un po’.
Rimasero in silenzio per tutto il tragitto. A Verona avrebbe preso una decisione.

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7 risposte a “Amanda 39”

  1. Mi concentro particolarmente sulla parte finale del capitolo, dato che ci apre una porta magica… e il desiderio di sapere ciò che accadrà è fortissimo. Inoltre, molti misteri devono ancora essere svelati.
    Impeccabile!
    Un caro abbraccio.

  2. Hai ragione che ci sono molti misteri da svelare. Dalla prossima puntata comincerò a svelarne alcuni.
    Cosa accadrà? nelle mia mente dovresti leggerlo già dal prossimo capitolo che sto scrivendo.
    Un abbraccio affettuoso

  3. Qualcosa di strano. Elfi? Mi scuso, non ho letto che questo capitolo… cercherò di mettermi in pari, anche se il tempo manca 🙁 farò del mio meglio… allora, andiamo a Verona? Vediamo che cosa svelerai…

    1. Bianca, nessun problema e nessuna fretta.
      Si ci sono degli elfi, è vero, ma assomigliano più a noi che a quelli tradizionali. Magie? Poche e quasi normali. Telepatia, lettura del pensiero e far comparire oggetti posseduti e poco più.
      Però le sembianze sono umane e i comportamenti quasi, a parte qualcosina.

  4. e allora si torna a casa, finalmente… non oso immaginare il sollievo di Pietro, un personaggio a cui mi sono affezionata nel corso di questi dieci giorni esatti, durante i quali ho percorso le tue strade…
    ho fatto bene 🙂

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