Amanda percepiva delle strane sensazioni come se delle forze oscure la minacciassero. Camminava svelta e il ticchettio dei suoi tacchi bassi risuonava secco come una fucilata nella strada deserta. Si fermò un attimo per consentire a Alice di essere nuovamente al suo fianco. Era imprudente che lei rimanesse indietro e isolata perché il posto emanava qualcosa di infido e pericoloso.
“Cosa?” si domandava mentre attendeva l’arrivo della compagna.
Le prese una mano con vigore, tenendola ben stretta a sé. Anche se rallentava la sua comminata, la riteneva al sicuro in questo modo.
“Ti sento tesa” disse a bassa voce la ragazza. “Cosa ti turba? Minacce o il buio ai lati della strada? Con te mi sento sicura”.
“Nulla. Nulla, Alice” e riprese a comminare trascinandosi appresso la compagna.
“Non avverto minacce ma sono solo nervosa perché ho commesso due errori stasera. Il primo entrare in quel pub. Dovevo capirlo subito che era un postaccio. Il secondo prendere un bus senza chiedere dove era diretto. E ora siamo qui che cerchiamo di prendere un treno per Londra Sta tranquilla. Tra pochi istanti siamo nella stazione di .. Cosa ha detto quella donna?” rispose con un tono tranquillizzante.
Alice, che più che camminare quasi volava sfiorando appena il marciapiede, frugò tra i ricordi di questa giornata che sicuramente le sarebbe rimasta impressa per lungo tempo.
“Mi pare ma non sono sicura, che abbia detto Clapham Junction ..”.
Amanda continuava a guardarsi intorno mentre proseguiva il cammino verso la stazione illuminata a giorno, anche se rallentata da Alice.
Seguitava a percepire pericolo ma non aveva tempo per localizzarlo. Il suo obiettivo primario era raggiungere quelle vetrate luminose che parevano un miraggio, una sorta di fata Morgana. Là dentro si sentiva al sicuro, mentre in questi frangenti non lo era.
I lampioni rischiaravano il marciapiede ma rimanevano zone d’ombra pericolose tra un punto luce e l’altro. Era lì che sentiva i maggiori pericoli.. mentre i suoi sensi erano tutti all’erta, le sovvenne i motivi di tanta inquietudine. Ai primi d’agosto questa località era balzata agli onori della cronaca con i reportage sulla rivolta dei giovani in questo quartiere ghetto sull’onda delle banlieue parigine di un anno prima. Ricorda le immagini di auto in fiamme e vetrine infrante e saccheggiate e l’impotenza di Scotland Yard.
“Ecco da dove è scaturito il campanello d’allarme! Solo due mesi fa e qui era tutto in fiamme ..” e mentre questi frammenti di cronaca tornavano a galla, percepì la presenza anomala di un gruppo di persone.
Se fosse stata da sola, avrebbe avuto minori preoccupazioni ma la presenza di Alice la frenava anche perché comprendeva che non poteva muoversi con naturalezza.
“Alice, un ultimo sforzo. Ancora cinquanta passi poi raggiungiamo la stazione” le disse per infonderle coraggio e la spinta a volare in quell’ultimo tratto di strada.
“Mi sembra di udire dei passi dietro di noi. Chi sono?” chiese allarmata la ragazza.
“Non lo so, ma proseguiamo tranquille. Ancora poco e ..”.
Amanda non riuscì a concludere il discorso. Uno strappo e non sentì più la mano di Alice. Si girò e vide un gruppo di ragazzi allontanarsi di corsa. Come una furia si gettò all’inseguimento ma venne bloccata da dietro.
“Fermi” urlò e quelli rimasero immobili e ripartì di corsa, mentre l’altro gruppo era confuso nel buio.
Un ragazzo grosso come un albero tentò di sbarrargli la strada ma si ritrovò disteso per terra dolorante.
“Ragazzi!” urlò da terra “E’ pericolosa! Mi ha messo fuori combattimento. Come non lo so. Non riesco a sollevarmi da terra. Chi mi da una mano?”
Però il resto della banda che aveva assalito Amanda non sembrava in condizioni migliori: non reagiva e rimaneva immobile come se fossero diventate statue di marmo abbattute a terra.
Il ferito venne preso dal terrore. Non avvertiva più la sensibilità delle gambe con dolori fortissimi che lo squassavano in tutto il corpo come se una macchina l’avesse travolto.
Amanda si fermò un attimo per inquadrare dove era finito il gruppo con Alice. Non vedeva altro che buio e udiva solo lamenti in lontananza.
Lanciò un urlo silenzioso e ripartì verso destra. Non erano molto distanti, perché si erano fermati nel parco a circa mezzo miglio da lei.
Alice si dibatteva ma molte mani la tenevano inchiodata sul prato. Cercava di chiamare Amanda ma qualcosa premeva sulla bocca. Avvertiva dita frugare ovunque mentre cresceva la disperazione, sapeva che non aveva scampo. L’avrebbero violentata brutalmente. Il cuore batteva nel petto come impazzito, quando si sentì sollevare di peso. Non capiva cosa stava succedendo. L’unica certezza era che quelle mani che l’avevano violata non le percepiva più. Solo il vento le sferzava la faccia e il seno scoperto.
“Dove sono?” chiese tra stupore e terrore.
“Sto forse volando verso il cielo? Sono morta? Eppure ..”.
“Alice, non preoccuparti stiamo andando verso la stazione”. Era la voce rassicurante di Amanda e questo era un segno positivo.
La ragazza aprì gli occhi ma vedeva i lampioni scorrere velocemente come una pellicola impazzita.
“Amanda, non ti vedo. Sto forse sognando? E quei teppisti?”
Amanda rispose con una risata.
“Però dovresti ricomporti. Non puoi girare col seno scoperto e i jeans abbassati” le disse ridendo.
“Cosa? E come faccio se mi sembra di volare?” replicò un po’ stizzita.
“Forse hai ragione. Ora trovo un luogo appartato e ..”.
“No, no!” urlò impaurita. “Non mi interessa se qualcuno mi vede. Ma mi sistemo sotto la luce del lampione più luminoso”.
Amanda rise di nuovo prima di aggiungere «Come vuoi» e si fermò sui gradini della stazione.
Un gruppo di ragazzi seduto poco distante stavano fumando quando videro le due ragazze fermarsi senza prestare attenzione a come erano arrivate.
“Ehi!” disse uno indicando Alice. “Ma quella è quasi nuda! Dai facciamo delle foto col telefonino e domani le pubblichiamo su Red Tube!” e si avvicinò per riprendere la ragazza che cercava di coprirsi.
Il ragazzo si avvicinò ancora tenendo lo smartphone puntato su loro ma con sorpresa il visore rimaneva bianco.
Si fermò incredulo e rivolgendosi agli amici disse che il telefono era partito, era rimasto senza batterie.
“Sembra morto!” gridò chiedendo l’aiuto degli altri.
“Dai, fatti un’altra canna! Stai vedendo due ragazze che salgono i gradini per entrare in stazione. Ma non sono nude” gli consigliò quello più vicino mentre arrotolava un pizzico di cannabis.
Amanda ridacchiò mentre aiutava Alice a rimettersi in ordine. Ormai erano al sicuro e potevano muoversi con calma. Questi ultimi avvenimenti l’avevano fiaccata e sicuramente non avrebbe resistito a un nuovo assalto. Mettere fuori uso il telefono di quel ragazzo curioso era stato un gioco da ragazzi ma difendersi da un gruppo sarebbe stata una cosa seria senza avere la certezza di riuscirci.
Entrati nell’atrio si diresse verso la vendita dei ticket.
“Due biglietti per Londra” chiese al bigliettaio.
“Quale destinazione?”
“Dobbiamo raggiungere Gloucester Road” aggiunse Amanda.
“Allora Victoria Station. Li con la linea B raggiungete in un attimo la fermata di Gloucester” e le allungò due ticket.
“Grazie” e pagò.
Alice era ancora sconvolta e faticava a rimettere insieme tutti i frammenti della serata, quando udì in lontananza delle sirene che urlavano.
“Amanda, mi devi spiegare quello che è successo stasera. Mi sembra di avere vissuto un incubo, di essere stata la protagonista di brutto film noir. Oppure mi sto sbagliando?”
“Calmati Alice. In treno ti racconterò tutto. Adesso sbrighiamoci. Il nostro treno parte tra due minuti e qui non accettano i tira tardi”.
Raggiunta platform 12, timbrato il ticket di viaggio si sistemarono comodamente sul treno in partenza.
Non c’erano molti passeggeri visto che erano ormai quasi la dieci di sera.
“Chissà cosa sta combinando Luca” cominciò Amanda, rompendo il silenzio.
“Personalmente non mi interessa” replicò Alice che era ancora sotto shock per l’aggressione subita. “Mi interessa conoscere come hai fatto a salvarmi da quei teppisti. Non ho visto nulla ma qualcosa di strano e straordinario è successo”.
“Calmati, calmati ..”.
“Calmarmi? Credo che ce ne vorrà prima di riuscire a ragionare lucidamente. Spiegami bene perché le spiegazioni fumose non le accetto” replico con la voce alterata dalla paura e dalla tensione.
“Come vuoi”. E cominciò a spiegarle che li aveva messi fuori combattimento con le mani.
“Con le mani?” e guardò le mani di Amanda “E con quelle mani hai abbattuto una mezza dozzina di persone? Non vorrai prendermi in giro, spero”.
Alice era irritata e nervosa. L’episodio aveva lasciato un segno tangibile. Voleva conoscere e senza troppi giri di parole. Il treno filava veloce verso il cuore di Londra, ma Amanda cercava di prendere tempo.
“In un certo senso hai ragione. Le mie spiegazioni sono troppo lacunose per convincerti. Dunque..” e cominciò a descrivere come aveva messo fuori uso i tre che l’avevano bloccata.
“Ma come hai fatto a individuarmi nel parco e per di più al buio? Non potevo gridare perché una mano mi chiudeva la bocca. E’ vero che hai gli occhi di un gatto e l’udito fino, ma .. E va bene. Ammettiamo che puoi averli colti di sorpresa, ma volare non mi sembra un qualcosa di normale ..”.
“Non volavi .. semplicemente camminavo molto in fretta ..” abbozzò poco convinta.
“Non volavo? E l’aria che mi sferzava la faccia cos’era?” replico un po’ indispettita Alice.
“Siamo quasi arrivate a Victoria. Prepariamoci a scendere ..”
“Non cambiare discorso!” insistette la ragazza. “Finora hai menato il can per l’aia. Hai parlato senza dire nulla”.
«Victoria Station. Victoria Station» ripeté più volte un voce femminile, mentre il treno rallentava.
Amanda si alzò avviandosi alla porta, seguita da Alice.
“Non sono per nulla soddisfatta. Voglio conoscere la verità”.
“In albergo la conoscerai. Niente di particolare..”
“Sarà, ma a me sembrano tutte cose assurde. Nel chiuso della stanza ti aprirai finalmente”.
E si avviarono a prendere la linea B.
Arrivate all’hotel scoprirono che Luca non c’era.
“Dove sarà finito?” chiese Amanda con un filo di apprensione come se la sua assenza fosse colpa sua.
“Ti ho già detto che non m’interessa quel dandy impomatato. E’ grande e può badare senza problemi a se stesso. Arriverà prima o poi oppure avrà trovato una gonna alla quale aggrapparsi. Ora sono curiosa di conoscere meglio come fai a difenderti dai teppisti”.
Un lungo sospiro aprì la confessione di Amanda.
Amanda è fantastica! E tu hai descritto l'episodio davvero benissimo. Sembrava di vedere un film, tanto hai tratteggiato con sapienza la scena.
Un caro abbraccio!
Scusa se scappo, ma la pasta scuoce… tuttavia prima volevo divorare questo capitolo.
Spero che la pasta non sia scotta per colpa mia!
Mi sono divertito con questo capitolo e mi fa piacere che trovi Amanda fantastica.
Un grandissimo abbraccio
Invidio la vis dinamica e così moderna della tua scrittura; Amanda – trasformata in cammeo – potrei appenderla al risvolto della mia giacca, per non perderla d'occhio, così ben scoòlpita dalle tue parole. Bravo. g*
Ti ringrazio delle belle parole che fanno sempre piacere. Amanda un cammeo? Potrebbe essere un'idea interessante da sviluppare.
Grazie.
GP
Un'altra magnifica puntata letto d'un fiato e col cuore in gola: la situazione era drammatica e tu l'hai descritta con molta tensione narrativa. Bravissimo! Ora sono curiosa di sapere come riuscira Amanda a spiegarsi con Alice!
Già fatto!
Altra puntata scritta col dubbio di non riuscire a esprimere quello che avevo in mente.
Pare esserci riuscito.
Un grande abbraccio
Hai già scritto l'altra puntata? Non vedo l'ora di leggerla!
Prestissimo sarà disponibile.
Un abbraccio
Che angoscia e che paura! Non solo per l’aggressione ma… se mi metto nei panni di Alice, immagino benissimo la sua confusione, la sua diffidenza verso le spiegazioni di Amanda, il terrore che può aver provato… Un post che è sembrato allungarsi nel tempo. E ora che le confesserà, Amanda?
Sono soddisfatto dei commenti. Credo di aver centrato l’obiettivo.