Amaqnda 24

Pietro non comprendeva quel «Sono ..» o meglio l’aveva capito benissimo ma quello che gli sfuggiva era il nome pronunciato. Nome e figura del tutto sconosciuta e facevano tre le donne che aveva incontrato in questi pochi giorni. Tre donne differenti per personalità e aspetto fisico. Solo di Arianna sapeva qualcosa in più, mentre le altre erano avvolte nel mistero.
“Sono Alice” ripeté con voce dolce e vellutata quella donna affaccendata a preparare e cuocere il pane senza distogliere l’attenzione dall’attività che stava svolgendo. Ripeté il nome perché Pietro sembrava non avesse compreso bene chi era.
Lui, rimasto in silenzio come se non avesse afferrato pienamente la situazione, si appoggiò allo stipite della porta per osservarla, domandandosi ancora «Chi è?».
Era una figura minuta dall’età indefinita ma riconoscibile dai capelli rossi e dagli occhi verdi. Pensò che potesse avere una decina d’anni meno di lui o forse anche di più ma non aveva certezze. L’aspetto poteva trarlo in inganno perché lui lentamente riemergeva da uno stato di apparente torpore mentale. Notò che non c’era traccia di fili d’argento tra il rosso dei capelli, mentre il viso gli appariva ancora fresco con poche rughe a solcare la fronte. Però non riusciva a classificarla. Scosse la testa perché riteneva inutile spremersi per trovare una risposta che solo lei era in grado di produrre.  
“Ancora una donna coi capelli rossi sta attraversando il mio cammino. Chi è? Perché è nel forno a preparare il pane? Da dove viene? E poi quegli occhi che assomigliano tanto alla mia Amanda. Chi sono queste donne il cui nome inizia sempre per A. Angelica, Arianna e ora Alice. Senza contare quell’Amanda della quale ho letto i diari e visto il simulacro di corpo. Cosa le accomuna? Ma in particolare perché questa curiosa assonanza nella lettera iniziale?”
Erano questi i quesiti che si poneva mentre avanzava cautamente verso il tavolo dove stava il pane già cotto e quello in attesa di essere infornato. Rifletté sulla quantità già pronta e quella ancora in lavorazione.
”E’ di gran lunga superiore alle mie necessità. Qui si sfama una divisione di clochard affamati! A chi sono destinati?” si chiese stupito.
Poi si chiese se era proprio per lui tutto quel pane. Un dubbio circolava subdolo nella testa.
Alice continuava a voltargli le spalle e a lavorare con abilità e destrezza quelle forme rotonde, che si trasformavano sotto le sue mani in croccanti e saporite pagnotte.
“Chi ti manda?” le disse riproponendo la domanda sulla sua identità.
Una risata argentina quasi fanciullesca riempì la stanza mentre col capo gettava indietro una chioma quasi leonina.
Pietro si sentiva stanco e un po’ sfiduciato. La lunga camminata resa difficoltosa dalle incertezze delle gambe aveva fiaccato quel poco di energie residuali che possedeva. Però era il senso di impotenza che lo frustrava, il non sapere cosa stava succedendo intorno a lui che lo rendeva nervoso.
“Prendine una. Sono appena sfornate! Ti darà forza”.
Erano queste le parole che Alice disse come se avesse intuito le difficoltà di Pietro.
“Mangiala e ti sentirai rinascere” lo incalzò nuovamente visto che lui era titubante nell’accogliere il suggerimento, indicando una forma ancora fumante.
Afferrata una pagnotta scura con un spacco centrale e ricoperta di cumino, cominciò a mangiarla. Come per magia dopo il primo boccone si sentiva già meglio, più in forze. Sembrava effettivamente miracolosa per gli effetti che stava producendo in così poco tempo.
“Ottimo” disse con la bocca piena, quasi vergognandosi per la maleducazione dimostrata.
“Hai ragione! Già mi sento già rinato! Le energie sono tornate e le gambe non sono più malferme”.
“Cosa ti dicevo? E’ un pane ricco di miracoli! Eppure eri titubante nell’accogliere il mio suggerimento”.
“Sei per caso una fata buona? Con quale ingrediente miracoloso hai lievitato la farina?”
Una nuova risata argentina e allegra risuonò nella stanza diffondendosi anche nel bosco.
“Perché ridi delle mie parole?” le chiese come per costringerla a rivelare chi era.
Un pensiero fisso continuava a girare per la testa: chi era questa donna e chi l’aveva mandata. E perché sfornava quella enorme quantità di pane.
“Non sforzarti a pensare chi sono e perché sto cuocendo tutto questo pane. Vedrai con i tuoi occhi le risposte. Ricordi i quattro simboli sulla tazza della tisana offerta da Angelica?”
Pietro sgranò gli occhi per lo stupore.
“E chi si ricorda quella tazza!” esclamò basito.
Alice senza mai interrompersi nella preparazione del pane rise come prendersi beffe di lui.
“Non ricordi? La febbre ha fatto svanire la memoria? Dovrò preparare una pozione per riportarla a galla!”
“Perché mi prendi in giro? Tra incubi, sogni e realtà non riesco più distinguere nulla. Sembra una melassa dolce e appiccicosa nella quale ho navigato per molti giorni. Ricordo delle mani bianche e affusolate che mi porgevano una tazza ma dei disegni non ho memoria. Dimmi, dunque. Cosa c’era?”
“Il simbolo di Ur”.
Pietro non cambiò espressione. Quel nome non era associato a nessun simbolo né significato.
“Pertanto Ur ..”
Una nuova risata interruppe la frase.
“La salute presto sarà con te” replicò fermandosi per qualche istante nella preparazione del pane.
Lui aggrottò la fronte come se avesse compreso il significato ma poi pose una nuova domanda.
“La mia salute?”.
“Si, la tua salute. E ora rientra nella baita mentre finisco di cuocere le ultime pagnotte. Ci vediamo là”.
Pietro con un passo più spedito e il portamento eretto si avvicinò all’uscio.
Stranamente udiva delle voci provenire dall’interno. Suoni allegri e spensierati.
“Eppure la baita era silenziosa prima, quando l’ho lasciata. Quale altro mistero dovrò svelare?” ed entrò con passo deciso.

0

11 risposte a “Amaqnda 24”

  1. La storia si fa sempre più interessante e intrigante! Come con capire Pietro e la sua confusione di fronte a quello che gli sta capitando? Certo che questa donna, Alice, è molto misteriosa, chissà cosa significano tutte quelle pagnotte che sta preprando e chissà a chi appartengono le voci nella baita!

  2. Sono in ritardo causa problemi con la connessione
    Questo è uno dei capitoli scritti meglio, almeno a mio parere. Si ferma sul più bello inducendo il lettore ad attendere avidamente la nuova puntata. Ci sono ancora molte cose da capire, misteri da svelare…
    Un caro abbraccio!

  3. Sto cercando di creare un certo clima di incertezza e dai tuoi commenti sembra che sia sulla pista giusta.
    Grazie Happysummer per i complimenti e spero di non deluderti.
    Un grande abbraccio
    PS Il tuo ultimo commento su Amanda 23 è andato perduto per colpa di Splinder, come si può evincere dal mio commento. Mi dispiace molto ma non so come farlo resuscitare.

  4. E poi vedo che anche Pietro ha notato la strana coincidenza di tutti questi nomi che iniziano per "A", chissà cosa significhera? Sì, è vero, ci sei riuscito benissimo a creare un clima di incertezza e di curiosità!

  5. Sono in ritardo! direbbe il "mio" bianconiglio alla "mia" Alice….Alice che a questo punto vorrebbe assaggiare un pezzetto di quelle pagnotte!
    Un abbraccio in attesa del seguito…

  6. un’altra figura enigmatica, capelli rossi, occhi lucenti… vedo queste donne, le vedo con gli occhi della mente e mi lascio trasportare dal racconto… non perdo tempo in domande o elucubrazioni, voglio conoscere il seguito, come il visitatore di una mostra … scusa se non mi soffermo, dovrei complimentarmi, ma la trama rapisce e incanta.
    mi piacerebbe illustrare questo racconto…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *