Mentre teneva sotto il braccio quello scricciolo minuto ma effervescente come l’acqua frizzante, si domandava ancora incredulo cosa avesse attirato la ragazza a legarsi ad uno sconosciuto non certamente giovane, senza capelli e con la pancetta.
Forse la ragazza gliela aveva detto, ma lui non aveva ascoltato attirato com’era dai ricordi del passato remoto ed adesso non aveva il coraggio di chiederlo apertamente per non rompere quel clima di serenità e fiducia che c’era fra loro. La strinse un po’ più vigorosamente per farle assaporare il calore che trasmetteva e si ripromise di prestare attenzione a quanto gli stava dicendo.
Simona si sentiva sicura e protetta da questo uomo dall’età indefinita, ma dallo spirito giovanile, un po’ taciturno e dall’aura che spandeva a piene mani intorno a lui. Non conosceva nulla di lui, solo il nome “Luca”, un po’ poco per affidarsi fiduciosa, ma percepiva che non le sarebbe capitato mai nulla di male finché lui stava al suo fianco.
Aveva compiuto ormai trenta anni e si sentiva vecchia nello spirito, perché non aveva combinato nulla di buono fino a quel momento.
La sua infanzia era stata tribolata ed amara segnata da un padre manesco e poco rispettoso del ruolo, da una madre troppo arrendevole, che aveva chiuso sempre un occhio sulle attenzioni del marito verso di lei. Aveva cinque o sei anni, quando una zia la strappò dal quel mondo torbido, che rischiava di inquinare per sempre quella bambina, portandola lontana.
Aveva un carattere solare, estroverso ed incline alla fiducia e non aveva focalizzato bene le motivazioni che l’avevano costretta a dividere il letto coi genitori, a quei giochi strani ai quali partecipava assonnata ed annoiata. Solo quando era diventata una ragazza aveva compreso come avesse ballato pericolosamente sul baratro del precipizio, nel quale sarebbe caduta senza il provvidenziale intervento di zia Lina.
L’affetto della zia e di Maria, la proprietaria del casale, sanò le ferite dello spirito, ma dentro di lei rimase il guasto di un’infanzia rubata, che celò sempre con molto impegno senza rivelarlo mai a nessuno. Qualche amore sfortunato, la morte della zia, la perdita delle radici l’accompagnarono nel lungo viaggio di emancipazione economica e fisica. Lasciò la casa accogliente di Maria, che per lei era la vera madre per stabilirsi in un monolocale in centro paese vicino al bar dove lavorava da diversi anni. Però quando si sentiva triste si rifugiava in quel casale nella stanza dove adesso alloggiava Luca. Quella era stata per molti anni il suo regno ed era rimasta sempre vuota a sua disposizione.
Quando Simona si era presentata alla porta con quell’ometto buffo, calvo e un po’ grassottello, Maria aveva intuito che poteva ospitarlo in quella stanza senza timore di urtare la sensibilità della ragazza.
Luca intuì che aveva anche lei un passato remoto da far riemergere dalle tenebre dell’oblio, ma non era certamente il clima festoso il più adatto per parlarne. Non aveva pensato all’eventualità di fermarsi qualche giorno, ma l’istinto gli suggeriva che sarebbe stata un’ottima occasione per raccogliere le fantasie e le confidenze della ragazza.
“Ci penserò domani” disse al fasullo che impertinente aveva fatto di nuovo capolino per dissuaderlo dal proposito, ben conscio che avrebbe dato ascolto al malinconico.
Qualche giovane lanciò occhiate non proprio cordiali a quella strana coppia che si aggirava tranquilla e sorridente tra banchi e giostre festanti.
Era il momento dell’albero della cuccagna, quando si fermarono ad osservare le evoluzioni di gruppi di giovanotti tesi a scalare quel palo coperto di grasso con in cima una pentolaccia di coccio. Creavano una specie di piramide umana, ma alla fine mestamente il più leggero scivolava verso la base senza riuscire nell’intento di conquistare l’ambito premio.
Luca le comprò lo zucchero filato, le mandorle caramellate appena tolte dalla pentola di rame, il croccantino sottile, ricordando quante volte l’aveva fatto per Ofelia.
Simona percepiva che questa era una festa speciale, perché aveva trovato un padre amorevole che le era mancato da sempre.
L’assenza di una figura paterna aveva segnato negativamente i rapporti con gli altri ragazzi, perché avrebbe voluto trasfondere in loro quella carenza forzata, mentre loro cercavano una donna da amare e non da accudire.
Stanchi ed appagati per il lungo girare si sedettero su una panchina in attesa dei fuochi di mezzanotte, mentre i pensieri gaiamente erano in libertà.
“Luca” disse la ragazza rompendo il silenzio della sera “si fermi anche domani. Sono libera e possiamo fare un salto al mare”.
“Non lo so” rispose pacato mentre osservava quegli occhi vivaci e mobili “Non lo so”.
Non ricordava più quanto tempo era passato, quando per l’ultima volta era andato in spiaggia, ed era terrorizzato all’idea di indossare un costume.
Un botto squarciò il nero della notte, che si colorò di mille colori. Erano i tanti attesi fuochi che avrebbero suggellato la lunga festa prima di darsi l’appuntamento al prossimo anno.
Tutti a naso in su’ “Oh! Oh!” dicevano osservando quella cascata di luci multicolore che striavano il cielo, mentre stormi di uccelli impauriti si levano in volo per cercare nuovi ripari. L’abbaiare sguaiato dei cani era sovrastato dal rombo impetuoso degli scoppi, mentre i giardini ricolmi di persone commentavano lo spettacolo pirotecnico.
“E’ tempo di salutarci” disse Luca dopo che si era spento l’ultimo boato e tutto tornava buio.
“L’accompagno. Così non smarrisce la strada” ribatté Simona decisa a trascorrere il resto della notte con lui, perché voleva parlare dei segreti che custodiva in fondo all’anima.
E si avviarono parlottando sottovoce verso il casale di Maria.
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Eccomi che torno, dopo un lungo periodo di assenza dovuto agli esami, e trovo qui una nuova storia in sviluppo, attraverso la quale ci coinvolgi nei pensieri e nel mondo interiore di un nuovo personaggio. apprezzo molto questa tua nuova scrittura delicata e dal tono quasi sognante =)
ciaociao
Ambra
Grande capacità di introspezione psicologica.
Grazie Ambra per il tuo passaggio sempre gradito e stimolante.
Hai ragione gli ultimi post hanno un carattere quasi sognante diverso dai precedenti.
Niente di personale o autobiografico, ma semplice fantasia stimolata da ricordi lontani.
Grazie yasmine per la bella immagine e la dolce dedica.
Anneheche, sempre lusingato dal tuo commento, che apprezzo molto.