Paolo aprì gli occhi sentendo le mani intorpidite che faticavano a muoversi agili, mentre erano sorde ai suoi comandi.
“Dove sono?” si chiese turbato, vedendo le luci accese e lo screensaver del computer. Si domandava incerto perché era lì sulla scrivania a dormire anziché nel letto. Non ricordava nulla della notte appena trascorsa o meglio di come l’aveva trascorsa.
Osservava le immagini scorrere, dissolversi, salire e discendere in un caleidoscopio di forme che apparivano e sparivano.
“La notte stellata” gli compariva innanzi agli occhi ancora gonfi di sonno: era il quadro di Van Gogh che gli piaceva di più in assoluto. Gli suscitava inquietudine e commozione vedere quelle pennellate di nero e di blu notte interrotte da macchie di colore giallo, che sembravano muoversi, animarsi sotto la spinta della fantasia.
Ogni volta che compariva si fermava incantato a guardare.
“Cosa ci faccio” diceva a se stesso “di fronte al computer? Perché non sono a letto?”
Aveva dimenticato nel sonno mattutino le inquietudini della sera e della notte, Laura e i tormenti dell’amore.
Come un viandante che dopo aver camminato a lungo tutta la notte rimaneva abbagliato dal sorgere del sole e metteva una mano sopra gli occhi incerti nella luce mattutina per ripararli e per vedere dove posava i passi, così Paolo corrugava la fronte pensando all’essersi addormentato sul tavolo davanti al computer.
Non ricordava quali attività notturne avesse svolto, forse aveva letto la posta o forse no, forse aveva navigato alla ricerca di qualcosa che non rammentava.
Poi lentamente riemerse dalle nebbie del non ricordo mentre uno alla volta gli tornarono alla mente tutti i pensieri che l’avevano accompagnato dal giorno precedente. L’aspetto più difficile, e anche il più importante, era mantenere l’equilibrio tra sogno e realtà. Come altre facce della propria esistenza, anche le espressioni emotive abituali avrebbero potuto cristallizzarsi in una routine tale da eliminare la capacità di assaporare la vita nella sua interezza.
Guardò l’orologio e decise che era giunta l’ora di dare la sveglia a Matteo.
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Paolo è sospeso tra ricordi lontani che fluttuano e, presente: Matteo.
Devo continuare…