Una giornata fantastica

Questa breve favola ha preso lo spunto dall’iniziativa  "Ilmiolibor.it" che diceva INCIPIT DA FAVOLA, IL RACCONTO LO SCRIVI TU.
L’incipit iniziale è di Paola Mastrocola, il resto è il proseguimento mio, pensato per rispettare i termini del regolamento.

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4 risposte a “Una giornata fantastica”

  1. Una favola che altro non è che un brutto sogno. La morale è evidente e io oggi ho imparato una cosa grazie al tuo racconto:ho scoperto il “sarchio”. Dovrò chiederti spiegazioni, perchè proprio stamattina mi trovo di fronte alle erbacce che crescono attorno ai rosai e non c’è rasaerba e decespugliatore che tenga. Cos’è esattamente il “sarchio”?

  2. Grazie per il bel commento e la possibilita di spiegarti cosa è il sarchio.
    Spesso è confusa con la zappa, perché gli assomiglia. In realtà è un attrezzo agricolo composto da due pale contrapposte: da una parte sta una stretta e ricurva, dall’altro lato un bidente. La pala stretta serve per smuovere la terra, il bidente per togliere le erbe infestanti.

  3. Bah, insomma.

    Ci vedo parecchie cosette che non mi vanno. Intanto, primo capoverso (per esempio – ma di cose come queste se ne trovano più d’una): “era sempre stato molto parco nel descrivere le abitudini delle persone alle quali accudiva i giardini”. No, non si può scrivere “parco”, e non si può scrivere “accudiva”. Parliamo in italiano corrente, per favore.

    Poi la storia. Be’, non è che sia particolarmente eccitante, non è una storia per bambini. Succede così poco. Dovrebbe succedere molto di più.

    La morale mi pare fin troppo educata e perbene. Ormai morali come queste sono improponibili per un bambino. La Pimpa è molto più spericolata, per dire – ed è la Pimpa.

    E poi, una regola non scritta: quello che l’incipit suggerisce, l’autore completi. Dov’è finito il “potente tagliaerba”?

    Riscrivi, riscrivi. E auguri!

    raffaele

  4. Grazie Raffaele, per il commento e i suggerimenti, dei quali ne terrò conto.
    Contesti l’uso di parole come parco e accudire, perché poco usate nell’italiano corrente. Hai ragione, ma certe reminiscenze scolastiche sono troppo radicate. Poi se il lettore non sa che “parco” vuol dire sobrio e e stringato nel parlare (ovviamente oltre ad altri significati) non è colpa mia, se la scuola non riesce ad insegnare un italiano decente.
    La storia non è eccitante? Lo riconosco, perché i bambini cercano qualcosa d’altro. Però i bambini sono troppo narcotizzati da Tv o altro che alla fine trovano più eccitante una storiella banale rispetto al quotidiano bombardamento mediatico.
    Dici che l’autore deve completare quello che l’incipit suggerisce? Sarà una regola aurea (non lo sapevo, lo ammetto), ma a me serve solo per pretesto per liberare la mia fantasia.
    Comunque di nuovo grazie, perché tutto quello che mi fa riflettere per trovare soluzioni nuove o accrescere le mie conoscenze sono sempre ben accette.
    PS. sei per caso l’utente anonimo del commento sul capitolo finale “L’ultimo atto”?

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