La lite

Matteo stava riaccompagnando a casa Micaela dopo che avevano sostato a lungo in Prato della Valle in una fresca serata di inizio ottobre. Stranamente dopo una calda e afosa giornata, che aveva tolto il fiato per l’umidità, la sera si presentava fresca ed arieggiata.

Il tempo che era stato bello per tutto il giorno stava volgendo al brutto come la conversazione tra i due giovani. L’argomento era la famosa serata della Paltana. Matteo si sforzò di essere persuasivo, ma complicò inutilmente la discussione senza spiegare nulla irritando sempre più Micaela che disse risoluta che sarebbe andata a casa.

Fecero una prima sosta dopo aver oltrepassato la spaccatura nelle mura cittadine nelle vicinanze della pista di pattinaggio, ancora illuminata per consentire l’allenamento ad alcuni giovani atleti, mentre lui si affannava a mantenersi calmo con scarsi risultati.

Micaela non sopportava più l’insistenza di Matteo, si sentiva oppressa e privata della propria capacità decisionale come se esistessero degli obblighi per i quali lei doveva sottostare alle richieste di lui.

Ormai aveva deciso di troncare in modo definitivo e senza ripensamenti quel rapporto diventato intollerabile ed angosciante per il pessimo carattere di Matteo, per il morboso innamoramento che si stava trasformando in una specie di incubo diurno e notturno.

“Matteo” esordì Micaela “stai diventando insopportabile. Non riesco a respirare liberamente senza sentire il tuo fiato su me, senza provare un vago senso di minaccia”.

Matteo la guardò incattivito e si spostò di lato appoggiandosi alla ringhiera che separava la pista dal pubblico.

“Io ti amo” replicò con voce tremolante per la rabbia “Ti amo, come mai ho amato nessun’altra. Non ti voglio perdere perché sei parte di me. Non comprendi i miei sentimenti?”

Micaela lo guardò senza espressione come se lui fosse diventato all’improvviso trasparente, vide scattare il verde pedonale e s’affrettò a superare la strada per incamminarsi in Via Acquapendente.

Matteo come impazzito restò per un attimo fermo ed incredulo di essere lasciato lì come uno stoccafisso, poi si riscosse e si avviò a rincorrerla, ma il rosso aveva dato via libera alle auto impazienti di scattare e volare via.

Lei senza mai voltarsi indietro a passo svelto camminava sotto le chiome dei grandi platani che contornavano la via sperando che lui non la rincorresse.

Suo malgrado Matteo dovette aspettare il prossimo verde utile prima di lanciarsi all’inseguimento di Micaela.

Come un forsennato corse per raggiungerla e la strattonò per un braccio per fermarne la corsa.

Lei si divincolò e gli urlò “Vattene! Non voglio più vederti!”, mentre tutti si giravano ad osservare il litigio tra i due giovani.

“No, “ replicò rabbioso “non me ne vado. Non mi puoi piantare così”.

L’alterco durò diversi minuti, mentre dalle finestre delle case intorno le persone osservavano, commentavano e scuotevano la testa, finché Matteo furibondo e rosso per l’ira non decise di andarsene senza salutare.

Micaela riprese la corsa infilandosi in una via laterale e poi in un’altra, e un’altra ancora cercando di far perdere le sue tracce, finché non vide l’insegna “ALIMENTARI” sopra il negozio, nel quale prontamente entrò non prima di aver guardato a destra e a sinistra e dietro nel timore di scorgere la sagoma di Matteo.

Quando entrò nel negozio Piero non c’era, perché era il suo giorno di riposo e rimase delusa perché avrebbe voluto vedere quella faccia simpatica che ispirava fiducia.

Piero era un uomo di trenta anni dal fisico robusto piuttosto corpulento nonostante l’altezza ragguardevole. I capelli erano biondi e lunghi non molto curati, gli occhi di un bell’azzurro pallido luminosi e mobili. Aveva lasciato presto la scuola senza terminare le superiori, ma la cultura non mancava perché leggeva di tutto e sapeva tenere in piedi molte discussioni. La parlantina sciolta e curata, l’uso appropriato del dialetto, l’intuizione quasi profetica lo rendevano un perfetto commesso di negozio.

Così non aveva faticato a sistemarsi come garzone in un negozio di alimentari della Madonna Pellegrina, che raggiungeva da Albignasego tutti i giorni dove abitava.

Si era sposato con una donna che aveva uno studio immobiliare ed a malincuore aveva lasciato Sgorzon per lo studio della moglie. Però il matrimonio era naufragato fragorosamente per la costante infedeltà. La moglie inizialmente aveva finto di non vedere, ma l’ennesimo tradimento era stato troppo rumoroso per passare sotto silenzio. Il marito tradito aveva creato un polverone talmente denso da finire sulla cronaca di Padova.

Dopo la separazione Piero era tornato nella vecchia casa di Albignasego mentre Sgorzon lo accoglieva nuovamente a braccia aperte nel negozio con la soddisfazione delle clienti.

Naturalmente il vizio di frequentare donne sposate non l’aveva perso.

"Con una donna sposata o in relazione" diceva agli amici "non ci sono problemi. Si passa qualche ora a letto insieme e poi ognuno per la sua strada. Con la single è tutto diverso. Per il solo fatto di avere fatto sesso pretendono di avviare una relazione stabile".

Poi aggiungeva che una donna single era noiosa e molto spesso inesperta, mentre chi era in relazione stabile era calda come una gatta in amore e assicurava prestazioni maiuscole.

Le donne non mancavano, quindi aveva solo l’imbarazzo della scelta. Gli amici non riuscivano a capire i segreti di Piero in campo sessuale. Era un uomo non troppo bello con diversi chili di troppo, ma riusciva a catturare gli sguardi femminili come una calamita attirava il ferro.

Micaela contrariata si avviò verso casa. Era stata una pessima serata.

(Capitolo 26)

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3 risposte a “La lite”

  1. Povera ragazza! Di male in peggio, anche se Matteo pare avere davvero dei sentimenti. Certo che ha un caratteraccio…e quando s’impunta non sai mai dove va a parare. La descrizione di Piero è talmente realistica che m’è parso di riconoscere un pizzicagnolo che stava da quelle parti. Non mi è simpatico, giusto per dirla tutta. Ha espresso un concetto abbastanza gretto e superficiale e per Micaela vedrei un ragazzo più sensibile.
    Hai creato un bel caos, utile per chi ti legge poichè avvince e la curiosità di sapere cosa succederà è forte.
    Non ho dubbi su come riuscirai a districarti. Sei bravo e probabilmente hai già in testa il continuo.
    Olè Orso! Un bel capitolo, ben strutturato.
    Un abbraccione primaverile:-)

  2. Un ottimo capitolo… ma se è vero che in amore la perfezione non può esistere, Micaela però si va a cercare proprio dei bei tipetti… per fortuna il destino l’ha aiutata a non trovare quel Piero al negozio…
    adesso si vedrà… intanto un abbraccio a te…

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