Micaela era rientrata visibilmente contrariata salutando a malapena la madre prima di rinchiudersi nella sua stanza.
Scelse un CD anni settanta, mise le cuffie per non disturbare nessuno e si sdraiò sul letto ad ascoltare la musica.
Però la testa continuava a ronzare come un alveare impazzito con i pensieri che entravano ed uscivano in continuazione senza un attimo di sosta, mentre lei si sentiva su piani sensoriali diversi: da un lato la fredda razionalità che le imponeva di analizzare criticamente il suo operato, dall’altro le calde emozioni che aveva sentito pervadere i sensi e le sensazioni.
Continuava a ripetersi che non avrebbe dovuto accettare l’invito di oggi, anzi non avrebbe dovuto nemmeno dare il suo numero a Matteo, ma quell’impulso sincero e spontaneo era sorto senza troppi ragionamenti sotto la spinta di una sensibilità emotiva non razionale.
“Ormai è troppo tardi per tornare indietro.” disse mentre fischiettava il motivetto che le cuffie diffondevano nella sua mente “A volte sono troppo impulsiva e mi lascio trascinare dalla voglia di trovare un uomo come lo sogno tutte le notti. Fisicamente non ha molta importanza, purché non ci siano difetti troppo invalidanti o palesi. Però è il carattere che conta. Voglio essere trattata alla pari: dividere oneri e onori in casa e fuori. Voglio essere rispettata per quello che sono”.
Tolse CD e cuffie, alzandosi dal letto e disse “Ora basta piangere e recriminare. Fra due settimane ho un esame cruciale per il percorso che mi sono fissata. La ricreazione è finita, si torna allo studio”.
Aprì il libro, ma era svagata con la testa altrove come se fluttuasse in un mondo popolato di fantasmi e amebe, che la sfioravano dicendo “Vieni con noi nel mondo incantato dei sogni”.
La concentrazione era ridotta al lumicino tanto che dopo dieci minuti era ferma ancora sulla figura di pagina 256 senza nemmeno sapere cosa stava guardando.
Si riscosse e decise di riporre il libro, tanto era un inutile esercizio tenerlo aperto, perché la mente vagava altrove alla ricerca delle risposte che non era in grado di soddisfare.
Chiamò Silvia perché voleva confrontarsi con lei, che era più intuitiva e meno impulsiva senza trovarla.
Tornò alla musica e al letto nella speranza di quietare il tormento interno.
Doveva riflettere con molta serietà su di sé, sul rapporto che stava avviando con Matteo, sugli impegni prossimi e su quelli futuri. Insomma doveva fare una panoramica a 360° della sua vita.
Era sua abitudine programmare ogni dettaglio, a riempire la giornata con impegni sostenibili senza perdersi in sogni inutili. Però sembrava che il treno fosse uscito dai binari senza che lei se ne accorgesse, aveva deragliato in prossimità della stazione in aperta campagna. Intorno c’era il nulla, solo campi di erba medica appena tagliata. Adesso doveva rimetterlo prontamente in grado di riprendere la corsa per raggiungere l’obiettivo che si era prefissata. Oppure restava lì impantanata nella tela che li ragno aveva tessuto velocemente sopra di lei.
Rimise le cuffie per ascoltare ancora musica, per calmare il furore interno che la stava bruciando con troppa foga.
“Devo parlare subito con Silvia oppure il flipper dice ‘GAME OVER’. Dove sarà mai? Di solito è sempre in casa, ma oggi sembra volatilizzata” diceva fra sé sperando in una telefonata che non arrivava mai.
Silvia era l’amica più cara, che aveva conosciuto all’asilo, con la quale aveva fatto un lungo percorso scolastico. Si trovavano a meraviglia per la naturale empatia che le accomunava, Non c’erano particolari interessi in comune, ma era sufficiente un gesto, un occhiata fugace per far scattare la sintonia intellettuale che c’era fra loro. Quando uscivano con gli amici, non c’era mai competizione reale nello scegliere il ragazzo con il quale passare il pomeriggio o la sera, anche se apparentemente sembrava che si accapigliassero tra loro per avere le attenzioni del prescelto. Un segno convenzionale, uno sguardo innocente era il segnale, poi tutto era un gioco, una finzione scanzonata, che commentavano ridendo nella loro intimità di amiche.
Mai uno screzio aveva offuscato con una nube tempestosa la loro amicizia, composta di lunghe chiacchierate, nelle quali confidavano a vicenda i loro problemi, le loro ansie, le loro gioie, le loro aspettative.
Avevano pochi punti in comuni, tra i quali spiccava la passione per la divinazione con l’astrologia e i tarocchi. Era un interesse molto distante dalla loro natura razionale e concreta, ma era alimentata dall’intuizione e dalla sensibilità quasi mediatica che possedevano. Sia Silvia, sia Micaela non amavano leggere i propri transiti o i responsi dei tarocchi, ma affidavano questo compito all’altra per poi contestare l’interpretazione.
Micaela era sulle spine, perché ricordava che qualche tempo prima Silvia aveva letto nei tarocchi che lei avrebbe incontrato un uomo che le avrebbe fatto perdere la testa con una storia fosca e passionale, che sarebbe finita in tragedia. L’amica era seria, ma lei aveva riso dicendo “Io perdere la testa per un uomo conosciuto casualmente? Hai sbagliato la lettura della carta!” “No” rispose cocciuta Silvia “questo re di coppe rovesciato vicino al sei di spade, alla regina di spade e al cavaliere di bastoni parla chiaro”. Avevano questionato a lungo sulle carte rimanendo ognuno della propria idea
Ora questi ricordi tornavano a galla come il corpo del suicida rimasto a lungo sul fondo del fiume e non facevano un bello aspetto.
“Si, ” diceva tra se Micaela, “dobbiamo parlare e capire bene il significato di quella sequenza. Perché tarda a chiamarmi?”
La musica dei Van der Graf Generator adesso era libera di diffondersi per la stanza senza le costrizioni delle cuffie, mentre la ragazza aspettava la melodia “Aqualung”; dei Jethro Tull uscire dal telefonino.
(capitolo 5)
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Ti ritrovo dopo un pò con un post a dir poco magnifico. l’incipt mi ha presa e ho avuto un moto di stizza (benevola eh?) nel rendermi conto che dovrò aspettare. Uno stile grintoso, deciso, quasi tu avessi avuto un sospiro lungo prima di iniziare. Sento un volo più ampio del solito, profumo di scrittura che troverebbe luogo meritevole su cartaceo. Dunque Orso…Percepisco energia fusa al talento. Ci voleva:-) Aspetto il seguito e per intanto…Buona domenica.
ps: sei davvero bravissimo!
Grazie Jul per il bellissimo commento.
Si dopo diverse settimane ho ripreso questo pezzo, perché avevo bisogno di fare altro, di ritrovare lo stimolo giusto.
Se proseguirò? Penso di sì, senza fretta e senza affanni. Quello che devo scrivere l’ho in mente chiaramente, oro devo trovare il modo per tradurlo in parole.
Buona domenica anche a te.
Aspettavo con ansia il seguito della storia, e devo dire che non mi ha affatto deluso, ma mi ha reso persino più curiosa!
La parte che mi è piaciuta di più è la descrizione della distrazione di Micaela, in particolare quando prova a studiare, hai saputo renderla davvero bene e mi ci ritrovo molto XD
ciaociao
MysecretSide,
Pazienta un po’ e vedrai anche il capitolo successivo.
Grazie per il bel commento.
Bellissima questa parte del racconto, caro orsetto! Impulsività e razionalità: un contrasto spesso difficile da sanare.
Un abbraccio,
Rosalba