Nel paese dei palloncini

 

I veri viaggiatori
partono per partire
e basta:
cuori lievi,
simili a palloncini
che solo il caso
muove
eternamente,
dicono:
“Andiamo”,
e non sanno
perché
i loro desideri
hanno le forme
delle nuvole

 Charles Baudelaire

Ogni bambino sogna di essere nel paese dei palloncini, che colorati e variegati vengono riempiti d’aria e vengono legati con un cordino bianco.
Simone è uno di questi a naso in su ad osservare quello che gli è sfuggito di mano e che vola libero e leggero verso il cielo azzurro.
Dal nonno aveva sentito parlare di un mitico paese dal nome strano, che ora non ricorda più, dove si fabbricano i palloncini colorati come quello che ora dondolante è lassù inafferrabile, mentre lui non osa chiedere a Miriam, la mamma, di comprarne un altro.
Il racconto si era snodato lieve mentre la sua curiosità gli faceva porre sempre nuove domande.
“Nonno,” diceva “dove si trova questo paese dei balocchi?”
“No, Simone” replicava paziente il nonno “non è il paese dei balocchi. Lì, li fabbricano, perché un giorno la mamma possa comprartene uno”.
E Simone a bocca aperta e gli occhi spalancati ascoltava il racconto.
“Il palloncino di gomma rossa a forma di papera, trasparente è gonfio di aria ed è leggero come una nuvola in cielo. La tua papera segue il vento con lentezza, muovendosi dondolante in qua e in là. Sembra assente, ma lo vedi lì sopra la tua testa. Si gonfia col fiato del nonno, ma non teme il vento. E’ il ventre di Eolo”.
Una breve pausa per prendere fiato e riprendeva. “Sai chi è Eolo?”
“Si,” rispose senza pensarci troppo, perché nella sua innocenza non poteva porsi troppe domande “è uno dei sette nani!”
“No, Simone. E’ un signore che sta ovunque dove soffia il vento”.
Simone aggrottò la fronte perché non capiva. Secondo lui era uno dei sette nani della fiaba Biancaneve.
Il nonno sorrideva anche se il nipote rimaneva perplesso.
“Dunque, nonno, dove si trova questo meraviglioso paese?” concluse Simone.
Lui si alzò dalla sedia ed armeggiò nel cassetto della sua scrivania.
Gli occhi del bambino seguivano incuriositi le mani del nonno, che depose sul tavolo qualcosa di giallo piegato e ripiegato più volte, un po’ sgualcito, un po’ consunto nelle pieghe.
“Simone” iniziò a dire il vecchio “questa è l’Italia”.
“L’Italia?” domandò stupito “Ma non è quella vecchietta che ci vende i lupini?”
“No, no!” disse ridendo il nonno “Questa carta ingiallita descrive il paese dove viviamo”.
“Ma non mi sembra che servano tutti questi fogli per mostrare F…. E’ tanto piccolo il nostro paese”.
Allora il nonno cercò di spiegargli che non era il piccolo paese in cui vivevano, ma la nazione di appartenenza. Però alla fine finse di accettare il punto di vista del piccolo, mentre cercava Casalvieri, il paese dei palloncini.
“Ecco, è qui, il paese che cerchiamo” indicando un minuscolo puntino tra pianura e montagna.
Simone rimase a bocca aperta per lo stupore che un puntino contenesse tutti i palloncini colorati del mondo.
Ora Simone ripensa allo strano racconto del nonno, ma non saprebbe dire se si trova a nord o a sud di F…., oppure a destra o a sinistra, perché lui non conosce ancora i quattro punti cardinali.
Ricorda però bene la filastrocca che il nonno aveva recitato
Dove andranno
a finire i palloncini
quando sfuggono
di mano
ai bambini,
dove andranno,
vanno a spasso
per l’azzurrità..
 
Renato Rascel

“Dove andrà” di domanda impacciato e confuso “il palloncino colorato che mi è sfuggito di mano? Andrà là dove diceva il nonno nella sua filastrocca?”
Simone è sempre a naso in su a seguire quel minuscolo puntino che si perde nell’azzurro del cielo.

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12 risposte a “Nel paese dei palloncini”

  1. chissà se insieme ai palloncini ci sono anche gli aquiloni…
    mi sono sempre immaginata un regno incantato sopra le nuvole, tipo il logo della disney
    racconto molto dolce, complimenti!
    (ora dovrò leggere tutti gli altri che hai scritto in due mesi che non vengo!)

  2. I bambini hanno un’enorme potenza d’immaginazione, pur procedendo per associazioni che estrapolano da fatti concreti.
    Fa molta tenerezza il modo d’interagire del bimbo e del nonno…
    Sei stato molto bravo a scegliere questi intarsi poetici e a legarli insieme nel contesto narrativo!
    Qui si respira una bella aria leggera.
    Un affettuoso abbraccio,
    Rosalba

  3. Grazie per i benevoli commenti.
    Questo post è nato leggendo la storia di Casalvieri, che pare essere il luogo dove si producono 80% dei palloncini colorati nel mondo.
    Un qualcosa di straordinario.

  4. Mysecretside
    I palloncini e gli aquiloni hanno sempre fatto parte dell’immaginario di noi bambini anche in un’epoca high-tech.
    Potrebbe essere un’idea scrivere qualcosa sugli aquiloni (la vulandra così li chiamano a Ferrara).
    Grazie per la visita e il bel commento.

  5. si, è vero, Dalloways, i palloncini danno l’idea di essere liberi di andare ovunque come noi desideriamo essere liberi esteriormente ed interiormente da qualsiasi briglia.
    Per questo piacciono

  6. La fantasia dei bambini è un piccolo mondo di teorie. Hai descritto con molta dolcezza questi due personaggi e il paese. Ho sorriso quando il bimbo identifica l’Italia con la venditrice di castagne. Un mixer di poesia e il testo di Rascel. Ben articolato e davvero tenero questo racconto. Buona giornata Orso^

  7. Grazie Jul per il generoso commento.
    Chiedevi cosa sono i lupini?
    Faccio un piccolo passo indietro (di molti anzi troppi anni) quando all’ingresso del cinema c’erano (di solito donne anziane) che vendevano i semi di zucca salati (brustillin in dialetto) e i lupini. Ovviamente parlo della mia città (Ferrara)
    I lupini sono delle leguminose tipo fave. All’interno del baccello ci sono dei semi lenticolari (bianchi o gialli), che lavati accuratamente con acqua e sale sono commestibili.
    Queste venditrici preparavano un cono con la carta gialla dove mettevano i lupini bagnati e salati.
    Ora queste anziane donne sono morte e con loro questa tradizione.
    In qualche supermercato si trovano ancora i semi di zucca salati e i lupini confezionati in involucri trasparenti di plastica, ma non c’è la medesima poesia di una volta.
    Certamente c’erano anche le venditrici di castagne (i gucciaro’ o castagne secche),ma solo d’inverno, mentre semi di zucca e lupini li trovavi tutto l’anno.

  8. Grazie per la spiegazione. In effetti li conosco con nomi diversi. I semi di zucca salati sono ancora una terribile tentazione. Troppo buoni! Descrici le cose con l’entusiamo del bambino che sicuramente vive ancora in te. Nostalgia canaglia:-(

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