Laura si riscosse dal leggero torpore in cui era caduta, dopo aver letto il messaggio.
Si appoggiò allo schienale della poltrona, intrecciando le mani dietro la nuca e pensò: “Silvia è una ragazza dolce e sensibile, che racchiude in sé qualche mistero e un terribile desiderio di affetto. E’ giovane, troppo giovane. Non stacca un attimo di guardarmi e pende dalle mie labbra. Sto commettendo un errore incoraggiando il suo amore verso di me? Non so nulla di lei, né della sua famiglia. Sembra un piccolo animale selvatico, schivo e timido, pronto a nascondersi nel folto della foresta”.
Ricordava il primo contatto durante lo stage, quando aveva dovuto massaggiarla per sciogliere la tensione che aveva nel corpo.
Quel massaggio le aveva dato un brivido profondo, a cui non aveva prestato subito attenzione, sbagliando a non interpretare nel modo corretto quel segnale.
Laura era una donna sposata con una figlia ormai adulta, più o meno dell’età di Silvia.
“Avevo solo venti anni, quando ho sposato Mattia. Ero innamorata di lui, un ragazzo alto dai capelli castano chiari, quasi rossi, brillante e disinibito. Ci siamo conosciuti tra i banchi di scuola. Io ero timida e bruttina per via dell’acne che mi deturpava il viso, lui era adorato da un nugolo di ragazzine che sbavano e smaniavano. Era ricercatissimo! Lui frequentava la seconda liceo ed io solo la quarta ginnasio. Un pomeriggio era stata indetta un’assemblea del Liceo Classico Monti, per stabilire se fare uno sciopero, uno dei tanti che costellavano quell’anno scolastico. Sono finita di fianco a lui, che ha cominciato a parlare con me. Dello sciopero non ce ne fregava niente, quindi alla chetichella siamo sgusciati fuori nel giardino. E’ stato un colpo di fulmine e da allora non ci siamo più lasciati. All’università Mattia ha bruciato le tappe, laureandosi in leggero anticipo. Così ci siamo sposati”.
Laura stava ripercorrendo un pezzo della sua vita e un pizzico di tristezza e di nostalgia stava offuscando la sua vista. All’inizio non sapeva cucinare nulla e nemmeno come tenere una casa.
“Un vero disastro! Se Mattia non fosse stato così paziente, avrei passato le mie giornate a piangere! Dovevo frequentare l’Università, preparare gli esami, cucinare e stirare: alla sera mi addormentavo subito! Quante volte mi ha portato nel letto e spogliata, perché mi ero addormentata sul divano davanti al televisore! Dopo il ritorno dal viaggio di nozze per alcuni mesi non abbiamo avuto rapporti, perché ero talmente stanca, che mi addormentavo durante i preliminari!”
Adesso non capiva come il marito avesse sopportato tutto questo: forse era amore, forse aveva un’amante segreta.
“Dopo un paio di mesi Mattia ha deciso di aiutarmi in casa per avere più tempo per la nostra intimità. E’ stato provvidenziale perché ormai ero sull’orlo di una crisi esistenziale. Ho sempre pensato che i primi anni di matrimonio sarebbero stati i più belli ed emozionanti, ma si stavano tramutando in un incubo. Un paio d’anni dopo, tra momenti felici ed altri più cupi, sono riuscita a laurearmi ed a trovare un equilibrio precario. Sono stati momenti angoscianti da superare. L’impatto delle circostanze fece sì che lentamente cominciassi a provare odio verso il matrimonio, la casa. Mi sentivo in gabbia, da cui non riuscivo a fuggire. L’amore verso Mattia era scemato giorno dopo giorno trasformandosi dapprima in freddezza, poi col tempo in rancore. Lui aveva tentato di ricucire lo strappo, per alimentare l’amore tra di noi, ma era stato tutto inutile”.
Proprio ultimamente stavano riaffiorando questi risentimenti tanto che si era allontanata da Mattia, da Michela, la figlia, dai lavori di casa, mentre si immergeva sempre di più nel suo lavoro.
“La nascita di Michela non è stata voluta da me, ma da Mattia. Speravo di non avere figli, anzi lo volevo con tutto il cuore, quindi pretendevo di avere rapporti protetti, perché non potevo prendere la pillola. Però è successo lo stesso a venticinque anni. Per questo non l’ho mai perdonato! I nostri rapporti dopo la nascita di Michela si sono diradati sempre di più fino ad essere oggi inesistenti. Michela l’ho amata senza trasporto, solo perché era nostra figlia”.
Quante lacrime aveva versato di nascosto! Quante volte avrebbe voluto che non fosse lì! Ormai c’era e lentamente l’aveva accettata. Questa avversione verso la figlia non l’aveva mai confessato con nessuno, anzi si sforzava di dimostrare tutto il suo affetto.
Michela aveva avvertito questa sensazione di risentimento della madre e si era legata profondamente col padre.
Quando ormai era una ragazza ed aveva avuto i primi innamoramenti, si confidava col padre diversamente dalle amiche, che parlavano con la madre.
Mattia le aveva spiegato a suo tempo come sarebbe diventata donna, quali rapporti avrebbe avuto coi compagni e quali precauzioni doveva prendere.
Laura era stata assente in quel periodo delicato di Michela durante il passaggio da bambina a ragazza.
Michela ne aveva sofferto e si era legata ancora di più al padre.
“Non sono stata una buona madre. Non volevo avere figli, perché ero terrorizzata dai nuovi sacrifici che mi aspettavano. Così ho perso sia il marito, sia la figlia”.
Una lacrima scese sul viso di Laura.
(frammento tratto dal racconto "Titolo da definire racconto a quattro mani")
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Oh bear…le tue parole sono pezzi di vita vissuta, con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso.
Quante donne si sentono così! E alcune non possono fare nemmeno delle scelte drastiche come Laura ha fatto, perchè non vogliono affrontare il passo più grande della gamba.
Bello il tuo racconto, molto veritiero.
Anche senza titolo, fa la sua figura.
Un caro saluto.
un ritaglio … uno scampolo di vita …
complimenti per saper cogliere questi brevi ma intensi momenti
Ciao
Luna
Carlotta,
il pezzo fa parte di un racconto incompleto (da qui Titolo da definire). La situazione descritta è solo frutto della fantasia. Intuisco, ma non ne sono certo, che possano esserci dei casi come li ho descritti.
Mi fa piacere che tu l’abbia apprezzato.
Un caro saluto.
Luna,
grazie per i complimenti. Ho cercato di descrivere con gli occhi della fantasia un ipotetico scampolo di vita.
Un caro saluto anche a te.
Complimenti per la tua voglia di scrivere… non è da tutti tanta abilità.
Ciaooo
Ti lascio un sorriso…
Ciao!!!
AnnA…
In questo episodio riesci a scatenare l’indignazione e l’irritazione del lettore, che osserva come i rapporti si deteriorano per degli eventi apparentemente banali…
Bello questo racconto, caro Orso!
Fa riflettere, perché nel sottofondo emergono altre ragioni importanti, che stanno alla base di ogni relazione, e le esigenze più profonde di un’unione, spesso, non appaiono chiare ma restano dissimulate anche ai diretti interessati.
Un abbraccio,
Rosalba
Cara Rosalba,
non ho capito se ho scatenato la tua irritazione e indignazione oppure se ti è piaciuto.
Fa riflettere? Mi fa piacere che chi lo legge (è solo un capitolo di un racconto iniziato, sospeso e ripreso, ma non ancora terminato) rifletta sui rapporti tra marito e moglie, sulle ragioni per cui molti matrimoni apparentemente solidi e felici in realtà non lo sono.
Un abbraccio
Orso
Scusa, pensavo fosse chiaro: certo, intendevo dire che mi è piaciuto, nel senso che il lettore viene subito calato nell’atmosfera del racconto e può immedesimarsi nella situazione dei personaggi.
In particolare, mi riferivo al fatto che fa rabbia vedere come eventi banali scatenano la reazione della madre nei confronti della figlia.
Che meraviglia leggere qualcosa scritto in questo modo e che comunichi tanto così profondamente.
Sei bravo veramente.
🙂 Aura
Grazie Aura. Fa piacere leggere che quello che ho scritto suscita riflessioni e raggiunge l’obiettivo di spiegare certi comportamenti.
Rosalba, sei stata chiara ed avevo capito che ti era piaciuto nel complesso. Sono io che ho messo in dubbio il tuo commento giocando sulle frasi. Si, la reazione della madre desta rabbia, ma a volte la fantasia copia la realtà.
Scrivi anche molto bene ed è un piacere leggerti.
Non è facile trovare un così “bel” modo di scrivere…
🙂 Aura
Caro Bear, questo tuo frammento mi è piaciuto davvero tanto… e si sente bene, sulla pelle, tutto il disagio di una vita che va nella direzione opposta rispetto alle proprie aspettative…
un abbraccio
Vita vissuta più di quanto si possa immaginare. Pur essendo un frammento della storia, intravedo molto altro e mi piacerebbe conoscere il continuo. Ben scritto, come sempre*
Dalloways
Si , l’obiettivo era quello di fare affiorare la sensazione di disagio della protagonista per giustificare altri passaggi del racconto.
Come al soltio sei misurata ed incisiva nei tuoi commenti.
Jul
non è un brano di vita vissuta, ma solo il prodotto della mia fantasia. Fa piacere che la fantasia si possa confondere con la realtà. Altri brani? Forse, ma dovrei pubblicare quello che sta prima di questo frammento, ma non credo che lo farò. Qualcosa che segue forse lo farò, ma sempre frammenti.
Grazie per i complimenti.
Tu meriti veramente molti complimenti.
🙂 Aura
Buon compleanno, carissimo Orso!
Non riesco a inserire commenti nel tuo ultimo post.
Un abbraccio,
Rosalba