Il poeta e il clandestino

“Il clandestino che hai a bordo e segue ogni tuo viaggio, che non vedi, ma avverti, sottocoperta, si aggira come una spia per la nave, sale e scende dai boccaporti, fruga in cambusa, s’intrufola in tutte le cabine, lascia impronte ovunque. Viaggiate insieme, per mari scarlatti, per isole verdi.
Mi sono abituata alla tua occulta presenza. Narratore o poeta. Non posso fare nulla. Tu guidi la nave dove vuoi. Ma chi è la Lei?”

Così la Musa parlava a Lui, che teneva uno spazio tutto suo nel web.
Lui non capiva come fanno tutti i poeti che per finzione poetica liberano le onde della fantasia sulla carta, come la risacca si infrange sulla spiaggia deserta.
“Perché la Musa mi chiede chi è la Lei?” rimbalzava la domanda nella mente di Lui “Ma non v’è dubbio, né incertezza: è la Musa ispiratrice, Colei che da una vita mi accompagna nella buona e nella cattiva sorte”.
E Lui si alzò dalla sedia, abbandonò il Pc al suo destino, che sarebbe diventato uno screensaver colorato da immagini di Van Gogh, mentre dalla finestra osservava il mondo.
Il cielo era imbronciato di nuvole scure, che di lì a poco avrebbero riversato sulla terra il loro carico di acqua. I campi di erba medica erano di un bel verde smeraldo luccicante di umidità, pronti a fiorire di un azzurro lilla e a profumare l’aria con la fraganza di un morbido profumo. L’albicocco sfiorito mostrava le sue foglie tenere e sensuali agli sguardi del merlo, che con occhio attento cercava qualcosa da ingolare.
La gazza nella sua livrea blu serica e bianca volava tra i giardini in fiore e i tetti umidi di pioggia.
Lui, che ora metteva il berretto da poeta, ora quello di narratore di storie impossibili, sentì l’ispirazione sgorgare netta e limpida dalla visione di tanta pace.

 
E’ tornato il sereno.
E’ tornato dopo la pioggia,
che ha smesso.
E tutti ne provano gioia.
E’ tornato il sereno.
E’ tornata un tenue felicità,
velata dalle gocce di pioggia,
che battevano sulla strada assonnata.
E’ tornato il serena.
E’ tornata la calma
nel mio cuore spaurito
per l’improvvisa oscurità che s’era fatta.
 
Così scriveva nella mente, Lui, parole intinte di inchiostro simpatico che presto sarebbe sparito.
Però Lui sapeva che Lei non era una clandestina, ma una dolce realtà che si aggirava silenziosa e discreta nella sua vita.
Si, ecco ora sapeva cosa doveva fare: scrivere il romanzo che si era interrotto, riannodare i fili dei ricordi, volare con la fantasia verso lidi lontani.

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9 risposte a “Il poeta e il clandestino”

  1. Dagli oblò della tua imbarcazione intravedo i bagliori di una Notte Stellata: lo screensaver del Pc fa allegro il suo dovere e non si cura del cielo imbronciato di nuvole scure.
    Le stelle sono nella tua dimora, non fuori.
    Un abbraccio fortissimo,
    Rosalba

  2. …e quando finirà il tuo viaggio, la rumorosa avventura del romanzo,
    non ci saranno più spie nei corridoi della mente:
    qualcuno dirà, carrezzando il tuo guscio
    teneramente, “buona notte, dolce principe”***

  3. La tua vena romantica si esprime nel descrivere i luoghi e la natura con rara sensibilità, a volte innaturale in un uomo. Ma apprezzo molto ciò che scrivi e le tue emozioni ed ogni volta che ti leggo, rimango piacevolmente stupita.
    Un caro saluto

  4. Jul, il viaggio continua sempre e il romanzo è sempre incompiuto. Ai ricordi passati si aggiungono i sedimenti di quelli nuovi, che come ere geologiche descrivono la nostra vita.

    Carl8, grazie per il commento molto delicato e gradito. Tutti siamo sensibili e romantici, ma spesso (troppo spesso) ce ne dimentichiamo e preferiamo godere (si fa per dire) l’immaterialità del grossolano.

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