Incipit da Pirandello

“Assorto nel continuo tormento di quella sua sciagurata esistenza, assorto nei conti del suo ufficio, senza mai un momento di respiro come una bestia bendata, aggiogata alla stanga di una noria o d’un mulino, sissignori, s’era dimenticato da anni e anni – ma proprio dimenticato – che il mondo esisteva”.

Mattia depose il libro con le novelle di Pirandello e chiuse gli occhi, perché in qualche modo si  identificava col personaggio che stava leggendo.
Lui si era dimenticato di tutti e di tutto, impegnato solo nel lavoro dalla mattina alla notte, raramente interrotto dalla lettura di un libro.
Se il sabato non era in ufficio si sentiva come un pesce fuori dall’acqua, sperduto e spaesato con il cervello fuso e vuoto.
Viveva da single, ma si domandava chi era quella donna che lo avrebbe preso come compagno.
Sapeva tutto dell’azienda, ma proprio tutto. Aveva dedicato ogni energia, ogni attimo della vita all’azienda, per gli altri non c’era posto.
Non poteva dedicarsi agli altri, perché sarebbe stato distolto dalla missione che pensava che dovesse portare a compimento.
Era un povero illuso, se pensava così.
“Nessuno è indispensabile” recitava un bel cartello all’ingresso dell’azienda, ma lui fingeva di non averlo mai visto.
Così tutte le mattine da vent’anni entrava da quel portone prima dell’arrivo degli impiegati, che sguaiatamente ridevano e si burlavano di lui e dell’azienda.
Lo chiamavano amichevolmente ‘il sorcio’ perché assomigliava ad un topo, anche se a lui non sembrava.
L’altro ieri la segretaria del capo entrò sculettando tutta civettuola e gli disse: “Il capo ti manda questo” ed uscì lasciando dietro di sé una lunga scia vaporosa di Channel n.1.
Mattia la guardò con un po’ di cupidigia mentre teneva in mano il pacchetto. Non si era mai accorto che Mara, la segretaria, fosse così bella o almeno gli sembrava.
Aprì il pacchetto e trovò un libro intonso con le novelle di Pirandello.
Si domandò perché il capo si era preso la briga di comprare quel libro e regalarglielo.
Era fatica sprecata, ma soprattutto stava perdendo tempo.
Ripose il libro nella borsa, che immancabilmente gli faceva compagnia nel tragitto casa – azienda e azienda – casa sull’autobus n. 4.
L’avrebbe letto stasera prima di dormire, perché dapprima doveva svolgere il lavoro che non era riuscito a sbrigare in azienda mentre mandava in giù un boccone di pane e un po’ di formaggio.
Alla sera stava leggero, o meglio mangiava come un uccellino, perché potesse dormire bene durante la notte.
Però l’immagine di Mara lo tormentava, come il profumo che aveva impregnato la giacca e non riusciva a concentrarsi sul lavoro.
Quindi era meglio dedicarsi alla lettura del libro.

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7 risposte a “Incipit da Pirandello”

  1. CIAO ORSO QUESTO DEVE ESSERE IL TUO NOME,IO SONO FRANCESCA, E TU UNA VOLTA SEI VENUTO NEL MIO BLOG DELLE POESIE D’AMORE, LASCIANDOMI UN COMMENTO. ORA TI VOLEVO RENDERE PARTECIPE SEMPRE SE TI INTERESSA, CHE HO APERTO UN 2 BLOG DOVE TRATTO: SPIRITUALITA’, PENSIERO POSITIVO, LE COSE DEL VIVERE QUOTIDIANO, EMOSIONI, SENSAZIONI,SENTIMENTI, ETC… SE GRADISCI VENIRE L’URL è ioh.splinder.com.
    ps. mi piace cio’ che scrivi e anche quella bella poesia del penultimo post. se vuoi mi piacerebbe averti tra i miei amici. io ti mando l’invito, se ti va’ accetti ma ti prego non farlo solo per cortesia. non voglio finti amici ma amici veri. un abbraccio francesca.

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