I due amanti si fronteggiavano senza vedersi, ma sentivano la reciproca presenza attraverso la pesante porta.
Goethe era più che mai deciso a chiedere ad Angelica il perché del suo comportamento di questa giornata, non riusciva a comprenderne le ragioni.
“Non le ho mai mancato di rispetto. L’ho trattata con dolcezza senza pretendere da lei nulla, che non fosse disposta a concedermi. Perché mi lascia fuori dall’uscio come se fossi un appestato?”, così ragionava il poeta incapace di cogliere le sfumature del rifiuto della donna. Era vero che si era comportato con correttezza senza mai eccedere o esigere la sua disponibilità, ma non aveva capito che la pittrice l’amava e lo desiderava, che il non avere rapporti sessuali era un’offesa alla femminilità, perché lei si sentiva esclusa e tradita.
Goethe frequentava donne di strada quasi tutte le sere per soddisfare i suoi desideri sessuali, mentre sfiorava appena Angelica con qualche furtivo bacio e veloce tenerezza. Inoltre per giornate intere spariva senza dire nulla o giustificare le sue assenza, perché non poteva rivelarle che frequentava i salotti e le camere da letto di alcune nobili romane, che facevano carte false pur di averlo accanto loro.
Già a Weimar la relazione con Charlotte von Stein era stata burrascosa per i molti tradimenti con altre donne e la sua incapacità a restare fedele ad un’unica donna tanto che per sfuggire alle scene di gelosia era partito di nascosto per l’Italia.
Angelica era altrettanto decisa a non aprire la porta, finché non avesse licenziato quel quadro, perché era un impegno che aveva preso con se stessa ed intendeva mantenerlo.
Era sinceramente innamorata di Goethe, accettando i suoi tradimenti, ma desiderava maggiori attenzione verso di lei.
Dopo quell’unico rapporto avvenuto prima di Natale mai una volta il poeta l’aveva sfiorata, anche se lei aveva tentato più di una volta di volere fare sesso con lui.
Lei doveva ascoltare per ore quello che andava scrivendo dal Faust a Ifigenia in Tauride, a Egmont, a Torquato Tasso, pretendendo che lei prestasse la massima attenzione. Voleva sentire la sua opinione, a cui teneva moltissimo, mentre Angelica praticamente non lavorava quasi più.
Stava soffrendo tantissimo questa situazione di amante segreta senza sesso e voleva
riappropriarsi della sua vita. Da qui la decisione di escluderlo per un po’ di tempo dal suo studio, di non pensare più a lui, anche se questo le stava costando molte angosce d’amore.
Era un momento difficile per lei e il fatto che lui fosse lì, fuori dalla porta deciso ad entrare, la paralizzava e le impediva di trovare uno sbocco alla situazione.
Non le piaceva avere una vivace discussione lungo le scale male illuminate e con diverse orecchie indiscrete, né tanto meno in strada, come due popolani romani. Se fosse entrato, avrebbe infranto la promessa che aveva fatto qualche giorno prima di non vederlo lì, dove si era consumato l’unico atto d’amore.
Angelica aveva al piano superiore un paio di stanze, dove si fermava a dormire, quando tardava troppo nello studio.
“Ecco dove condurrò Goethe” pensò “e lì avremo il chiarimento”. Infilatosi il mantello e il capello, aprì la porta ben decisa a chiuderla immediatamente dietro di sé.
Goethe, colto di sorpresa, non riuscì a spingerla dentro e suo malgrado la seguì al piano di sopra, parlando fitto e senza interruzione, mentre Angelica in silenzio e con la grazia di un angelo saliva le scale.
Aperta la porta e accese le candele poste nell’ingresso, entrarono e si tolsero i mantelli e i capelli, che posarono sul divano dietro la porta.
Le stanze erano fredde, perché non aveva ordinato ai domestici di prepararle e illuminate da qualche candelabro, ma c’era ordine e silenzio.
Si sedettero sul divano che dava di spalle al letto posto al centro della stanza e davanti ad un camino impietosamente spento. Nessuno dei due pensò di accenderlo, ma forse non sapevano come fare, rimanendo al freddo.
Goethe cominciò a parlare con voce alta ed alterata, ma Angelica le mise un dito sulle labbra per farlo tacere.
“Wolfgang, ho deciso di non rivederti più, anche se questo mi costa un dolore profondo in fondo al cuore, perché io ti amo, come non ho mai amato nessun altro.
Tu avresti potuto possedermi quando volevi, ma mi hai trascurato con donne di strada e hai ignorato le sensazioni che provavo per te.
Mi hai ferita come donna e come amante e non posso perdonartelo. Mi stai facendo soffrire le pene d’amore con la tua indifferenza alla mia femminilità.
Ero disposta a diventare la tua amante segreta, ma mi hai deluso con la tua incapacità a comprendere l’amore che provo per te.”
Dette queste parole Angelica stette in silenzio, aspettando cosa Goethe aveva da dire.
Era una vera e propria dichiarazione d’amore la sua, cogliendo di sorpresa il poeta, che rimase zitto e senza parole.
Rimasero a guardarsi negli occhi per alcuni secondi e poi lui ritrovò la parola.
“Se mi ami, perché non mi vuoi rivedere più? Perché adesso siamo qui a parlare? Tu mi piaci, perché hai personalità e sei intelligente, non sei possessiva, ma accetti che io abbia la mia vita.
Mi vuoi come amante segreto, ma io voglio mostrarti a tutti, ma non posso, perché tu sei sposata.
Cerchi un uomo che ti possieda, ti dia le gioie e i piaceri del sesso? Vai per strada e ne trovi tanti!
Allora era vero quello che dicono di te, che sei una donna che ama passare da un letto ad un altro, gaudente e priva di vincoli morali, tradendo il marito!
Io invece ti ho trattata da donna seria rispettosa delle regole!”
Angelica dopo avere ascoltato quelle parole dette con tono indelicato si alzò da divano e furente per l’ira disse con tono duro: “Uscite immediatamente da queste stanze e non fattevi più vedere!”
Poi si diresse verso l’ingresso per indossare mantello e capello, lasciando Goethe sbigottito e adirato.
La prese per un braccio per farla girare verso di sé, ricevendo in viso uno schiaffo che sembrava uno schiocco di frusta nel silenzio della stanza.
Angelica per niente intimorita e decisa a farsi rispettare si divincolò dalla presa guardando dritto negli occhi Goethe e disse ancora una volta: “Uscite ed andatevene per la vostra strada. Mi auguro che non si incrocino più”.
Si avvolse nel mantello, spense le candele, lasciandolo al buio, mentre cercava affannosamente il mantello e il capello.
Goethe imprecava e pronunciava parole offuscate dall’ira, peggiorando la situazione.
Come una furia Angelica si precipitò giù per le scale uscendo sulla strada con il mantello svolazzante senza aspettare il poeta, che rischiò più di una volta di scivolare sui gradini.
Sembrava un angelo vendicatore mentre percorreva la breve distanza verso casa, dove si rifugiò senza mai voltarsi indietro.
Salita nella sua stanza si abbandonò sulla poltrona in preda ad una crisi di pianto, mentre Maria con delicatezza le toglieva mantello e capello.
La tavola era pronta per la cena serale, ma Angelica disse asciugandosi le lacrime: “Maria, portate via tutto. Stasera non ho fame. Vorrei coricarsi immediatamente. Portatemi dell’acqua fresca per rinfrescarmi il viso e le mani”.
La governante eseguì i suoi ordini e dopo avere atteso che lei dicesse le preghiere serali spense le candele, lasciando estinguere il fuoco del camino.
Goethe,dopo aver tirato il battente dietro di sé, si avviò rabbioso e furente in cerca di compagnia per la sera.
Così i due amanti si lasciarono.
(parte decima)
Sisi..concordo pienamente su quelloc he mi hai scritto..e..faccio presente che se è tuo questo…verò piu spesso a farti visita..molto bello…@–;–
ascolto la musica che viene a cercarmi e inizio una danza, immobile, interiore…comeluna
un soffio e un sorriso, Lu
Un saluto e un dolce pensiero…
.:)(:.
finalmente ho avuto modo e tempo per leggere questa bellissima, dolce, destabilizzante e dolorosa storia…
Chissà perché più forti sono i sentimenti e più aumentano i rischi di incomprensione. Forse perché tutto diventa più accentuato e ogni parola assume un peso e un significato che prima non aveva…
ah, l’amore… è un male necessario.
un abbraccio
anche oggi resto nel mio guscio di parole, custodisco un pò di tenerezza, risparmio vanità, mentre leggo un messaggio che mi nutre di speranza…che la poesia c’è tra le righe dell’anima
Grazie….
Ti lascio un e un
(¯`v´¯)
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(¸.•´ (¸.•´ .•´¸¸.•´¯`•->…ღLidiaღ
“Lei doveva ascoltare per ore quello che andava scrivendo dal Faust a Ifigenia in Tauride, a Egmont, a Torquato Tasso, pretendendo che lei prestasse la massima attenzione. Voleva sentire la sua opinione, a cui teneva moltissimo, mentre Angelica praticamente non lavorava quasi più.
Stava soffrendo tantissimo questa situazione di amante segreta senza sesso e voleva
riappropriarsi della sua vita. Da qui la decisione di escluderlo per un po’ di tempo dal suo studio, di non pensare più a lui, anche se questo le stava costando molte angosce d’amore.”
Molto interessante questa parte: ti scriverò, con calma, un PVT, temo che sarà un discorso un po’ lungo…
Un caro saluto,
Rosalba
Un dolce abbraccio
.:)(:.