La notte

Maria l’aspettava nell’androne con ansia, perché non l’aveva vista rincasare per cena senza sapere dove fosse la signora, quando la vide approssimarsi al portone ancora aperto con una persona a lei ignota.
“Ecco con chi era la mia signora! Sembra un bel uomo e per di più giovane”, così Maria ragionava in silenzio andandole incontro con un lume. Dopo essere entrate, chiuse il battente senza fare troppo rumore per non svegliare le persone della casa.
“Maria, grazie per avermi aspettata. Sono stata sciocca a non avvertirti che facevo tardi, ma la giornata è stata troppo intensa per riuscire a trovare un momento per un messaggio. E’ stata una giornata fantastica. Ora sono troppo stanca e desidero coricarmi al più presto. Domani, chiamatemi di buona ora, perché ho molto lavoro allo studio".
“Mia signora, avevo tenuto in caldo il pasto serale, ma credo che abbiate già cenato. Quindi lo riporterò nelle cucine. Avete bisogno di aiuto per togliere i vestiti? Avete necessità di acqua calda prima di coricarvi? Il letto è già caldo, come la stanza, dove nel camino arde un bel ciocco di legno”, così la domestica si rivolgeva ad Angelica.
“Si, un aiuto e l’acqua calda per lavarmi prima di coricarmi mi servono per davvero”, mentre diceva queste parole sottovoce, rapidamente salirono al primo piano raggiungendo la stanza da letto. Era calda ed illuminata da diversi candelabri, su una sedia accanto al camino erano riposte la camicia da notte bianca ricamata e una pesante veste da camera.
Velocemente si spogliò aiutata dalla domestica, fece qualche abluzione prima di indossare la camicia per la notte.
Prima di infilarsi velocemente sotto le coperte, si pose sull’inginocchiatoio recitando due Pater Noster, cinque Ave Maria, un Salve Regina e alla fine il Confiteor, sentendosi sollevata dai peccati commessi nella giornata.
Il caldo tepore del letto la fece scivolare nel mondo dei sogni dolcemente, mentre la stanza diventava più buia con lo spegnimento di alcuni candelabri.
Dopo poco si udiva solo il respiro regolare e rilassato di Angelica, interrotto dal crepitio della legna nel camino, che si trasformava in brace ardenti.
Gli ultimi bagliori rossastri illuminavano la stanza creando sui muri e sul soffitto immagini fantastiche di animali e uomini, mentre il fuoco si andava lentamente spegnendo.
Maria con una candela su una bugia di rame entrò silenziosa per accertarsi che la sua signora stesse dormendo e per spegnere l’unico candelabro sul tavolo rimasto ancora acceso.
Rimboccata la coperta e sistemata la veste da camera su una sedia come era entrata uscì in silenzio senza svegliare Angelica.
“Era da tempo che non vedevo la mia signora dormire così tranquilla e serena. Quel giovane evidentemente ha avuto il potere di trasformarla” così pensava Maria, mentre chiudeva il battente della stanza.
Ora era tutto silenzio e buio a parte il leggero sibilo del respiro della dormiente, che stava sognando Goethe.  Era una bellissima visione onirica dove lei e lui erano i protagonisti in un giardino pieno di rose e di verdi prati.
“Wolfgang, come siete bello e desiderabile. Vorrei donarVi la mia anima e sentire la Vostra mano calda sul mio petto, così che io possa assaporare la sensazione di calore che Voi emanate.
Venite accanto a me e tenetemi la mano, come solo Voi sapete fare” così parlava nel sogno Angelica.
Goethe si avvicinò prendendole la mano e tenendola tra le sue, mentre Angelica appoggiava la testa sulle gambe.
Si sentiva sicura e felice, il cuore batteva veloce ed impetuoso, la mente volava leggera verso l’alto.
Osservava il prato illuminato dal sole dove le farfalle si posavano delicatamente sui minuscoli fiori che ornavano per pezzo di giardino, mentre tutto intorno c’era pace e calma.

Wie ich dich liebe
 mit warmen Blut,
 die du mir Jugend
 und Freud und Mur

Sentiva il poeta recitare un frammento di poesia: “Vi piace, mia adorabile signora? Voi siete luce per i miei occhi e stimoli per i miei sensi. AlzateVi e camminiamo su questo verde prato, come due giovani amanti”.
Goethe si alzò tenendo per mano Angelica e iniziarono una passeggiata nel giardino. Colse una rosa, che infilò tra i capelli di lei, dandole un leggero bacio sul collo.
Un brivido di piacere percorse il corpo della donna, che nel sonno emise sospiri di gioia e abbracciò con più vigore il guanciale, come se fosse il giovane amante.
Giunsero ad una panchina posta all’interno di un gazebo ricoperto di gelsomino selvatico e si sedettero uno accanto all’altro tenendosi per la mano.
Goethe la prese dolcemente per la spalla baciandole delicatamente le labbra, immediatamente ricambiata da Angelica, che si lasciò trasportare dalla voluttà di quel bacio.
Sentiva crescere dentro di sé il desiderio di unirsi al poeta e avrebbe voluto essere in una stanza da letto per assaporare il piacere dell’unione carnale.
Stava ansando per la voglia, quando si svegliò capendo che era stato semplicemente un meraviglioso sogno, rimanendo immobile per la delusione.
I suoi occhi vedevano solo buio senza distinguere nulla, finché non si abituarono all’oscurità percependo le forme famigliari della sua stanza.
Era delusa,perché quella visione onirica era svanita nel nulla, lasciandole una sensazione di vuoto e di passione inapagata.
Rifletteva e disse in modo impercettibile: “Sono stata punita per avere chiesto troppo al mio desiderio verso di lui, interrompendo quel sogno inebriante. Sento dentro di me i germi dell’amore che sbocciano con violenza ed irruenza. Saprà, Wolfgang, contraccambiarmi allo stesso modo? Ob du mir liebst, weiss ich nicht!!”
Rimase sveglia fino al mattino,perché desiderava di rivederlo al più presto, ma il tempo non scorreva mai, sembrava fermo da un’eternità.
Con grande gioia mista ad ansia vide uno spiraglio di luce affacciarsi dalla porta, era Maria che cautamente entrava a svegliare la sua signora.

(parte ottava)

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