La carrozza si fermò dopo qualche istante, mentre Goethe si ergeva dal sedile osservando con cura tutti quei ruderi pieni di storia una volta ritti ora malinconicamente ricoperti da erbacce e comodi sedili per i gatti.
E recitò ad alta voce :
“Saget Steine mir an, o! sprecht, ihr hohen Palaeste.
Strassen redet ein Wort! Genius regst du dich nicht?”
Il vetturino rimase interdetto e pensò: ”Sono tutti suonati questi stranieri! Non parlano italiano, non capiscono il romano e sproloquiono in ostrogoto! Speriamo che mi paghino i quattro soldi pattuiti.”
Continuò a borbottare, guardando il poeta che si sporgeva dalla carrozza in attesa di nuove istruzioni.
Angelica si destò dal dolce tepore che la presenza di Goethe le assicurava e si pose eretta sul sedile ammirando quei ruderi vecchi di oltre un millenio, mentre lo ascoltava a declamare i versi.
“Sono appropriati i Vostri versi e sono meravigliosamente belli!”
Goethe continuò a parlare con enfasi.
“Ja es ist alles beseelt in deinen heilegen Mauern
Ewige Roma, nur mir schweiget noch alles so still.”
E rivolgendosi a lei, disse: “Vi piacciono, mia dolce Angelica questi versi? Li ho pensati in questo momento vedendo questi marmi e colonne giacere a terra. Peccato non avere qualcosa per trascriverli, perché non vorrei dimenticarli. Pensate, mia bella compagna, di ricordarli fino a quando non torniamo da Voi?”
La donna guardando negli occhi Goethe rispose: “Come potrei dimenticare la sublime altezza di queste parole? Hanno colpito direttamente il mio cuore e la mente! Non temete, li ripeterò in silenzio per tutto il viaggio!”
Il pallido sole di Dicembre illuminava quei ruderi, tra cui si aggiravano gatti ben pasciutti, mentre altri pigramente si scaldavano sdraiati su di essi.
I minuti passavano e il fiaccheraio cominciava a dare segni di impazienza finché disse in romanesco: “Andiamo? Questa sosta vi costa altri due soldi!”
Goethe si riscosse dalla contemplazione delle rovine sentendo la voce del vetturino senza però capire nulla di quello che stava dicendo.
Angelica intuendo che il poeta non aveva compreso nulla gli fece una traduzione sommaria del discorso, anche perché aveva capito che era arrivato il momento di andare e che la sosta avrebbe fatto lievitare il costo della passeggiata.
Ricevuto un cenno d’assenso col capo, il fiaccheraio fece schioccare la frusta in aria, incitando il cavallo a riprendere l’andatura.
La carrozza si mosse con lentezza, mentre i due amanti si sistemarono sotto la coperta ben stretti l’uno all’altra.
Angelica si sentiva serena vicino a lui e percepiva un calore come mai aveva ricevuto da un uomo, ripensando al loro primo incontro di quel lontano pomeriggio di Novembre. Aveva capito subito che quell’uomo gli piaceva, ma l’educazione cattolica ricevuta e la frequentazione di alti dignitari della corte papale la frenavano e costituivano un potente blocco inibitorio nella sua personalità.
Era vero che aveva avuto occasionali avventure durate al massimo un giorno, ma erano state solo appagamenti dei suoi desideri carnali e tutto era finito subito, confessando il suo peccato il giorno dopo e facendo penitenza per alcuni giorni.
Questa volta era diverso, perché il tradimento, anche se solo virtuale, ormai durava da circa un mese e non aveva trovato il coraggio di parlarne col suo confessore, peccando ancora di più.
“Signore, abbi pietà della mia anima perché ho tanto peccato! Desidero quest’uomo che non è mio marito e so di peccare ancora di più!” così ragionava mentre era appoggiata col capo sul petto del poeta “E’ dolce e risoluto allo stesso tempo. Si esprime in maniera sublime toccando le corde più intime del mio cuore. La mia risolutezza di resistere alla tentazione carnale diventa sempre più flebile e credo che entro un giorno o due sarò io stessa che lo cercherò!”
Goethe accarezzava con dolcezza il viso e i capelli di Angelica, sentendo il suo corpo fremere di piacere, e sospirava: “Questa dolce e fragile donna emana una sensualità veramente insolita, ma sembra casta e fedele al marito. Eppure dopo il primo incontro mi pareva che avesse un desiderio forte per me. Forse mi sono sbagliato oppure sono stato troppo frettoloso ed irruente. Chissà se questa passeggiata la sgelerà come neve al sole.”
La carrozza dondolava i due amanti, che si desideravano l’uno verso l’altro, ma non riuscivano a trovare quell’intimità che provavano nel loro animo.
Alle prime ore del pomeriggio Goethe e Angelica fecero ritorno allo studio di via Sistina.
(parte sesta)
roma è stupendaaaaaaa
i due amanti, che si desideravano l’uno verso l’altro, ma non riuscivano a trovare quell’intimità che provavano nel loro animo
Chissà se nell’episodio settimo la troveranno…com’è difficile toccare il cuore di una persona e creare un luogo di armonia nel quale lasciarsi andare ed aprirsi l’uno all’altro…un conto è pensarlo, un conto è trovarsi nella situazione…l’intimità…questa grande minaccia…quante sono le coppie che possono veramente dire di essere unite nell’intimo oltre che nel cuore?
Strana però questa Angelica…sono curiosa di leggere il prossimo episodio! 🙂
quanto mi piace quello che scrivi……
Bella questa parte!
Rosalba
Grazie, Rosalba.detto da te mi fa molto piacere.
Eh, dai, non sono sempre criticona…